Vince Trump ed il mondo, no, non sarà più lo stesso!

Donald Trump si è aggiudicato le elezioni presidenziali dell’8 novembre 2016: è un terremoto politico che rivoluzionerà il sistema internazionale. Dal futuro dell’Unione Europea alle relazioni con la Russia, dalla moneta unica alla Chiesa Cattolica, dal destino di Angela Merkel a quello di Matteo Renzi, niente sarà come prima. Termina così l’era della globalizzazione e della finanza selvaggia, iniziata esattamente 27 anni fa con il crollo del muro di Berlino. Un’altra onda, talmente possente che solo la prezzolata stampa occidentale poteva ignorarla, è partita: quella della rinnovata sovranità economia e politica su base nazionale. Il mondo unipolare tramonta, lasciando spazio ad un instabile sistema tripartito, indissolubilmente legato alle fortune di Donald Trump.

Donald Trump e l’avvio di una nuova epoca

I “populisti”, o sarebbe meglio dire il popolo, ha compiuto l’impresa: Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali dell’8 novembre, conquistando tre Stati chiave (Florida, Nord Carolina e Ohio) e sfondando in quel Midwest, un tempo cuore manifatturiero degli Stati Uniti, e oggi devastato da trent’anni di politiche anti-industriali e pro-finanza, che affondano le radici nell’amministrazione democratica di Jimmy Carter. Trump vince: nonostante il fuoco di sbarramento dei media, nonostante il disimpegno dello stesso partito repubblicano, nonostante l’avversione dell’alta finanza, nonostante la “scomunica” di Jorge Mario Bergoglio, nonostante gli sbeffeggiamenti delle star di Hollywood. E vince in maniera pulita, netta ed inequivocabile, aggiudicandosi il pieno controllo dei due rami del Congresso,

È una vittoria del popolo contro l’oligarchia; dell’industria contro la finanza; degli Stati nazionali contro gli organismi sovranazionali; della sovranità contro il mondialismo. È una gloriosa rivoluzione del popolo americano contro l’élite predatoria ed eversiva dell’alta finanza: quella che controlla il New York Times, il Financial Times, The Economist, etc.; quella che tira i fili dell’Unione Europea; quella che ha nutrito la Fratellanza Mussulmana e l’ISIS; quella che ha trascinato il mondo ad un passo dal guerra con la Russia. È il risveglio delle patrie, che spezzano i legacci con cui erano state imprigionate dalle cricche massonico-finanziarie, determinate a diluire gli Stati Uniti d’America e le Nazioni europee in enormi Leviatani transazionali.

Finisce così un’epoca e si apre un nuovo capitolo della storia: 27 anni esatti sono periodo in cui le élite finanziarie hanno potuto esercitare un dominio pressoché incontrastato, divorando, anno dopo anno, le membra dell’Occidente che, martoriato, si è infine ribellato. Corre infatti il novembre del 1989, quando il crollo del Muro di Berlino sancisce la fine del mondo bipolare; trascorrono due anni e l’Unione Sovietica si dissolve, lasciando il campo libero all’impero angloamericano e piena libertà d’azione all’oligarchia della City e di Wall Street: seguono il Trattato di Maastricht che pone le basi dell’euro (1992), l’abolizione del Glass-Steagall Act (1999), l’ingresso della Cina nel WTO (2001), l’introduzione dell’euro (2002) ed una serie frenetica di bolle speculative che si accavallano una dopo l’altra (2000, 2008 e quella in atto).

La deindustrializzazione dell’Occidente accelera bruscamente, mentre l’alta finanza macina utili record: la classe media, esposta ai venti gelidi della concorrenza internazionale, avvizzisce e la caduta del tenore di vita non è certo compensata dalle “libertà” dispensate a pieni mani dall’oligarchia: diritto all’aborto facile, droghe libere, matrimoni omosessuali, etc. etc.

Il crack di Lehman Brothers e la seguente Grande Recessione assestano un primo, duro, colpo all’ordine liberale uscito dall’ultima guerra e trasformatosi in “Nuovo Ordine Mondiale” nei primi anni ’90: nonostante ciò (oppure a causa di ciò?), l’oligarchia euro-atlantica preme il piede sull’acceleratore. Il 2011 è l’anno di svolta, eurocrisi per strappare gli Stati Uniti d’Europa e destabilizzazione del Medio Oriente, seguito da una nuova ondata eversiva nel 2014: scatenamento dell’ISIS e golpe ucraino in chiave anti-russa. Regista, neppure troppo occulta, di queste manovra è la candidata democratica alle presidenziali, Hillary Rodham Clinton, che nella veste di Segretario di Stato incendia il Mediterraneo e tenta addirittura una rivoluzione colorata in Russia per impedire la rielezione di Vladimir Putin a presidente.

Hillary Clinton è, insomma, l’alfiere di quell’establishment euro-atlantico che ha pienamente disvelato il suo volto inquietante negli ultimi decenni: pro-finanza, pro-globalizzazione, pro-Unione Europea, pro-Fratellanza Mussulmana, pro-immigrazione indiscriminata. È il volto ripugnante di un’élite massonico-finanziaria, quella dei George Soros e dei Rothschild, stragista, predatoria e prevaricatrice: le opinione pubbliche, stanche e disgustate, insorgono.

L’insofferenza verso l’oligarchia, covata per anni e gonfiatasi giorno dopo giorno, esplode nel Regno Unito nel giugno 2016 e si manifesta col referendum che decreta la Brexit: è la prova che grandi forze telluriche sono in azione sotto la crosta dell’Occidente e, benché siano ignorate dai media, sbeffeggiate dagli intellettuali ed osteggiate in ogni modo dai governi, si muovono possenti ed inarrestabili. Il sistema su cui poggia il potere angloamericano è perpetuabile finché le forze “populiste”, i moderni barbari accampati in Occidente, sono relegati ai margini dell’impero: piccole tribù sparse in Europa. La crisi, però, diventa drammatica se gli invasori si mettono in marcia verso la capitale dell’impero, la cui eventuale caduta produrrebbe un effetto domino: ciò spiega la durezza della campagna elettorale appena trascorsa, i clamorosi voltafaccia dentro lo stesso partito repubblicano e la distorsione della realtà operata dai media, estremo tentativo di modificare l’esito elettorale.

La vittoria di Donald Trump equivale alla deposizione di Romolo Augustolo: è la fine dell’impero angloamericano, il definitivo tramonto “dell’ordine liberale” post-1945, l’apertura di un nuovo capitolo della storia. Quali sono quindi le conseguenze della vittoria di Donald Trump? Quali effetti avrà sul sistema internazionale? L’impatto è di natura economica, militare, geopolitica e, persino, religiosa: dall’Unione Europea alla Russia, dal Vaticano al Medio Oriente, si profilano all’orizzonte profondi e radicali cambiamenti.

  • Unione Europea e moneta unica: la vittoria di Donald Trump, salutata con entusiasmo dalla destre europee e con sconcerto dall’establishment euro-atlantico (si veda a questo proposito la reazione del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: “Sicuramente la relazione transatlantica diventerà più difficile. Spero che rispetterà i diritti e le regole fondamentali”), accelera il processo di dissoluzione della moneta unica e delle istituzioni di Bruxelles. L’euro e l’Unione Europea sono, infatti, un prodotto di quell’élite massonico-finanziaria che si era raccolta dietro Hillary Clinton ed ha tentato in ogni modo di osteggiare la vittoria di Trump: non è certo un caso se, tra i consiglieri del futuro presidente americano, figuri l’anti-europeista Nigel Farage. Il destino dell’euro e delle istituzioni brussellesi era, certo, già segnato ed i fondamentali economici avrebbero decretato di per sé l’implosione dell’eurozona: finché alla Casa Bianca sedeva un alfiere dell’establishment euro-atlantico, l’inevitabile esito sarebbe stato però procrastinato il più possibile, né era escludibile che si tentasse la nascita degli Stati Uniti d’Europa attraverso una guerra con la Russia. Sfumata l’elezione della Clinton, viene a mancare quella cabina di regia che sinora ha garantito l’integrità dell’eurozona (si ricordino le pressioni di Obama per tenere Atene nella moneta unica) e, sopratutto, è ferita a morte l’intera catena di comando che dai centri di poteri angloamericani si irradia in Europa: la più figura da monitorare con più attenzione è quella della cancelliera Angela Merkel, la cui caduta in disgrazia, pressoché certa dopo l’elezione di Donald Trump, avrebbe un effetto domino sull’Unione Europea. Sopravvivenza dell’euro: 3-12 mesi.
  • NATO: l’Alleanza Nord Atlantica, di cui l’Unione Europea è il rovescio economico e politico, è la “testa di ponte” (definizione di Zbigniew Brzezinski) con cui gli angloamericani si proiettano sul continente euro-asiatico. Trump, attirandosi gli strali di commentatori ed analisti, asserì in campagna elettorale che la difesa di Paesi Baltici, membri recenti della NATO, non sarebbe stata automatica, bensì da ponderare con cura. Ipotizzarne un ulteriore allargamento è ormai un’utopia e bisogna al contrario riflettere se la NATO, residuato dell’esausto impero angloamericano, sarà in grado di sopravvivere al disimpegno degli USA (che ne garantiscono l’operatività), alla dissoluzione dell’Unione Europea ed alla rinazionalizzazione delle politiche estere dei singoli membri. È possibile ipotizzarne la sopravvivenza come vuoto simulacro ancora per qualche tempo ancora.
  • Russia: sotto la presidenza Obama la Guerra Fredda è stata artificiosamente resuscitata così da scavare un vallo tra Europa e Russia ed impedire l’integrazione economica tra le due aeree, scenario storicamente aborrito dall’oligarchia atlantica. È probabile che, se eletta, Hillary Clinton avrebbe portato alle estreme conseguenze la strategia dell’amministrazione democratica in carica, trascinando il mondo in guerra. La nomina Donald Trump a presidente degli Stati Uniti scongiura, al contrario, qualsiasi scenario di escalation militare: il prossimo inquilino della Casa Bianca è certamente pronto a riconoscere a Mosca l’intangibilità dei suoi interessi vitali (Baltico, Ucraina e Caucaso). Petro Poroshenko e la sua giunta ucraina farebbero bene a cercare casa a Zurigo o dintorni. La Russia, abolite le sanzioni e ripristinati i rapporti coll’Occidente, rientra così nel concerto internazionale col rango di “superpotenza”, recentemente riconquistato in Medio Oriente, a fianco di USA e Cina.
  • Medio Oriente: sorridono il presidente egiziano Al-Sisi, il neo-sultano Recep Erdogan, il presidente siriano Bashar Assad ed il governo algerino. Non gioisce l’Arabia Saudita, ma nemmeno si dispera, perché i rapporti con Washington sono ormai incrinati da anni (vedasi le disgrazie politiche del principe Bindar Bin Sultan) e l’elezione di Hillary Clinton avrebbe forse comportato una rivoluzione colorata in stile “Primavera Araba”. Il Qatar ritrova il suo giusto peso: una protuberanza della penisola arabica. L’ISIS sarà definitivamente debellato dopo aver inghiottito diverse decine di miliardi di petrodollari; la Siria troverà pace dopo cinque anni di guerra; il governo del generale Khalifa Haftar, benedetto dall’Egitto e dalla Russia, è probabile che si estenda all’intera Libia, inghiottendo l’effimero governo d’unità nazionale di Faiez Al-Serrai, sponsorizzato da angloamericani ed islamisti. Israele si felicita per l’elezione di Donald Trump, ma è una cordialità di facciata, perché la defenestrazione di Bashar Assad e la balcanizzazione della regione sfumano definitivamente: è significativo che tutto il milieu israeliano-neocon si fosse raccolto attorno alla Clinton. I flussi migratori dal Nord Africa e dal Levante dovrebbero arrestarsi di conseguenza.
  • Vaticano: a molti sembrerà fantapolitica, ma non è azzardato ipotizzare che l’elezione di Donald Trump abbia un effetto anche sulla Chiesa Cattolica. Con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, svanisce infatti quella “maggioranza massonico-finanziaria” che espresse Jorge Mario Bergoglio al Conclave del 2013. È lecito immaginare il ritiro del pontefice (che a suo tempo “scomunicò” Trump, stigmatizzandone le politiche anti-clandestini) sulla falsariga di Benedetto XVI, ma ci riserviamo di trattare prossimamente l’argomento in un articolo ad hoc.
  • Cina: alcuni osservatori hanno pronosticato, in caso di vittoria di Donald Trump, un irrigidimento dei rapporti sino-americani ed una politica di contenimento ancora più aggressiva di quella adottata da Barack Obama. In realtà, vale lo stesso discorso della Russia: difficilmente Donald Trump si lancerà in un conflitto militare nel Mar Meridionale Cinese per difendere questa o quell’isoletta. La retorica “anti-cinese” di Donald Trump è di carattere prettamente economico ed è perciò ipotizzabile l’innalzamento di dazi e barriere doganali, così da “rimpatriare” parte di quelle attività produttive (dal siderurgico al manifatturiero, dalla tecnologia alla farmaceutica) che hanno delocalizzato in Cina sin dai primi anni ’90. Pechino, però, ha nel frattempo accumulato una tale quantità di capitali e sviluppato un tale mercato interno, da poter incassare senza traumi anche una riduzione dell’export verso gli USA. La classe dirigente cinese è intimamente realpolitiker e apprezza dai tempi di Richard Nixon le amministrazioni repubblicane che rifuggono da qualsiasi “approccio ideologico”.
  • Economia e Finanza: con l’elezione di Donald Trump, la globalizzazione, che dava segnali di affaticamento sin dal 2008, è entrata definitivamente in crisi. L’industria ed il manifatturiero, gli unici settori in grado di assicurare un reale benessere alla classe media, tornano al centro delle politiche economiche degli Stati Uniti, rispolverando vocaboli come “dazi”, “barriere”, “protezionismo”. Se l’industria sale, la finanza inesorabilmente scende: il sistema bancario, che per vent’anni ha occupato i vertici dell’economica, passa in subordine all’economia reale. Il potere della Federal Reserve sarà pericolosamente insediato da Donald Trump, che avrà gioco facile a scaricare su Ben Bernanke e Janet Yellen i devastanti danni prodotti dal prossimo scoppio della bolla di Wall Street, alimentata da otto anni di interessi a zero. Sarà curioso osservare come Donald Trump affronterà la prossima crisi economica: politiche ortodosse (più debito pubblico) o non ortodosse (default parziale, biglietti di Stato, monetizzazione del debito)? Il braccio di ferro con l’oligarchia finanziaria, giocato sullo sfondo del tramonto del dollaro come valuta di riserva mondiale, sarà senza dubbio la sfida più temile e cruenta per Donald Trump.

Sommando i vari elementi, quale sistema internazionale si prefigura dopo l’elezione di Donald Trump?

Archiviato definitivamente l’impero angloamericano, si passa ad un mondo dominato da tre super-potenze (USA, Russia e Cina) e da un’area (il Vecchio Continente) che va incontro ad un radicale riassetto economico e politico (la dissoluzione della moneta unica e dell’Unione Europea). Gli USA “neo-isolazionisti” accelereranno il loro disimpegno in Europa, Medio Oriente ed Estremo Oriente, aprendo così spazi alle potenze emergenti che colmeranno inevitabilmente il vuoto geopolitico, fino a creare nuovi punti di frizione. È un equilibrio frammentato ed altamente instabile, che durerà soltanto finché l’oligarchia atlantica non riconquisterà la Casa Bianca: ecco perché auguriamo a Donald Trump lunga vita e, soprattutto, due mandati alla Casa Bianca (ma Franklin Delano Roosevelt ne fece quattro…).

Nel prossimo articolo ci focalizzeremo invece sugli effetti che l’elezione di Donald Trump produrrà sul nostro piccolo mondo, chiamato “Italia”.

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67 Risposte a “Vince Trump ed il mondo, no, non sarà più lo stesso!”

  1. bellissimo articolo, bellissime prospettive. daidaidai.
    mi permetto solo di chiosare su Israele, come giustamente dice il Sommo Dezzani i neocon israeliani erano tutti allineati e coperti dietro Hillary, soprattutto quelli americani, ma a me sembra che altri mondi riconducibili ad Israele, sia in patria che in Europa, avessero cominciato da tempo una sommessa ma chiara politica di smarcamento. Gli ebrei russi hanno un peso specifico molto alto, sia in Israele che in Russia.

  2. bella analisi ma forse troppo ottimistica , almeno nella tempistica. Le linee guida di Trump sono certamente quelle ma la sua elezione NON CONTESTATA segnala che un qualche accordo con parte del vecchio gruppo dominante e’ stato trovato , per cui la ritirata imperiale sara’ lenta e non priva di imprevedibili e velenosi colpi di coda, datosi che la massoneria globalista ha ancora tutte le leve in mano e non le cedera’ di certo per una ” elezione” persa.
    Massima contentezza ovviamente sul dato di fatto che ( per ora) lo spettro della guerra in europa si allontana, ma attenzione appunto ai ” colpi di coda”

      1. “NON contestata” dal sistema ( vedi minuetti trump -clinton e trump-obama ) … Lo ( scarso) “protestismo ” visto fino ad esso e’ solo un fatto emotivo di chi e’ abituato a far piazzate ; ” alla bisogna” , i “siluri” veri verranno dopo.

  3. Bellissimo articolo Federico!
    Mi piace tanto e spero che le cose possano andare più o meno così.
    Io ho ancora un certo “timore” di sorprese dietro ogni angolo.
    Sul discorso Vaticano e Chiesa Cattolica, sono curioso di leggere cosa scriverai.
    Perchè in questo caso entra in gioco qualcosa che ha un taglio “metafisico” che potrebbe sfuggire alle migliori analisi che tu sei in grado di fare, ma che sono pur sempre ristrette al “campo” della geopolitica, economia e compagnia bella.
    Si va dall’immanente al trascendente ed è per questo che io così disteso non potrò mai essere.
    Qualcosa dovrà ancora succedere, solo dopo avremo finalmente quella pace e giustizia che noi tutti, uomini di buona volontà, aneliamo

    Grande Federico!

  4. Tutto meraviglioso, mi auguro che si concretizzi.
    Mi perplime:
    -la gioia dei formalmente me non sostanzialmente anti-impero lega-grillo
    -il vice Pence architetto delle false prove per far fuori saddam
    -la domanda: è più semplice sovvertire un governo dall’altra parte del mondo o impedire che qualcuno potenzialmente pericoloso corra per la presidenza nel proprio paese?

  5. Lo scenario che lei limpidamente prefigura nel suo articolo per quanto molto auspicabile richiederebbe, da parte della nuova amministrazione Trump, un’azione simile al repulisti realizzato da Erdogan in Turchia.
    Lei pensa che il neo presidente Usa abbia la forza, ed anche la voglia, di operare un simile epocale cambiamento?

    1. Il “repulisti” è attuabile man mano che le posizioni chiave del governo e delle agenzie devono essere rinnovate: vedremo chi sceglierà Trump. In principio comanderà ancora la banda di Obama.

  6. Complimenti, un articolo come direbbe Montgomery Burns: “Eccellente” (non che gli altri non lo siano).
    E mi auguro che quanto scritto possa avverarsi.
    Io, però ci metterei anche un’indipendenza Catalana (Ricordo Obama dichiararsi per una Spagna unita), e probabili altri focolai di separazione europei: Fiamminghi-Valloni; Baschi; Veneto-Italia (qui la via della seta preme con quella goccia che scava tipica della mentalità cinese); Corsi etc. si sa ne basta uno per incoraggiare altri, e poi con l’euro in dissoluzione si apre una finestra per gli indipendentisti da non sottovalutare .

    1. A me sembra il contrario: è la cricca di Bruxelles che incentiva i separatismi regionali contro gli Stati-Nazione. E’ significativo quello che ha detto di recente Bossi: il nemico non è l’euro ma lo Stato italiano…

      1. Ma infatti la Lega nell’anima è votata al liberismo (vedi voto a favore del pareggio in bilancio in costituzione), solo Salvini, Borghi e pochi altri hanno individuato il nemico vero..

      2. Quella di Bossi, seppur una verità, mi sembrava più diretta a Salvini che ad altri. Bossi non digerisce molto questa visione lepeniana della lega (successe lo stesso con Tosi tempo addietro, ma il senatur era ancora molto potente all’interno della lega), anche perché la presa al sud della lega è sottezero (come dimostrabile in qualunque elezione) e fratelli d’Italia che Salvini usa come appiglio per il sud e in contrasto con il pensiero dell’elettore leghista (a parte alcuni argomenti, più da amministratore comunale che da pensiero politico vero).
        Bruxelles invece incentiva a parole (ma sempre con doppi sensi e con voci discordanti tra loro), schierandosi per la libertà dei popoli, ma nei fatti segue le politiche delle lobby; e le lobby non amano cambiamenti radicali che mettono in gioco i loro oligopoli (per loro i cambiamenti generano grattacapi da evitare). Inoltre con una Spagna con il sistema bancario salvato (e ancor traballa) dalla UE è meglio evitare cambiamenti che vanno ad intaccare costi e gestione supplementari in un periodo dal pesante machete sull’occupazione bancaria.
        Questo almeno è quello che penso.

  7. Sono anche io felice per la vittoria di Trump, ma francamente gli scenari che lei prospetta li ritengo , seppure auspicabili, troppo ottimistici. Qualcuno dovra prendersi il famoso cetriolo di Tremonti e non sara’ indolore. Credo non le sara sfuggito il programma economico del neopresidente, e cio’ che comporta nelle relazioni internazionali. Realizzare opere pubbliche per trilioni di dollari significa , allo stato attuale dell’ economia il ripudio del debito pubblico o un suo invalidamento mediante l’ emissione di una moneta di stato, che renderebbe quella della Fed reserve carta straccia. La Russia sarebbe in grado di incassare il colpo, ma la Cina con la liquefazione dei suoi crediti vedrebbe svanire i frutti di decenni di duro lavoro. Anche la Germania dovra risvegliarsi dai sogni di ricchezza , come una prostituta derubata dal suo protettore,il Giappone l’ ha fatto da un pezzo ma non puo’ nulla. Tramontato il New world order dei tecnocrati al servizio degli usurai, si intravvede il new world order dei paraculi. Cosi’ fosse per l’Italia non sarebbe male. Chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato , ha dato scordammose o passato simme e napule paisa’. La ringrazio per condividere le sue vedute, e’ un vero piacere leggere le sue riflessioni.

    1. “Chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato , ha dato, scordammose o passato simme e napule paisa’”. mi sembra la filosofia del prossimo decennio….

      1. Trump rendendo disponibile su main street spesa pubblica per trilioni di dollari e con le sue doti di gigantesco comunicatore paraculo è perfettamente in grado di creare un consenso enorme.
        Gli usurai perdono le elezioni anche se si comprano tutti i media della terra, penso sia questo il grande insegnamento di ciò che è avvenuto ieri. Da che mondo è mondo i sig di questa questa casta alla fine sono sempre stati odiati: dovranno quindi anche loro badare bene alla propria incolumità, dovendo continuare a tramare contro un presidente potenzialmente così popolare.
        Trump credo abbia intravvisto un business colossale, con cui tra l’altro otterrebbe in maniera incruenta gli obiettivi strategici del deep state riguardo il contenimento dei rivali (cinesi e tedeschi in primis).
        Dopo ieri sono molto più ottimista. Saranno cruciali i prossimi due tre mesi, tra sviluppi in Siria, referendum e relativi riflessi finanziari, transizione presidenziale.
        Complimenti per le analisi, forza Trump.

  8. Anche io non mi fido. Bellissimo articolo ed ottimi auspici, ma gente assatanata come Soros qualcosa si inventera’ di sicuro per mettere i bastoni tra le ruote a Trump.

      1. Allora Donald, vai con un bell’elmetto di kevlar che il povero Kennedy non aveva… e dagli agli assatanati!!!

      2. Soprattutto, avendo “ammirato” attentamente l’attuale consorte di Donald Trump, credo che quest’ultimo non abbia bisogno di nuove Marilyn Monroe sul suo “cammino”.
        Che magari potrebbero alimentare gelosie tali da giustificare un’uxoricidio in compartecipazione con eventuali progetti naturali dei nemici già acquisiti (Chiesa compresa).
        Come già probabilmente verificatosi nel passato 1963 (vedasi la strana traiettoria di un proiettile che ha colpito il povero/grande Kennedy).
        La gelosia avvelena ed uccide l’anima.

    1. Soprattutto, avendo “ammirato” attentamente l’attuale consorte di Donald Trump, credo che quest’ultimo non abbia bisogno di nuove Marilyn Monroe sul suo “cammino”.
      Che magari potrebbero alimentare gelosie tali da giustificare un’uxoricidio in compartecipazione con eventuali progetti naturali dei nemici già acquisiti (Chiesa compresa).
      Come già probabilmente verificatosi nel passato 1963 (vedasi la strana traiettoria di un proiettile che ha colpito il povero/grande Kennedy).
      La gelosia avvelena ed uccide l’anima.

  9. Attenzione. Bisogna capire cosa Trump effettivamente attuerà del suo programma.
    Una rivoluzione rispetto all’attuale politica è impossibile, perché ci sarebbe il rischio di colpo di stato. Dopo un crollo immediato, le borse sono tornate a crescere (o hanno ridotto le perdite), sintomo che sanno o credono di sapere che non verranno penalizzate (cioè niente Glass-Steagall revival).
    Ritengo che non si sia ancora scampato interamente il pericolo.

    1. Non credo che Trump “rivoluzionerà” il sistema. Sarà però un potente freno alla cricca dell’alta finanza.

      1. Ricordiamoci che Trump è un mezzo cane sciolto e questo è un bene oltre a essere una novità, 3 matrimoni alle spalle, svariati figli di cui la maggior parte adulti e per ora nessun cagnetto nel giardino della Casa Bianca, si è in grossa parte autofinanziato e almeno oggi ha la voce del popolo dalla sua.
        Potrebbe sembrare paradossale che le borse americane affossino quando UNO dice che vuole rifare grande l’America, mentre sarebbero salite con UNA che invece avrebbe fomentato speculazione e guerre, questo fa capire che la finanza di oggi si muove al contrario della razionalità e si alimenta del marcio. Capisco il nikkei che può scendere del 5% il primo giorno, visto che ospitano piu soldati US i giapponesi che quasi tutta l’Europa, ma l’economia non si fa di derivati e carta straccia, di bolle speculative e tassi a zero, qualcuno forse lo ha capito e ha votato (o meglio ha intuito perché tanta gente non capisce certi meccanismi), altri invece non volevano rompere quel sistema di carte su cui si abbuffavano. Sta di fatto che il barile era pieno da un bel pò di tempo ed era ora che si rovesciasse con tutta la sua merda.
        Non penso che la finanza americana cambierà più di tanto perché il sistema funziona e esiste per come è, il dollaro sopravvive attraverso i meccanismi di costante domanda internazionale del biglietto verde che se interrotti porterebbero l’economia USA a crollare nel giro di poco, visto anche il dimensionamento paradossale dell’ammontare di debito interno estero pubblico privato e derivato. Quindi Trump non può mandare allo sfracello il sistema che tiene in vita l’America e non lo farà mai. Di certo direzionerà gli investimenti e le risorse verso quanto ha già espresso nel programma.
        Vero che vista l’intenzione di riallacciare rapporti di equilibrio con alcuni stati esteri è possibile che in cambio di pace e bene e cooperazione riesca rinegoziare lunga vita al dollaro, come moneta di riferimento mondiale, così da smussare un pò le intenzioni di alcuni paesi a creare monete banche centrali e canali di transazione alternativi, vedi brics. Della serie scusate…fino a oggi abbiamo scherzato…TORNIAMO AMICI

  10. Ottima analisi, aspetto di vedere che squadra di lavoro metterà su Trump per capire meglio le prospettive future, anche se da qui al 20 gennaio i tempi sono lunghi e potrebbero accadere tante cose, positive e negative.
    Intanto i media continuano con la loro propaganda, speriamo che i fatti li sbugiardino come già è successo.
    Ottima anche la finestra sulla Cina, d’altronde bastava vedere gli indici delle borse, Tokio -5, 36%, Shangai -0,6%, tutte le altre si sono riprese a fine seduta, con wall street in rialzo.
    Notizia dell’utlima ora sui canali Russi, ISIS vuole trattare per la resa (Aleppo).

    Saluti

  11. Mi associo ai complimenti degli altri lettori; seguo questo blog dall’inizio dell’anno e in generale mi sono trovato in sintonia con le considerazioni espresse.
    Non intervengo mai perché c’è poco da aggiungere a quanto mirabilmente esposto da Federico Dezzani, ma l’elezione di Trump mi fa venire in mente una battuta di Daniele Luttazzi di alcuni anni fa:

    “Ad ogni nuovo presidente degli Usa viene mostrato un filmato sull’assassinio di Kennedy a Dallas, da un’angolazione MAI vista prima”.

    roberto r

  12. Complimentissimi per gli articoli, leggo sempre anche se è la prima volta che intervengo. Mi ha colpito molto la scelta dei due Clinton di indossare il viola durante il discorso di concessione. Il colore ha diverse valenze ma nella fattispecie mi sembra indicativo della “protesta” e la frase della Clinton “proteggeremo Trump” suona davvero come una minaccia esplicità, più volte lei fa riferimento all’importanza di continuare a far sentire la propria voce e fare politica in strada anche fuori dalle elezioni. La mia sensazione è che l’agguato a Trump avverrà nel periodo grigio da qui all’insediamento, l’arma sarà la rivoluzione colorata, la tecnica in cui la fazione perdente è maggiormente “specializzata”, fatico a pensare che si faranno da parte in pace, sono troppo compromessi per concedere. Mi farebbe piacere ascoltare la vostra opinione a riguardo, saluti 🙂

    1. Rivoluzione colorata in stile Euromaidan, assassinio in stile Kennedy, scandalo giudiziario alla Watargate… i metodi per tentare di eliminare Trump abbondano. I tempi però sono mutati ed il fiato sul collo, oggi, lo sentono le oligarchie.

  13. Il Tacito che Roma dona al mondo elabora lui prima e meglio di altri analisi e sintesi per cui è divenuto in breve tempo per qualsiasi italiano voglia comprendere le vicende politiche ed economiche mondiali.

    Per farlo, oltre al genio, ha utilizzato il web: la prima tecnologia che poteva intaccare il controllo del discorso da parte nostra.

    Che possediamo tutte le rotative. Tutti i giornali. Tutte le tv. E tutti i canali fisici di distribuzione alle masse del discorso.

    Nel suo genio fulmineo ha anche spiegato a caldo, Tacito Dezzani, come a finire nel giorno della Consacrazione della Chiesa di Costantino a Roma, sia stata la residua credibilità della stampa.

    Ci lavoravo io, capo della propaganda ‘comunista’ in Occidente. Quando e come Rahner e gli altri nostri a Zurigo avrebbero potuto penetrare la Chiesa se non avessero prima corrotto le anime con il loro discorso ripetuto ogni giorno dalla stampa?

    Così, l’epigono di Rahner – sconvolto – ha convocato nel suo studio la sua controllora. ‘E ora che faccio?’ ‘Cosa dice che debba fare?’

  14. Ma secondo voi JAMES COMEY ha archiviato le accuse a Clinton 2gg prima dell’election day perché sapeva in anticipo dei risultati delle elezioni? L’hanno salvata?

    E poi è assurdo pensare che il Brexit e ora Trump possono essere visti come una subdola pilotata volontà di staccare i due paesi da futuri obblighi di interventi in Europa in prospettiva di qualche evento su grossa scala?

    1. I retroscena non li sapremo mai. E’ però ipotizzabile uno scambio: niente brogli contro Trump in cambio dell’impunità per la Clinton. Questo mi sembra uno scenario plausibile.

      1. un “deal”, appunto. Come volevasi dimostrare. Trump è uomo di deals, non di guerre. neanche proxy. un punto umano per esso.
        Deals sopra e sotto il banco (avete in biblioteca libro+DVD?).
        Poco sotto un altro post cita RC. per par condicio, qui allegoVi diverse risposte che dà colui da essi RC definito “innominato di Pescara” (sì, anche tra blogghisti c’è dialettica).
        buona lettura.
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  15. Sono curioso di vedere, da qui a sei mesi, una tua analisi sulla squadra di governo di Trump e dei suoi primi, reali provvedimenti.
    Il giorno dopo le elezioni Trump é solo un politico che ha fatto un gran numero di promesse, ma quello che conta sono i provvedimenti reali.

    I miei dubbi sono:
    – Unione europea: che il sistema non funzioni è chiaro a tutti, ad ogni livello. Ma un’intera casta e generazione ha un molti interessi in ballo in questo sistema. Dubito che si possa dissolvere senza colpo ferire. Più che di unione europea vorrei un tuo approfondimento stato per stato: UK, Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia, Ungheria, solo per nominare i pezzi “grossi” dentro e fuori l’UE
    – NATO: vedi sopra. NATO è anche integrazione dei sistemi di comando, basi americane sul suolo europeo, armi nucleari.. è un bel contenitore. Una fine della NATO, anche in pochi anni, vorrebbe dire una reazione immediata di tutta l’europa all’armamento dei singoli paesi. E nessuno negli USA ha mai parlato di far tornare in patria tutte le armi nucleari, gli uomini ed i mezzi dislocati post-45
    – Russia: dipende molto da chi sarà il prossimo segretario di stato. Trump giocoforza dovrà scegliere qualcuno preparato sui dossier caldi, e la Russia è il primo punto. Leggevo oggi che Putin saluta con favore l’elezione di Trump, ma ha detto che ci vorrà “tempo per migliorare le relazioni così tanto deteriorate”. In un certo senso, sarebbe meglio avere una chiarificazione “alla Yalta” sulle zone di influenza nel mondo tra le 3 superpotenze
    – Medio Oriente: non mi vedo così convinto al fatto che una matassa così incasinata si possa sbrogliare in breve tempo. Anzi potrebbe peggiorare, visto che i quattro attori principali (Turchia, Arabia Saudita, Israele, Iran) non sono daccordo su nulla
    – Vaticano: fantapolitica no di sicuro, quello che succede nel Vaticano rispecchia molto di più il resto del mondo che l’Italia, un “termometro” della situazione da tenere d’occhio
    – Cina: la Cina non cerca lo scontro, non ne ha interesse al momento. La sua politica, leggendo le varie dichiarazioni, è sempre di ampio respiro, mai di corto
    – Economia e finanza: le armi di pressione della finanza internazionale esistono eccome, e noi in Italia ne sappiamo qualcosa…

  16. Andrea Giacobino per andreagiacobino.com

    Ma davvero Donald Trump è l’uomo del popolo americano, colui che arriva alla Casa Bianca perché è stato capace di unire frustrazioni e sogni del ricco wasp di Palm Beach e del lavoratore del Midwest trovatosi senza lavoro per colpa della globalizzazione? Davvero Hillary Clinton è l’unica che ha giocato “sporco” in questa partita grazie all’aiuto delle lobby di Wall Street, dei liberal e della stampa democratica ma soprattutto anti-repubblicana?
    “Quando sarò presidente, gli israeliani non saranno mai più cittadini di seconda classe”. Con queste parole nella primavera scorsa Trump esordiva nel suo discorso all’Aipac, l’American Israel Public Affairs Committee presieduta da Lillian Pinkus, quella che viene definita la più potente lobby ebraica degli Stati Uniti.

    “Sono da sempre un sostenitore e fedele amico di Israele” aggiunse Trump, che nel 2004 ha presieduto la carica di “Gran Maresciallo” in occasione della parata del giorno dello stato ebraico a New York. Non solo, il discorso all’Aipac si concludeva con la promessa che, una volta diventato presidente, avrebbe spostato l’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme poiché è “la capitale eterna del popolo ebraico” e con un duro attacco all’Iran.

    I legami di Trump con l’ebraismo sono rinsaldati a partire dalla famiglia poiché la figlia Ivanka si è convertita all’ebraismo ortodosso nel 2009, religione di suo marito Jared Kushner, operatore immobiliare, consigliere ascoltatissimo del neopresidente e in predicato di dar vita a una televisione “trumpiana”.

    Charles Kushner, padre di Jared, che s’è fatto in carcere 14 mesi per una brutta storia di ricatti e ostruzione alla giustizia, è uno dei grandi contributori della causa ebraica. Inoltre il chief financial officer e Jason Greenblatt, che è stato a lungo il capo del legale della Trump Organization sono ebrei osservanti e “The Donald” ha il supporto del più importante contributore della causa ebraica negli Stati Uniti, il “re dei casino” Sheldon Adelson. Un altro ebreo legato a Trump è David Friedman, avvocato specializzato in fallimenti che assistette a lungo il magnate nel crack delle sue attività ad Atlantic City, e che Trump potrebbe nominare ambasciatore degli Stati Uniti in Israele.

    E poi: ebreo sefardita è Michael Abboud, capo della comunicazione di Trump, ebrei aschenaziti sono Elliot Broidy e Samuel Fox (vicepresidenti del Trump Victory Committee), Michael Cohen, Alan Garten e Lawrence Glick (vicepresidenti della Trump Organization), gli immobiliaristi Michael e Gil Dezer che con Trump fanno insieme affari nel mattone, Lewis Eisenberg (presidente del Trump Victory Committee), Stephen Feinberg (membro del Trump Economic Advisory Council) e tanti altri. Come sostenitori a suoni di milioni di dollari della causa di Trump sono ebrei come Paul Achleitner, numero uno del gruppo assicurativo tedesco Allianz, e i finanzieri americani Carl Icahn, Wilbur Ross, John Paulson e Stephen Wynn.

    Con “The Donald”, insomma, la lobby ebraica americana, così lontana dal disoccupato del Midwest, ha stravinto. Del resto Trump era l’unico candidato rimasto su cui puntare visto che il democratico Bernie Sanders, ebreo di Brooklyn, aveva dovuto cedere il passo a Hillary…

      1. mi permetto di chiosare il Sommo; eddai Danilo, negli US non arrivi manco al seggio se non te li tieni buoni. Il punto credo molti stiano sottolineando è quanto è alternativo DT, visto che non può naturalmente esserlo completamente? I prossimi mesi ci diranno. Anche lo speech di Obama post elezioni è stato interessante a mio avviso, velate minacce: non provate a tagliarci fuori amici, o so cavoli
        https://www.youtube.com/watch?v=Wm6rtWV_EkE&feature=youtu.be
        Bisogna riconoscere al personaggio una considerevole classe.

        1. condivido i vs. commenti, Dezzani e Tonnies, ma non riesco a quadrare il fatto che ‘democraticamente’ sia stato permesso al Trump di turno (ammesso appunto che sia ‘cristallino’ e quindi non eterodiretto) questa affermazione così apparentemente clamorosa al di fuori degli schemi di Potere di Lor Signori…

        2. @Danilo Fabbroni
          ma non riesco a quadrare il fatto che ‘democraticamente’ sia stato permesso al Trump di turno (ammesso appunto che sia ‘cristallino’ e quindi non eterodiretto) questa affermazione così apparentemente clamorosa al di fuori degli schemi di Potere di Lor Signori…

          No l’elezione di Trump non é fuori dagli schemi di quelli ma é solo una variante.
          Trump é una delle loro pedine e l’ha già dimostrato con le prime dichiarazioni ed i primi suoi atti dopo la vittoria.
          E’ stata tutta una sceneggiata ben recitata.
          A capirlo per primi, anche se non immediatamente, sono stati gli operatori della finanza (borse prima giù per poi schizzare verso l’alto), poi ci arriveranno anche i pennivendoli dei media (a breve sarà tutto un peana per il nuovo Commander in Chief).
          Il popolo non ha capito niente ed impiegberà mesi od anni a capire che é stato fregato ancora una volta.
          Da Zurigo non scapperà nessuno.

    1. Purtroppo ho anche io questa sensazione….
      Vedete, c’è un problema cabalistico.
      Tutto è cominciato l’11 settembre.Inizio globalizzazione o conquista del potere assoluto.
      Tutto è finito il 9 novembre con l’elezione di Trump.
      Guardate i numeri curiosi:
      INIZIO : 11/9
      FINE : 9/11.
      Sono due numeri rovesciati. Quasi a dire: SIAMO SEMPRE NOI CHE DECIDIAMO.
      Sono poi rimasto molto sorpreso dal rialzo della Borsa americana.
      Ha anche ragione Danilo qui: .. “sono ebrei come Paul Achleitner, numero uno del gruppo assicurativo tedesco Allianz,”. Ora, Allianz ha avuto un rialzo PAZZESCO da 136 Euro a 150 in due giorni….Sembra che molti si siano tuffati nell’affare…Ed è un rialzo da Trump, non da fondamentali dell’azienda che sono ottimi..
      Spero vivamente che quanto scrive ottimamente Dezzani si avveri…Sarebbe veramente una cosa ottima per il mondo. Ma bisogna anche capire che potrebbe essere una ennesima decisione dello stesso sistema oligarchico di passare la mano per un giro…quattro anni di “ricollocazione” e raffreddamento della globalizzazione, ma senza un mutamento vero. Si ripiglia il lavoro che abbiamo assegnato ai cinesi. Spegniamo i bollori del proletariato e ripartiamo con la finanza nel prossimo giro. Tra quattro anni, dopo una devastante crisi di borsa, e rialzo dei tassi, saremo in condizione di ridare “la speranza” come parola d’ordine…un altro change..Trump sarà vecchio a 74 anni..e dovrà lottare contro un “giovane”…

      1. Se proprio vogliamo giocare con la Cabala, il ciclo è 9/11/1989 – 9/11/2016. A noi interessa riappropriarci della sovranità monetaria ed è quanto avverrà grazie a Trump. Il potere che hanno sinora esercitato è irripetibile, perché il mondo unipolare a guida angloamericana è ufficialmente morto.

        1. In effetti hai perfettamente ragione. Era la caduta del muro di Berlino.
          Lo so perfettamente, perchè il 9/11 è il mio compleanno.
          Ma l’11/9 è stato l’evento clou della globalizzazione.Cioè un colpo di Stato, in cui una cricca di comando espropria un presidente degli USA dei suoi poteri, e lo obbliga (padre consenziente e convincente) a procedere in una nuova direzione.

  17. Una amica Tedesca di Stoccarda mi segnala che David Icke, quello di infowars (non conosco la sua credibilità, non lo seguo), ritiene che Trump non sia credibile nelle sue promesse e non ci sia da fidarsi della genuinità dei suoi intenti e una volta in carica si “normalizzerà”, che l’oligarchia Atlantica globalista-neocon abbia previsto che il “sommovimento tellurico”, come elegantemente tu lo definisci, poteva non essere limitato al brexit o a eventi relativamente minori come le presidenziali Austriache ma espandersi “fino al centro” e abbiano proceduto in tempo a cooptare Trump, per così dire definendo le “red lines” che non potrà mai varcare nel suo operato da Presidente.
    Cosa che incidentalmente potrebbe in parte spiegare anche il ritiro dalla politica di Nigel Farage all’indomani della sua massima vittoria politica e il ritrovarcelo come consigliere di Donal Trump.

    E ‘bello poter finalmente sperare e la capacità predittiva delle tue analisi si è dimostrata veramente sensazionale in tantissime occasioni, ma non rischiamo di finire per aver cantato vittoria troppo in fretta?

    Ti ringrazio in anticipo per la rassicurazione.

    Francesco

    1. Trump assesta il KO alla UE, scongiura la guerra con la Russia, non farà altro casino in MO.
      E’ già abbastanza per dire: viva Trump!

      1. Oggi noto invece che su zerohedge, per quanto si respira una generale atmosfera di festa tra contenuti e relativi commenti, hanno pur sempre dato spazio al perenne pallino di zerohedge, il collasso finanziario:

        http://www.zerohedge.com/news/2016-11-10/he-won-because-elites-want-him-there-global-economy-will-collapse

        Il succo è che le elites avrebbero deciso di non ostacolare la vittoria del candidato a loro avverso, anche presentando un candidato debole e già compromesso, perchè sanno già che a forza di gonfiare QE, che parta da Deutsche Bank o altrove, c’è una bolla in attesa di deflagrare e hanno ritenuto di lasciare la patata bollente in mano a Trump confidando che non potrà gestirla, così poi i candidati dell’elite potranno tornare alla prossima occasione da sedicenti salvatori.

        Non credo a questa ipotesi e allo stato attuale delle cose mi allineo generalmente alle tue analisi, ma è una possibilità residuale che mi pareva il caso di segnalarti, per completezza.

  18. Ciao Federico, ottima analisi. Dallo scenario che hai prospettato le elite non posso che essere spaventate. Non sono onnipotenti come molti credono. Le elezioni sono andate lisce senza colpi di coda. E’ questo collegabile allo stato di un clamoroso terrore in cui sono piombate? Se è così gli scenari che prospetti si avvereranno in poco tempo…

  19. Caro Dezzani,
    nella mia lunga vita ne ho visto di tutti i colori;
    sono un pezzo di antiquariato;
    al punto che potrei essere tuo nonno;
    ti scrivo per farti i complimenti;
    vedremo -se ci sarò- gli eventi futuri:
    mi faccio solo una domanda:il popolo americano-nel fare questa scelta-
    è stato intelligente o fortunato?
    cordialità

    1. Se sei davvero così anziano, caro Gianfranco, saprai meglio di me che senza un po’ di fortuna non si va da nessuna parte…

      1. grazie della tempestiva risposta;
        a comprova posso raccontarti Genova sotto i bombardamenti;
        dal 1945 ad oggi è stata un’avventura straordinaria: da Degasperi a
        a Craxi e poi Berlusca fino a Bruxelles;
        ma l’avvilimento dell’Italia di oggi è un’unicità che mi fa male;
        ecco la ricerca della redenzione!
        e il tuo post(come tantissimi altri che seguo) mi da sollievo;
        GRAZIE

  20. Mi auguro che Federico ci abbia visto bene, ma non posso evitare di pensare al successo elettorale dei “five stars”: i proclami tronitruanti si sono trasformati nel silenziatore del malcontento di un quarto dei votanti.

    1. I 5 stelle sono un prodotto dell’oligarchia silurata da Trump: infatti si sono ben guardati da appoggiarlo in campagna elettorale.

  21. Ottimo articolo, come sempre.
    Provo a dire la mia. Al di là delle cose che non sappiamo e non sapremo mai, che possiamo al massimo intuire dagli effetti pubblici (cioè le lotte tra le diverse fazioni interne allo stato americano e alle elites mondialiste), una cosa mi ha stupito di queste elezioni.
    Sono state elezioni di riallineamento. Trump ha fatto qualcosa di epico, ha conquistato tre stati che non erano repubblicani dai tempi di Reagan e in tutti gli stati a maggioranza bianca ha irrobustito il partito; ma al tempo stesso ci sono stati segnali di scricchiolamento a causa dei cambiamenti demografici. Ha vinto negli stati del sud e del sud-est con minor scarto di Romney (Texas +15 nel 2012 ora più +9 e così da altre parti).
    Insomma, se al GOP hanno un minimo di cervello, capiranno che è solo con il programma di Trump che possono avere un futuro e stabilirsi in altri stati che compenseranno quelli che si perderanno nei prossimi decenni.
    Detto questo, io ancora godo.

  22. Secondo l’analista russo Mikhail Khazin, l’élite finanziaria è divisa fondamentalmente in tre gruppi, il primo è composto dalle grosse banche e le istituzioni finanziarie, la burocrazia, in generale sia finanziaria che politica, delle varie nazioni (ma non degli Stati Uniti); il secondo gruppo è quello collegato all’élite nazionale degli Stati Uniti che ha in progetto la creazione di un area di libero scambio con l’Europa; il terzo gruppo è quella parte dell’élite finanziaria mondiale, (la parte più grossa e più ricca dell’élite del progetto occidentalista globale) che non è direttamente correlata con gli Stati Uniti le cui basi sono quei settori finanziari del vecchio impero britannico associate di solito con il nome dei Rothschild. A proposito di questo terzo gruppo che presenta anche un forte radicamento in Israele, si prospetterebbe la possibilità, secondo il loro progetto, di suddividere il mondo in blocchi commerciali mantenendo però il controllo su tutti gli interscambi.
    In questo modo si prefigurerebbe una terza possibilità, mediana rispetto all’alternativa tra il progetto mondialista e quello di un mondo multipolare, nella forma di una “schiavitù aperta” perché la struttura che acquisirebbe la presa che l’impero della grande finanza internazionale ha sul mondo ci permetterebbe di mantenere una, seppur limitata, sovranità. Diventeremmo come i liberti dell’antica Roma, quindi, comunque sempre soggetti a un patronus, con “la forma merce” che resterebbe la divinità di riferimento per la coscienza umana che ne uscirebbe sempre e in ogni modo destrutturata. Dovremo osservare con attenzione gli sviluppi del rapporto tra la Cina e la grande finanza cosmopolita della City di Londra perché il futuro del mondo dipenderà dalla capacità dell’alleanza sino-russa di rendersi indipendente dai suoi progetti. Resta il fatto che questi poteri, avendo perso l’iniziativa, si starebbero adattando ai nuovi equilibrio determinati dall’azione delle potenze emergenti le quali avendo loro l’iniziativa potrebbero usarla per spazzarne via definitivamente l’influenza. L’elezione di Trump, quindi, si verrebbe a collocare nel quadro di questa terza possibilità, per il mondo già un passo avanti.

    1. SI sarebbe un passo avanti sostanzialmente provocato da un putin che “ha visto il bluff” ma che comporta comunque una ritirata NWO in attesa di ” tempi migliori “. LORO hanno pazienza ,e questo e’ gia avvenuto nel passato ( basti pensare al bipolarismo U$A-URSS ) , ma il LORO problema resta la cina un giocatore piu’ vecchio e piu’ paziente di LORO .😈
      Doltronde c’ e’ una nemesi in questo visto che sono stati LORO ad andare a rompere le scatole ad una cina che passava il tempo a guardarsi l’ ombelico, mentre gia’ il “fratello” Napoleone aveva avvertito ” guai a noi quando si svegliera’ la cina “.

  23. Il nuovo quadro si è venuto a configurare quando una parte della grande finanza cosmopolita ha preso atto dell’affermazione della Cina come una nuova potenza globale che sta irrimediabilmente sopravanzando quella americana, giacché la destabilizzazione dell’intero quadro mondiale, che aveva la Cina come obiettivo, si è arenata per l’entrata in campo della Russia di Putin. L’atto di adesione al nuovo che avanza è stato quello di offrire la City come il primo centro finanziario off shore dello yuan. La Brexit è stata il passo successivo essendo stata creata la UE per legare strettamente l’Europa agli Stati Uniti e completare l’Alleanza Atlantica. A sostegno del nuovo corso sono intervenuti personaggi del calibro di Brzezinski e Kissinger che confermavano la volontà di questo settore della finanza di smarcarsi dal progetto mondialista, che pur avevano promosso, lasciando da sole e le multinazionali e le grandi banche d’affari statunitensi. Trump è il frutto della maturazione di uno stato di profonda crisi del capitalismo finanziario che rende possibile l’allargamento all’Europa dell’entità economica euroasiatica, l’unica che, in un “quadro multipolare”, promette il rispetto degli interessi di tutte le parti in causa.

  24. X Federico Dezzani,

    Vorrei sapere che ne pensi di questo articolo gentilmente. E’ scritto da un giornalista finanziario con idee simili alle tue ma in questo caso ha conclusioni opposte. In pratica ritiene che Trump non farà quanto promesso e che sarà comunque in mano a multinazionali, finanza e guerrafondai globalisti.
    Ti metto il link. Cmq ogni 2 giorni scrive un articolo su Rischio Calcolato. Dacci un occhiata se puoi grazie.

    PS: io sono stato in piedi tutta notte a seguire lo spoglio e ho pianto di gioia all’elezione di Trump!

  25. X Federico Dezzani,

    Concordo su quasi tutto ma non ti sembra irrealistico dire che l’euro finirà entro 3-12 mesi? O forse c’è stata un’incomprensione: cosa intendi effettivamente per “fine dell’euro”?

  26. siccome curo uno scadente blog ( peraltro in netta crisi),
    provo a darti l’indirizzo: BRANCA DORIA.
    se può servire…..
    cordialità

  27. Salve Federico,
    Sono venuto a conoscenza del tuo blog alcuni mesi fa tramite “comedonchisciotte”, da allora non mi perdo quasi nessun articolo.
    Volevo porti la seguente questione: mi sembra che tu sostenga (e mi auguro di cuore tu abbia ragione!) che, dopo queste elezioni svolta, il “muro di Berlino” americano del 2016, gli Stati Uniti si prenderanno una “pausa” per riprendersi come superpotenza, nel senso che devono risolvere tutti i loro problemi interni: perdita dell’industria, classe media impoverita, tensioni sociali, etc. Per questo, si prospetta un impegno minore delle truppe americane in Europa, Medio Oriente e Afghanistan, di conseguenza una riduzione della spesa militare.
    Pochi giorni prima delle elezioni ho trovato un video di Paolo Barnard, che, come te e tanti altri (me compreso) auspica una fine dell’Unione Europea e delle oligarchie euro-atlantiche e, ovviamente della moneta unica, per poter tornare alla sovranità monetaria. Barnard, però, in caso di elezione di Trump, è tutt’altro che ottimista. Metto l’indirizzo del video sotto:

    https://www.youtube.com/watch?v=96uB5dlhPPw&t=10s

    C’è poi questo articolo di Mauro Bottarelli, che ho iniziato a seguire sul blog “Rischio Calcolato” di Paolo Rebuffo alias FunnyKing (un tuo collega 😉 ). In sostanza, Bottarelli dice che la vittoria di Trump è una gran presa per il culo. Io mi auguro che Bottarelli abbia torto, ma il fatto che Trump intervenga a favore di Israele e fregandosene della questione palestinese, su cui Putin invece ha una visione diametralmente opposta, potrebbe significare che la potente lobby sionista vede in The Donald il suo nuovo alfiere.
    http://www.rischiocalcolato.it/2016/11/lelezione-trump-sintomo-un-problema-piu-grande-indignati.html

    Che Trump dia importanza ad Israele lo conferma anche Luttwak, ma mi consola quando dici che la guerra alla Cina sarebbe solo commerciale e che alla fine, i Cinesi prenderanno le giuste misure.
    http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/12014283/edward-luttwak-commenta-la-vittoria-di-donald-trump–cina-e-russia-.html#.WCXoOolNGMg.facebook

    Infine, l’analisi di Maurizio Blondet.
    http://www.maurizioblondet.it/mese-pericoloso-ambiguo-the-donald/

    Con stima,
    Roberto

  28. Spesso vengo a leggerti con piacere, apprezzando la capacità di sintesi che hai più volte dimostrato. Non pretendo da te previsioni sul futuro e ricostruzioni della storia intesa come totalità di livelli che si intrecciano tra loro.
    Ma, ora, devo dire che sei andato po’ troppo al di là dei tuoi standard. Il livello di astrazione che solitamente assumi lo giustificavo per motivi pratici: nel senso di semplificare la matassa della storia per adattarla allo stile e alle logiche dell’internet-blogging. Non credevo che simpatizzassi per quella ideologia, che fa di categorie così amorfe come “popolo” e “sovranità” i punti cardinali della sua bussola politica. Credevo che usassi queste categorie come riflesso del discorso comune, dal quale uno scienziato non deve sottrarsi. No. tu le usi come categorie “scientifiche”.
    Come dice sempre Willy: tu sei un Tacito, ma nel senso di una figura “fuori dal tempo” (almeno i questo contesto, ovviamente). Qualcuno che ancora ha in sé, latente, l’idea del trattato storico, il quale si popola inevitabilmente di figurine che combattono contro dei mostri. Sembra alla fine che i tuoi siano degli affreschi mitopoietici, piuttosto che qualcosa che assomigli alla forma letteraria moderna del saggio.

  29. Caro Federico, ho letto molti tuoi articoli che condivido pienamente ma questa volta, almeno su un punto (che Trump non provochi altro caos in Medio Oriente), non sono del tutto d’accordo. Ti espongo il mio dubbio che spero scioglierai. Trump e gli uomini che lo appoggiano non vedono di buon occhio l’Iran e l’accordo sul nucleare siglato da Obama. L’Iran è un attore fondamentale del MO e, in particolar modo, della questione siriana (nodo da cui dipende un riavvicinamento con la Russia). Infatti le milizie sciite che combattono sul terreno i terroristi sostenuti dall’occidente sono in gran parte legate all’Iran e “solo” aiutate dall’aviazione russa; ma la guerra si fa essenzialmente sul terreno e ne viene da sé che, se gli Usa non vedono di buon occhio l’Iran, di conseguenza sfumerebbe anche una risoluzione siriana e un riavvicinamento alla Russia. Cosa ne pensi?

  30. Caro Federico, ho letto molti tuoi articoli che condivido pienamente ma questa volta, almeno su un punto (che Trump non provochi altro caos in Medio Oriente), non sono del tutto d’accordo. Ti espongo il mio dubbio che spero scioglierai. Trump e gli uomini che lo appoggiano non vedono di buon occhio l’Iran e l’accordo sul nucleare siglato da Obama. L’Iran è un attore fondamentale del MO e, in particolar modo, della questione siriana (nodo da cui dipende un riavvicinamento con la Russia). Infatti le milizie sciite che combattono sul terreno i terroristi sostenuti dall’occidente sono in gran parte legate all’Iran e “solo” aiutate dall’aviazione russa; ma la guerra si fa essenzialmente sul terreno e ne viene da sé che, se gli Usa non vedono di buon occhio l’Iran di conseguenza sfumerebbe anche una risoluzione siriana e un riavvicinamento alla Russia. Cosa ne pensi?

  31. Tornando alla copertina dell’Economist questo è un contesto che potrebbe riguardare la carta “The Tower”.

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