Guerra in Ucraina: verso una nuova configurazione

Giunti al 22esimo mese di guerra in Ucraina e di fronte alla prospettiva, prevedibile e prevista, di una rielezione del “russofilo” Trump alla Casa Bianca, è il momento di una prima, profonda e radicale, riflessione sugli sviluppi dl conflitto russo-ucraino. In vista di un quasi certo disimpegno statunitense, tutto lascia pensare che gli strateghi anglosassoni vogliano scaricare il conflitto sulle spalle della Germania. La guerra per procura russo-tedesca diverrebbe così una colonna della “nuova” Europa.

Vecchi schemi per nuovi assetti?

All’avvinarsi del secondo anno di guerra russo-ucraina e, sopratutto, in vista di una sempre più probabile rielezione del “russofilo e isolazionista” Donald Trump, è tempo di fare il punto della situazione del conflitto in Ucraina che, lungi dal risolversi nell’immediato, avrà quasi certamente profonde ripercussioni negli anni a venire.

Si cominci col riassumere quanto abbiamo scritto dal settembre 2022 in avanti, da quando, cioè, è emerso chiaramente che, svanito qualsiasi slancio russo, si stesse velocemente scivolando verso una guerra di posizione utile sia al Cremlino sia agli anglosassoni. Qualsiasi disincantato osservatore di cose militari poteva infatti notare come il dispositivo militare russo fosse del tutto privo di quella forza per raggiungere una rapida e schiacciante vittoria tattica sul terreno, da trasformare in vittoria strategica (la capitolazione del regime di Kiev o perlomeno l’accettazione di una buona parte delle richieste russe). Era chiaro che si stesse andando verso un logorante conflitto sul corso basso del Dniepr utile a tutti: Putin poteva vantare di aver conquistato il ponte terrestre con la Crimea ed il Mar di Azov e gli anglosassoni potevano mantenere l’Europa in uno stato di guerra a tempo indefinito. È passato più di un anno dalle nostre analisi ed i fatti hanno pienamente confermato quanto scrivemmo: le due parti sono ancora inchiodate nel sud-est dell’Ucraina, l’Europa è sempre in guerra e il bollettino dei morti corre senza sosta (considerando validi solo il 10% delle perdite calcolate dagli americani, si arriva per i russi alla cifra monstre di 31.800 morti o feriti).

Perché mantenere il conflitto a bagnomaria sino al 2024? Perché, come abbiamo sempre scritto nelle nostre analisi, la guerra degli anglosassoni all’Eurasia (è un’unica grande equazione che comincia a Tokyo e finisce a Lisbona) si avvale, come sempre, dell’alternanza dei partiti tipica dei regimi oligarchici anglosassoni. Portando al potere ora quello, ora quell’altro partito, si sposta il focus militare da questo a quel nemico, si stipulano paci, si iniziano nuove guerre e così via. In particolare, era evidente fin da subito che gli anglosassoni puntassero sulla rielezione di Donald Trump per “chiudere” il fronte con la Russia, per spostare l’attenzione altrove: Iran e/o Cina.

Fin qui, abbiamo solo riassunto quanto già detto. Nostra intenzione, però, è arricchire e spingere oltre l’analisi, basandoci in parte sugli sviluppi di questi ultimi mesi e in parte, e forse sopratutto, sui classici schemi della geopolitica che sono applicati con costanza dagli strateghi anglo-ebraici. Si parta da alcuni elementi attinenti agli USA: l’intesa tra Trump e Putin, la volontà dei repubblicani americani di disimpegnarsi dal conflitto ucraino, l’idea più volte ventilata di Trump di uscire dalla NATO, idea che riceverebbe un forte impulso in caso di default del Tesoro americano. Si sommino altri elementi attinenti l’Europa: la volontà anglosassone di tenere costantemente separate Germania e Russia (vedesi la distruzione fisica dei gasdotti marini), la costante volontà di contenere/indebolire la Germania (allineata con la Cina su molti fronti), la piaga apertasi in Europa orientale dopo la guerra russo-ucraina e la sua permanente infezione. Si considerino, infine, gli sviluppi di questi ultimi tre mesi: di fronte allo scemare dell’impegno finanziario e militare degli USA, dove sta crescendo l’opposizione repubblicana a Joe Biden, la Germania sta aumentando gli aiuti verso Kiev, colmando in parte i vuoti lasciati dagli USA (già nel corso del 2024 gli auti tedeschi raddopieranno, toccando gli 8 mld di euro).

Ci sono elementi a sufficienza per immaginare quale possa essere la strategia anglosassone nei mesi/anni a venire: sfilarsi dal conflitto ucraino in nome di neo-isolazionismo e della “rinnovata” intesa tra Washington e Mosca, per scaricarlo sulle spalle di Berlino, che diverrebbe così la “garante” dello spazio europeo ad ovest delle frontiere russe e si ritroverebbe nuovamente impelagata, con grande gioia degli strateghi anglosassoni, in una guerra (al momento per procura) con la Russia. La Germania, e non certamente la Polonia, è infatti l’unico Paese che abbia il potenziale economico ed industriale per tenere in piedi l’Ucraina in vista di un lungo conflitto con la Russia. Ci spingiamo oltre, ma ormai la cronaca quotidiana ce lo consente: una guerra per procura russo-tedesca sarebbe “perfetta” se completata da una possibile, e ormai sempre più probabile, vittoria dei “nazionalisti” francesi come Marine Le Pen o Eric Zmmour, entrambi schierati su posizioni filo-trumpiane e filo-putiniane (e, perciò, filo-israeliane): il radicale spostamento a destra della Francia completerebbe l’accerchiamento della Germania, che si troverebbe così impelagata in un doppio fronte di tensioni politiche e militari: quello con Mosca e quello con Parigi, “alleate” nel contenimento della Germania.

Quanto detto potrà sembrare inverosimile a molti, ma si tratta di una semplice proiezione di alcune dinamiche ben visibili già in atto e, soprattutto, si basa sui fondamentali della geopolitica classica.