La Russia dopo la nuova “Tsushima”

A meno che Mosca non adotti una drastica ed improbabile revisione della sua strategia, la guerra in Ucraina è inesorabilmente persa, grazie al decisivo “contributo” di Vladimir Putin. Bisogna dunque analizzare come cambierà l’assetto euroasiatico dopo la sconfitta russa: tutto lascia supporre che gli anglosassoni vogliano reindirizzare il dinamismo russo dall’Est europeo all’Asia centrale, così da rompere l’asse russo-cinese. I parallelismi con l’impero russo ed il Reich tedesco del 1905.

La nuova Tsushima per “capovolgere” l’espansionismo russo

Un approfondito studio della geopolitica di inizio Novecento, quando le grandi ferrovie continentali iniziarono a coprire l’Eurasia e Mackinder scrisse il suo celebre lavoro del 1904, risulta estremamente utile per capire quanto sta avvenendo e, probabilmente avverrà, nella cosiddetta Isola Mondo nei prossimi anni. Analizzare le strategie usate in passato dalle potenze marittime anglosassoni per scongiurare il temutissimo “blocco continentale” ed assicurarsi la vittoria delle due guerre mondiali, cui sta ormai subentrando la terza, consente di azzardare alcune ipotesi su basi fondate.

Mentre tutti gli occhi sono puntati sul Donbass e sale la tensione attorno a Taiwan e nelle acque del Pacifico (dove si decideranno i destini del XXI secolo), è opportuno fare un salto indietro di un secolo abbandonante, rispolverando una battaglia navale e sopratutto una combinazione geopolitica che pochissimi, oggi, ricordano: la battaglia navale di Tsushima del 1905 e l’allora possibile alleanza tra l’impero zarista (la Russia di oggi) ed il Reich tedesco (la Cina di oggi).

Saremo precisi, ma anche snelli nell’esposizione dei fatti, cosicché si possano bene afferrare le analogie col presente. Correva l’anno 1905 ed il Reich tedesco, forte di un’economia tecnologicamente all’avanguardia, di una flotta sempre più forte e di una rete ferroviaria che stava per raggiungere il Golfo persico (Bagdadbahn), appariva agli angloamericani come la minaccia n.1, la moderna Cina. Il kaiser Guglielmo II, descritto dalla storiografia come un militarista goffo ed impulsivo, era tutt’altro che sprovveduto: nella sua mente aveva concepito un’alleanza che avrebbe assicurato alla Germania l’egemonia mondiale e scongiurato il “secolo americano”. Lui, Guglielmo II, sarebbe diventato il padrone dell’Atlantico, mentre Nicola II, lo zar delle Russie, sarebbe diventato il padrone del Pacifico. L’Eurasia, in sostanza, avrebbe diretto tutto il suo dinamismo verso gli Oceani, contro gli anglosassoni.

Erano i tempi, bisogna ricordarlo, in cui la Russia stava terminando la Transiberiana (ahinoi, sono ad singolo binario, fino ai primi anni ‘30!) e premeva verso la Manciuria, Porth Arthur, Vladivostock e la Corea. La combinazione tra Germania e Russia era quindi perfetta: Berlino spingeva ad ovest e San Pietroburgo spingeva ad est. Come scongiurare l’alleanza russo-tedesca? Come impedire che i due giganti continentali allestissero due flotte così potenti da sconfiggere l’Inghilterra ed uccidere sul nascere la superpotenza americana? Molto semplice, fermando il dinamismo della Russia verso Est e indirizzandolo, nuovamente, verso ovest, ossia contro la Germania.

Erano gli anni, infatti, in cui gli angloamericani, dopo aver allevato la “rivoluzione Meiji”, si erano creati un efficiente ed agguerrito vassallo in Estremo Oriente: il Giappone. Prima che le ferrovie russe dirette verso la Corea fossero completate, gli angloamericani innescarono quella è nota come la “guerra russo-giapponese” del 1905. Tokyo (Kiev, mutatis mutandis), generosamente finanziata ed armata dagli anglosassoni, riportò una netta ed inaspettata vittoria sulla Russia, che aveva allora difficoltà a riversare il suo potenziale militare ed umano in Asia orientale. Celebre è la battaglia di Tsushima del 1905, in cui la flotta nipponica distrusse quella russa, che aveva dovuto circumnavigare l’Europa e l’Africa prima di raggiungere il teatro delle operazioni.

A noi preme sopratutto evidenziare gli effetti geopolitici dell’avvenimento. La sconfitta russa del 1905 scosse innanzitutto alle fondamenta la Russia (rivoluzione di San Pietroburgo e sanguinose rivolte nel Caucaso) anticipando di circa un decennio quelle dinamiche che sarebbero poi sfociate nel collasso dell’impero russo e nella rivoluzione bolscevica del 1917. Ma, sopratutto, la sconfitta del 1905 mutò il corso del Novecento: dopo aver trovato la strada sbarrata ad Oriente, la Russia tornò infatti ad interessarsi dell’Occidente e, in particolare, a quella polveriera che erano i Balcani, dove tedeschi e slavi erano in frizione per il controllo della regione. Il cambiamento è rapidissimo: se fino al 1905 era possibile un’alleanza russo-tedesca (trattato di Björkö del luglio 1905) solo due anni dopo, nel 1907, la Russia firma il trattato anglo-russo per la ripartizione delle sfere d’influenza tra Londra e San Pietroburgo, completando in questo modo “l’accerchiamento” della Germania da parte degli anglosassoni. Nel 1914 è l’attentato di Sarajevo: si incendiano i Balcani, la Russia collassa, la Germania è sconfitta e gli USA iniziano la scalata all’egemonia mondiale.

Ora, rapidissimo salto agli anni ‘20 del XXI secolo. In questi anni si è parlato (e le nostre analisi trattavano quasi sempre quest’argomento) di alleanza russo-cinese. L’alleanza, dicevamo, era perfettamente complementare ed avrebbe sicuramente assicurato a Mosca e Pechino la vittoria, in quanto metteva gli anglosassoni di fronte al rischio di una guerra su due fronti: la Russia avrebbe premuto verso Ovest e la Cina verso Est. Atlantico e Pacifico. Vittoria finale. Ad essere sinceri, pareva tutto troppo semplice e, infatti, nel corso del settembre 2022 si iniziano a capire molte cose.

Quando invocavamo che Russia e Cina stessero “schiena contro schiena”, davamo infatti per scontato che il dinamismo russo verso Occidente risultasse vincente. In poche parole, davamo per scontato che la Russia vincesse la guerra in Ucraina, riacquistando così una vera dimensione mediterranea, euroasiatica e quindi mondiale. Come scritto molto lucidamente nella nostra ultima analisi, è invece ormai evidente che l’attuale classe dirigente russa, tradendo gli interessi stessi del Paese, stia facendo di tutto per non vincere il conflitto ucraino che, al contrario, si sta trasformando in una vittoria piena delle potenze anglosassoni. Non solo, infatti, gli angloamericani sono riusciti a gettare Germania ed Italia in una severa crisi energetica, ma hanno addirittura eretto un’agguerrita barriera militare che si estende dalla Finlandia (prima neutrale) fino all’Ucraina, passando per la Polonia, baricentro della coalizione anti-russa. Il dinamismo russo verso Occidente, salvo improbabili colpi di scena, è quindi fermato.

Contemporaneamente, gli anglosassoni stanno incendiando (ed è probabile che moltiplicheranno gli sforzi non appena la Russia avrà ufficialmente perso la guerra ucraina) l’Asia centrale. A distanza di pochi giorni dallo sfondamento delle truppe ucraine a Charkov, si è tornato a sparare tra Azerbaigian e Armenia e tra Kirgikistan e Tagiskistan. Tutto lascia supporre, quindi, che le potenze marittime anglosassoni vogliano incendiare a breve quelli che Zbigniew Brzezinski definì nel 1997 “i Balcani mondiali”: una zona di importante strategica non solo per le ricchezze del sottosuolo (uranio, petrolio, gas, oro, minerali vari, cotone, etc.) ma anche per le vie di comunicazione est-ovest. Molte delle ferrovie in uso e progettate dai cinesi all’interno della Nuova Via della Seta passano infatti proprio in questa regione. Nell’Asia centrale, l’influenza militare russa è ancora forte, ma è facile che gli anglosassoni adoperino la prossima sconfitta russa per scardinare tutti gli ultimi “bastioni imperiali” russi rimasti dopo il collasso dell’URSS nel 1991. Dalle guarnigioni militari in Transnistria alle basi militari in Tagikistan passando per gli avamposti in Georgia, tutto subirà gravi ripercussioni dopo la probabile sconfitta russa in Ucraina.

A quel punto, Pechino potrebbe essere tentata/costretta a colmare il vuoto in Asia centrale, entrando in frizione con la Russia che si vede bloccata la strada verso l’Occidente. In sostanza, lo schema del 1905 “invertito”, in quando la moderna Germania è proprio la Cina.

Questa è, quasi certamente, la grande strategia degli anglosassoni per rompere l’alleanza russo-cinese e, si noti, è perfettamente compatibile con quanto scritto nelle nostre precedenti analisi, quando ancora davamo per scontata la vittoria russa in Ucraina: un riavvicinamento tra USA e Russia, cioè, dopo la prossima “guerra civile” americana ed il ritorno al potere di Donald Trump.

Gli eventi sono fluidi. Molto è ancora incerto. Ma tra la polvere del campo di battaglia, si inizia a delineare un nuovo scenario. Più complesso e, perciò, più realistico. Se le sorti del XXI secolo si decideranno nel Pacifico, l’Asia centrale ed i “Balcani mondiali” avranno dunque un ruolo sempre più importante nei meccanismi geopolitici mondiali. Se abbiamo ragione, con la presente analisi, rimaniamo ancora in prima linea.