2024: trumpismi

Un nuovo anno è subentrato ed è tempo di una breve esposizione di ciò che ci attende nei prossimi mesi. La linea di fondo delle nostra analisi, una crescente affermazione internazionale dei “trumpismi” e dei “fascismi”, è pienamente confermata. Allo stesso tempo, crediamo che sia ormai il tempo di demolire la narrazione del “blocco russo-sino-iraniano” contro l’Occidente, introducendo un’analisi più eterodossa, orginale e, ci sia concesso, geopoliticamente più solida e realistica.

Rimescolamento delle carte

Gennaio 2024, un anno è trascorso dalla nostra ultima analisi: molte delle idee ivi contenute hanno trovato conferma nel frattempo, sono maturate dentro di noi e ci consentono, ormai, di formulare un’analisi più disincantata degli avvenimenti in corso, certamente più eterodossa ma, ne siamo convinti, più realistica e in linea con la storia del plurisecolare duello terra-mare da noi ampiamente studiato. Il succo della precedente analisi era che il 2023 sarebbe stato un anno “di transizione”, durante cui i trumpismi/fascisti si sarebbero rafforzati, complice anche il rialzo dei tassi e, conseguente, crisi finanziaria che avrebbe demolito quel che resta dell’ordine liberale.

Il rafforzamento dei trumpismi c’è stato, ed era il nocciolo della nostra analisi, la crisi finanziaria, per il momento,  è stata ritardata. Nonostante nei primi mesi del 2023 siano falliti alcuni importanti istituti bancari statunitensi (First Republic Bank, Signature Bank, etc.), nonostante la svizzera Credit Suisse sia stata assorbita d’urgenza da UBS, nonostante alcuni fallimenti immobiliari abbiano zavorrato i conti economici delle banche occidentali (l’austriaca Signa), nonostante gli USA abbiano flirtato col default, i mercati finanziari hanno continuato a salire. Restano due dati di fatto: la fine di un ciclo politico coincide con la fine del ciclo del debito e la svalutazione, tramite crack, dei mercati finanziari è propedeutica alla formazione di un clima nazionalistico-protezionista che è il viatico alla guerra. Si può quindi che la svalutazione dei mercati finanziari sia una spada di Damocle sopra l’economia mondiale ed attenda solo l’attimo giudicato più opportuno per essere calata.

Nel frattempo, però,  i trumpismi si sono costantemente rafforzati e ci sono pochi dubbi, a nostro giudizio, che le elezioni presidenziali americane del 2024 sanciranno il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, come le elezioni indiane sanciranno la vittoria del nazionalista e filo-israeliano Narendra Modi. Del resto, si tratta di un torrente in piena che avrà ripercussioni profonde in tutto il cosiddetto “Occidente”: il governo francese di Emmanuel Macron si sposta a destra cercando di inseguire il nazionalismo filo-anglosassone, filo-israeliano e filo-russo in ascesa di Marine Le Pen e persino a Berlino si pensa di bandire (inutilmente) l’estrema destra per fermarne l’avanzata.

Una vittoria di Donald Trump sarà solo resa possibile dai media “liberal” e dalle corti di giustizia (il berlusconismo, in questo senso, è stato davvero un laboratorio!), che hanno provvidenzialmente tenuto in vita il magnate edile di New York (moderna Gerusalemme) durante la traversata del deserto della presidenza Biden. Cui prodest? Con quali obiettivi? Sono queste, crediamo, le domande più intelligenti cui si debba oggi rispondere.

Cominciamo col ricordare, come abbiamo profeticamente scritto, che l’alternanza dei partiti gioca un ruolo chiave nel percorso che sta conducendo il sistema internazionale alla guerra. La coppia Biden-conservatori britannici ha esercitato la massima pressione possibile sulla Russia attraverso il conflitto per procura combattuto in Ucraina; la coppia Trump-laburisti britannici (scommettiamo sulla loro prossima vittoria alle elezioni generali britanniche), allevierà la pressione sulla Russia, porterà conforto a Vladimir Putin e a Benjamin Netanyahu (consentendogli di portare avanti indisturbato la sua opera di pulizia etnica a Gaza e in Cisgiordania) e, per contro, sposterà il focus su Iran e Cina.

Già nell’analisi dello scorso anno, evidenziammo come sotto la retorica del blocco russo-cinese diffusa dalla stampa occidentale, ci fosse ben poco: forti, scrivevamo, erano le possibilità che la Russia trovasse un’intesa con gli Stati Uniti a trazione trumpista-nazionalista. Oggi, gennaio 2024, gli USA hanno già sospeso gli aiuti militari all’Ucraina a causa della “paralisi” prodotta al Congresso dallo scontro tra democratici e repubblicani e, a nostro avviso, sono altissime le probabilità che la vittoria di Trump sancisca la fine de facto dell’Alleanza Nord Atlantica. Gli USA, così facendo, lascerebbero spazio libero al dinamismo revisionista di Vladimir Putin in Europa (prossima tappa, Paesi Baltici) per concentrasi militarmente sull’Oceano Pacifico (con annessa propaggine Indiana) in funzione anti-cinese. Domanda: è e sarà interesse della Cina sostenere l’espansionismo russo nell’Europa Orientale che rischia di scardinare del tutto la Nuova Via della Seta e, sopratutto, rischia di mettere in rotta di collisione diretta Russia e Germania, altro grande partner strategico di Pechino? No. Altro quesito: qualora l’espansionismo russo si allargasse, complice anche lo smantellamento della NATO, e la Germania dovesse ereditare la funzione di baluardo di Mosca, la Turchia, che farebbe?

A questo punto, recuperiamo l’ultima cartina geopolitica mondiale che abbiamo disegnato e, subito dopo, ne offriamo una “aggiornata”. Il 2024, crediamo, sarà foriero di grandi cambiamenti e alle alleanze di facciata ne subentreranno progressivamente di nuove, più sostanziali, più in linea con i fondamentali geopolitici consolidati e la storia delle ultime tre guerre egemoniche (1812, 1914 e 1941).