Sul movimento della storia

Si intensificano le tensioni interazionali e, sempre più spesso, si parla della fine dell’era della globalizzazione o di “chiusura di un ciclo”. Pochi, però, ricordano che “il cerchio” si è già chiuso molte nella storia, secondo una dottrina della storia che risale all’antico popolo etrusco.

Cerchio e spirale

Una delle accuse spesso rivolte ad uno storico del calibro di Guicciardini è l’eccessiva attenzione al minuto, al dettaglio, al particolare ed il rifiuto di qualsiasi soluzione organica, la fuga dai grandi orizzonti, la paura per i grandi sistemi che abbracciassero il tutto a discapito del particolare. Secondo molti, fu proprio la capacità di Machiavelli di teorizzare e concepire idee per così dire “assolute”, slegate dal contingente, a garantirne il maggiore successo. Non ci sono dubbi che lo studio della storia serva soltanto se in grado di fornire strumenti per interpretare il presente e prevedere il futuro: anche la teoria più arrischiata sarà quindi da preferire alla pedante e meccanica esposizione dei fatti.

Col nostro eccellente lavoro dedicato al conflitto tra terra e mare, iniziato quando era ormai evidente che il sistema internazionale si stesse dirigendo verso l’ennesimo conflitto tra potenze continentali e marittime, abbiamo voluto riproporre ed approfondire una chiave di lettura della storia che affonda le sue origini nell’Antico Testamento e si è evoluta nei secoli fino ai lavori di famosi geopolitici come Mackinder e Spykman. Avendo profuso tante energie alla descrizione dello “spazio”, è giusto perlomeno dedicare almeno un articolo alla dimensione “tempo”, prima che l’acuirsi delle crisi internazionali tolga qualsiasi risorsa da dedicare alle teorie e finisca col ridurre tutto all’analisi dell’emergenza contingente.

Dal 2020 in avanti, si è ormai diffusa, anche a livello di grandi media, la convinzione che il sistema internazionale sia giunto alla fine di un “ciclo”, chiudendo l’era della globalizzazione, avviata dopo il 1945 ed esplosa dopo il 1991, che aveva disseminato le catene di produzione in giro per il mondo e consentito a centinaia di milioni di persone di viaggiare per il mondo con i voli “low cost”. Il termine ciclo, però, è spesso utilizzato senza conoscerne l’etimologia: κύκλος, che in greco significa letteralmente cerchio o giro. Dire, quindi, che si sta chiudendo “un cerchio”, anziché un ciclo, comporterebbe una serie di interrogativi: se il cerchio sta per chiudersi, si torna al punto di partenza? E quante volte, prima del 2022, questo cerchio ha compiuto il suo percorso?

Chi avesse una conoscenza della storia un po’ approfondita, potrebbe dire che questo cerchio si è già chiuso almeno due volte: molti, infatti, hanno già notato il parallelismo tra l’attuale globalizzazione, incentrata sulla Cina, e quella del 1870-1914, incentrata sulla Germania: in entrambi i casi, il dominio delle potenze marittime anglosassoni era insidiato da una grande potenza manifatturiera euroasiatica che traeva beneficio dal commercio mondiale. In entrambi casi, le potenze anglosassoni prima distrussero la globalizzazione e poi trascinarono il sistema internazionale verso la guerra, utilizzando i casus belli più comodi. Spingendo lo sguardo più indietro, è però facile intuire che questo “cerchio” si sia chiuso più e più volte nella storia, consentendo di formulare l’ipotesi che questa si muova circolarmente. Più e più storici hanno già formulato questa teoria: il più delle volte, però, il concetto è stato solo accennato, quasi come se fosse un mistero cui si arriva dopo una lingua iniziazione. Una verità molto semplice, troppo semplice, però, per essere afferrata e metabolizzata dai profani.

Il primo, nell’età contemporanea, a formulare il movimento circolare della storia fu certamente Giambattista Vico (1668-1744) che, nella sua Scienza Nuova, ipotizzò l’eterno susseguirsi di monarchia-democrazia-oclocrazia e, infine, dittatura, immaginando un continuo passaggio del potere dai singoli alle masse e, infine, di nuovo ai singoli. E dopo Vico, fu la volta di Hegel, di Nietzsche, di Toynbee, di Spengler fino a lavori più recenti, spesso di provenienza anglosassone, come “The Coming Caesars” di Amaury De Riencourt e “The Fourth Turning: An American Prophecy” di Howe e Strauss.

In realtà, si può dire che la stessa teoria della ciclicità della storia segua un movimento circolare: appare, per poi essere dimenticata e, infine, apparire di nuovo. La nostra sensazione, tutta da verificare, è che appaia nei momenti di crisi e di forte cambiamento, per poi essere dimenticata nei momenti di ricchezza e benessere e, infine, comparire di nuovo. Già nell’epoca antica, infatti, la teoria della ciclicità della storia era ben radicata. Un nome per tutti: Esiodo, 700 avanti Cristo, che formulò la famosa idea dell’alternanza dell’epoca dell’oro, dell’argento, del bronzo e, infine, del ferro. Mentre Esiodo scriveva le sue opere, in Italia, stava per giungere lo zenith della potenza la civiltà degli Etruschi, che estendevano il loro dominio da Mantova sino a Roma. Il popolo etrusco ci torna, in questa sede, particolarmente utile, perché fu proprio questa nazione, nota ai “materialisti” romani per la sua raffinatezza spirituale e le sue capacità divinatorie (“etruscorum disciplina”), a formulare il concetto di “saeculum”, inteso come il lasso di tempo che intercorre tra l’inizio di un ciclo e l’altro. La storia, secondo gli etruschi, è l’alternanza di una serie di cicli pari o superiori alla vita di un uomo e consente, quindi, di individuare facili parallelismi tra il passato, il presente ed il futuro: la tomba François a Vulci è la rappresentazione grafica di questa teoria etrusca dei “saecula”, poi ricondotti dai “materialisti” romani alla cifra standard di 100 anni. Eppure, ancora oggi, il termini “secolo” è impiegato per definire il dispiegarsi di un ciclo, senza alcun preciso riferimento al numero cento: ne è un esempio lo storico anglo-ebraico Eric Hobsbawm, che introdusse il concetto di “secolo lungo” (1789-1914) e “secolo breve” (1914-1991).

Analizzando gli ultimi 400 anni, periodo in cui il potere si è progressivamente spostato dall’Eurasia alle isole periferiche, grazie all’affermarsi del “capitalismo” e della “modernità” prima olandesi, poi britannici ed, infine, americani (gli ultimi 400 anni, in sostanza, in cui la finanza ebraica ha progressivamente esteso il suo raggio d’azione ed il conflitto terra-mare ha assunto dimensioni mondiali), emerge chiaramente come la storia sia il susseguirsi di una serie di “saecula”, la cui durata varia tra gli 80 ed i 100 anni. Ogni “saeculum” inizia con un’economia in espansione, una chiara distinzione tra potenze dominanti e dominate, una cultura classicheggiante e società coese e termina con economia in dissesto, un sistema internazionale sfilacciato e conteso tra potenze vecchie ed emergenti, una cultura eclettica e società fortemente divise e polarizzate su idee opposte. A quel punto, interviene una “guerra egemonica” che ristabilisce l’ordine internazionale, stabilendo vinti e vincitori, e “purifica” società, cultura, mode e idee, stabilendo pochi pilastri su cui si regge tutto. E così via.

Il primo saeculum si può far iniziare con la guerra anglo-spagnola del 1585-1604, raggiunge il culmine a metà ‘600 con lo zenith della potenza olandese e termina con la guerra di successione spagnola (1701-1714), con cui la Francia dei Borbone tenta l’assalto al potere mondiale. Il secondo saeculum culmina all’incirca a metà settecento con la vittoria riportata dall’Inghilterra nella Guerra dei Sette anni, entra nella fase di bassa con la Rivoluzione francese e raggiunge il nadir con le guerra napoleoniche, con cui l’Inghilterra liquida definitivamente le potenze di Francia e Spagna. Il terzo saeculum raggiunge lo zenith attorno al 1870 con l’apogeo dell’impero britannico e la prima globalizzazione che abbraccia ogni angolo del globo, consentendo una libertà di movimento a capitali e persone impensabile anche negli anni ‘90 del Novecento. La gestazione del quarto saeculum è particolarmente lunga e richiede circa un trentennio: le due guerre mondiali, che in realtà sono solo una: liquidazione della Germania, occupazione statunitense di Italia e Giappone, estensione del comunismo a tutto la massa continentale euroasiatica (Cina e Russia). Il quarto saeculum delle potenze anglosassoni tocca lo zenith nel 1991, col collasso dell’URSS e l’avvento del mondo unipolare a guida statunitense (pax americana). Ma è un’estate che ha breve durata e, già nel 2001, si respira aria di autunno (scoppio della bolla dot.com e attentato alle Torri Gemelle) e, con la crisi dei mutui subprime del 2008, è già novembre inoltrato. Con l’inizio della pandemia, l’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021, la guerra russo-ucraina del febbraio 2022, la minaccia incombente di una crisi finanziaria maggiore (default degli USA e sopratutto dell’Italia) e lo spettro di una nuova guerra civile americana, è ormai inverno, che raggiungerà quasi certamente il massimo del rigore attorno al 2025, con la guerra nel Pacifico tra Cina e potenze anglosassoni.

Il grafico da noi presentato è bidimensionale. Ma, per afferrare l’essenza della storia, deve essere in realtà immaginato come tridimensionale. In tal modo, si potrebbe cogliere la vera natura dei cicli. La sezione diverrebbe una spirale ritmicamente scandita dalle guerre egemoniche: circolarità, quindi, ma anche sviluppo in profondità, come dimostrato dalla natura simile eppure anche differente dei diversi “saeculum”: conflitti via via sempre più ampi estesi, che dal canale della Manica finiscono coll’abbracciare tutti gli oceani ed ogni parte del globo.

La circolarità consente di comprendere dove e come evolveranno economia, commercio, cultura, estetica, filosofia, società, moda, etc. ma la profondità della spirale ci ricorda che la circolarità si ripete in contesti e situazioni sempre nuovi.

Un ultimo quesito è doveroso: l’andamento di questi “saeculum” in che proporzione è naturale e in quale proporzione è artificiale? La convinzione di chi scrive è che l’andamento circolare dalla storia sia naturale e affondi la sua origine nella natura stessa delle cose ma, allo stesso tempo, che tale circolarità sia ormai deliberatamente “forzata” da più secoli. Per essere più concreti, da nessuna parte era scritto che i sostenitori di Donald Trump dovessero assaltare Capitol Hill nel gennaio 2021 o gli USA flirtare pericolosamente col default nella primavera del 2023. In ogni caso, la spirale dei seacula avanza inesorabile e tutto, ormai, consiglia di approntare pesanti corazze e blindature in vista dei prossimi eventi.