Disastro Minniti-Gentiloni in Libia: una politica estera allo sbando

Ma per l’Italia è preferibile un governo nel pieno dei poteri o il vuoto istituzionale? A giudicare dai primi passi in politica estera del governo Gentiloni, sembrerebbe più conveniente un esecutivo vacante: i danni inflitti al Paese sarebbero minori. Tipico è il caso della Libia, dove il “governo-fotocopia” di Matteo Renzi, indissolubilmente legato all’era di Barack Obama ed incapace di adeguarsi ai mutamenti in corso, si ostina ad appoggiare l’effimero governo d’unità nazionale di Faiez Al-Serraj, un fantoccio angloamericano che controlla a stento qualche palazzo di Tripoli. L’insediamento di Trump, isolazionista ed interessato a trovare un modus vivendi con la Russia, spianerà al generale Khalifa Haftar che, sostenuto da Mosca e dal Cairo, si candida a diventare il nuovo dominus della Libia, relegando così ai margini l’Italia.

Che tempismo, ministro Minniti!

Il 2017, come abbiamo recentemente detto, si profila come un “anno di frattura”, durante cui il vecchio ordine mondiale a guida angloamericana sarà definitivamente seppellito: ci riserviamo di trattate l’argomento in un’analisi ad hoc, ma possiamo anticipare che difficilmente l’Italia sarà un protagonista attivo del 2017. Potrebbe esserlo solo incidentalmente, se le condizioni finanziarie peggiorassero a tal punto da portare al collasso l’industria bancaria italiana o le casse dello Stato: diversamente sarà un soggetto passivo, che subirà (ed incasserà) gli avvenimenti esterni.

Sono due i principali motivi del triste destino italiano: uno sostanziale ed uno accidentale. Quello sostanziale è che l’ossatura istituzionale della Repubblica Italiana è un prodotto dell’ordine mondiale oggi in dissoluzione; quello accidentale è che fino al 2018 sarà insediato un esecutivo maturato sotto l’amministrazione di Barack Obama, incapace di adattarsi alle novità apportate da Donald Trump.

Il governo “fotocopia” di Matteo Renzi, da noi etichettato non a caso come la “Salò della Seconda Repubblica, è l’estremo arroccamento di un establishment ormai esausto ed esautorato, destinato a muoversi meccanicamente secondo le vecchie logiche, fino al collasso definitivo.In questa fase sarebbe persino più conveniente per l’Italia un esecutivo vacante, piuttosto che il governo Gentiloni: i danni sarebbero minori, perché si eviterebbe almeno al Paese di andare “controcorrente”, di agire cioè come se il mondo fosse fermo a due o tre anni fa. Emblematico è, a questo proposito, il caso della Libia, dove le prime mosse del premier Gentiloni e del ministro degli Interni, Marco Miniti, (il Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, è assente giustificato) hanno fatto rimpiangere un sano vuoto di potere: meglio l’inazione che l’autolesionismo.

All’ex-colonia italiana ed alla scientifica opera di destabilizzazione cui è stata sottoposta, abbiamo dedicato già diversi articoli: si comincia nel 2011 con l’infame cambio di regime condotto da Washington, Londra e Parigi ed avvallato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; si prosegue con una serie di attentati ed omicidi mirati nel biennio 2012-2013; si fa il salto di qualità nell’estate 2014 con il golpe islamista (dietro cui si nascondono Stati Uniti, Regno Unito, Turchia e Qatar) che costringe il legittimo governo laico-nazionalista a riparare a Tobruk. Tripoli e la Tripolitania sono così trasformati in feudo anglo-islamista, usato dalla NATO per irrorare l’Europa di clandestini grazie alla complicità del governo Renzi e della Marina Militare Italiana: a partire dal 2014 il flusso migratorio esplode, sino alle cifre record del 2016. Nel 2015, si inocula poi l’ISIS, letteralmente traghettato dalle coste turche a quelle libiche su navi che vengono di tanto in tanto bersagliate dall’aviazione di Tobruk.

L’Italia, insieme alla Francia, rimane fedele in un primo momento fedele al legittimo governo laico rifugiatosi in Cirenaica, governo in cui emerge presto la figura del generale Khalifa Haftar: sin dai tempi di Gamal Nasser ed Enrico Mattei, per Roma è più facile tessere legami con i nazionalisti arabi piuttosto che con la Fratellanza Mussulmana, eterodiretta dagli angloamericani. L’apice di questa fase è toccato nel marzo del 2015, quando il premier Renzi, invitato al vertice di Sharm El Sheik dal presidente egiziano Abd Al-Sisi, afferma1:

“La stabilità dell’Egitto è la nostra stabilità, non soltanto per questa area del mondo. Apprezziamo la leadership e la saggezza di al-Sisi, soprattutto per quanto riguarda la Libia. Rinnovo l’impegno dell’Italia a lavorare con lei per portare avanti una soluzione alla crisi siriana e alla crisi libica”.

L’Italia, estromessa dalla Libia col cambio di regime del 2011, progetta quindi di rientrarci tramite l’Egitto di Al-Sisi, ostile alla Fratellanza e grande sponsor del generale libico Khalifa Haftar. Chiunque conosca un po’ i meccanismi della Repubblica Italiana, sa che la regia di questa politica estera non è da collocarsi a Palazzo Chigi (il premier Renzi, si sa, è “cazzaro” per definizione) ma negli uffici dell’ENI. I progetti di Washington e Londra sono però altri: inoculazione dell’ISIS in Libia così da portare il Paese al collasso e parallela destabilizzazione dell’Egitto, trasformando la penisola del Sinai in un avamposto del terrorismo islamico. Urge quindi richiamare all’ordine la colonia italiana e separarla dal binomio Al-Sisi-Haftar.

Nei primi mesi del 2016 va quindi in onda il dramma di Giulio Regeni, che culmina con il richiamo dell’ambasciatore italiano al Cairo: è la classica operazione sporca gestita dai servizi segreti inglesi. Quasi simultaneamente esce nelle librerie il libro “Lo Stato Parallello” di Andrea Greco e Giuseppe Oddo, due firme del Gruppo l’Espresso che, insieme ad Amnesty International, gioca un ruolo chiave nel campagna per minare i rapporti italo-egiziani: i due giornalisti insinuano che anche il premier Renzi sia rimasto avvinghiato nella pericolosa rete dell’ENI, un vero e proprio “Stato nello Stato”, fuori da qualsiasi controllo (il Parlamento, invece, è manovrato a piacimento dagli angloamericani). Il duplice colpo serve così a riplasmare la politica estera italiana in Libia secondo l’agenda di Washington e Londra.

Al vertice marocchino di Skhirat del 18 dicembre 2015, gli Stati Uniti d’America hanno dato vita al “governo d’unità nazionale” di Faiez al-Serraj, una figura di secondo piano, senza alcun seguito politico o militare in Libia: scopo dell’operazione è innestare sul feudo islamista di Tripoli un esecutivo presentabile, che delegittimi l’unico governo sino a quel momento legittimo, quello esiliato a Tobruk, e favorisca lo smembramento della Libia in due o più entità (Tripolitania, Cirenaica, Fezzani): i nazionalisti-laici di Tobruk, infatti, non hanno alcuna intenzione di sciogliersi nel “governo d’unità nazionale”, privo di qualsiasi autorevolezza (qualcuno ricorderà l’arrivo di Faiez Al-Serraj “via mare”, dato il rifiuto dei miliziani locali2 a concedergli l’aeroporto di Tripoli) e, soprattutto, in completa balia degli islamisti: il “premier” islamista, Khali Ghwell, non ha infatti alcuna intenzione di lasciare la capitale conquistata manu militari nel 2014.

Il governo Renzi quindi, volente o nolente, è costretto a staccarsi da Khalifa Haftar e dell’Egitto per abbracciare la causa (disperata) del presidente Faiez Al-Serraj: il nuovo corso italiano culmina con la decisione di dispiegare 200 paracadutisti della Folgore a Misurata3, un’enclave in mano agli inglesi ed alla Fratellanza Mussulmana.

Si è detto come il generale Khalifa Haftar fosse inizialmente sostenuto da Italia e Francia: Parigi, ovviamente, è molto più coriacea nel difendere i suoi interessi e, alleata del’Egitto, porta avanti la strategia di sostenere il governo nazionalista-laico di Tobruk. Ricondurre la Francia all’ovile richiede un maggiore sforzo: si comincia nel maggio 2016 coll’abbattimento del volo Egyptair sulla tratta Parigi-il Cairo (le autorità egiziane hanno recentemente confermato la presenza di tracce d’esplosivo sui corpi dei passeggeri4) e si termina nel mese di luglio con l’abbattimento di elicottero francese grazie ad un missile terra-aria, schianto in cui muoiono tre membri dei servizi segreti francesi5. Anche l’Eliseo capisce l’antifona ed ai primi di agosto ritira il suo sostegno al generale Haftar: “France withdraws its Haftar-supporting troops Benghazi”.6

Al governo di Tobruk non rimane quindi che rivolgersi all’unica potenza interessata a sradicare l’insurrezione islamista patrocinata dagli angloamericani e a fermare il processo di balcanizzazione del Medio Oriente: la Russia. Non vogliamo vantarci, ma già nell’autunno del 2014, quando molti analisti e commentatori definivano ancora Khalifa Haftar come un “uomo della CIA”, avevamo previsto che le dinamiche in atto avrebbero inevitabilmente spinto, presto o tardi, il governo di Tobruk nella braccia del Cremlino: il processo è stato graduale e solo nel dicembre scorso il generale Haftar ha ricevuto “l’investitura ufficiale” di alleato del Cremlino, con una serie di incontri con i vertici del governo russo. Dopo l’esperienza siriana, ci sono pochi dubbi su come si concretizzerebbe la cooperazione russo-libica: sostegno militare e forse aereo, così da debellare le forze islamiste e riunificare il Paese.

Ora, allarghiamo lo sguardo al contesto internazionale dove, tra pochi giorni, si consumerà il passaggio dalla vecchia alla nuova amministrazione americana. Se le presidenziali dello scorso novembre fossero state vinte da Hillary Clinton, regista del 2011 della destabilizzazione della Libia e grande sponsor della Fratellanza Mussulmana, le speranze di vita del “governo d’unità nazionale” di Faiez Al-Serraj e dei vari gruppi islamisti si sarebbero allungate, anche solo per contenere l’esuberanza di Khalifa Haftar e dei suoi alleati russi: i raid su Sirte della scorsa estate, formalmente contro “l’ISIS”, ebbero infatti il principale scopo di bloccare l’avanzata verso ovest del governo di Tobruk.

Le elezioni, però, sono state vinte dal “populista” Donald Trump, che è allergico alla Fratellanza mussulmana sponsorizzata dal clan Clinton-Obama, ha più volte espresso le simpatie per il presidente egiziano Al-Sisi, è indifferente alle sorti della Libia in quanto isolazionista ed è interessato a buoni rapporti con la Russia: date queste premesse, il premier Faiez Al-Serraj ed il suo effimero governo sono semplicemente spacciati. Dalla sua parte è ancora schierato il Regno Unito che, separato dagli Stati Uniti, è però soltanto una media potenza in decadenza.

Torniamo così all’Italia ed alla disastrosa politica estera del governo Gentiloni.

Qualsiasi esecutivo, dotato di un minimo senso di realpolitik, si sarebbe mosso con i piedi di piombo nel mutato contesto internazionale. L’amministrazione Obama è agli sgoccioli; le quotazioni del generali Khalifa Haftar sono in ascesa da mesi; il “governo d’unita nazionale” è un castello di carte che rischia di cadere al primo colpo d’aria: già lo scorso ottobre, quando l’ex-premier islamista Khali Ghwell si cimentò in un primo “golpe”, è emerso come Faiez Al-Serraj controlli solo qualche edificio di Tripoli e che le milizie siano libere di fare il bello ed il cattivo tempo nella capitale. Insistere nell’appoggio al ridicolo “governo d’unità nazionale”, solo per ingraziarsi l’amministrazione Obama ormai al capolinea, sarebbe stato non solo ridicolo, ma addirittura controproducente per gli interessi italiani.

Il premier Paolo Gentiloni ed il Ministro degli Interni Marco Minniti, due prodotti dell’establishment atlantico uscito clamorosamente sconfitto alle elezioni americane dell’8 novembre, hanno invece la brillante idea di muoversi come se nulla fosse cambiato, col risultato di aumentare esponenzialmente i danni alla già traballante posizione dell’Italia nel Mediterraneo. Gli esiti dell’azione del duo Gentiloni-Minniti sono così catastrofici che, ex-post, c’è da chiedersi se un un sano vuoto di potere a Roma non fosse e non sia preferibile.

Il 9 gennaio il Ministro degli Interni, Marco Minniti, il discepolo di Cossiga che da anni sguazza nella melma dei servizi angloamericani, vola a Tripoli per incontrare il premier Faiez Al-Serraj, ribadendo così l’appoggio italiano al suo ridicolo “governo d’unità nazionale”. Non pago, Minniti avvalla in contemporanea la riapertura del’ambasciata italiana a Tripoli, chiusa dal 2015: “Libia, riapre l’ambasciata italiana a Tripoli” scrive la Repubblica, che etichetta la mossa di Minitti come “una scommessa rischiosa”7.

Il termine più adatto non è però “rischiosa”, ma semplicemente “idiota”: il governo Gentiloni, del tutto incapace di comprendere i mutamenti internazionali in atto, aumenta le puntante in Libia e lo fa scommettendo tutto il capitale politico italiano sulla fazione politicamente più debole, coll’effetto collaterale, tutt’altro che secondario, di alienarsi le simpatie del governo di Tobruk e di Khalifa Haftar, sempre più forti dopo il sostegno russo e la vittoria di Donald Trump.

Già nell’intervista del 2 gennaio al Corriere della Sera, intervista dall’emblematico titolo “L’Italia in Libia si è schierata dalla parte sbagliata”8, il generale Haftar aveva messo in guardia il governo italiano dall’avventurarsi in azzardate imprese che ne compromettessero la posizione:

“Purtroppo sino a ora il governo di Roma ha scelto di aiutare soltanto l’altra parte della Libia. Avete mandato 250 uomini tra soldati e personale medico per gestire l’ospedale di Misurata. A noi nulla. (…) Non abbiamo apprezzato il discorso di fine d’anno del vostro capo di Stato maggiore in visita a Misurata (….) Consiglierei ai Paesi stranieri e al vostro di non interferire nei nostri affari interni. Lasciate che siano i libici a occuparsi della Libia”.

Se Gentiloni e Minniti avessero ascoltato quelle parole, avrebbero evitato di trascinare l’Italia in drammatico pantano diplomatico e politico, compromettendone ulteriormente la già debole posizione in Libia: a distanza di una decina di giorni, il 12 gennaio, si ha infatti l’ennesima prova che il cavallo su cui Roma ha deciso di puntare è zoppo, mentre quelle concorrente, non solo acquista sempre più slancio, ma diventa, man mano che si rafforza, sempre più ostile alle ingerenze italiane a sostegno della parte avversaria.

Il 12 gennaio, l’ex-premier islamista Khali Ghwell si lancia infatti in un secondo golpe a Tripoli, dopo quello di ottobre: stabilire se sia un successo o meno è superfluo, perché un colpo di Stato presuppone un ordine da sovvertire che nella capitale libica semplicemente non c’è. Gli islamisti occupano tre edifici governativi vuoti e non funzionanti, specchio di un “governo d’unità nazionale” che esiste solo sulla carta e di un effimero premier, Faiez Al-Serraj, che controlla a malapena qualche palazzo.

Quasi in simultaneamente esce la notizia che il giorno prima, l’11 gennaio, il generale Khalifa Haftar è stato ricevuto sulla portaerei russa Ammiraglio Kuznetsov di ritorno dalla spedizione militare in Siria9, dove, accompagnato dai capi dell’aviazione e dell’esercito di Tobruk, si è collegato in video-conferenza con il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu. L’episodio ha una forte valenza politica ed evidenzia come Mosca stia sondando il terreno per avviare anche in Libia un’operazione bellica simile a quella intrapresa a sostegno di Bashar Assad, operazione con cui il Cremlino aggiungerebbe anche l’ex-colonia italiana al paniere degli Stati arabi filorussi.

Non solo. Il governo di Tobruk, forte dell’appoggio della Russia, dell’Egitto, delle maggiori tribù libiche e del controllo dei principali campi petroliferi, è sempre più insofferente delle ingerenze italiane a sostegno del governo di Faiez Al-Serraj: il 13 gennaio, l’esecutivo nazionalista-laico emette infatti una nota ufficiale per protestare contro la riapertura dell’ambasciata italiana a Tripoli ed il sostegno militare alle milizie islamiste di Misurata. “Libia: Tobruk contro ambasciata italiana, è occupazione. Roma, crea tensione” scrive l’Ansa.

Nelle prossime settimane o, forse addirittura nei prossimi giorni, è probabile che il generale Khalifa Haftar, contando sull’appoggio militare di Mosca e sul disinteresse dell’amministrazione Trump per il Paese africano, lanci un’operazione per riunificare la Libia e ristabilire un ordine economico e sociale.

Grazie a Paolo Gentiloni e Marco Minniti, l’Italia è incredibilmente posizionata a fianco delle fazioni più deboli e compromesse, il ridicolo “governo d’unità nazionale” e le milizie islamiste foraggiate dagli angloamericani, entrambi destinati ad essere spazzati via dall’Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar: l’esito è potenzialmente catastrofico per gli interessi italiani in Libia ed in Nord Africa.

Avere un buon governo è pressoché impossibile nell’Italia del 2017. Non averne nessuno è invece possibile e, considerata la disastrosa politica estera dei governi Renzi e Gentiloni, è forse anche auspicabile.

admiral

1http://www.repubblica.it/politica/2015/03/13/news/renzi_egitto-109462988/

2http://www.huffingtonpost.it/2016/03/30/libia-fayez-al-sarraj-arrivato-a-tripoli_n_9572356.html

3http://www.repubblica.it/esteri/2016/09/13/news/i_droni_dell_aeronautica_con_i_200_para_a_misurata_pinotti_obbligo_morale_ci_hanno_chiesto_aiuto_-147661763/

4http://www.repubblica.it/esteri/2016/12/15/news/egypt_air_parig-cairo_precipitato_il_19_maggio_tracce_di_esplosivo_sui_corpi_dei_passeggeri-154168941/

5http://www.bbc.com/news/world-africa-36843186

6https://www.libyaobserver.ly/news/france-withdraws-its-haftar-supporting-troops-benghazi

7http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/09/news/libia_ambasciata-155716111/

8http://www.corriere.it/esteri/17_gennaio_02/generale-haftar-l-italia-libia-si-schierata-parte-sbagliata-dcdd026c-d122-11e6-bd06-82890b12aab1.shtml

9http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/12/news/libia_generale_haftar_su_portaerei_russa-155890038/

39 Risposte a “Disastro Minniti-Gentiloni in Libia: una politica estera allo sbando”

  1. ‘La portaerei adesso subirà prolungati lavori di ammodernamento, che dureranno anni’, fece dire Volodia ai suoi trionfante ad Aleppo. E invece gli aerei progettati dai geni allievi di Sukhoi sono ormai dominatori del Mediterraneo. Tacito è genio purissimo. Persino militare. Lei converrà dunque che come ad Aleppo schiereranno rapidi il sistema antiaereo inventato da un altro dei loro geni matematici. A quel punto, per gli aerei di Zurigo non resterà che fare qualche evoluzione nel vostro Meridione. Lei inoltre conosce certamente la qualità insuperabile del greggio cirenaico. Già noto a voi ex Romani. Analoga quella del gas sovrastante. E d’altra parte, l’Africa convertitasi non ha forse bisogno della protezione di Roma? Quella di Zurigo, col folle cambio fisso delle loro monete all” ‘euro’, li ha perduti demonetizzandoli e riversati a milioni proprio dove aveva prescritto il folle conte svizzero dal nome impronunciabile pure per noi tedeschi – cui lei Tacito dedicò memorabile una sua historia. E invece ecco le Russie. Lì dove i Romanov lo avevano promesso al Borbone di Napoli, affrettando e la caduta. Dove fuggire? Di nuovo in Sudamerica?

    1. Di nuovo in Sudamerica? beh il brasile è di nuovo “accogliente” seppur non più possibile il lucroso “traffico” di allora 😈

      In realta’ caro willy i tempi di quanto descrivi sono ancora lontani, pero’ ammetto che lo sviluppo sia già notevole, tanto notevole che non ci avrei mai scommesso un centesimo.

  2. .In questa fase sarebbe persino più conveniente per l’Italia un esecutivo vacante
    la spagna va avanti così da un sacco di tempo , ordinaria amministrazione ( altrimenti salta la U€ ) e nessuno che vada a prendere ordini a berlino… 😎

  3. otto anni di politica obamiana di ispirazione brzezinskiana (utilizzo del fantoccio islamico in chiave antirussa e antisovranista) per arrivare alla situazione attuale: rafforzamento della Russia nel Mediterraneo, calo drastico della poporarità degli yankee (malgrado il bombardamento propagandistico cinematografico e mediatico e le coorti di giornalisti schierate a difesa della cittadella governata dai vampiri) e prospettive di marginalizzazione del ruolo degli USA nel Mediterraneo.
    Sembra che al Dipartimento di Stato ci abbiano messo gli sceneggiatori della 20th Century Fox.
    In effetti l’italietta non riesce nemmeno a portare avanti una squallida politica attendista di capire chi uscirà vincente per poi schierarsi con lui. Chissà quali sono le cause di questo degrado antropologico.
    Credi che l’evolversi della situazione possa portare a un rotolamento di capocce nella terra dei cachi?

    1. L’establishment italiano è un caco maturo… presto si staccherà dal ramo e cadrà sull’asfalto…

      1. Pienamente d’accordo con Dezzani sullo stato attuale della classe politica italiana. Quel che mi preoccupa è che non vedo nessuno in grado di subentrare e far riprendere l’Italia. Come avevo già scritto tempo fa, Salvini e la Meloni proprio non mi convincono, anzi… Vedremo nuove facce in politica? O c’è il rischio di guerra civile o sommosse in Italia, dato l’ammassamento di migranti, la disoccupazione giohttp://www.maurizioblondet.it/tutte-le-portaerei-usa-cantiere-renderle-invulnerabili/vanile alle stelle, gli indebitamenti e i fallimenti delle piccole aziende, etc., etc.?
        Aggiungendo un commento all’articolo precedente – parlo da capra in economia, quindi qui serve il parere dell’esperto: Dezzani – stavo monitorando il prezzo dell’oro e, dopo una discesa cominciata ad inizio Novembre scorso (calando fino a 1130$/oncia), l’oro ha ripreso negli ultimi giorni a salire, per chiudere ieri vicinissimo ai 1200$/oncia. Il giorno dopo la Brexit aveva sfondato i 1300$.
        Questa risalita del prezzo dell’oro (e la stessa cosa sta facendo l’argento) è sempre legata ai timori che la pentola bolle? Infine, che previsioni si potrebbero fare sul prezzo dell’oro in caso di una tempesta finanziaria? È possibile anche una impennata fino ai 10000$/oncia o è inverosimile? Oltre ad oro e argento, che investimenti consiglierebbe Dezzani?
        Grazie in anticipo, saluti.

        1. Ciao Federico. Ottima ricostruzione.
          Ma, da complottista qual sono, non ci vedo chiaro.
          I nostri Governanti attuali sono troppo imbecilli, al di là di qualunque immaginazione.
          Ora, poichè il Gentiloni è stato Ministro degli ESTERI, qualcosa gli avranno insegnato, mentre era lì.
          Ed io penso, che quello che gli hanno chiesto, è DANNEGGIARE ENI. Il caso Regeni è imperniato su questo obiettivo.
          Perchè, nel prossimo buco dell’Italia, dover mollare un 25% di ENi, tenendo in mano solo il 5%, sarebbe un bellissimo colpo “alla PRODI”. Cioè il classico svendi il portafoglio, perchè ne abbiamo voglia. E, tenendo il 5%, avremmo la pezza di fico che non è successo nulla, tranne aver perso il miglior pezzo della argenteria.
          Perciò, se dobbiamo cedere quote di ENi, per salvare Euro o debito pubblico, vogliamo farlo come Governanti, alla PEGGIORE CONDIZIONE possibile, perchè altrimenti le TANGENTI (magari solo politiche, sempre alla Prodi, che è diventato Presidente della Unione Europea, grazie ai suoi signorsì, ) sono basse.
          Se invece, Gentiloni riesce a liberarsi dell’ENI al prezzo dei 10 Euro, anziche i 25 che vale, può diventare Presidente dell’ONU, o del FMI.
          Quindi, io credo che Questa sia una POLITICA APPOSITAMENTE FATTA CONTRO ENI ed ITALIA.
          Ciao.

      2. A caco caduto, che succederà? Spetterà alla Cina il controllo dell’italica penisola o sarà ripartita secondo gli storici venti?

        1. gli occhi della cina sul mediterraneo e’ una interessante ipotesi che trova riscontro in già plurimi insediamenti navali cinesi di tipo mercantile ( pireo, port said napoli) ma anche militare ( mers el kebir in algeria e,pare, tartus siria).

  4. Pubblico anche qui il mio commento:

    Scrive Paul Craig Roberts : “Secondo quanto mi è stato detto da ex (?) ufficiali dei servizi segreti, le portaerei sono in rada perché i cavi di rame devono essere sostituiti con fibre ottiche. A quanto pare, i russi hanno la capacità di spegnere i sistemi operativi delle nostre navi e aerei che sono cablate il rame. La conferma di questa affermazione è arrivata quando una nave militare, inviata da Washington per impressionare la base navale russa in Crimea, si è vista bloccare tutti i suoi sistemi operativi dopo il sorvolo di un jet russo. Secondo un altro rapporto, due jet a reazione USA sono stati mandati da Israele per dare un esempio di violazione dello spazio aereo controllato della Russia in Siria. I russi hanno chiesto agli israeliani di allontanarsi da quello spazio aereo e, quando gli israeliani non hanno obbedito, hanno bloccato il sistema di controllo radio e militare dell’aereo.

    Secondo quanto mi è stato riferito i russi hanno scoperto che il cablaggio fato con il rame permette loro di bloccare i sistemi operativi USA, usando certe frequenze radar dei loro sistemi di controllo aereo.”

    http://comedonchisciotte.org/dieci-portaerei-tutte-in-fila/

    http://www.informationclearinghouse.info/46212.htm

    Parere personale: per un ammodernamento del genere su 10 portaerei (peraltro mezzi ormai obsoleti oggi) ci vorrebbero, nella migliore delle ipotesi, mesi se non anni. Lo Stato Profondo invece ha fretta, molta fretta (mancano 6 giorni al 20 gennaio). Depistaggio? Cosa ci potrebbe essere dietro?
    Aggiunge Maurizio Blondet:
    “La tensione di queste ore è ancor meglio dipinta da questo fatto: Trump, o meglio la sua squadra di transizione, ha ordinato la rimozione del capo della Guardia Nazionale, generale Errol R. Schwartz, della capitale Washington un minuto dopo il suo insediamento (alle 12.01), ma prima della cerimonia di inaugurazione prima che cominci la parata inaugurale. Schwartz è stato fra quelli che hanno approntato la “security” nel giorno dell’insediamento. Vedrà partire le guardie nazionali della capitale (più 5 mila truppe aggiunte per la cerimonia) ma non le vedrà tornare nella caserma. Ci dev’essere un motivo.

    Trump ha anche ordinato a tutti gli ambasciatori nominati da Obama di lasciare i loro posti il giorno stesso dell’inaugurazione – altra cosa molto in abituale, di solito si lasciano gli ambasciatori stare anche qualche mese, perché i figli finiscano l’anno scolastico. Non sono tempi soliti. ”

    http://www.maurizioblondet.it/tutte-le-portaerei-usa-cantiere-renderle-invulnerabili/

    Qual è la Vostra opinione, in primis quella di Dezzani ovviamente? Rientra sicuramente nell’opposizione del Dipartimento di Stato, del Pentagono e dei servizi segreti?

  5. Osservo che oltre alle scriteriate scelte del governo italiano in ordine alla vicende libiche, come se a Washington nulla fosse cambiato e come se gli scenari internazionali fossero ingessati così come sono, vi è anche un atteggiamento altrettanto stupido dei giornalisti e dei giornali mainstream.
    Continuano a propinarci notizie come se Obama o la Clinton avessero vinto le elezioni e si potessero permettere di dileggiare Trump come un Berlusconi qualsiasi.
    Mi viene da sospettare che qualcuno, all’interno delle loro segrete conventicole, abbia assicurato loro che tutto rimarrà uguale e nulla cambierà e Trump sarà eliminato (in qualche modo) nel volgere di qualche giorno o settimana. Questa è l’unica spiegazione che mi do a meno che non siano veramente diventati tutti completamente idioti.

    1. E’ vero, leggo giornali (cartacei, non web) che fanno venire i brividi. Perché sperano, fino all’ultimo, in una guerra che riporti in auge il potere sconfitto. Ovviamente i giornalisti non sono altro che la voce di quel sistema, come dice Dezzani “il caco”, che non vuole cadere…

    1. @Keith Richards
      Succede che contrariamente ai desiderata del lettore Willy, il trasloco lo si sta preparando per il sig. Trump, destinazione: obitorio.
      D’altra parte é innegabile che il Trump si sia rivelato uno stupido perchè ha scoperto le sue carte troppo presto,

      1. @Keith Richards

        Trump é un idiota per la tempistica delle sue esternazioni, per gli obiettivi delle medesime, per i collaboratori scelty come Secretaries e quindi farà al fine che un idiota merita
        A complemento e conferma legga:.

        Will The CIA Assassinate Trump? Ron Paul Warns Of “More Powerful, Shadow Government”
        Is Trump Already Finished? — Paul Craig Roberts

        Sono semplici ovvietà sintetizzate in queste poche frasi:

        Trump knows the power of the people he is taunting, but he may not be aware of where the line is between play in political rhetoric and actually irritating and setting off those who control policy.

        There is plenty of Trump misbehavior that can be simply written off, or trivialized, but cutting into the war and statecraft narrative of the shadow government steering this deep state is a deviation too far.

        It is one thing to play captain, but another to imagine that you steer the ship. They are happy for Trump to take all the prestige and privileges of the office; but not for him to cut into the big business of foreign conflict, the undercurrent of all American affairs, the dealings in death, drugs, oil and weapons, and the control of people through a manipulation of these affairs.

        If President Trump takes his rogue populism too far, he will suffer the wrath of the same people who took out Kennedy… there are some things that are not tolerated by those who are really in charge.

        Non passeranno 12 mesi e saremo in Guerra, una spaventosa guerra mondiale.

        1. Scusa ma vorresti dire che gli Usa sono sempre stati governati dallo stesso “potere”, quello che ha ucciso Kennedy e ora farà lo stesso con Trump? Non ricordo simili situazioni anni passati, invece ho letto, non ricordo dove, che questo potere si è insediato recentemente, ai tempi del famoso attentato, il primo, alle torri gemelle, e che Trump vorrebbe tornare indietro, appunto, al potere sano che c’era prima.

        2. @Luigiza
          Quindi, dai suoi ragionamenti si deduce che hanno ragione i nostri giornalisti mainstream (così come i divetti di celluloide di Hollywood) a mantenere la posizione in attesa che la cometa Trump si allontani dai centri di potere Usa con le buone o le cattive …
          Che dire? Spero lei abbia torto, anche perché la sua analisi presupporrebbe l’immobilità dei russi e dei cinesi, in attesa che arrivi la nuova Hillary a scatenare una guerra contro i loro stessi interessi e le piccole conquiste fatte fin ora… Vedremo!

        3. @Cinà il 15 gennaio 2017 a 11:59 am said:
          Luigiza Quindi, dai suoi ragionamenti …

          Non sono miei ragionamenti, riporto solo ragionamenti altrui che anche io condivido e segnalo.
          La Russia non sta ferma ma probabilmente si appresta a fare in Libia la stessa cosa che ha fatto in Siria: intervenire in modo massccio e noi saremo coinvolti e travolti visto lo scarso valore dei ns. governanti che neppura hanno la capacità di vedere la tempesta in arrivo e tentare un minimo di preparazione per noi cittadini.

        4. @Luigiza
          Noi saremmo coinvolti e travolti? Ma cosa va a pensare? Noi, italiani, non siamo assolutamente in grado di affrontare nemmeno Haftar con le sue truppe da sole, figuriamoci se dovessero essere supportati dall’apparato bellico russo.
          Molto più realisticamente cercheremo il solito compromesso al ribasso cercando di mantenere il controllo di qualche pozzo di petrolio, pregando Putin di farci rimanere perché noi siamo,dopo tutto, suoi amici…vigliacchi ma suoi amici!

  6. Trump non corre alcun pericolo. Qualche tentativo di sgambetto forse si, come succede tra “fratelli”. E’ depositario del piano B. Un rafforzamento interno e fare “l’America di nuovo grande”. E’ un saggio approccio per riprendere forza e collaborare con gli altri “Attori” nel Mondo. Poi un giorno vedremo che il Mercato avrà fatto la sua parte e gli Attori avranno adempiuto al loro compito e probabilmente ci sarà lo stesso un governo mondiale unico.

    1. probabilmente ci sarà lo stesso un governo mondiale unico

      Un altro “fogno” ? Allora Dio ce ne scampi perchè sicuramente funzionera’ peggio del ” governo europeo unico “….

  7. Trump e’ furbo,scaltro,oggettivamente ha una marcia in piu’ e lo ha dimostrato vincendo elezioni impossibili.E piace al popolo.Un vero osso duro molto difficile da eliminare.

      1. E allora perché fecero fuori Kennedy e Nixon? Non erano anche loro establishment!? Gente, studiatevi l’abc della politica: partiti, fazioni, faide, etc. etc.

        1. Per Kennedy, la cosa è facile, visto che aveva emesso un’ordine che avrebbe tagliato fuori la Fed.
          Per quanto riguarda Nixon, se non mi sbaglio fu per il caso Watergate?
          Sbaglio…
          Comunque voglio dire che “spero che abbia ragione”, ma la logica mi dice diversamente.
          E’ vero che in questa “partita” per quanto riguarda l’Europa, Trump deve fermare la distruzione indotta dall’euro, in quanto si potrebbe trovare che la Nato e gli Usa con la sua influenza potrebbe essere ridotta al lumicino.

      1. Ciao Federico. Ottima ricostruzione.
        Ma, da complottista qual sono, non ci vedo chiaro.
        I nostri Governanti attuali sono troppo imbecilli, al di là di qualunque immaginazione.
        Ora, poichè il Gentiloni è stato Ministro degli ESTERI, qualcosa gli avranno insegnato, mentre era lì.
        Ed io penso, che quello che gli hanno chiesto, è DANNEGGIARE ENI. Il caso Regeni è imperniato su questo obiettivo.
        Perchè, nel prossimo buco dell’Italia, dover mollare un 25% di ENi, tenendo in mano solo il 5%, sarebbe un bellissimo colpo “alla PRODI”. Cioè il classico svendi il portafoglio, perchè ne abbiamo voglia. E, tenendo il 5%, avremmo la pezza di fico che non è successo nulla, tranne aver perso il miglior pezzo della argenteria.
        Perciò, se dobbiamo cedere quote di ENi, per salvare Euro o debito pubblico, vogliamo farlo come Governanti, alla PEGGIORE CONDIZIONE possibile, perchè altrimenti le TANGENTI (magari solo politiche, sempre alla Prodi, che è diventato Presidente della Unione Europea, grazie ai suoi signorsì, ) sono basse.
        Se invece, Gentiloni riesce a liberarsi dell’ENI al prezzo dei 10 Euro, anziche i 25 che vale, può diventare Presidente dell’ONU, o del FMI.
        Quindi, io credo che Questa sia una POLITICA APPOSITAMENTE FATTA CONTRO ENI ed ITALIA.
        Ciao.

  8. Federico, in merito a Trump voglio far osservare che tale personaggio, non è quello che è stato dipinto fino ad ora, in quanto e qui abbiamo le prove, che tale nuovo presidente, non è altro che una riedizione aggiornata e + sofisticata, della elité esistente.
    Basta solamente andare a vedere chi si è messo accanto, per capire che le cose non stanno così!
    O meglio ricorrendo ad un vecchio detto ancora valido oggi, il quale dice: “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
    Mi sono letto http://www.zerohedge.com/news/2016-12-30/trump-exactly-where-elites-want-him
    e devo confermare che non siamo in pochi a pensare che il sistema, a creato un nuovo sistema per fottere il popolo e il mondo.

    1. Se invece di imparanoiarci sulla provenienza dei membri del gabinetto proviamo a vedere il disegno nella sua interezza, ci accorgiamo che Trump si è circondato di generali in pensione.
      Gente che probabilmente era ancora al Pentagono nel settembre 2001.

      Questo la dice lunga non solo sulle carte che ha in mano, ma anche sulla vasta e occulta rete di collaborazione che ha all’interno dello “Stato profondo” nonché sui timori di guerra civile che la fazione avversaria del suddetto Stato sta cercando di fomentare.

  9. Dezzani, dal suo punto di vista la nuova ” via della seta” é una cosa positiva per l’Europa e l’Italia o é solo un passaggio da un padrone ad un altro? Grazie

  10. Scusa se te lo dico, ma sulla Libia evita di scrivere: è un’ analisi delirante. Non hai compreso che la partita libica non è lineare come quella siriana, di cui si può dire pressoché tutto, mentre in Libia giocano tutti usando le ombre cinesi per nascondersi, e facendo accordi sottobanco che poi smentiscono perché nessuno vuole far sapere nulla di come in realtà stanno andando le cose. Una delle prove di queste ore è che Haftar ha appena smentito gli accordi con la Russia, nonostante tutti l’ abbiano visto firmare sulla Kuznetsov. Lo fa perché il Cremlino vuole tastare in bocca a Trump sulla questione libica, e Trump ha cercato in queste settimane l’ aiuto italiano sulla Libia. C’ è una convergenza di interessi che sta maturando, e mezza parola di più la rovina. Un’ altra cosa, è che la NOC, a cui Haftar ha ridato i pozzi mesi fa, è socia ENI e a inizio gennaio ha fatto, nel silenzio totale, nuove esplorazioni con ENI. La notizia è apparsa solo sul sito NOC. Esplorazioni e joint ventures di cui Haftar sa tutto, perché le navi col greggio partono da Ras Lanuf verso l’ Italia ( ossia partono dalla zona che le sue milizie controllano ). Al momento, solo l’ Italia sta portando il petrolio fuori dalla Libia: nessun altro. Nemmeno la Total. Questo dovrebbe farti meditare, e farti capire che Haftar mente sapendo di mentire, e mente anche Alfano sul sostegno a Serraj, il tutto perché le navi devono poter lasciare la Mezzaluna Petrolifera senza rotture di palle da parte di ONU ed embarghi vari a Tobruch.

    In Libia si procede per finte alleanze e per smentite di fatti veri: accade una cosa, e viene smentita; ne accade un’ altra, e di nuovo la smentita. Si litiga per finta, per ottenere dell’ altro. Prima che fosse ucciso in un incidente stradale da un’ auto a targa inglese che non fu mai più ritrovata ( che caso ), era un parlamentare della Lega, Gianluca Buonanno, a curare i rapporti con Haftar. Per conto di chi? E’ questa la domanda, ed è una domanda retorica.

    ENI cede il 30% di Zohr a Rosneft e Intesa San Paolo entra per il 20% in Rosneft: la Stampa dice che l’ Italia apre il Mediterraneo a Putin, che va in Libia a firmare accordi poi smentiti da Haftar. Palazzo Chigi NON PUO’ NON SAPERE, comprendi?

    Chi continua a scrivere sulla Libia in queste settimane non ha fatto altro che dire boiate e infangare le acque su una strategia volutamente mutevole e nebulosa che tutti seguono e che di fatto c’ é, ma non come la raccontate tutti voi che pretendete di analizzarla. La partita libica è un complotto internazionale di dimensioni colossali, una questione troppo sensibile perché venga detta la verità su come stanno le cose. Chi la vuole capire, non deve seguire Minniti, Alfano, Haftar, Serraj, o i deliri che dicono sulla stampa mainstream: deve seguire quanti barili l’ ENI porta fuori, deve seguire le parole di Mustafa Sanalla della NOC quando annuncia che ENI ha aperto nuove esplorazioni in Libia, deve seguire le navi col greggio che partono dai porti della Mezzaluna controllati da Haftar, e allora si comprende come mai Haftar ha così tanta fretta di saltare Alfano e Minniti, per parlare con Descalzi. Si deve seguire Descalzi al Cairo. Haftar è un beduino, e come tutti i beduini contratta, e gli secca molto che l’ Eni vada invece a parlare con Sisi suo protettore o con Rosneft invece che dargli il riconoscimento che lui sta aspettando ormai da mesi- ecco perché critica l’ apertura dell’ ambasciata a Tripoli, perché ne vuole yuna a Tobruch-, mentre l’ ENI e la NOC attualmente hanno l’ interesse- vista la recente cessione di parte di Zohr a Rosneft e l’ entrata di Intesa San Paolo in Rosneft- a lasciarlo sui carboni ancora un po’ intanto che il neo eletto Trump si insedia e parla con Putin. Il resto è solo fumo di guerra, parole senza valore. Un geopolitico lo dovrebbe sapere.

    http://www.agenzianova.com/a/0/1488863/2017-01-18/speciale-difesa-libia-portavoce-haftar-nessun-accordo-coi-russi-durante-visita-su-portaerei-admiral-kuznetsov

  11. Ma poi: c’ è bisogno di capire che l’ Italia ha tutto l’ interesse ad essere ago della bilancia tra Putin e Trump per Europa e Mediterraneo, come dai tempi di Lorenzo De Medici e come ai tempi della democrazia cristiana, e che quindi le fa comodo Putin davanti alla Libia, Haftar che fa il pazzo, e Trump che è costretto ad interessarsi della situazione italiana come sta facendo? E la geopolitica Vaticana di Francesco vicino ai protestanti ( Trump è presbiteriano, almeno a parole ) e agli ortodossi ( Kirill, che ha battezzato Putin ), dove la mettiamo?

    Dai. L’ Italia si sa che è una nazione ambigua che va avanti a doppia agenda da 2000 anni, era uscita fuori sta cosa anche con Miceli e Maletti, prima di gridare al disastro, si farebbe meglio a chiedersi se questo ‘ disastro’ non l’ abbiamo portato avanti per farci i cazzi nostri come al solito.

    http://www.lastampa.it/2016/12/13/economia/cos-litalia-apre-al-cremlino-le-porte-del-mare-nostrum-tiHmFQo0ukvGOW1N6c5XmI/pagina.html

    http://www.lastampa.it/2017/01/19/esteri/donald-d-fiducia-allitalia-sulla-libia-ma-traballa-il-sostegno-a-sarraj-demhSAjGEsm8z1wek0yyNO/pagina.html

    http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2016/11/24/CAOS-LIBIA-Trump-regala-all-Italia-se-vuole-un-nuovo-ruolo/734492/

    E attenzione: a prenderlo nel sedere, in questo caso è proprio Israele, perché non è perno di niente: l’ asse dei commerci cinesi si focalizzerà sull’ Hormuz controllato dall’ Iran, e sul Suez controllato da Sisi, che dell’ ENI ha un bisogno capitale per via di Zohr. E non c’ è bisogno che lo capisca quel mona di Alfano: è sufficiente che lo sappia l’ ENI.

  12. Bellissimo articolo. Vorrei anche un chiarimento su questa affermazione:

    “Sono due i principali motivi del triste destino italiano: uno sostanziale ed uno accidentale. Quello sostanziale è che l’ossatura istituzionale della Repubblica Italiana è un prodotto dell’ordine mondiale oggi in dissoluzione”

    se è vero che l’ossatura istituzionale italiana, a qualunque cosa ci si riferisca, è un prodotto dell’ordine mondiale oggi in dissoluzione – siamo paese a sovranità limitata dal 1945 – mi è meno chiaro quale sia l’ossatura alla quale ci si riferisce – la costituzione del ’48? la costituzione materiale consolidatasi dal ’92? – e come essa possa condannare l’Italia ad osservatore passivo dell’attuale crisi. In ogni caso, del tutto d’accordo col fatto che l’Italia diventerà protagonista solo in casi di crisi finanziaria e successiva Italexit.

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