Strage a Nizza: qualcuno salvi la Francia da Hollande!

La strage di Nizza del 14 luglio, un’ottantina di morti ed un centinaio di feriti sul lungomare della città, porta a quasi 250 il numero delle vittime mietute nell’arco 18 mesi dal terrorismo “islamico”: è il pesantissimo bollettino dello stragismo di Stato con cui i socialisti di François Hollande, con il tacito assenso dei repubblicani di Nicolas Sarkozy, tentano di domare un elettorato in aperta ribellione, tra disoccupazione record, manifestazioni sindacali sempre più agguerrite e partiti anti-europeisti alla ribalta. Il divorzio tra Londra e Bruxelles, che procede al contrario senza intoppi, è sintomo di una crescente divergenza tra le logge massoniche inglesi e francesi sul destino dell’Unione Europea.

À chacun ses années de plomb

La rapida decadenza della Francia, la preoccupante involuzione delle sue istituzioni, la maleodorante decomposizione della Quinta Repubblica, è testimoniata dalla lunga stagione del terrorismo di Stato che sta insanguinando il Paese dall’ormai lontana strage di Charlie Hebdo (gennaio 2015): sono passati 18 mesi da allora e la Francia non hai smesso di tremare sotto l’urto di attentati, che registrano saltuari picchi (la strage parigina del 13/11), per poi disperdersi in un costante sciame sismico di attentati minori (da ultimo l’uccisione di due poliziotti per mano di un “miliziano” dell’ISIS avvenuta il 14 giugno).

Il 14 luglio il sismografo è di nuovo impazzito: sul lungomare di Nizza, la celebre Promenade des Anglais, un camion da 18 tonnellate, preso a noleggio due giorni prima, ha falciato la folla assiepata per lo spettacolo pirotecnico in occasione della festa nazionale per la presa della Bastiglia, mietendo almeno 85 vittime ed un centinaio di feriti. Il conducente, un franco-tunisino di 31 anni i cui documenti sono stati ritrovati nell’abitacolo, avrebbe anche aperto il fuoco con una pistola durante la macabra corsa, prima di essere ucciso dalla polizia dopo due chilometri percorsi zigzagando tra la folla ad alta velocità. Secondo l’Agence France-Presse sarebbero state rinvenute sul mezzo anche “une grenade inopérante et des armes longues factices”, una granata ed armi finte1.

La pista del terrorismo è imboccata sin dalle prime ore: il presidente François Hollande coglie la palla al balzo per prolungare di altri tre mesi lo stato d’emergenza in vigore dallo scorso novembre (in scadenza il 26 luglio), annuncia la mobilitazione dei riservisti per fronteggiare l’emergenza e promette un rinnovato impegno francese in Siria ed Iraq contro l’ISIS (quasi smantellato grazie alla coordinazione tra Mosca, Damasco, Baghdad e Teheran). L’immancabile SITE Intelligence Group, diretto dall’israeliana Rita Katz, si è affrettato, infatti, ad attribuire la paternità della mattanza allo Stato Islamico, paradossalmente sempre più letale man mano che i suoi domini mediorientali si dissolvono. L’attentato, secondo la ricostruzione del SITE, sarebbe una rappresaglia del Califfato per la recente uccisione a Mosul del comandante Abu Omar al Shishani, detto il “ceceno”, addestrato in Georgia, per inciso, dalle forze armate americane una decina di anni fa:

nizza-site

È più realistico ipotizzare che l’attentato sia stato pianificato tempo prima, fissando come obbiettivo le celebrazioni del 14 luglio, e la presunta morte di al Shishani, già più volte annunciata, sia soltanto funzionale a ricondurre la strage di Nizza alla narrazione del terrorismo islamico.

Perché, oltretutto, non colpire il Regno Unito, gli Stati Uniti o la Germania, tutti più o meno impegnati nella “lotta” contro il Califfato? Perché infierire sempre sulla Francia?

Si torna così al discorso della decadenza della Francia che, da base del terrorismo internazionale proiettato verso l’esterno, si è trasformata in obbiettivo del medesimo, con il placet dei socialisti al governo e dei repubblicani di Nicolas Sarkozy all’opposizione.

Negli anni ’70 e ’80, con la presidenza del fervente europeista Valéry Giscard d’Estaing e poi del socialista François Mitterrand, accomunati dallo stesso retroterra massonico, la Francia diventa il porto sicuro per il terrorismo “rosso” e “palestinese” che insanguina l’Italia e la Repubblica Federale Tedesca: sono i tempi del centro culturale parigino Hyperion, frequentato dal brigatista in forte odore di servizi segreti, Corrado Simioni, e dal fondatore di Potere Operario, Toni Negri, sono i tempi del giornalista Jean Luis Baudet, buona conoscenza del brigatista Giovanni Senzani, che, scoperto in possesso di un arsenale, chiede di poter telefonare all’Eliseo per chiarire l’equivoco2, sono i tempi dei servizi segreti d’Oltralpe che progettano il rapimento di Cesare Romiti per destabilizzare la Fiat3, sono i tempi delle RAF che abbandono indisturbate a Mulhouse, nord della Francia, il cadavere del presidente della Confindustria tedesca, Hanns-Martin Schleyer.

Trascorrono trent’anni e l’introduzione dell’euro, anziché fornire l’assist per la fondazione dei massonici Stati Uniti d’Europa, scava un fossato sempre più profondo tra la Germania e la Francia: l’Esagono, incapace di reggere un cambio fisso con i vicini al di là del Reno, è vittima di un’esplosione del debito pubblico, di un incancrenirsi della disoccupazione e di un’impennata delle tensioni sindacali. Come scrivemmo nell’articolo “Turbolences en France: danger mortel pour l’euró!”, Parigi assurge a principale minaccia nel medio periodo per la tenuta della moneta unica, tanto più che qualsiasi sforzo di applicare al Paese le classiche ricette di svalutazione interna care alla Troika, provoca un’esplosione della rabbia sociale e la massiccia mobilitazione dei sindacati.

È questo contesto in cui la Francia indirizza il terrorismo di Stato, che un tempo proiettava verso l’esterno, contro se stessa.

Nel tentativo di facilitare la rielezione di Nicolas Sarkozy all’Eliseo (presidenziali del 2012) si ha il primo assaggio della strategia della tensione: sono gli attentati di Tolosa e Montauban, compiuti da un collaboratore dei servizi segreti francesi, Mohamed Merah. Nonostante Sarkozy cavalchi l’onda delle stragi, promettendo un giro di vite in materia di sicurezza ed immigrazione, il crescente malcontento per l’andamento dell’economia disarciona il presidente e spalanca le porte dell’Eliseo allo scialbo François Hollande, scelto come sfidante unicamente per la sua provata fede europeista e le sue ottime entrature nella massoneria4. Secondo due settimanali, Le Nouvel Observateur e Le Point5, grazie all’investitura di Hollande il Grande Oriente di Francia riconquista un potere che non conosceva dai tempi di Mitterand, quando, ricordiamo, l’Esagono era una centrale del terrorismo internazionale, rosso o “palestinese”.

Le speranze che Hollande rappresenti un cambio di passo per la Francia e l’Europa sono presto disilluse: in politica estera, come nel campo economico, Hollande si pone in sostanziale continuità col precedessore, seguendone la stessa parabola. Già nel corso del 2014 il suo indice di gradimento sprofonda a livelli di guardia.

L’incarico di Manuel Valls a premier (marzo 2014) è il prodromo della del terrorismo di Stato che farà la sua comparsa sul palcoscenico nel gennaio successivo, con la strage a Charlie Hebdo. La definizione “terrorismo di Stato”, forse ancora azzardata nel gennaio 2015, acquista tristemente solidità mese dopo mese: i terroristi, piccoli criminali passati per il carcere e poi spediti in Siria, presentano il classico profilo dei collaboratori della DGSE, identico a quello di Mohamed Merah; nonostante lo stato d’allerta permanente gli attentatori si insinuano in brecce dell’apparato di sicurezza troppo gravi per non destare sospetti; da più parti piovono accuse di immobilismo o complicità delle forze dell’ordine (da ultimo la lettera-accusa inviata dai gendarmi parigini al quotidiano Le Parisien, dove si rinfacciano ai comandanti di aver ritardato per ore l’irruzione al Bataclan6), etc. etc.

Un particolare ruolo nella strategia della tensione, come già evidenziammo nell’articolo “Attacco al cuore della UE: lo stragismo di Stato è diventato routine7, è svolto dai servizi segreti israeliani, cui è stata appaltata, almeno in parte, l’esecuzione delle stragi in virtù della loro esperienza in materia di terrorismo “islamico”, risalente ai tempi del Fronte per la Liberazione della Palestina: è chiara la convenienza di Tel Aviv a collaborare con i servizi segreti francesi diretti da Bernard Bajolet, creando un’empatia tra Israele e l’Europa di fronte alla comune “minaccia araba”.

Non può che saltare all’occhio la differenza tra la relativa tranquillità con cui è stato accolta la Brexit in Regno Unito (eccezion fatta per l’omicidio Cox, riconducibile, attraverso al Southern Poverty Law Center, anch’esso ad ambienti israeliani) ed il dramma permanente che accompagna in Francia l’inarrestabile decadenza di Hollande e l’impetuosa avanzata delle forze populiste, ossia del Front National.

Dato l’attuale contesto europeo, la dinamica interna alle logge massoniche è imprescindibile per cercare una spiegazione al fenomeno. È possibile (ma non certo, a meno che non si accetti come verità le indiscrezioni del The Sun, subito smentite da Buckingham Palace8, secondo cui la corona sarebbe stata favorevole ad un’uscita dall’Unione Europea) che le logge inglesi, tradizionalmente più conservatrici, abbiano ormai accettato, volenti o nolenti, il collasso delle istituzioni di Bruxelles, mentre quelle francesi, ed il Grande Oriente di Francia in particolare, tradizionalmente più europeiste e progressiste, siano disposte a lottare fino in fondo per la salvaguardia dell’Unione Europea, anche a costo di pesantissimi attentati come la strage di Nizza.

Non c’è dubbio, infatti, che la paralisi economica della Francia dovuta alle montanti proteste di piazza per la riforma del mercato del lavoro o la vittoria del Front National alle presidenziali del 2017 implicherebbe la fine della moneta unica e, di conseguenza, la disgregazione dell’Unione Europea: scenario, quest’ultimo, più volte esorcizzato dal Grande Oriente di Francia, da cui sono partiti duri attacchi Marine Le Pen ed i partiti populisti europei (La République est en danger. (…) La République reste un combat. Ce n’est pas un régime acquis définitivement. Si tout le monde baisse les bras, je le dis: la République est en danger”9). Ecco perché è forte il rischio che sino alle presidenziali dell’anno prossimo la Francia continui ad essere insanguinata da attacchi terroristi poggianti, come ai tempi di Mitterand, sul connubio tra massoneria e servizi segreti: stragi come quelle di Nizza distolgono l’opinione pubblica dalle criticità dell’economia e generano una domanda di sicurezza e d’ordine a tutto vantaggio dei partiti pro-establishment.

Tra Italia e Francia non è mai esistito, né probabilmente mai esisterà, nessun sincero legame d’amicizia e l’affinità tra “sorelle latine” è una semplice trovata letteraria che non ha alcun corrispettivo nella realtà: non può che rammaricare, tuttavia, che un nostro vicino, l’amabile Paese al di là delle Alpi, sia insanguinato quasi mensilmente da uno stragismo di Stato che ha mietuto in meno di due anni gli stessi morti causati in Italia da 20 anni di strategia della tensione.

Verrebbe da gridare: qualcuno salvi la Francia da Hollande!

 

mappanizza

1http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2016/07/14/01016-20160714LIVWWW00269-attentat-nice-promenade-des-anglais.php

2http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/08/21/lugaresi-sotto-inchiesta.html

3Francesco Pazienza, il Disubbidiente, Longanesi, 1999, pagina 491

4https://www.youtube.com/watch?v=gSG-NEf84bM

5http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/12/francia-massoni-sono-di-ritorno-con-governo-del-socialista-hollande/467655/

6http://www.leparisien.fr/attentats-terroristes-paris/attentats-de-paris-des-gendarmes-du-gign-s-en-prennent-a-leur-chef-dans-une-lettre-anonyme-13-07-2016-5962707.php

7http://federicodezzani.altervista.org/attacco-al-cuore-della-ue-lo-stragismo-di-stato-e-diventato-routine/

8http://www.bbc.com/news/uk-politics-35762443

9http://www.lefigaro.fr/politique/le-scan/citations/2015/10/25/25002-20151025ARTFIG00073-le-front-national-agace-par-la-mise-en-garde-du-grand-orient-de-france.php

36 Risposte a “Strage a Nizza: qualcuno salvi la Francia da Hollande!”

  1. Perché infierire sempre sulla Francia?

    E’ una domanda che mi sono posto anche io alla quale però fornisco la risposta più banale e ovvia:
    colpiscono in Francia perchè é il paese europeo con la maggiore percentuale di immigrati anche di seconda e terza generazione. La logistica é più facile da implementare.

    stragi come quelle di Nizza distolgono l’opinione pubblica dalle criticità dell’economia e generano una domanda di sicurezza e d’ordine a tutto vantaggio dei partiti pro-establishment.

    Francamente mi sembra che sia il contrario. E’ la LePen che ne dovrebbe trarre maggior vantaggio.
    Comunque se dovessero nelle indagini emergere fatti ‘strani’ sull’attentatore e/o sulla dinamica dell’attentato sono pronto a cambiare idea.

    1. Infieriscono sulla Francia perche’ i cittadini non permettono l’applicazione delle riforme sul lavoro. L’islam, l’isis, il califfato, Al Qaeda e’ una pagliacciata inventata dai servizi segreti su ordine dei governi occidentali

  2. Il fatto è che se appoggi la guerra in Medio Oriente, e il tuo Paese possiede un’alta densità di cittadini islamici, quello che semini raccogli. Sic et simpliciter. Se ne può anche parlare in termini cinematici: è lo stesso effetto che produce un boomerang nei confronti di un incapace che riesce a lanciarlo ma non sa riprenderlo. E personalmente ad Hollande non attribuisco spiccato acume. E’ come un bambino scemo a cui si chiede di tirare vasi giù dal balcone per uccidere le formiche nel marciapiede senza che si chieda quali siano gli effetti collaterali. E di cittadini francesi che hanno parenti morti sotto le bombe non sono pochi.

    Lui lo chiama atto terroristico, in realtà, la vera causa è la sua abnorme stupidità che, sommata a decenni di discutibile politica sociale, sta provocando una faida incontrollata.

    Ma, indipendentemente da quale tipo di strategia della tensione ci sia dietro (o non ci sia affatto, ma trattasi di pura miopia politica), se a governare un giorno saranno i nazionalisti aspettiamoci un trattamento simile a quello che hanno avuto gli ebrei durante il nazionalsocialismo tedesco.

  3. penso che si dovrà ampliare il raggio d’azione con quello che sta succedendo in Turchia. Il fatto è serio ed avrà molti risvolti, purtroppo penso bellici.

  4. Dacca, Nizza, adesso anche il colpo di stato in Turchia… le vacanze del dottor Dezzani sono veramente impossibili…! Comunque era corretta la previsione, questa è davvero l’estate più calda degli ultimi decenni…

  5. E si caro Dezzani, questa estate si sta surriscaldando, i francesi hanno paura e il clima si surriscalda, con il popolo diviso a metà tra quelli che chiedono più sicurezza e quelli che chiedono dov’è lo stato, come mai non li protegge…. se ne vedranno delle belle.
    Intanto Erdogan non sa dove andare ad atterrare…. 🙂

  6. Basta confrontare i discorsi di Holland con quelli di Bush dopo l’11 settembre, con le dovute proporzioni, e si capisce qual’è la logica ( e il Q.I. dei “presidenti”).

  7. Ma val la pena tutto questo sangue innocente per la politica? Per un’Europa ormai allo sfascio? Cosa c’è sotto davvero, io comincio ad avere dei dubbi. L’unica cosa che mi tiene ancora su questo binario (per richiamare un’altra storia macabra e strana) è il fatto che è sempre la Francia sotto attacco, se no avrei pensato davvero ad una mietitura della popolazione mondiale. Sono molto amareggiata

    Ciao Federico e grazie (sperando riesca a commentare)

    1. Certo che ne vale la pena, Cosa sono anche poche migliaia di persone rispetto agli stati uniti d’Europa, al TTIP, alle frontiere comuni, all’esercito comune, a 500 milioni di consumatori disposti a tutto pur di non perdere quei pochi privilegi che ancora hanno.

  8. Che sia un attentato preparato, non c’è dubbio.
    Un depresso, in via di divorzio, con difficoltà economiche, non va ad affittare un camion per una settimana…Gli ci vogliono 5000 Euro…Sono soldi che qualcuno avrà depositato da qualche parte o che gli avrà consegnato…
    Ci vorrebbe l’intelligence, ma sembra che lo stato francese se la sia giocata ai dadi e l’abbia consegnata alla CIA ed Israele…
    Perciò qualunque ipotesi non può essere verificata.
    A proposito di Turchia…Come si è comportata la Merkel di fronte alla richiesta dell’aereo di Erdogan? Ha rifiutato l’atterraggio perchè Obama non aveva ancora deciso? La solita temporeggiatrice? E come si troverà quando andrà nuovamente a discutere con Erdogan? Un sorriso ed un abbraccio?
    Vedo male la germania nelle trattative sui profughi prossime future…

  9. Ciao Federico, mi piacerebbe conoscere la tua opinione sulla spaccatura che si sta verificando nella “narrazione” dell’evento tra i propugnatori del “è stato l’Isis” e quelli del “è stato un pazzo solitario”.
    Il Fatto Quotidiano e la Botteri da New York (e credo anche la Casa Bianca) spingono per questa interpretazione, mentre altri (ad esempio Luttwak, molto pesantemente) accusano l’Isis.
    Io ci vedo rispecchiata la lotta di potere all’interno delle istituzioni americane tra i neocon filoisraeliani e gli immigrazionisti pro-melting pot, ma magari la faccio facile. Tu che dici?

  10. Cosa leggerano i nostri nipoti nei libri di storia ? Se andra’ come i”controllers ” alias ” l’oligarchia finanziaria internazionale,alias ” the masters of the universe” o gli eletti da Dio , come essi stessi si definiscono, la risposta e’ scontanta : il mondo precipitato nel caos a causa del fanatismo arabo e dell’espansionismo aggressivo della Russia , viene salvato dal sapiente direttorio mondiale ispirato dai giusti di Israele . La resistenza dei Cristiani alla scomparsa della loro religione verra’stroncata ,come sempre e’ accaduto , le nazioni cesseranno di esistere e tutti dovranno venerare il popolo eletto, se vorranno vivere. Orban, Le Pen, Hofer, Assad, Nasrallah, e naturalmente Putin, verranno presentati ai posteri come dei mostri sanguinari, che come Hitler volevano sterminare selvaggiamente gli oppositori e in primo luogo gli ebrei. L’ Europa sara’ multirazziale e i matrimoni monorazziali saranno proibiti.
    Sono un pazzo ? Ancora no , ma dategli tempo e i manicomi saranno pieni di ” pericolosi fascisti ” e fanatici religiosi . Ursula Havenback 87 anni e ‘ stata arrestata e condannata a 1 anno di carcere per aver negato l’ olocausto . Esistono prove che queste gassazioni siano avvenute ? Esistono prove che non siano avvenute ? E’ un reato dubitare, e ‘ avvenuto e basta . Pena il carcere,anche a 87 anni. Pensare liberamente non e’ concesso gia’ ora, in futuro sara’ impossibile .

      1. E’ una legge zoppa. Non possono fare un caxxo. Il ‘reato’ di ‘negazionismo’ scatta solo come aggravante di reati di razzismo, secondo la legge Mancino. E se uno non è proprio scemo – o non è uno skinhead guidato da un capo infiltrato dalla Lobby – non ci casca.
        Basta citare gli studi revisionisti (che poi si riassumono in Mattogno, il resto è robetta) senza prendere posizione, o magari prendendo posizione contraria. L’importante è mettere la pulce nell’orecchio agli interlocutori, non pretendere di convincerli nell’immediato – cosa impossibile peraltro, vista la natura di fede dogmatica assunta dalla questione in oggetto nell’immaginario pubblico.
        E’ una guerra già persa, per loro.

  11. Andando per logica, se i francesi sono parecchio arrabiati per le riforme del lavoro, per l’economia che sta andando a ramengo, per gli effetti collaterali che avranno questi attentati sul turismo in Francia, non vedo come possano, questi attentati, portare l’effetto di un rafforzamento del potere istituzionale, anzi, mi sembra esattamente l’opposto: si prepara una fortissima domanda di cambiamento .. radicale.
    Quanto alla Turchia, Erdogan sta apertamente accusando il leader religioso Fethullah Gulen di essere l’ispiratore e organizzatore del golpe. Quest’ultimo vive pacificamente dal 1999 in una fattoria di Saylorsburg nei boschi della Pennsylvania, ad una prima osservazione si può dunque dedurre che gli US sono suoi amici e, quanto meno, non lo maltrattano. Non escluderei un ennesimo clamoroso fallimento della strategia del Dipartimento di Stato Usa se si tiene conto, inoltre, del fatto che i dirigenti americani non hanno praticamente fiatato durante il tentativo di colpo di stato stanotte. Se tanto mi da tanto, credo che nei prossimi giorni ne vedremo delle belle … magari un clamoroso riavvicinamento tra Erdogan e Putin … che ne pensa Dezzani?

    1. no perche’ il settore rimasto fedele ad erdogan ( marin aviazione e servizi) e’ molto piu amerikano dell’ esercito.
      Si tratta probabilmente solo di un “alzamiento” della fazione laico-nazionalista contro quella islamista -sultanista , con al massimo dietro una scontro tra branche dello stato profondo americano e che avrebbe visto la vittoria dei falchi annidati nel dipartimento di stato e nei servizi. In ogni caso niente di buono.

      1. Secondo un articolo di Saker le cose stanno in modo diverso. Poi ci sono le accuse rivolte, senza parafrasi, a Gulen e al governo Usa.
        Non saprei, tuttavia mi sembra difficile che abbiano organizzato un golpe in una nazione come la Turchia senza che i vertici Usa ne fossero messi al corrente. D’altronde basta osservare le reazioni di questi ultimi durante il tentativo per rendersi conto che qualcosa di strano c’era.
        http://sakeritalia.it/turchia/sitrep-sul-colpo-militare-in-turchia/

  12. Questi pazzi criminali vanno fermati! Solo una mente malata può credere che più Europa sia la risposta emotiva dei cittadini europei verso le mattanze degli ultimi giorni, via dall’EU e più in fretta possibile, questo sta di rompendo sempre più nei discorsi delle ultime ore , anche da parte di chi prima dormiva..

  13. L’articolo caro Federico, è centrato in pieno.
    Occorre sempre sottolineare che qui la MASSONERIA Francese nonché quella europea e italiana, ci stanno dando dentro per tentare di bloccare il disfacimento del sistema cui i loro “avi” ci hanno propinato con guerre e attentati nel corso dei secoli.
    Anche gli Israeliani sono della partita, in quanto hanno tutto l’interesse a far deviare l’attenzione sugli arabi… non che mi stiano simpatici.
    Che dire anche della sinistra e dei servizi segreti… una manica di collusi da far paura.
    Una domanda in Francia esiste ancora la ghigliottina?
    Si potrebbe dire che di spada ferisce di spada perisce… Vedi la storia francese, non certamente quella dei libri!!!!!!!!!!

  14. Il profilo dell’attentatore è tipico, da manuale.
    Individuo con problemi psichici ma non tali da far pensare ad atti inconsulti. Il dottore che l’aveva in cura, intervistato al tiggì, ha detto che quand’era in cura da lui non sarebbe mai stato capace di fare un atto del genere. “Dev’essere successo qualcosa nel frattempo” – ha concluso il dottore.
    Quel “qualcosa” sappiamo cos’è: l’hanno preso sottobraccio i servizi, e gli hanno lavato il cervellino per bene, facendone un automa da usare alla bisogna.
    E la bisogna è arrivata l’altro giorno.
    Poi notare che anche lui l’hanno seccato a freddo, avendo cura di non arrestarlo.

    1. Hanno fermato l’utile idiota criminale in un ampio spazio aperto dove i palazzi del lungomare sono a decine di metri. Sparare ai pneumatici e al motore no? Attendere che si arrendesse dopo un’ora? Ma tanto chi ha organizzato l’operazione ha calcolato anche la giustificatissima reazione della polozia francese (dopo una mattanza del genere).

  15. L’italia vende armi all’isis,
    ed è anche amica per ora, vedesi project eurabia

  16. Attendiamo un nuovo articolo di Dezzani…sul complotto Clinton contro la Polizia USA.
    Anche oggi viene fatta una imboscata in Lousiana e vengono uccisi 3 poliziotti.
    Ecco la mia ipotesi: la Clinton-Obama si sentono perdenti contro Trump se la campagna fosse regolare.
    Allora si ricorre agli attentati per rovesciare il verdetto.
    A chi conviene uccidere i poliziotti? Apparentemente a Trump.
    Ma ci sono tre fattori contro.
    1) Si mobilitano i negri che non erano interessati al voto ed erano un po “mosci” dopo le conclusioni del mandato di Obama. La Clinton non è nera. Eccoci con un 5% di voti di negri in più per Clinton.
    2) Si mobiliterà l’elettorato bianco che ha paura dello scontro razziale, perchè ha solo da perderci…In pratica i moderati, che magari avrebbero votato Trump in condizioni normali, magari per simpatia o per cambiare un pochino.
    3) Si spera di togliere il supporto a Trump, incolpandolo di un Paese diviso , causa le sue posizioni che hanno “acceso le polveri” con i discorsi estremi…
    Potrebbe bastare?
    In ogni caso, con queste morti, che altro non è che “terrorismo” interno, si cerca una campagna elettorale completamente nuova, con la Clinton “affidabile”, perchè è stata moglie di un presidente felicemente assistito dalla fortuna….ed ha esperienza ventennale del governo….

  17. Un articolo molto ben scritto. Come è usanza dei servizi israeliani il materiale video che poi va sui media mainstream arriva da uno dei loro, casualmente appostato che meglio non si può in posizione strategica e con la videocamera in mano. Stavolta l’ambito compito è toccato a un ignoto giornalista tedesco, incidentalmente però marito di una sionista di ferro, Einat Wilf, nel Mossad fin dalla culla e groopie di Bibi fuori e dentro il parlamento da sempre.

    Pare anche che il “lupo solitario” schizzofrenico (o dissociato?) fosse in realtà in compagnia di minimo altre tre persone che hanno condotto l’azione (di solito lavorano in coppia, handler + MK slave, oltre a un team di backup a supporto nel caso qualcosa vada storto e debbano intervenire anche gli osservatori “per pulire”), uno dei quali, vestito totalmente di nero e apparentemente uscito dal rimorchio non esattamente con pronezza, viene tratto in arresto dall’ingnara polizia locale dopo aver preso anche qualche pizza in faccia dagli agenti.

    Mi sorprende e delude allo stesso tempo un pò che manchi un accenno esplicito al luogo dove la carneficina è avvenuta, la “Promenade des Anglais”. Ma come, dopo tutto quello che è appena successo in UK poteva mancare il riferimento, chiaro come il sole, a recenti fatti referendari non molto ben digeriti da certe elite, storicamente molto permalose?
    Mi pare piuttosto esplicito il richiarmo al Brexit e a chi seguirà “il cammino intrapreso dagli inglesi” fuori dall’UE che finirà, letteralmente, schiacciato. Qualcuno direbbe “asfaltato”. Minaccia mafiosa? Ci puoi scommettere

  18. La Lobby del Katz è terrorizzata dal fatto che gli islamici – esenti dal mega senso di colpa post WWII – possano trasmetterci il ‘virus’ dello scetticismo e del revisionismo, in Occidente ora confinato alle frange estreme della destra estrema. Inoltre loro, gli islamici, non hanno un papa e preti che prescrivono di genuflettersi davanti ai “Fratelli Maggiori”, e i loro politici e intellettuali non sono di default pro-Sion.
    Un rischio supremo, per la Lobby: quello di vedere avvicinare islamici e occidentali e scambiarsi pareri sulle questioni “No go” per la Lobby. Da qui la necessità di erigere un muro invalicabile tra islamici e occidentali, costi quello che costi.
    Loro che per decenni hanno usato il cavallo di troia dell’immigrazione islamica per annacquare la nostra identità culturale, ora si trovano a dover fare in tutta fretta un aggiustamento di marcia. Da qui la fretta frenetica con cui fanno scoppiare le bombe in questi ultimi anni, e la scelta accurata delle efferatezze.

    1. Analisi intelligente e plausibile. In effetti l’ immigrazione” spontanea ed epocale” e’ ora formata da africani subsahariani con pretese prettamente materiali. Nessun pericolo per le elites dominanti ,di contaminazioni spirituali o culturali potenzialmente pericolose. La fretta nell’ attuare i loro piani , e’ la manifestazione piu’ evidente del timore da parte degli” eletti” di un risveglio collettivo. Ora hanno un golem potentissimo : gli Usa. Ma rischiano di perderlo . Nel corso della storia 109 espulsioni in 87 diverse nazioni o citta’ stato, sono state la conclusione di periodi di sfruttamento e degrado ,alle quali le forti comunita’ del passato hanno saputo poner fine. L’ arma culturale dell’olocausto, barriera emozionale insormontabile , ha determinato l’infantilizzazione intellettuale degli europei,che non vedono ,perche’ manipolati ,la totale distruzione della loro storia e cultura ,ove non siano autorizzate dalla suprema autorita’ morale delle ” vittime dell’olocausto”. Quindi , la continua mobilitazione a difesa dei ” nostri valori” , non e’ altro che la criistallizzazione degli stessi nella coscienza collettiva, mediante bombardamento mediatico . Questi valori si basano su ” verita’ storiche” che non reggono un minimo scrutinio, e per questo hanno bisogno di leggi che le rendano indiscutibili e le blindino. Un giorno tutto questo crollera’ , e i nostri nipoti malediranno questa generazione di vigliacchi.

      1. L’Occidente post Seconda Guerra per loro (per La Lobby) è il paradiso: tutti i popoli prostrati in preda ad un paralizzante senso di colpa, ipnotizzati da una macchina mediatica ormai completamente in mano loro, e aiutati da religiosi, politici e insegnanti, i loro kapò. E’ la situazione per loro più favorevole da tre millenni a questa parte, che permettere la realizzazione indisturbata delle ataviche mire di dominio e di sacco. Sono pronti a qualunque cosa pur di mantenere lo status quo, ormai o la va o la spacca.
        Per questo non è peregrino pensare che uno dei motivi principali dello scatenamento della mega farsa AlQaeda-Isis-lupi solitari sia erigere una barriera ‘sanitaria’ tra gli ipnotizzati e chi non è ipnotizzato nè ipnotizzabile e rischia di risvegliare i primi.
        E questa è anche una delle principali ragioni o la principale, per cui vogliono incenerire per primo l’Iran – che sarà il prossimo obiettivo subito dopo la Siria. Leggere gli articoli di P.Battista e dei loro gazzettieri è istruttivo: la prima cosa che imputano allo Sato persiano è il revisionismo, ancora prima della – presunta – atomica (cui non credono nemmeno loro). Quella è la vera ‘atomica’ anti-Sion. La conferenza di Teheran di qualche anno fa ha decretato lo herem definitivo sull’Iran.

    2. Non credo.
      Anche oggi, sul Corriere, George Soros predica di accogliere almeno 300.000 migranti anno da parte della UE, pena sfracelli vari…
      E’ un articolo lunghissimo, pieno di dettagli su come noi europei dobbiamo procedere con l’Africa. fa anche l’elogio del canada che accoglie siriani.
      Ma non offre un posto negli USa neanche ad un negretto…Se ne guardano bene…

  19. INTERESSANTE NO?:
    Terrorismo: un “affare” che vive sugli affari
    di Belphagor

    I capitali, nascosti ma non troppo, di Al Qaeda, galleggiano su un mare di illegalità finanziaria che nessuno sembra veramente interessato ad eliminare. E i motivi non sono di poco peso

    Denaro nascosto. Un argomento che a dissertarne prima dell’11 settembre scorso si riusciva difficilmente a colpire l’attenzione, e non parliamo delle coscienze. In fondo, se si possiedono alcune centinaia di milioni – o, meglio, di miliardi – che si desidera conservare e gestire al riparo dall’occhiuto controllo delle leggi, dove sta il male? Qualche decennio fa, l’espediente più in voga era il classico “porto i soldi in Svizzera”. E di soldi in Svizzera, dall’immediato dopoguerra in poi, ne arrivarono tanti, al punto che le banche elvetiche quasi non sapevano più dove metterli e che cosa farne. In seguito il sistema si è notevolmente perfezionato, sofisticato, diversificato. Sono nati, del tutto legalmente, i cosiddetti “paradisi”, le piazze finanziarie off-shore, che con gli omonimi motoscafi hanno in comune il fatto di navigare al largo. Al largo delle regole, delle verifiche, e, beninteso, del fisco. Quest’ultimo punto in un certo senso serve da alibi, dato che sfuggire al pagamento delle imposte da qualcuno sembra essere considerato un espediente lecito, meno di un peccato veniale. Però, e solo ora si fa finta di accorgersene, non è questo l’aspetto principale. Certo, sfuggire al fisco è sempre comodo, ma i “paradisi” consentono soprattutto di ammassare dei capitali dei quali si nasconde l’esistenza, la provenienza, e l’uso che se ne fa. Ed è così che nel variegato mondo off-shore si ritrovano insieme, sia pure senza frequentarsi e nemmeno conoscersi (anche se, a volte …), affaristi e industriali, politici corrotti e grandi esperti delle frodi, trafficanti e mafiosi. E imprenditori del terrorismo internazionale. Sì, anche loro, perché il terrorismo ha bisogno di fondi, di mobilità finanziaria, e di grande riservatezza. Esattamente come gli altri sunnominati.
    Nel 1998 un rapporto dell’Onu calcolava che i capitali depositati nei centri off-shore ammontavano a 5.000 miliardi di dollari (5.500 miliardi di euro), e da allora si deve ritenere che la massa di denaro libero e incontrollato sia aumentata grazie allo sviluppo dei trasferimenti attraverso sistemi bancari elettronici, e alla strenua difesa dell’anonimato personale e societario chiesta a gran voce dagli interessati, e dai loro rappresentanti politici. In particolare, anche dall’attuale amministrazione statunitense, fino all’agosto scorso. Per la precisione, fino a quando nel contesto dei “liberi capitali in libero mercato finanziario” si è inserito l’interrogativo sulla gestione economica del terrorismo “internazionale”. Una definizione ricorrente, che però non è affatto chiaro a che cosa esattamente si riferisca. Solo a Osama Bin Laden, e alla sua Al Qaeda? Più in generale, al terrorismo “islamista”, in tutte le sue forma e manifestazioni, che sono molte e diverse tra loro, e certo non tutte controllabili e controllate dallo Sceicco Nero e dai suoi luogotenenti o successori? O ancora, il terrorismo in senso lato, purché abbia una qualche connotazione “antiamericana”?
    In realtà, nessuno sembra saperlo con precisione, o almeno volerlo dire. Il che oggettivamente complica la ricerca delle fonti economiche che sostengono le lobbies del terrore.
    **********
    Dove cercare, e che cosa cercare, questo è il problema. Certo, se si prende per buona la scelta dell’opzione afgana, la caccia dovrebbe essere circoscritta a quelle società finanziarie che in maniera più o meno precisa sono connotate come arabo-islamiche. La difficoltà sta nel fatto che queste entità sono variamente diversificate e sparse un po’ ovunque: in effetti, le ricerche condotte finora hanno riguardato Paesi islamici quali il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, lo Yemen, il Sudan, ma anche la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, la Svizzera, il Portogallo, il Lussemburgo, la Romania, l’Italia. E gli Stati Uniti, dove i finanzieri arabi hanno sempre molto volentieri investito i loro petrodollari. Restano i famigerati “paradisi”, il mondo opulento ed oscuro dell’off-shore, dove le regole sono effimere e i controlli meno che formali. Micronazioni (solo nel Pacifico del sud ve ne sono ventidue, con una popolazione complessiva di tre milioni di abitanti) dotate di legislazioni improntante al liberismo più assoluto e a un rigoroso segreto bancario e societario, che inglobano, trattano, fanno viaggiare masse di denaro di ogni colore 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Dalle Bahamas, care agli arricchiti di ogni nazionalità, alle Isole Marshall, dal Vanuatu a Rarotonga, capitale dell’arcipelago delle Cook, alle Bermude, a Jersey, a Gibilterra, e simili, distinguere tra capitali leciti e illeciti, tra soldi puliti e soldi sporchi, tra i capitali del mercante di caffè e quelli del trafficante di droga, è praticamente impossibile. Lì la “pecunia” non solo “non olet” (come d’altronde nel resto del mondo civilizzato), ma non ha nome. E allora, le velleità delle cosiddette “autorità internazionali” – L’Onu? L’Unione Europea? Tutti gli organismi di controllo che sarebbe lungo, e inutile, elencare? – di intervenire con precetti ispirati (molto ipocritamente) a rigorosi principi etici, appare, spiace dirlo, risibile. Prendiamo, ad esempio, Sir Howard Davies, presidente della britannica Financial Services Authority, che, sempre dopo l’11 settembre (quasi che prima di quella lugubre data l’off-shore fosse un pianeta sconosciuto), ha ritenuto opportuno, o più verosimilmente è stato sollecitato in tal senso, scagliare una filippica contro i “paradisi” e i signori che li controllano:”I responsabili, nei prossimi anni, dovranno fare maggiori sforzi per provare che possono rispettare le norme internazionali per la lotta contro il riciclaggio. Altrimenti, saranno perduti”. Che cosa significa l’invito a “fare maggiori sforzi” per rispettare quelle “norme internazionali” che organismi dell’Onu e dell’Ue, privi di reali poteri se non quello di stilare inutili e ripetitive liste nere, tentano di erigere a difesa della legalità e della trasparenza finanziaria? I “paradisi” esistono e sono mantenuti in vita proprio perché in quei siti felici qualsiasi norma è carta straccia. Altrimenti nessuno si darebbe la pena di portare lì i propri capitali, che siano fondi neri creati con quanto si è accortamente sottratto al fisco, o il frutto di traffici vari. Sarebbe come invitare le organizzazioni mafiose a “fare maggiori sforzi” per stare in un quadro accettabile di legalità.
    Più diretto, nella sua usuale ruvidezza, George W.Bush, parlando il 7 novembre ai funzionari dell’Ufficio federale per la lotta alla criminalità finanziaria, ha indicato che l’obiettivo sono le strutture economiche che, secondo Washington, sostengono Al Qaeda:”Due reti che raccolgono fondi per finanziare le organizzazioni terroristiche di Osama Bin Laden: si chiamano Al-Taqwa e Al-Barakaat. Abbiamo raccolto prove incredibili. I loro uffici sono stati chiusi in quattro Stati dell’Unione, mentre i nostri partner del G8 ed altri Paesi amici, come gli Emirati Arabi Uniti, si sono affiancati a noi in questa operazione globale bloccando i fondi sospetti”. E poi un avvertimento che merita di essere interpretato:”Questo è un chiaro messaggio alle istituzioni finanziarie globali: o siete con noi, o con i terroristi. Se siete con i terroristi ne pagherete le conseguenze”. Il Presidente sa bene di non potere – e nemmeno di volere – dichiarare guerra all’intero complesso finanziario off-shore. Sarebbe una guerra malissimo accolta dai circoli politici ed economici che lo sostengono, e molto più lunga e difficile di quella in Afghanistan, che in fondo – sia detto senza malizia – non deve essere stata un cattivo affare per l’industria bellica Usa. L’appello “O con noi, o contro di noi”, da una parte rinvigorisce davanti all’opinione pubblica l’immagine presidenziale, e dall’altra risolve la questione: gettate a mare i soci di Osama, e continuerete a fare i vostri affari in tutta tranquillità.
    Una lista di 62 società “sospette” si è aggiunta alla precedente, che ne comprendeva 80, indirizzata da Washington alle autorità dei Paesi coinvolti dalla loro presenza : Italia, Svizzera, Svezia, Olanda, Liechtenstein, Bahamas, Somalia, Emirati, Canada. La caccia è aperta, e quello che va nel carniere, molto o poco che sia, può in ogni modo essere presentato come un buon risultato. “Stiamo facendo un altro significativo passo in avanti nella lotta contro il terrorismo e le sue ramificazioni finanziarie”, ha detto Bush. Come non credergli?
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    “L’utilizzazione legale o illegale dei paradisi fiscali sembra essere in pieno sviluppo. I dati disponibili e le inchieste che abbiamo condotto confermano che dei contribuenti, dalle grandi compagnie multinazionali ai singoli cittadini, fino ai gruppi criminali, fanno un uso molto largo dei paradisi fiscali. Si tratta di Paesi che da un lato hanno un tasso di imposte più basso che negli Stati Uniti, e da un altro lato un livello elevato del segreto bancario e commerciale , che ognuno di questi Paesi rifiuta di togliere anche nel quadro di accordi internazionali. La maggioranza dei paradisi fiscali si caratterizzano egualmente per lo spazio occupato da attività bancarie e finanziarie nella loro economia, per l’esistenza di mezzi moderni di comunicazione, per l’assenza di controlli dei cambi sui depositi in monete estere, per l’immagine di centri finanziari off-shore che essi vogliono dare.
    Molti paradisi fiscali traggono grandi profitti dalla presenza di banche straniere che apportano loro impieghi e rendite. Ne risulta un’infrastruttura molto sviluppata sul piano dei servizi bancari più sofisticati, che permette di trasferire rapidamente, con grande efficienza, dei fondi illeciti.
    … Il modo più diretto per regolare il problema con i paradisi fiscali sarebbe di non avere alcun trattato sul piano fiscale con loro. Gli Stati Uniti dovrebbero prevedere di mettere fine ai trattati esistenti , in particolare con le Antille olandesi e con gli ex territori britannici. Le appendici della Gran Bretagna costituiscono un affronto a una sana amministrazione fiscale, dato che la loro esistenza si giustifica unicamente attraverso la frode. Le autorità americane delle imposte non hanno avuto molto successo nei tentativi messi in atto per fare applicare le regole anti-frode”.
    Questi sono brevi estratti di un rapporto ufficiale presentato il 14 gennaio 1981 al presidente Carter, a firma di Richard A.Gordon, giurista, procuratore e consigliere speciale per la fiscalità internazionale presso la direzione americana delle imposte. Pochi giorni dopo alla Casa Bianca al democratico Carter succedeva il repubblicano Ronald Reagan. Da allora del rapporto Gordon non si è mai più parlato. Né negli Stati Uniti, né altrove.
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    Albert Ahmet Huber, 74 anni, svizzero, dichiarato ammiratore di Adolf Hitler, del quale ostenta un ritratto nella sua villa di Berna, è nel consiglio di amministrazione di Al-Taqwa, socio dell’italo-egiziano Jusuf Nada, sospettato di essere uno degli uomini d’affari di Osama Bin Laden in Europa, “Noi ci occupiamo di progetti di sviluppo nel Terzo Mondo – ha detto Huber in un’intervista trasmessa nel programma televisivo di Michele Santoro – Abbiamo degli sponsor, gente ricca del mondo musulmano, dalla Malesia al Brunei, all’Arabia Saudita, che fanno dei regalio dei prestiti islamici senza interesse”. Il finanziere elvetico, convertito all’Islam, ha aggiunto: “In Quanto musulmano ho da molti anni contatti con le differenti destra e estreme destre nel mondo”. E ancora:”Osama Bin Laden è un Robin Hood o un Guglielmo Tell arabo che si oppone al grande e disgustoso gigante rappresentato oggi dagli Stati Uniti, che con lo stato di Israele sono i grandi sistemi terroristici del mondo”.
    Che dire? Certo che di tutte le facce del cosiddetto “terrorismo internazionale” (oggi “islamico”, domani chissà), quella finanziaria sembra essere la più misteriosa. A meno che non sia, invece, la più chiara. Off-shore, per intendersi.

  20. sempre a proposito dei ns. cugini (???) d’oltralpe:

    TOP OF THE AGENDA
    Three French Soldiers Killed in Libya
    French President Francois Hollande confirmed that three French soldiers had been killed in a helicopter accident while conducting intelligence operations in Libya (France 24), marking the first official acknowledgement of French troops in the country (WSJ). The helicopter was shot down Sunday outside the city of Benghazi, according to Libyan officials (AP), and a group that calls itself the Defending Benghazi Brigade claimed responsibility. A French government spokesman (WaPo) said that French forces are in Libya to “ensure that France is present everywhere in the fight against terrorism.” The deaths are the first reported Western military casualties since it became known earlier this year that foreign special forces, including from the United States, are operating in Libya (Reuters).

    ANALYSIS
    “Libyan-based militants have not been directly linked to any of the major Islamic State attacks in Europe, including last year’s rampage across Paris that claimed 130 lives and last week’s Bastille Day truck attack in Nice that left at least 84 dead. But some suspects had links to Tunisia and other nations in North Africa. Since 2014, Libya has been split between rival governments backed by various militias and tribes. A U.N.-brokered deal in December to create a unity government has struggled to make headway. According to the claim of responsibility by the Benghazi Brigade militia, the helicopter used by the French forces belonged to Gen. Khalifa Haftar, who opposes the internationally recognized government, the AP reported,” James McAuley writes for the Washington Post.
    “The existence of the operations room raises questions on international co-operation with Libyan militias not aligned with the new unity government, which is currently leading an assault on the IS stronghold of Sirte. Crispin Blunt, chairman of the British parliamentary select committee on foreign affairs, [in May] said supporting Haftar would be a perilous ‘shortcut’ that would sacrifice Libyans’ liberty in exchange for stability,” Karim El-Bar writes for Middle East Eye.
    “The Government of National Accord has asked that the arms embargo on Libya be lifted, and NATO has agreed to begin training Libyan government troops—though exactly when and where is still undecided. Three intelligence sources in the region tell Newsweek they expect, at some point, an increase in NATO troops on the ground in Libya,” Bill Powell writes for Newsweek Middle East.

  21. Alla faccia delle vacanze tue, Federico…
    Un saluto (scommetto che devi girare con piastrella/tablet/portatile…) ed 1 precisazione x noi: le bombe del ’69 furono parecchie; 2 a Milano al 25 aprile. 10 su treni (8 esplose) il 9 agosto. CINQUE il 12 dicembre, di cui 3 davanti a banche IRI che stampano biglietti di Stato a corso legale. Ma questo te lo hai già studiato…

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