Missione in Niger: l’interesse nazionale si è perso nel deserto

Il Consiglio dei Ministri ha approvato l’operazione militare in Niger: basta il via libera del Parlamento perché 470 soldati partano per il cuore del Sahel, impegnati in una missione “ a difesa del nostro interesse nazionale”. La vera priorità nella regione era evitare il cambio di regime in Libia del 2011 ed impedire analoghe destabilizzazioni in Algeria ed Egitto: rovesciato Gheddafi, l’Italia vaga ormai al traino delle potenze atlantiche. La missione in Niger si inserisce nel più vasto progetto franco-angloamericano di incendiare il Magreb, per mantenerlo in una perenne condizione di subalternità: schierandosi a fianco della Francia e dell’Arabia Saudita, contro l’Algeria, Roma getta alle ortiche la sua storica politica estera.

E finimmo a presidiare il forte di Madama (costruito in funzione anti-italiana)…

C’era una volta un’Italia in forte crescita economica, dinamica ed intraprendete, decisa a difendere il proprio interesse nazionale, nonostante la recente sconfitta militare e l’assoggettamento alla sfera d’influenza angloamericana: era l’Italia degli ultimi anni ‘50 e dei primi anni ‘60. Era l’Italia di Enrico Mattei. Se i francesi e gli inglesi lottavano per mantenere i propri domini coloniali, gli italiani agivano in senso posto, sostenendo ovunque i movimenti d’indipendenza di matrice laico-nazionalista: Gamal Nasser in Egitto, Abdelaziz Bouteflika in Algeria, di lì a poco, Muammar Gheddafi in Libia. Era una strategia vincente: il peso italiano nel Mediterraneo aumentava e, in parallelo, diminuiva quello dei francesi e degli inglesi, obbligando quest’ultimi a giocare la carta del terrorismo islamico per riguadagnare terreno (si veda la repressione di Nasser e Gheddafi contro la Fratellanza Mussulmana e la sanguinosa guerra civile algerina del 1991-2002).

Sono trascorsi 60 anni e l’Italia è ripiegata su stessa, nel pieno della peggior depressione economica mai sperimentata dal 1861, vittima di una crisi demografica e politica senza precedenti: nel prossimo biennio, persino l’integrità del Paese potrebbe essere messa in forse. Le potenze contro cui combatteva Enrico Mattei (Francia, GB, USA, cui va aggiunta ora anche la Germania), hanno stretto attorno al Paese un micidiale cappio (l’euro e l’austerità) che ha privato il Paese di qualsiasi margine di manovra: servendosi delle forze politiche prone agli interessi stranieri (il PCI-PD e, qualora riuscisse l’operazione per portarlo al governo, il Movimento 5 Stelle), l’Italia è stata saccheggiata, svuotata, annichilita. Basta ormai poco per spingerla al default, terminando così “il sacco di Roma” iniziato nel lontano 1992-1993. In questo quadro, non soltanto la difesa dell’interesse nazionale è diventata una chimera, ma l’Italia è costretta addirittura ad agire contro le proprie prerogative: ne sono una testimonianza la partecipazione al cambio di regime del 2011 in Libia e, cronaca di questi giorni, la decisione di inviare un contingente militare in Niger.

Il 28 dicembre il Consiglio dei Ministri ha approvato per decreto la missione militare e, sciolte le Camere, occorre più soltanto l’approvazione del Parlamento in regime di prorogatio perché abbia inizio l’effettivo dispiegamento delle truppe: 470 soldati che, basati nella capitale Niamey, dovrebbero estendere il loro raggio d’azione sin nel nord del Niger, raggiungendo Madama, vecchio avamposto francese al confine della Libia (costruito in funzione anti-italiana negli anni ’30!). La missione, afferma il premier Gentiloni ed insiste la stampa, è nell’interesse nazionale: aggregandosi alla operazione “Barkhane” a guida francese, l’Italia contribuirebbe alla lotta dei trafficanti d’essere umani ed al terrorismo islamico, riducendo così la pressione migratoria sulle nostre coste (sorge spontaneo l’interrogativo del perché l’Italia sia stata allora investita da ondate migratorie record, dopo l’inizio delle operazioni franco-angloamericane nella regione che risalgono al 2013).

In realtà, la missione in Niger è agli antipodi del nostro interesse nazionale ed è l’ennesima prova che l’Italia procede ormai al traino delle altre potenze, anche a costo di auto-infliggersi pesanti danni: per spigarne i motivi, bisogna inquadrare l’attivismo francese e angloamericano nel Magreb in una più ampia cornice geopolitica.

La presa “occidentale” sull’Africa e sul Medio Oriente si sta allentando, complice la crisi economica che, esplosa con la bancarotta di Lehman Brothers, non si è mai estinta, come testimoniano i tassi delle banche centrali tuttora schiacciati sullo zero. Il vuoto lasciato dagli Stati Uniti e dai loro alleati è però sistematicamente colmato dalle potenze emergenti: la Russia in Medio Oriente e la Cina in Africa. Per evitare che ad una “pax angloamericana” subentri una “ pax russa/sinica”, dal 2011 in avanti, Washington ed alleati attuano una spietata politica di destabilizzazione, scatenando l’islam politica ed il terrorismo annesso: seguono il cambio di regime in Libia, le Primavere Arabe in Tunisia ed Egitto, il tentativo di destabilizzare l’Algeria, il sostegno all’insurrezione in Siria, la creazione dell’ISIS e l’appoggio, neppure troppo velato, per la nascita di un Califfato islamico tra Siria ed Iraq.

Nel Magreb, più periferico rispetto al Levante e perciò più trascurato dai media, si segue lo stesso copione: si introduce il terrorismo islamico, si destabilizza l’intera regione e si lanciano operazioni militari che, progettate sulla carta per ristabilire “l’ordine e la sicurezza”, servono in realtà a mantenere i Paesi interessati in una condizione di perenne subalternità, rallentando così l’avanza russa/cinese (in Niger, quarto produttore mondiale di uranio, è attiva dal 2010 la China National Nuclear Corp1).

Mentre infatti i Paesi arabi che affacciano sul Mediterraneo sono sconquassati dalle Primavere Arabe supervisionate dalla CIA, la situazione precipita anche nella regione sahariana: la distruzione per mano degli integralisti islamici di alcuni mausolei di Timbuctu2, città patrimonio dell’UNESCO, segna nell’estate 2012 il salto di qualità nella destabilizzazione della regione, latente sin dal 2007 (ultimo anno, infatti, in cui si è corsa la Parigi-Dakar). Il Mali precipita nella guerra, “obbligando” i francesi e gli americani (che sempre nel 2007 hanno creato l’AFRICOM per contenere l’espansione cinese nel Continente Nero) ad intervenire militarmente.

Nel gennaio del 2013, quasi in contemporanea all’assalto all’impianto metanifero di Amenas con cui si cerca per l’ennesima volta di destabilizzare l’Algeria, parte quindi l’operazione “Serval”: 4.000 soldati francesi sono dispiegati in Mali, con il supporto di Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania (l’Italia, rimasta “bruciata” dal cambio di regime in Libia, evita in questa fase qualsiasi coinvolgimento).

All’operazione Serval, conclusa con la riconquista delle maggiori città, subentra nel 2014 l’operazione Barkhane che, prefiggendosi come obiettivo la lotta all’insurrezione islamista, consente ai francesi (appoggiati dagli angloamericani) di mantenere una presenza militare sine die nel cuore del Magreb. L’uscita di François Hollande e l’ingresso all’Eliseo di Emmanuel Macron non muta la strategia francese. Le ristrettezze di bilancio obbligano, però, il neo-presidente francese a chiedere un maggior contribuito agli alleati nella lotta “contro il terrorismo”: Macron organizza quindi a Parigi, il 13 dicembre 2017, un vertice dei cosiddetti “G5 del Sahel” (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger), cui partecipa anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e diversi “sponsor” arabi (Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si impegnano, rispettivamente, a versare 100 e 30 $mln3).

Al vertice dei “G5 del Sahel” partecipa, ribaltando la strategia seguita sino a quel momento, pure il premier Paolo Gentiloni. Proprio in quella sede è presa la decisione, anticipata subito da La Repubblica4 e ufficializzata soltanto ieri, di inviare un contingente militare in Niger. Lo scambio, o meglio sarebbe dire il “ricatto”, con cui il nostro Paese è indotto a schierarsi per fianco della Francia, è facilmente immaginabile: Roma sostiene l’operazione militare nel Magreb di Parigi e quest’ultima si impegna (a parole) a tutelare gli interessi italiani in Libia, dove la Francia, appoggiando il generale Khalifa Haftar, è ormai in posizione di forza.

Per l’Italia la decisione è un vero azzardo.

Non soltanto si sottopongono le nostre truppe a considerevoli rischi (si veda l’uccisione, risalente allo scorso ottobre, di quattro soldati americani in Niger, caduti in un’imboscata delle milizie islamiste5), ma soprattutto si ribalta di 180 gradi la strategia storicamente adottata dall’Italia nella regione, coinvolgendo il nostro Paese e pieno titolo nella strategia di destabilizzazione/militarizzazione del Magreb, portata avanti dalle potenze atlantiche. Lo dice espressamente Jean-Pierre Darnis, ricercatore presso l’Istituto Affari Internazionali (il pensatoio creato nel 1965 da Altiero Spinelli)6:

“La missione in Niger può saldare l’interesse nazionale, essenzialmente rivolto alla Libia, e la visione francese, tedesca e americana di stabilizzazione dell’intera zona saheliana, legando lotta al terrorismo, stabilità delle frontiere, contrasto all’emigrazione clandestina e sviluppo locale”.

È sufficiente sostituire il termine “stabilizzazione” con “destabilizzazione” per afferrare in quale contesto si inserisce il nostro intervento militare. Ne è consapevole anche l’Algeria, storica alleata dell’Italia sin dalla guerra d’indipendenza contro i francesi, che, in occasione del summit parigino dei G5 del Sahel, ha nuovamente espresso la sua ostilità contro le manovra atlantiche ai suoi confini, considerate più una minaccia che una garanzia alla propria sicurezza. È un bene, si chiedono le forze armate di Algeri7, che angloamericani, francesi e sauditi ammassino truppe ai nostri confini? Che fanno, nel deserto sahariano, le stesse potenze che hanno creato, per poi “combattere”, lo Stato Islamico?

La destabilizzazione del Nord Africa procede senza sosta e all’appello mancano ancora due pesi massimi come l’Algeria e l’Egitto: aggregandosi alle manovre militari atlantiche nella regione, l’Italia dà incredibilmente il proprio contributo alla sovversione della regione, gettando alle ortiche la politica di Enrico Mattei, basata sull’astensione da qualsiasi intervento militare e sul sostegno alle forze arabe laico-nazionaliste, contro le potenze atlantiche.

Poveri noi, persa la bussola, siamo finiti nel cuore del deserto del Sahel, a presidiare il fortino di Madama, costruito dai francesi negli anni ’30 in funzione anti-italiana!

 

1https://af.reuters.com/article/investingNews/idAFJOE6BU03H20101231

2http://www.repubblica.it/esteri/2012/07/02/news/mali_integralisti_distruggono_una_moschea_a_timbuctu-38373211/

3http://www.africanews.com/2017/12/13/saudi-arabia-uae-pledge-130m-towards-g5-sahel-force/

4https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2017/12/13/news/militari_italiani_in_niger-184043682/

5https://www.washingtonpost.com/world/africa/us-soldier-in-niger-ambush-was-bound-and-apparently-executed-villagers-say/2017/11/10/3aebba3e-c442-11e7-9922-4151f5ca6168_story.html?utm_term=.cccc0a404955

6https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/500-fanti-italiani-in-niger-per-compiacere-macron/

7https://www.algeriepatriotique.com/2017/12/15/g5-sahel/

33 Risposte a “Missione in Niger: l’interesse nazionale si è perso nel deserto”

  1. Posso comprendere il punto di vista degli Stati Uniti, la fase unipolare volge al termine e vogliono rifilare una polpetta avvelenata a Russia e Cina destabilizzando l’area, tanto hanno l’Atlantico che li protegge. Non riesco pero’ a comprendere come mai la Francia, ed in misura minore la Germania, seguano queste folli politiche. L’Italia forse e’ ormai spacciata ma dubito che il caos si arrestera’ nella penisola, prima o poi travalichera’ le Alpi.

      1. Tra le eccezioni penso si possano annoverare gli anni della presidenza di De Gaulle, poi bruscamente interrotti dal maggio francese, dalle dimissioni del Generale ed infine dalla elezione di Pompidou, guarda caso con un passato di banchiere presso i Rothschild come l’attuale presidente Macron. La ringrazio per la risposta ed auguro a lei ed a tutti i lettori del forum gli auguri di buon anno.

  2. Buona analisi Dezzani, solo che in Algeria i Cinesi ci si sono ben impiantati, non credo riescano a destabilizzarla, anche i Russi la sostengono….

    Buon Anno!

  3. E’ chiaro che tutto dipende dalla francia di macron. Avuto il permesso di trump di operare liberamente in Libia, macron ha radunato Haftar e- pro forma- serrai, obbligandoli a foto ricordo. A quel punto Gentiloni -Minniti hanno dato il via al blocco migranti, impedendo ad Alfano di continuare i rapporti con le cosche calabresi. Minniti, che è calabrese ed ha rapporti sul territorio- ha “liberato” l’Italia dagli arrivi via mare. Ora, per giustificare l’intervento militare in Niger, hanno sostituito i viaggi via mare ai viaggi aerei, ed hanno fatto il primo volo “sicuro” per migranti. Quindi hanno anche un piano B : cioè scalzare dalle uniche attività produttive del paese – specifico: sono quelle malavitose, che non pagano tasse e producono la ricchezza con cui l’Italietta si mantiene ancora: droga, commercio migranti, gioco d’azzardo – sostituendosi alla malavita organizzata. Adesso si impossessano della rotta migranti. la commercializzazione della cannabis è il nuovo passo nella direzione di istituzionalizzare il mercato della droga. Lo Stato lascia l’impresa- vedasi acciao di Ilva ecc.- al “mercato” delle multinazionali e gestisce in proprio le attività criminose – commercio uomini e donne, droga, e prossimamente arriverà la prostituzione “regolamentata”….
    Questo è il piano B. Su cui si trovano tutti d’accordo…

  4. Dunque la città delle 4 isole, la stupenda Alger, aprirà i suoi porti a Roma: che vi porterà la civiltà e la Pax Romana cui i fieri popoli Arabo e Berbero anelano dai tempi della prima Roma. Incluso il Catai. E in breve il Mediterraneo tornerà romano. Come il film del fratello di Pontecorvo anticipava secondo canone della grande arte.

  5. Che dire, caro Federico, resto sempre senza parole. Quando finirà questo masochismo italiano? Io cerco di evitare i media, per non mettermi il malumore, ma lo stesso mi accorgo della rovina italiana praticamente, constatando la realtà della mia casa, delle cose che non vanno, dei disagi che vivo e viviamo (chi più chi meno), per fortuna non sono una persona avida, ma almeno una vita agiata, con le cose necessarie, che ho sempre avuto, la vorrei.
    Nonostante tutto ti faccio gli Auguri di un Buon Anno nuovo, sperando, cercando di essere positivi, almeno noi interiormente. Grazie e Auguri anche a tutti i lettori del blog

    1. Vero vero. Tutto vero. Ma quando tutto è perduto (tranne l’Onore) eccoli gli Italiani delle Impossible Mission…forse ancora l’alcol delle libagioni del periodo. O forse no.

  6. Caro Federico, una domanda. Che poi dato il contesto di cui sopra e’ forse l’ultima speranza cui possiamo aggrapparci. Come interpreti gli articoli di sadefensa, disclosure italia, g-annon ed altri: tutte farneticazioni ? Mi riferisco ai post sulla lotta tra Trump e lo stato profondo, che loro chiamano cabala o mafia kazhariana. Sulle persone che sarebbero in stato di arresto o roba del genere-si parla di braccialetti con gps alle caviglie- a partire dalla inchiesta sulla pedofilia ma non solo(quasi tutti di provenienza democratica/globalista)…in effetti (mi sembra) da un po’ di tempo si sente poco o nulla sulle proteste Sorosiane degli antifa eccettera… si puo’ sperare che sia vero almeno un 20%? L’unico appiglio e’ che ce la faccia ed un’intesa di fondo Trump-Putin, pur nel quadro delle ovvie rivalita’…mi da’ speranza il richiamo cristiano di Trump nella dichiarazione natalizia.

  7. Ciao Federico, che dire dell’esplosione del Cristianesimo in Niger?L’azione militare angloamericana e francese favorisce lo Stato Islamico. L’eliminazione dei Cristiani è uno degli obbiettivi dei fondamentalisti islamici in tutto il Medio Oriente ed in Egitto. Guardando la storia dell’Europa, è il Cristianesimo ad aver portato la civiltà e ad aver forgiato i suoi Stati. Poichè il Cristianesimo è sinonimo di ordine e civiltà, l’intervento militare francese e angloamericano potrebbe essere letto anche in chiave anti-Cristiana in modo da non permette un progresso civile in Niger?
    PS Buon anno a Federico e a tutti!!!

    1. E’ il clima a determinare lo sviluppo: quello temperato è più favorevole di quello tropicale o desertico.
      L’Islam è la religione del deserto per eccellenza e, francamente, non credo che passando al cristianesimo cambierebbero le cose nell’Africa sahariana.
      Considera che, prima dell’arrivo degli europei, l’élite dominante in India era ad esempio mussulmana.

      1. Pero’ l’India aveva dietro di se tutta un’antica civilta’, non era solo musulmana.

  8. Mi scuso se vado un poco fuori tema rispetto all’articolo ma credo ne valga la pena, mi riferisco allo scoop del NYT sulle bombe italiane vendute all’Arabia Saudita (che a quanto pare sarebbero in realtà tedesche!) per bombardare lo Yemen, leggete cosa è venuto fuori. NON SOLO REGENI:
    (Ansa) – “Cotti (M5s), ho fornito io il materiale al Nyt – “Dopo mesi di stretta collaborazione con il NYT, a cui ho fornito video, foto, documentazione, contatti, ecco ora l’inchiesta della prestigiosa testata americana”. Così, in una nota, il senatore del M5s Roberto Cotti. “La denuncia è forte, le prove schiaccianti, le responsabilità del Governo italiano evidentissime. Un Governo che continua ad autorizzare l’export delle bombe nonostante le mie denunce, con ben 6 interrogazioni parlamentari a cui non si sono degnati di rispondere per cercare di giustificare il loro operato. Un impegno, il mio, finalmente premiato”.
    Nonostante il governo italiano abbia più volte assicurato che non ci sia nessuna attività illegale dietro la vicenda, il Nyt solleva dubbi sul fatto che l’Italia possa violare sia le leggi nazionali che quelle internazionali. “Esperti europei dicono che vendere queste bombe e’ illegale”, si afferma nel servizio, in cui si ricorda come in Italia c’è una delle normative più severe che proibisce la vendita di armamenti a Paesi coinvolti in conflitti: proprio come il caso dell’Arabia Saudita in Yemen. Per i trattati internazionali poi – mette ancora in evidenza il Nyt – e’ proibito esportare armi quando ci si trova di fronte a una situazione di violazione dei diritti umani. Le immagini mostrano diverse vittime civili in Yemen, tra cui molti bambini, apparentemente causate dalle bombe prodotte in Sardegna, come testimonierebbero i frammenti degli ordigni ritrovati sul luogo delle stragi. Il Nyt sottolinea ancora come solo nel 2017 c’e’ stato un “aumento massiccio” di queste esportazioni verso l’Arabia Saudita e come – si sostiene – il governo italiano garantisca ai produttori una licenza che permette loro di vendere armi per quasi 500 milioni di euro, di cui oltre 400 milioni per le bombe vendute a Riad e rinvenute in Yemen.

    In realtà la RWM Italia spa, con sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domusnovas in Sardegna, è una delle 40 o 50 filiali sussidiarie del colosso tedesco Rheinmetal di Dusseldorf. La Rheinmetal Defence è un partner storico delle forze armate tedesche e dei suoi alleati Nato fin dal 1889. Gestisce un’ampia rete di filiali in Europa, America del Nord e Asia. L’obiettivo dichiarato sul sito ufficiale è quello di ” fornire alle forze amiche la miglior protezione possibile… questa è la nostra missione. ”

  9. Guido, non penserai che la criminalità organizzata abdichi ai suoi business più lucrosi senza congrue contropartite? Se è come dici, che gliene verrà in cambio della loro cessione allo stato?

    1. Ma non costruiamo discussioni sul niente, per favore. Quelle di Guido erano solo sue considerazioni.

  10. Quanta ipocrisia .” l’Italia contribuirebbe alla lotta dei trafficanti d’essere umani ed al terrorismo islamico, riducendo così la pressione migratoria sulle nostre coste” .
    Così ci dicono . La verità è che ci aggreghiamo con gente che va sfruttando il Niger che è una delle più povere terre fra quelle dei Paesi africani con i nigerini che vivono praticamente di pastorizia e agricoltura . Ma il Niger è anche il quinto paese al mondo per l’estrazione dell’uranio (circa 3243 tonnellate l’anno), ad opera della multinazionale francese Areva con petrolio , carbone ,fosfati . Anche questi minerali sono, in un modo o nell’altro, sotto l’influenza di imprese francesi .
    Noi che facciamo? Gli sciacalli o reggiamo il sacco ?
    Hanno scritto Niger sulla sabbia , ma il vento a poco a poco se li porterà via con se

    Caro Federico Buon Anno esteso anche a tutti gli amici di questo blog.

  11. Tutto chiaro, di fatto ora l’Algeria subisce infiltrazioni Isis da parecchio tempo. Però si deve tenere anche conto che l’Egitto è legato ora alla Russia http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2017/09/05/egitto-russia-accordi-bilaterali/
    Non solo la Russia costruirà centrali http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/12/11/egitto-russia-centrale-atomica-accordo_03a4cd53-f080-413f-ad8c-98d23a32566c.html
    Cerco di essere il più sintetica possibile!
    Di fatto in Egitto c’è una repressione molto forte nei confronti dell’integralismo islamico. Difficile destabilizzare una seconda volta l’Egitto. E l’Algeria potrebbe rivolgersi alla Russia, e non sono solo voci https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2017/10/russia-medvedev-visit-algeria-morocco-diplomacy.html
    Quindi la geopolitica potrebbe cambiare. Spero di non averla distrurbata con questo mio commento. Cordiali saluti ALKA

    1. Certo, in Algeria ed Egitto ci sono le due pressioni di segno opposto: quella russa-cinese e quella atlantica. Per fortuna, finora ha prevalso la prima.

  12. Ma allora Eni come farà?
    Se Gentiloni rema al contrario, Eni in Egitto come difenderà il giacimento se ha il suo governo contro?

    1. Facendo una politica parallela e opposta a quella di Palazzo Chigi e della Farnesina: caso Regeni docet.

  13. Nulla di nuovo, siamo sempre i soliti UTILI IDIOTI governati da TESTE DI LEGNO usati quando serve un TAFAZZI in campo.

  14. Federico scusa sto colla piastrella mangiabatteria. Non posso esimermi dal porre attenzione ai ciguettii a proposito di geografia.
    Soglia di Gorizia. Alcune immagini didattiche menzionano solo i valichi dellevo moderno.
    Ma le “Völkerwanderung”… solo al 20% paretiano o forse meno passavano per quelli.
    Grazie e ciao

  15. Ciò che non riesco a capire è perchè dopo aver distrutto la Libia non abbiamo mandato l’esercito a preservare i nostri interessi, invece di lasciar fare i porci comodi a tutti gli altri.
    Quindi, gli idioti al governo ora sono così contenti di mandare i nostri soldati in Niger per aiutare i francesi. Invece di dare una mano ad Aftar per completare la stabilizazione della Libia.
    Spero che presto Putin vada a sistemare il caos libico.

    P.S. Anche io Federico desidero sapere la tua opinione sui fatti narrati da sadefensa.

    Buon 2018 a Dezzani e a tutti i lettori del blog!
    Saluti

    1. Ma magari i nostri e i Francesi non potrebbero riuscire a stabilizzare un po’? (Provo a essere ottimista)

  16. «Tuez-les tous, Dieu reconnaîtra les siens»: intanto uccideteli tutti, sarà poi Dio a riconoscere i suoi, distinguendo i fedeli dagli eretici. Frase terribile, attribuita all’abate cistercense Arnaud Amaury, legato pontificio, nel 1209 di fronte alle mura della città rivierasca di Béziers, ferocemente assediata e annientata, con lo sterminio dell’intera popolazione, nel corso della prima e unica grande crociata in terra europea, quella contro gli Albigesi. L’inaudito massacro di Béziers, “colpevole” di tollerare la presenza di 200 càtari, smuove la geopolitica medievale europea: a fianco della Linguadoca assediata scende in campo la potente armata spagnola del re d’Aragona: Pietro II è un campione della cristianità, ma non può sopportare la “desmesura” della ferocia dei crociati. Lo scontro avviene a Muret, alle porte di Tolosa, nel 1213: lo schieramento occitanico-catalano è soverchiante, almeno il doppio dell’esercito papale, ma viene sconfitto. Quei cavalieri “combattevano come in un torneo”, cioè lealmente, scrive la “Canso”, il poema della crociata albigese. I difensori dei càtari credevano in un ideale cavalleresco intraducibile, dall’occitano: il Paratge. Onestà, coraggio, capacità di sacrificarsi per il debole. Da quel massacro nacque la Francia. E, scrive Simone Veil, morì l’ultima reincarnazione europea della Grecia di Pericle, il culto della bellezza, della tolleranza (la libertà di religione). La democrazia ateniese”.

    http://www.libreidee.org/2017/05/uccideteli-tutti-dio-riconoscera-i-suoi-e-nacque-la-francia/

    Onestamente non so se le cose andarono così o meno, certo è che la Francia ( Feudo dei Rothschild dal 1815, salvo brevissime eccezioni, come, giustamente, ricordato da Dezzani) oggi, decide le politiche e le sorti dell’Europa e dell’Italia.

    Mai il nostro paese fu governato in passato da una tale mole di servi, deboli, fragili asserviti coglioni. Il nostro Silvio nazionale, persona certamente acuta, intelligente, spregiudicata, affarista e coraggiosa, è stato “l’utile idiota” nelle mani delle “menti raffinatissime”, che l’hanno usato (in cambio di un arricchimento personale) per depositare nelle mani della massoneria internazionale, l’intero paese. Oggi è troppo tardi per tornare indietro. Il paese sta affondando e in aggiunta, come se non bastasse, abbiamo anche la zavorra del movimento grilloide che tira verso il fondo. I vecchi soloni del PDL-PD che hanno governato ininterrottamente per decenni, si ripropongono oggi con una nuova maschera ma sono sempre gli stessi. Ci attendono tempi bui di battaglia. Scusatemi ma amo il mio paese, sono un patriota e non riesco a mentire, non posso mentire, non posso mentirvi. Prepariamoci, preparatevi perchè siamo ad una svolta storica, epocale della nostra storia come nazione.

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