Trump, la ribellione dell’élite e la crisi della democrazia americana

È trascorso un mese dall’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, eppure negli Stati Uniti si respira la stessa atmosfera torbida ed avvelenata che ha preceduto le elezioni dell’8 novembre. L’élite atlantica non ha riconosciuto il verdetto delle urne e si è ripromessa di stroncare la nuova amministrazione a qualsiasi costo. Gli Stati Uniti scivolano così ai livelli di un Paese sudamericano o mediorientale, suscettibile di destabilizzazione per mano della CIA, della magistratura e delle rivolte di piazza: l’impossibilità di defenestrare Trump con la procedura dell’impeachment apre la strada alla classica rivoluzione colorata. Solo con la prossima vittoria di Marine Le Pen, la politica anti-NATO e filo-russa di Trump potrà dispiegarsi pienamente.

De bello civili americano: capitolo I

La “normalità” appartiene al passato, o meglio, il concetto di “normale” andrà sicuramente rivisitato ed ampliato nei prossimi anni: il sistema euro-atlantico, “liberale”, “democratico” ed anglo-centrico, è entrato in crisi irreversibile dopo 70 anni di egemonia indiscussa, aprendo scenari inediti ed un tempo impensabili. La divergenza sempre più ampia tra l’élite (liberal, mondialista ed interventista) e la base elettorale, ha prodotto quei populismi (nazionalisti, protezionisti e isolazionisti) che hanno sferrato all’architettura post-1945 il duplice colpo della Brexit e dell’elezione di Donald Trump, cui seguirà quasi certamente nei prossimi mesi la vittoria di Marine Le Pen alle presidenziali francesi. L’impero angloamericano si sfalda mese dopo mese, trascinando con sé le certezze che appartengono ad un’epoca ormai tramontata.

Mai si sarebbe ipotizzata una Casa Bianca occupata da un presidente in aperta opposizione all’oligarchia atlantica, che gli Stati Uniti fossero oggetto di quegli stessi strumenti impiegati per destabilizzare i nemici esterni e le province recalcitranti: scandali mediatico-giudiziari, rivoluzioni colorate, guerre psicologiche, etc. etc. Rappresenta una novità assoluta che l’establishment liberal debba combattere una guerra civile in casa, per reprimere una ribellione populista che ne mette in discussione la supremazia perfino “nella madrepatria”. Se la battaglia infuria nel cuore dell’impero, è facile immaginare che la situazione si farà presto ancora più caotica ed incandescente alla sua periferia.

Sulle presidenziali dello scorso novembre abbiamo scritto molto: la sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump rappresentava uno scontro tra due visioni diametralmente opposte della realtà, come testimoniato dalla violenza della campagna elettorale, dai tentativi di delegittimazione dell’avversario senza precedenti e dallo smarcamento dello stesso partito repubblicano dal suo candidato ufficiale.

Dietro Hillary Clinton si è raccolto l’establishment finanziario, liberal e mondialista: quello del Gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale, quello che tira i fili dell’Unione Europea e della NATO, quello della globalizzazione selvaggia e dei miliardari della Silicon Valley, quello che ambisce al governo unico mondiale, quello che nell’autunno del 2016 era pronto a trascinare l’Occidente in guerra contro la Russia pur di difendere la supremazia angloamericana. Dietro Trump si coagulano i “nazionalisti” statunitensi che, come nel caso della Brexit, insorgono contro l’establishment che considerano un corpo estraneo al Paese: sono quelli che hanno subito i danni della deindustrializzazione americana, esponenti della “old economy”, patrioti ostili alla diluizione degli USA in qualsiasi organismo sovranazionale, paladini dell’eccezionalità statunitense contro la società globalizzata

Attorno a Donald Trump si raccolgono anche quegli interessi esterni che sono in rotta di collisione con l’establishment liberal: la Russia di Vladimir Putin, convinta che l’eventuale elezione di Hillary Clinton sarebbe stata il prodromo della guerra con l’Occidente, e la destra israeliana di Benjamin Netanyahu, irritata dall’ostilità dell’amministrazione Obama e molto sensibile al crescente peso di Mosca in Medio Oriente (oltre che al sempre maggior numero di russofoni in Israele). È in sostanza un’alleanza tra “nazionalisti”, accomunati dall’ostilità verso l’establishment liberal e mondialista considerato come una minaccia per gli Stati Uniti, come per la Russia ed Israele: senza le entrature del Likud, difficilmente Trump sarebbe entrato alla Casa Bianca, visto il fuoco di sbarramento di democratici, neocon, grandi media, potentati economici, ONU e Vaticano.

La vittoria del populista Trump è un tale choc che l’oligarchia atlantica reagisce col rifiuto tout court dell’esito elettorale: si ripete ossessivamente che il voto popolare avrebbe incoronato Hillary Clinton, si delegittima il neo-presidente insinuando che sia manovrato da Mosca, si alimenta l’immagine di un’amministrazione impopolare e dilettantesca, si mobilitano le piazze e le università contro il governo. Si svela quindi al mondo ciò che economisti, sociologi e storici italiani avevano già intuito nel XX secolo: democrazia è sinonimo di oligarchia e qualsiasi candidato o formazione politica che rappresenti una minaccia per l’establishment (i “populisti” dei nostri giorni) deve essere liquidato, anche se rispettoso della prassi costituzionale. Inevitabilmente, il rango degli Stati Uniti scende: gli USA non rappresentano più un’oligarchia coesa e monolitica, simile alla Venezia dei doge o all’Inghilterra vittoriana, proiettata verso l’esterno, ma un Paese dilaniato da regolamenti di conti e faide, totalmente assorbito dalle lotte intestine mentre l’impero si sgretola.

Gli USA scivolano ai livelli di un’Italia qualsiasi, dove l’azione dei governi è da sempre paralizzata da media e magistratura che agiscono su impulsi esterni, oppure ai livelli di un Brasile, dove il legittimo presidente Dilma Roussef è stato defenestrato col classico golpe bianco ordito da giudici e CIA, oppure ai livelli di un’Ucraina, dove Viktor Yanukovich fu rovesciato con i moti di piazza fomentati dai servizi atlantici. Non è certo Donald Trump il responsabile di questa pericolosa involuzione: il suo programma è anzi ricostruire il benessere e la grandezza americani dissipati dopo anni di globalizzazione e avventure militari azzardate. Il responsabile è lo stesso establishment atlantico che rivolge contro gli USA quelle armi infamanti sinora usate per destabilizzare sudditi e nemici. È uno spettacolo poco edificante quello offerto dagli USA , uno spettacolo che lascia sorgere qualche legittimo dubbio sulla tenuta della repubblica americana per come la conosciamo.

A distanza di un mese dall’insediamento di Trump sono entrati in azione i soliti attori protagonisti dei cambi di regime, recenti e remoti: i grandi circuiti dell’informazione per disinformare il pubblico e demonizzare l’obiettivo dell’operazione, i servizi segreti per diffondere dossier e paralizzare l’azione di governo, spezzoni dello Stato per rallentare o annullare il potere esecutivo, movimenti di piazza alimentati ad hoc per screditare i vertici dello Stato.

È opera dei principali media anglosassoni (da cui dipendono a cascata quelli europei) se l’amministrazione Trump è presentata come improvvisata, dilettantesca e impopolare, anzi la più impopolare di sempre1. È opera congiunta del Washington Post e della CIA l’articolo del 9 febbraio (“National security adviser Flynn discussed sanctions with Russian ambassador, despite denials, officials say”2) che ha portato alle dimissioni dell’ex-generale Michael Flynn dalla carica di consigliere per la sicurezza nazionale con l’accusa di aver nascosto i suoi “legami compromettenti con i russi”. È opera del Wall Street Journal e della CIA l’articolo del 16 febbraio (“Spies Keep Intelligence From Donald Trump on Leak Concerns”3) dove si racconta la riluttanza dei servizi segreti a fornire informazioni alla Casa Bianca nel timore che siano compromesse o divulgate a Paesi terzi. È opera della magistratura americana e del Dipartimento di Stato la sospensione del bando anti-immigrati con cui si è tarpato le ali all’esecutivo appena insediato. È opera della solita rete di ong ed attivisti liberal la mobilitazione di piazza contro il nuovo inquilino della Casa Bianca: è il milieu delle rivoluzioni colorate, utilizzabile a piacimento contro i “russofili” in Europa, contro i “dittatori” in Medio Oriente e contro i “fascisti” in America.

Se l’establishment liberal fosse in possesso della “pistola fumante”, la prova inoppugnabile di una qualche complicità tra Trump e la Russia o di un’effettiva ingerenza del Cremlino nel voto dell’8 novembre, l’avrebbe già mostrata al pubblico da settimane, se non addirittura in campagna elettorale: questa pistola fumante però non esiste, come dimostra il fatto che la CIA, pur lavorando giorno e notte sulla questione da mesi, si è sinora limitata a confezionare un dossier sul presunto attacco informatico russo al partito democratico, poi prontamente dalla NBC. Troppo poco, troppo inconsistente: per chiedere l’agognato “impeachment” di Donald Trump e sostituirlo col più affidabile vice-presidente Mike Pence, un neocon di secondo piano, servirebbe una prova solida ed inoppugnabile da presentare al Congresso, non certo un paio di cartelle scritte a Langley. Ecco perché Trump è così lento nel “disgelare” i rapporti con Mosca: qualsiasi mossa avventata può essere il pretesto per l’accusa di tradimento, primo passo verso l’impeachment (lo smarcamento dalla politica anti-cinese è stato invece molto più rapido, come testimonia l’immediata abolizione del trattato commerciale-politico TTP4).

Nello scenario più ottimistico i prossimi quattro anni procederanno sulla strada imboccata in questo primo mese di presidenza: un muro contro muro tra la Casa Bianca ed i media, tra lo Studio Ovale e la CIA, tra il potere esecutivo e quello giudiziario, tra Trump e l’establishment. Gli Stati Uniti ne uscirebbero paralizzati, come tutti i Paesi sottoposti ad una perdurante opera di destabilizzazione: le energie sarebbero monopolizzate dalle lotte intestine e la presidenza di Trump trasformato in un’estenuante campagna elettorale permanente con orizzonte le presidenziali del novembre 2020.

Nello scenario più pessimistico, l’establishment potrebbe invece calcare la mano qualora constatasse che Donald Trump ed “il populismo” sono fenomeni destinati a consolidarsi e radicarsi nella società americana: la società di sondaggi Rasmussen, la sola che avesse evidenziato il vantaggio di Trump sulla Clinton in campagna elettorale5, dimostra infatti che l’indice di gradimento del presidente è attualmente del 55%6, nonostante settimane di bombardamenti mediatici. È una buona base di partenza, suscettibile di significativi incrementi se il piano di rilancio economico annunciato in campagna elettorale, un mix di protezionismo e grandi opere infrastrutturali, dovesse sortire gli effetti sperati. In tal caso, atterrita dalla prospettiva di “un’era populista”, l’oligarchia atlantica sarebbe tentata di giocare pesante, fedele allo schema applicato nei trascorsi cambi di regime. Come l’Egitto del 2011 o all’Ucraina del 2014, lo scenario di una rivoluzione colorata negli Stati Uniti si farebbe quindi concreto, con tutti gli sbocchi possibili del caso: guerra civile a bassa intensità, promulgazione dello stato d’emergenza, escalation della violenza.

Erano ipotesi impensabili anche soltanto fino a due anni fa, rese però improvvisamente concrete dallo rapido sfaldamento dell’ordine “liberale” e dalla determinazione dell’oligarchia atlantica a difendere a qualsiasi costo i propri interessi, anche trascinando gli Stati Uniti nel caos. L’élite finanziaria, cosmopolita ed eversiva per natura, non avrebbe nessuna remora nell’aggredire la repubblica statunitense scatenando un’inedita “primavera americana”, se sentisse minacciata la propria agenda.

Il ripiegamento degli USA su se stessi e la momentanea distrazione dell’oligarchia atlantica dagli affari europei offrono però un’imperdibile opportunità ai “populismi” europei ed al cosiddetto “gruppo di Coblenza”: l’azione dei nazionalismi europei non si affianca soltanto a quella dell’amministrazione Trump, ma addirittura la integra. Solo con l’azione congiunta e complementare del populismo statunitense e di quelli europei, sarà possibile apprezzare tutta la portata rivoluzionaria ed anti-establishment di Donald Trump.

Lo smantellamento della NATO, il reintegro della Russia nel concerto delle nazioni europee, la liquidazione di pericolosi punti di frizione come la Siria e l’Ucraina, non può certo partire da un presidente statunitense che è tenuto dal Congresso sotto la minaccia costante di impeachment. La Casa Bianca potrà solo incoraggiare ed avvallare le scelte in questo senso operate dalle cancellerie europee: ecco perché il vero “decollo” della politica estera di Donald Trump coinciderà con le presidenziali francesi e la vittoria della “populista” Marine Le Pen, anti-UE, anti-NATO e filo-russa. Il “doppio attacco coordinato, dall’estero e dall’interno” (Romano Prodi dixit7) all’impalcatura euro-atlantica sarà a quel punto completo ed i “populisti” europei consteranno di non aver risposto erroneamente la loro fiducia in Donald Trump.

1http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2017/01/20/trump-giorno-dell-insediamento-per-lui-record-impopolarita_q7zKUih619DWjXTciIi63L.html

2https://www.washingtonpost.com/world/national-security/national-security-adviser-flynn-discussed-sanctions-with-russian-ambassador-despite-denials-officials-say/2017/02/09/f85b29d6-ee11-11e6-b4ff-ac2cf509efe5_story.html?utm_term=.f9d62183aaf4

3https://www.wsj.com/articles/spies-keep-intelligence-from-donald-trump-1487209351

4http://www.reuters.com/article/us-usa-trump-business-idUSKBN1571FD

5http://www.breitbart.com/2016-presidential-race/2016/10/13/rasmussen-poll-donald-trump-leads-clinton-two-points/

6http://elections.huffingtonpost.com/pollster/polls/rasmussen-27121

7http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/06/news/prodi_trump_e_le_pen_sono_una_minaccia_l_europa_a_doppia_velocita_puo_dare_finalmente_la_risposta_-157666611/

77 Risposte a “Trump, la ribellione dell’élite e la crisi della democrazia americana”

  1. E’ un avvenire splendido….
    Occorrono tre condizioni:
    1) Che Trump regga politicamente al ribasso/crollo di borsa che Yallen metterà tra poco in atto con un rialzo accelerato dei tassi negli USA.
    2) Che Marine Le Pen vinca in Francia.
    3) Che Schultz non incorpori la Merkel nel prossimo governo, ma faccia un governo rosso-verde.
    Speriamo.

  2. Ottimo articolo, come sempre.
    L’ aiuto esterno di Le Pen, e magari di un governo tedesco con la Merkel e il suo forsennato atlantismo fuori dai piedi, Trump potrebbe trovare l’appoggio che attualmente non ha al suo interno. Molto ben spiegato e motivato. Bravo Dezzani.
    Tuttavia i neocon atlantisti hanno fatto un gran bel lavoro, finora, per bloccare l’operato di Trump (non la sua popolarità che è al 55%). La maggior parte dei media italioti, per esempio, sono contro di lui, vedo un sacco di tweet di gentucola fuffosinistrorsa che lo vede come un babau, e appena starnutisce, gli danno del criminale o del razzista (Obama invece è un sant’uomo che ha quasi provocato la terza guerra mondiale, tra Libia, Siria, Ucraina e Yemen con un po’ di Afghanistan, Ossezia, Iraq, tutto purchè sui confini della Russia), complicando la vita alla Verità perchè di errori, il signor Trump, ne ha fatti parecchi, ma non sono quelli per cui gli danno addosso.
    Per esempio, i suoi ministri e consiglieri.
    Tutti, o quasi tutti, provenienti da Goldman Sachs. Addirittura Mnuchin ha lavorato per Soros (si, quello che aizza le rivolte colorate a 15 dollari all’ora contro Trump medesimo, certo se fossi un disoccupato – e uno su tre dei cittadini USA in età lavorativa lo è, altro che le fuffa baggianata e distorsioni orwelliane dei dati di sant’uomo Obama – non mi farebbero certo schifo un po’ di dollari gaudagnati per fare casino).
    Poi l’amore di Trump, spassionato, per i generali in pensione, e uno infatti gliel’hanno azzoppato (e adesso si sa, lo dice l’FBI, che Flynn non ha fatto nulla di male, ma intanto fuori dalle scatole).
    Se fossi un cittadino USA, che già soffre di una pseudo democrazia quasi senza diritti civili instaurata da Bush dopo 9/11 (toh, Bush, il primo vero colpo di Stato dei neocon atlantici, doveva vincere Al Gore…invece, due mandati, ah già ma quello andava bene), ebbene sarei alquanto preoccupato di tutti questi generali.
    Ma non lo sono, sono cittadina europea e continuo a guardare a come lavorerà per l’estero il signor Trump.
    Per esempio, al posto di Flynn, Trump ha nominato Herbert Mc Master come consigliere dell sicurezza nazionale, lo stesso che nel 2015 chiese di contenere la Russia sulla prima linea.
    Gli impediscono di avviare le sua ristrutturazione economica con le grandi infrastrutture e l’isolazionismo, ma stan cercando di segargli anche la sua volontà di lavorare con la Russia (alla quale, per inciso, le sanzioni dan fastidio come una specie di macchia sull’orgoglio nazionale, perchè da tutti gli altri punti di vista non la sfiorano minimamente, anzi, dice Paul Craig Roberts) e adesso lo circondano con “ministri e consiglieri” che sembrano tirare dalla parte opposta. Inoltre nominare un antiambientalista come capo dell’EPA l’ho trovato umiliante.
    A occhio stiamo assistendo a una guerra tra i PADRONI DEL MONDO, che per una volta dissentono sulla strategia per impossessarsi del Mondo (so, sembro complottista, invece no, i complotti esistono finchè non si scoprono, questo è palese). Un mio amico ha detto che Trump è con i petrolieri (il 15% dei padroni), mentre gli altri sono con i venditori di armi (il rimanente 85%).
    Molta fantascienza ha azzeccato con svariati decenni di anticipo cosa stiamo vivendo attualmente.

  3. Caro Dezzani
    non spieghi che i populismi sono l’altra faccia del capitale globalizzato i collaboratori di Trump arrivano tutti da banche d’affari, come Goldman Sachs, J.P. Morgan, petrolieri della ExxonMobil, ecc. che hanno bisogno della guerra in Europa e non solo, distruggere per ricostruire, giochino che fece Roosevelt e i massocapitalisti alla Rothschild, alla Warburg, alla Rockefeller, alla Ford, alla Prescott Bush della Union Banking Corporation (Ubc), alla George Herbert Walker, della Brown Brothers Harriman, alla IBM, e tutto il gruppo legato all’International Business Machines con alla testa il presidente Thomas Watson, il magnate delle ferrovie Averell W. Harriman, ecc., dagli anni Venti eTrenta con Mussolini e Hitler.
    La crisi di sovrapproduzione i massocapitalisti la superano facendo la guerra tra loro – liberaldemocratici contro liberalreazionari – per ridefinire il vertice della piramide del potere, ma scaricando i costi sociali sulla masse popolari, dopo aver portato morte e distruzione nel mondo arrivano i nuovi “liberatori” con un Piano Marshall 2.0 a riportarci una finta democrazia maggioritaria.
    Se non spieghiamo che occorre liberarsi dal capitalismo e dalle sue finzioni politiche e costruire realmente un sistema dove non è prevista la mercificazione degli esseri umani, quindi senza lavoro salariato, dove tutti sono proprietari dei mezzi di produzione e dove l’orario di lavoro prestato alla società dev’essere l’unico parametro per aver beni e servizi utile per riprodurre le proprie capacità lavorative, sia manuali che intellettuali, vivremo sempre nella barbarie e in un mondo sempre più disumano.
    Tutto questo si chiama Comunismo. La forma più alta di Umanesimo.
    Per giungere a migliorare i rapporti umani occorre una vera Rivoluzione Proletaria che passa nel nostro paese dalla costruzione del nostro Partito Comunista Italiano, di Gramsci-Togliatti-Longo e Berlinguer, completamente autonomo dai valori a dalle pratiche dei massocapitalisti.

    1. Anche il comunismo era l’altra faccia del capitalismo. Personaggi come Parvus, Kuba, Radek e Lenin erano tutti agenti, più o meno coscienti, del grande capitale.

      Ciò non toglie che la tutela del lavoratore ed il ruolo dello Stato come motore dell’economia, siano sempre concetti attuali.

    2. Il Comunismo è la più elevata forma di crimine istituzionalizzato, in quanto illiberale e discriminatorio. Esattamente come quello odierno implementato dalle oligarchie definite “atlantiche” e ben inquadrate ed analizzate da Federico Dezzani. Il Comunismo/Socialismo/Fascismo/Nazismo (Nazional-Socialismo) è controllo sociale, è oligarchia, è elitarismo. Porta al disastro sociale ed economico pechè uccide la funzione imprenditoriale e quindi l’iniziativa privata. Come successo in URSS, come successo in Cambogia con Pol Pot. Come successo nei paesi dell’ex cortina di ferro. Come successo nella Cina di Mao. Come successo nella Cuba di Castro. Come succede oggi nell’U(C)E: Unione Comunista Europea.
      L’attuale “capitalismo finanziario” è la neo-lingua che le elite usano chiamando il loro sistema di potere comunista con il nome esattamente contrario. Il Capitalismo è libera moneta, libera concorrenza, libero pensiero. Oggi non abbiamo niente di tutto questo: abbiamo monete fiat governate dalle elite e dalle banche centrali (comitati di affari di pochi amici); media controllati in modo talmente totalizzante che la “Pravda” sembra un giornale ultra-liberale; sistema energetico nelle mani di pochissimi. Questo è vero controllo sociale. Questo è “Comunismo” reale, ossia pianificazione sociale scientifica e spietata. Altro che “capitalismo”. Noi il capitalismo non lo abbiamo mai conosciuto. Ed il “Massocapitalismo” è una Tua fantasiosa definizione. Tu i massoni neanche li conosci. E te lo dice un massone doc.

  4. Secondo me, indietro non si torna mai, è impossibile. Parliamo dell’Italia, in questo contesto, tu dici che con la vittoria della Le Pen all’improvviso tutto cambierà, il sistema liberal criminale muore definitivamente e sorgerà il sole della nuova era. Improvvisamente in Italia apparirà il grande politico salvatore, il Pd morirà (sta già morendo ma…io qui il populismo vero non lo vedo), Renzi tornerà a fare il babbo in campagna, la marea di clandestini tornerà felicemente alle case loro. Perché noi, italiani, dovremmo beneficiare della vittoria di Le Pen, in Francia, non qui, o di Trump, dall’altra parte dell’oceano. Capisco che il nostro sistema sia attualmente ancora nelle mani dell’establishment, ma anche senza questo establishment, chi spazzerà via tutta questa corruzione che non ha proprio voglia di togliere il sedere dalle poltrone? La Le Pen? Trump o forse Putin? Non so perché dobbiamo confidare sempre negli altri. Scusa Federico se in questo momento mi sento scettica e un po’ pessimista, non vedo, per ora, un futuro roseo

    1. ” chi spazzerà via tutta questa corruzione”..

      Eh?
      Questo non è il Fatto Quotidiano.
      Se vuoi parlare di corruzione, malaffare e mafia, ci sono migliaia di siti e blog sull’argomento

      1. Ma qui stiamo parlando di politica, e la nostra politica è corruzione, non è colpa mia Federico, scusami davvero, non era mia intenzione offendere nessuno. La mia era solo una domanda in tema; futuro e io mi chiedo come sarà questo futuro in Italia? tutto qui. Non sono l’unica che ha posto questa domanda, molti, come me, non vedono un gruppo competente per guidare il nostro paese, almeno al momento.

      2. Dezzani, trovo,molto “unfair” la sua replica alla sig.ra Francesca che nel sul suo blog si distingue sempre per i suoi modi gentili e per la sua buona educazione. Le critiche e le domande sono più che lecite quando si affrontano argomenti di questa portata e anche se (lo riconosco), lei fa delle buone analisi (mais sans plus), non ha senz’altro la sfera di cristallo. Personalmente se tenessi un blog (cosa che non farò mai perché non avrei né la voglia né il tempo), accetterei tutte le critiche e le domande, anche quelle più stupide e feroci, basta che fossero poste nei modi appropriati. Tornando alla sig. ra Francesca, le ha semplicemente posto una domanda retorica tanto più pertinente in quanto nei suoi scritti lei lascia sempre intuire dei finali a lieto fine con la fine del vecchio mondo e l’avvento di uno nuovo che sarà molto più bello del precedente. Ma purtroppo la storia non è una scienza esatta e le sorprese possono essere molto, molto amare. Senza rancore e un cordiale saluto alla sig.ra Francesca.

        1. Grazie Paolo, un caloroso saluto a te! Un sorriso a tutti. Io non parlo così liberamente in altri blog o siti, qui lo faccio perché mi sento a mio agio, è una grande cosa, significa che Federico mi ha messa a mio agio. Penso che la discussione sia parte importante di un’analisi, è la naturale conseguenza, le mie sono semplicemente riflessioni. Non pensavo di aver scritto qualcosa di brutto. Ma va benissimo così e, aggiungo, che per Federico, pur non conoscendolo, provo affetto come fosse un figlio, le mie espressioni sono sincere senza altri intenti.

          Il periodo è molto buio, quindi, penso sia naturale avere dei momenti di sconforto. Auguriamoci cose belle 🙂

        2. cara Francesca, vedila da questa angolazione; non si dice di non combatere la corruzione che è insita nell’uomo,ed è in TUTTE le nazioni.Ma capire bene quando essa viene enfatizzata ed evidenziata dai mass media sussidiati; per distogliere l’attenzione dai VERI probemi del Paese,; chessò magari l’ euro che ha portato alla distruzione di migliaia di piccole aziende, magari la politca UE , magari che siamo una colonia della Germania oltre che degli Usa, magari che stiamo svendendo il poco di sovranità nazionale rimasto con l’inchino entusiastico dei piddini, magari che promoviamo l’autoinvasione , islamica e non, a scapito dei cittadini italiani meno abbienti di cui a nessuno frega un cazzo; (scusa il francesismo); a pro business delle mafie coop e caritas.Per non parlare delle migliaia di suicidi italiani,(sempre ben nascosti dai media) , esseri umani che a causa della crisi economica hanno alzato le braccia. Io spesso penso alle migliaia di mie compatrioti che sono morti in guerra per difendere la Patria e non posso,anche adesso che ti scrivo , trattenere le lacrime,per l’amarezza e la rabbia del tradimento nei loro confronti.Quando ero giovane e pistola avevo quella malattia molto comune che si chiama esterofilia e sudditanza nei confronti della cosiddetta supremazia morale e tecnica tedesca.Beh ti allego unlink che magari non hai mai visto e spero ti aiuterà.Cordialmente.
          http://www.battitorelibero.it/tedeschi-uber-alles-perche-siamo-cosi-fessi-da-credere-al-falso-mito-della-germania/

        3. Signora Francesca, guardi che se prova a rileggere i post di Dezzani, non ne troverà uno che dice che si “ritornerà alla situazione precedente”. Quando mai ?

          Dezzani ha semplicemente ( anche se in maniera eccellente ed impeccabile), prospettato il collasso dell’asse euro-atlantico che ha costituito la nostra sfera d’influenza a seguito della nostra sconfitta nel secondo conflitto mondiale e degli accordi di Yalta.

          Cosa accadrà dopo è troppo prematuro per dirlo.

        4. Rispondo a Francesca. La corruzione che cos’è? I siciliani sono più corrotti dei tedeschi? Se il parametro è Scalfari, sicuramente.
          I Siciliani come i boliviani andini hanno altre regole e sono corrotti, se lo sono, in relazione alle loro regole e non certo in relazione alle regole degli “Dei del Nord” a cui dovremmo assimilarci.
          Il concetto di “Casta” è uno strumento moralistico per mantenre saldo il vincolo esterno.
          Non siamo obbligati a diventare tedeschi. Si da il meglio di sè quando si accetta la propria indole storica.
          saluti Francesca

        5. Francesca la corruzione magari la risolvi semplicemente passando dagli attuali
          Trecento detenuti per reati di corruzione ai seimila per gli stessi reati detenuti
          Nelle galere tedesche dati prof abeis università di losanna, magari non è affatto
          Un dato genetico ma dipende semplicemente dal senso di impunita che una magistratura impestata da massoni garantisce ai corrotti preoccupandosi di
          Sanzionare ,principalmente i rubagalline

        6. Anche io vorrei dire la mia sul tema della corruzione in Italia. L’Italia e’ un paese corrotto esattamente come tutti gli altri. L’unica vera differenza e’ che degli scandali corruzione da noi si e’ abusato in misura maggiore rispetto ad altri paesi. La magistratura in Italia e’ molto piu’ indipendente che all’estero. Vale a dire piu’ slegata dai poteri politici, ma piu’ legata a quelli occulti. Tutti abbiamo plaudito a Di Pietro ai tempi di tangentopoli. Eppure in Germania Di Pietro non ci sarebbe stato, percheà la magistratura in Germania non è indipendente dalla politica come in Italia. Meglio o peggio? Oggi sappiamo che Di Pietro era al servizio dei poteri angloamericani, e che il suo intervento doveva servire a ripulire la classe politica italiana per spianare la strada ai partiti di sinistra che avrebbero, col loro internazionalismo, preparato il terreno agli USE. Questa e’ stata la costante della seconda repubblica. Si deve segare le gambe ad un politico? Ecco che parte un’inchiesta, un avviso di garanzia, uno scandalo giornalistico ad hoc. Il risultato finale e’ che chi sta in poltrona ad ascoltare TeleKabul TG3 , oppure a leggere i giornali di De Benedetti prova la sensazione di essere circondato da corrotti o da pervertiti. La realta’ e’ che la magistratura ed i giornalisti main-stream rispondono di fatto ai poteri sovranazionali. Per decenni gli italiani hanno dedotto che il nostro paese e’ il piu’ corrotto di tutti, che certe cose nei paradisi teutonici o anglosassoni non succedono. Questo complesso di inferiorita’ alimentato ad arte e’ servito solo ed esclusivamente a spiegare le anomalie e le assurdita’ create dalle marionette di un potere sovranazionale. Il premier Mario Monti ti distrugge il PIL in 12 mesi? Colpa degli italiani corrotti e dei governi precedenti che hanno rubato. Non e’ colpa del mostro euro che richiedeva l’azzeramento delle importazioni italiane. L’IVA passa dal 19 % al 22 % e tra breve al 23 % ? Colpa degli italiani ladroni, e dei governanti che si sono scelti. Non e’ colpa delle istituzioni NATO-EU-Fondi di stabilita’ che da sole assorbono centinaia di miliardi. Signora Francesca, lei crede ancora a queste balle, offensive nei confronti del nostro popolo? Gli italiani non sono affatto piu’ corrotti degli altri, ma il perbenismo giornalistico-burocratico e’ stato usato per distruggere il loro amor proprio ed ogni possibile resistenza.
          Un’ultima cosa, che non posso proprio evitare di dire. L’ENI vince delle commesse miliardarie in India? Vince come qualsiasi altra azienda, pagando qualche mazzetta ai funzionari locali. La CIA lo viene a sapere coi suoi mezzi tecnologici ed improvvisamente i dirigenti dell’ENI vengono indagati non in India ma in Italia per “corruzione internazionale”. L’appalto miliardario e’ perso e naturalmente la commessa viene assegnata alle aziende anglo-americane, QUELLE SI, CHE NON SONO CORROTTE, VERO?
          Per favore datevi una svegliata tutti quanti, almeno voi, che leggete il blog di Dezzani!

        7. Grazie ragazzi per i vostri interventi, io cmq non parlavo di popolo italiano corrotto, ma di casta politica corrotta. Ma non vedete cosa sta succedendo in questi giorni nel Pd? Io vedo assetati di potere; Renzi, Emiliano, saranno questi i traghettatori del nostro futuro, non so, o forse Salvini e Grillo? Fatemi qualche nome santo. So benissimo che la corruzione parla mille lingue, ma il nostro paese, proprio perché colonia di Usa e Ue, in questo periodo è stato lasciato nelle mani di un potere debole e incompetente, lo scrisse anche Federico. Io intendevo questo. Ok, è troppo presto per prevedere il futuro, sicuramente ne sapete più di me

        8. @Federica Ancona

          Ciao. Aggiungo una nota ulteriormente triste alle risposte che ti hanno dato ma dice bene della temperie in cui siamo immersi: io impazzisco di rabbia quando sento dai media (martellantemente) che in Italia l’economia va male per colpa massima e principale degli evasori fiscali, i nuovi untori.
          Cribbio.
          Cioè, quanta IMMONDIZIA sono i ns giornalisti per portare una menzogna così abietta su così vasta scala? Ma quanto li pagano per agire a costante detrimento della popolazione? Secondo me poco: la gente da poco viene pagata poso. Venduti per un piatto di fave marce.

    2. Ho seguito con dispiacere tutta la discussione. Invito tutti, sottoscritto compreso, a mantenere il sangue freddo: in Geopolitica non ci si può lasciar trasportare dalle emozioni.

      1. Cara Francesca, la corruzione e’ un fatto fisiologico. In una certa misura ci sara’ sempre. Non e’ la corruzione la causa dei problemi italiani. I problemi dell’Italia stanno nel fatto che ci sono accordi transnazionali che la strangolano, organizzazioni internazionali che succhiano il sangue, intrighi bancari che la spolpano, tutto collegato al fatto che bisogna accontentare il sistema, e che poco o nulla resta per accontentare gli italiani. Basta fare il caso del MES: dobbiamo indebitarci per 125 MILIARDI di euro per mettere i soldi in un salvadanaio che ci “aiutera’” in caso di necessita’ imponendoci le LORO condizioni. Sono duemila euro per ogni italiano. E nessuno dice nulla, se non che gli italiani sono corrotti.
        Per “risolvere” la corruzione si potrebbe fare come in Germania: magistrati nominati dai politici. Nulla faranno mai contro coloro da cui dipendono. Gli episodi di corruzione diventano rari e creano piu’ scandalo se scoperti (quindi si sta piu’ attenti a fare gli imbrogli). Nel paese si diffonde la convinzione che i nostri siano bravi e che il sistema sia vincente. Una profezia che, in parte si autoavvera. Tanto ormai e’ chiaro che i magistrati, se non dipendono dai politici dipendono dai poteri occulti.

      2. Voglio solo precisare una cosa: la corruzione nel nostro paese non è solo un fenomeno giornalistico, magari lo fosse, purtroppo ne vediamo le pessime conseguenze sulle nostre vite tutti i giorni. I cantieri volutamente interminabili della metro che ammazzano le attività commerciali, una scuola ristrutturata che crolla alla prima scossa di terremoto, infrastrutture mai completate e quindi assenza dei servizi che avrebbero dovuto fornire oltre allo spreco di soldi pubblici, raccomandati nel pubblico che timbrano e vanno via e lasciano i cittadini a fare le code, potrei continuare ore con esempi di questo tipo che fanno del nostro paese quello che è: uno Stato allo sbando, con tassazione scandinava e servizi subsahariani. Dite che tutto ciò è una cosa comune nel resto d’Europa? Per quel che so non credo proprio.

        1. Infatti, chi ha viaggiato nel nord Europa (io ho avuto questa fortuna) si può rendere conto dell’abisso che separa il nostro paese dalle democrazie nord europee e soprattutto il divario fra il senso civico delle popolazioni di stirpe germanica (scandinave incluse) da quelle italiche. E’ senz’altro un discorso molto antipatico dalle nostre parti perchè fa piacere a molti scaricare le coscienze pensando che tutti i nostri mali vengano da fuori. E’ evidente che noi risentiamo (com’è ovvio che sia) di tutte le dinamiche di potere dentro e fuori al nostro paese, ma così è per il mondo intero, nessuno escluso.

        2. Ah il nord Europa, terra di rettitudine, paradiso di onestà…..onestà onestà onestà
          Ma poca put****

    3. Corrrrrrrrrrrruzzzzzione…..cara la mia Franziscaner abbiamo già il 25% dei voti in gelatina per sta cazzo de corruzione….l’hai visto l’altra sera in tv di pietro? Bella soddisfazione vederlo vecchio e derelitto,vicino alla consegna dei libri in tribunale(divino)….ancora ripeteva corrrrrrrruzzzzione! Quando si abbasserà la nebbia ,la gente li disseppellirà per bruciarli!(lui e gli attuali prosecutori della sua opera).

      1. Ai cultori del Nord Europa vorrei ricordare un fatto molto semplice. La settimana lavorativa in Grecia e’ di 44 ore. Da noi 40. In Germania 35 ed in Finlandia 30. Eppure, i greci sono alla fame, l’Italia ci sta arrivando, la Germania e’ ricchissima e la Finlandia il vostro paradiso in terra. Come si spiega questo squilibrio? Forse che conviene lavorare poco? Non vi viene il dubbio che sia dovuto ad una moneta chiamata euro che crea disuguaglianza, squilibri fra i popoli con conseguenti ripercussioni a livello delle amministrazioni locali?
        Su una cosa vi do’ ragione. Che noi italiani siamo proprio piagnoni, ce l’abbiamo nel sangue.

        1. Andrea, rispetto il suo punto di vista, ma nessuno ha la verità assoluta in questo momento, me compreso. La causa dei nostri problemi non è solo l’euro, magari fosse solo quella. I nostri mali atavici sono preesistenti all’euro. Io sono per la moneta unica per diverse ragioni che non sto ora ad elencare. Se non si voleva l’euro (invece di scomodare i poteri occulti, Rothschild e complottismi vari) bastava ripassare la storia patria e fare una semplice considerazione: tutte le volte che nella sua storia l’Italia si è alleata con la Germania, per noi è sempre andata a finire male e accettando l’euro è stato come se avessimo stretto un nuovo patto d’acciaio con i tedeschi. Bastava fare questa semplice e umile constatazione. Chi poteva e aveva il dovere di farla? I politici? Gli economisti? I politici probabilmente, perchè gli economisti (per i quali ho poca stima, tranne Marx, Keynes e pochi altri) all’epoca, tranne poche eccezioni, non ebbero nulla da obiettare. Per quanto poi riguarda i tedeschi ci fu una grande opposizione al nostro ingresso nella moneta unica da parte del governatore della Bundesbank, Hans Tietmayer. La stampa e l’opinione pubblica tedesca erano praticamente tutti contrari. La Confindustria tedesca mi pare non si dimostrò nè ostile, nè favorevole. Concludo dicendo che siamo stati noi la causa dei nostri mali.

          Un cordiale saluto.

        2. Andrea, rispetto il suo punto di vista, ma nessuno ha la verità assoluta in questo momento, me compreso. La causa dei nostri problemi non è solo l’euro, magari fosse solo quella. I nostri mali atavici sono preesistenti all’euro. Io sono per la moneta unica per diverse ragioni che non sto ora ad elencare. Se non si voleva l’euro (invece di scomodare i poteri occulti, Rothschild e complottismi vari) bastava ripassare la storia patria e fare una semplice considerazione: tutte le volte che nella sua storia l’Italia si è alleata con la Germania, per noi è sempre andata a finire male e accettando l’euro è stato come se avessimo stretto un nuovo patto d’acciaio con i tedeschi. Bastava fare questa semplice e umile constatazione. Chi poteva e aveva il dovere di farla? I politici? Gli economisti? I politici probabilmente, perchè gli economisti (per i quali ho poca stima, tranne Marx, Keynes e pochi altri) all’epoca, tranne poche eccezioni, non ebbero nulla da obiettare. Per quanto poi riguarda i tedeschi ci fu una grande opposizione al nostro ingresso nella moneta unica da parte del governatore della Bundesbank, Hans Tietmayer. La stampa e l’opinione pubblica tedesca erano praticamente tutti contrari. La Confindustria tedesca mi pare non si dimostrò nè ostile, nè favorevole. Concludo dicendo che siamo stati noi la causa dei nostri mali.

          Un cordiale saluto.

        3. Forse che conviene lavorare poco?
          NO conviene lavorate TUTTI e DAVVERO di modo che non ci sia nessun povero disoccupato, nessuno che debba lavorare 60 ore alla settimana per poter vivere, e,SOPRATUTTO, nessuno che prenda uno stipendio facendo finta di lavorare

      2. Cmq, la cosa certa è che non c’è corrotto senza il corruttore. Se non ci fosse chi, per biechi disegni, tenta, e sfrutta, i nostri “politici” non ci sarebbe nessuna corruzione. C’è questo maledetto disegno in atto e pare che se non venga terminato continueremo a viaggiare su questo treno di follia. Voglio confidare nelle previsioni ottimistiche di Federico

  5. purtroppo devo solo ribadire il concetto già espresso nel precedente ‘articolo ” l’establishment contro: il precedente di Richard Nixon”. Ossia se sei in “guerra” , e Trump in teoria lo è contro buona parte della potentissima elite liberal mondialista e guerrafondaia, non puoi usare il guanto di velluto o cercare di captarne la benevolenza con scelte di uomini a lei gradita. O i nemici li elimini, legalmente,con leggi ad hoc ,con uomini pronti a tutto, oppure sarai spazzato via. In guerra prima spari e poi chiedi chi va là?

  6. Articolo che mi ha decisamente rincuorato. Dopo le dimissioni di Flynn credevo non ci fosse più speranza per Trump, ma forse mi sbagliavo. E’ proprio vero che le guerre non vengono vinte dal più forte, ma da quello che sa resistere più a lungo

  7. Articolo impeccabile!
    Mike Pence ha gettato la maschera la scorsa settimana con la Merkel e coi suoi incontri “europeisti”, conferma i precedenti sospetti che le vecchie élites vogliano metter sotto processo Trump per sostituirlo col suo vice.
    I sondaggi danno comunque la maggior parte degli americani a favore del loro presidente, sarà molto interessante e fondamentale capire da che parte starà la maggior parte delle forze armate USA: saranno loro a far pendere chiaramente l’ago della bilancia, senza escludere il rischio di guerra civile ovviamente.

    Intanto, l’Economist la scorsa settimana ha azzardato un’ipotesi di vittoria di Marine Le Pen anche al ballottaggio, nonostante i sondaggi la diano ancora perdente, ma con distacco in riduzione.
    http://www.economist.com/blogs/economist-explains/2017/02/economist-explains-12
    Segno che Albione si sta preparando al colpo di grazia verso le élites globaliste ed europeiste? Potrei sbagliarmi, ma non me la sento di escluderlo totalmente. Scrive l’opinionista: “Under the country’s directly elected two-round presidency, she needs to win an absolute majority of votes cast. This sets the bar high—BUT, arithmetically, it could happen.”

    Per chi non avesse voglia di leggere in inglese, ecco traduzione di Internazionale.
    http://www.internazionale.it/notizie/2017/02/17/marine-le-pen-vincere-elezioni
    Curioso pure il fatto che una rivista globalista riporti questo articolo, non trovate?

    Pure il blog “Rischio Calcolato”, con la firma del suo direttore FunnyKing conferma che Marine Le Pen sta riducendo il distacco. Tuttavia, non è che forse siamo già ora ad un testa a testa?
    http://www.rischiocalcolato.it/2017/02/attenzione-le-pen-mai-cosi-vicina-alla-presidenza.html

    http://www.lesechos.fr/elections/marine-le-pen/0211814047139-sondage-marine-le-pen-reduit-lecart-au-second-tour-2066380.php

    Grande Dezzani, che anticipa, anzi spazza via tutti i sondaggi!

    1. Interessante che i “leader” europei vadano con il cappello in mano da Pence, pregandolo di dire qualche cosa di rassicurante alla prossima conferenza, mentre Bannon li manda a quel Paese dalla Casa Bianca. Magari potrebbero essere meno servili, magari, anche in nome di una Europa unita non solo dal profitto e dall’euro ma dal fatto CERTO che separata in vari piccoli Stati, anche se ricchi, non ha una grande possibilità di trattativa con il gigantone USA che intanto ci ha riempiti di basi NATO.

      1. @Daniela: più che i leaders europei che vanno col cappello in mano da Pence, mi sembra che sia quest’ultimo che riferisce gli ordini della élite che non vuole mollare la presa. Vero che in Italia siamo pieni di basi NATO, ma che potrebbe succedere all’esplosione della prossima bolla finanziaria? Avranno gli USA i soldi per mantenere tutti i mezzi e i soldati sparsi per il mondo?

        1. Robertus, osservazione sostanzialmente giusta a cui vorrei correggere pero’ leggermente il tiro. Gli USA i soldi li stampano a piacimento, per cui la domanda se avranno i soldi e’ un po’ imprecisa. Il fatto e’ che l’impero americano si basa sull’importazione continua di capitali. Quindi la domanda diventa: riusciranno gli USA ad importare capitali all’infinito? Ovviamente no, ed ecco perche’ Trump ha parlato di cose tabu’: non solo il ridimensionamento della Nato, ma nientemeno che di “rinegoziare” il debito pubblico americano; la bestemmia che non si poteva pronunciare nel caso della Grecia sarebbe invece portata a compimento negli USA. Le elites non ne vogliono assolutamente sentir parlare. Come un criceto sulla ruota, che non puo’ fermarsi.

    2. La “blague a la francaise” sembra essere che sia Fillon che Macron sono già sotto tiro da parte dei media, uno per le vicende legate all’assunzione della moglie e figli, cui l’indagine non è chiusa e gli investigatori hanno affermato che andranno per le lunghe, l’altro per la dichiarazione dei redditi a zero con 3,4 milioni guadagnati, più alcune affermazioni sull’Algeria che ha raccolto critiche a destra e a sinistra..
      Se alla fine ci fosse invece una sorpresa al secondo turno Melenchon / Marine Le Pen, visto l’andazzo degli scandali, il tutto si giocherà su cosa voteranno i così detti “bobò”….. secondo voi chi votano? 🙂

  8. Indubbiamente le tensioni sia istituzionali che sociali sono molto forti in USA, ma personalmente, non mi è così chiaro come a lei Dott. Dezzani lo scenario odierno; perché accadono fatti, apparentemente, contradditori.
    Infatti del cosidetto “establishment” dovrebbe farne parte anche Wall Street che dal post elezione di Trump è entrata in una euforia inarrestabile (massimi storici, Goldman Sachs compresa), idem per il dollar index vicino ai massimi degli ultimi 3 lustri. Contestualmente agli indicatori di “panico” (vix, sweetie, gold) che sono su livelli molto bassi.

    Trump ha alleati molto potenti ed “inaspettati” come Peter Thiel http://www.dailymail.co.uk/news/article-4121372/Silicon-Valley-billionaire-Trump-supporter-Peter-Thiel-planning-run-California-governor.html che io considero come una delle personalità emergenti fra i più potenti al mondo; difatti non è solo uno “squalo della finanza” come appare, ma anche un genio visionario promotore della costruzione della segreta piattaforma offshore hightec TECNOUTOPIA di propretà Google, essa stessa creazione di Thiel come investitore venture capital.

    Lo scenario è molto complesso ed in divenire ma vedo segnali di grande forza dal sistema finanziario USA all’opposto dei crolli in panico che precedettero le gravi turbolenze interne delle elezioni “rubate” di Bush Jr e l’autoattentato- golpe delle torri gemelle.
    In conclusione il baromentro segna: BELLO STABILE per Trump\USA, ora.

    Ovviamente le cose possono cambiare in fretta, seguiamo con grande attenzione gli avvenimenti, anche grazie ai suoi sempre interessanti post.

    cordiali saluti

    Federico P

  9. Cosa farei se fossi Trump?
    Non credo che sia una angelo dei diseredati. E’ un uomo che vuole il potere, anche per farsi gli affari suoi. E’ alla testa di un movimento, e sa che senza base, è finito. Perciò li difenderà.
    Ma deve costruirsi una sua “CIA”. E’ la CIA attuale, il suo pericolo maggiore. Anche fisicamente.
    Per questo motivo, si è circondato di generali in pensione, che erano “attivi” nell’epoca delle Torri e del pentagono con missile..
    Ora li ha portati in auge, con prebende ed incarichi. Li incoraggia.
    Ma tra tre o quattro mesi, dovrebbe avere uno dei generali, che gli “confida”, come andarono veramente le cose al Pentagono. E da lì, tutti devono essere complici.
    Ora avrebbe l’arma totale, per sfidare l’esthablisment. Va dalla CIA e le dice: Guardate che io posso rivelare la questione del Pentagono di allora. Ed avrebbe anche la CIA in pugno.
    Così si salva le chiappe e procede nella sua politica fino al 2020. Resterà un Presidente famoso ed onorato. Vedremo se sarà così.

    1. Guido sono d’accordo, pero’ minacciando la CIA rischia di prendersi una palla in fronte come Kennedy (pardon, in nuca). Meglio per lui se facesse trapelare qualcosa tramite giornali amici (lo so che negli USA non ne ha, magari tramite RT che darebbe ampia copertura)

  10. Non vedo l’aristocrazia J. tanto a favore di Trump: direi per nulla, tenuto conto che per capirne la strategia occorre capire che questa gioca sempre su DUE tavoli: e tiene il banco in sue mani. Fuor di metafora, ma ripiombandoci subito, di fronte alla scelta classica fra burro o cannoni, Trump sceglie ( come imprenditore e uomo onesto ) il primo: i J. i secondi purche’ pagati e rivolti da e ad altri. Finora questo sistema si e’ rivelato vincente per dominare l’Occidente. Ora la frattura si e’ prodotta e il modulo ( anch’esso assai ben collaudato ) problema/soluzione richiede l’espansione del ‘localismo’ – chiamiamolo cosi’ per semplicita’ – per poi un rovesciamento completo a favore del mondialismo che mettera’ fuori gioco definitivamente ogni spinta localistica. Guardate quanto ha pesato la II G.M. nel senso di proscrivere ogni e qualsivoglia ipotesi politica anti-jewish: DOPO non c’e ne e’ stata piu’ nessuna ( e’ rimasto solo il richiamo molto ambiguo all’Islam, se si vuole…). Dunque, personalmente penso che i mondialisti lasceranno fare Trump ‘spingendolo’ semplicemente ed accortamente nella direzione da loro voluta, in attesa che arrivi di fronte ad un muro, ad una scelta drammatica che stanno gia’ preparando: una scelta che qualsiasi cosa possa decidere T. avra’ perso: sara’ l’Ucraina ( col riconoscimento russo del Donbass ), sara’ la Siria, con un false flag a danno di Assad, sara’ ovunque nel mondo gli interessi USA verranno a conflitto con quelli di altri stati imponendo una scelta di valori. E finalmente la Clinton avra’ la presidenza. Bum bum bum…

  11. Trump al momento giusto fara’ piazza pulita.Come? 11 settembre e scandalo pedofilia…
    E ricordatevi…non e’ uno sprovveduto

  12. Caro Dezzani e Jean
    che Stalin e Lenin fossero agenti del capitale lo può affermare solo un nazista per riabilitare la propria dipendenza dal capitale stesso. Lenin e Stalin seppero usare per i fini del Comunismo una parte del capitalismo, infatti a Lenin subì un attentato e morì d’ictus come tutti i migliori dirigenti del movimento comunista da Stalin a Togliatti, Longo ne fu colpito ma sopravvisse, Berlinguer.
    Ti consiglio di leggere Krusiov mentì di Grover Furr e Ipotesi di complotto? che ho scritto con la mia compagna Paola.

      1. Lenin era troppo intelligente per non sapere chi fosse Parvus.
        E in prospettiva l’alta finanza ha stravinto: la Russia del 2017 lotta da posizioni molto più deboli del 1914.

        Leggerò “Ipotesi di complotto?”…

    1. O forse i massocapitalisti che tu mi sembra dipingi come sprovveduti scelsero bene paese E personaggi adatti per creare una dannatio memorie funzionale a far sparire
      Dalle soluzioni sociali l idea di comunitarismo?

      1. Questo è quello che afferma anche Barnard… una ipotesi plausibile, da come sono andati i fatti e dalla situazione in cui ci si trova…

  13. Caro Dezzani e Jean
    Lenin sapeva benissimo chi fosse Izrail Lazarevič Gel´fand nell dizione tedesca conosciuto come Alexander Helphand, tanto è vero che Koba (Indomabile) più conosciuto come Ioseb Besarionis Dze Jughašvili detto Stalin (Acciaio) tanto che il suo pupillo Trotsky è stato espulso dal Partito bolscevico a causa delle sue posizioni politiche borghesi e le ragioni dell’espulsione arrivano da lontano basta leggere le risposte di Lenin alle posizioni politiche di Trotsky uscite con gli Editori Riuniti nel 1972.
    Mi sembra che dopo il 1928 nell’Urss di amici dei massocapitalisti se ne trovano sempre meno.

  14. Parvus, Radek, Lenin, Kuba, e noi. A Zurigo. Solo Il capitale? No, questa che oggi chiamate ‘narrativa’. Verrà dopo dalla nuova Roma delle Russie il poeta grande. E sarà Lenin a Zurigo. Neanche fosse stato con noi.
    Come lei, Tacito: neanche fosse ogni sera con il prode generale scozzese. Prode. Esatto. Come un altro genio della vostra ex Roma dice dei cavalieri che presero Gerusalemme. ‘Voi oggi non potete capire chi fossero e cosa li muovesse’. Lei, Tacito, sì.

  15. Marine ora e’ data vincente
    ×
    Marine Le Pen (Presidential Election Winner)
    2017 Presidential Election Winner French
    7/4

    100.00

    Include in
    multiples
    Potential
    275.00
    Price changed from 2/1 to 9/4
    ×
    Emmanuel Macron (Presidential Election Winner)
    2017 Presidential Election Winner French
    9/4

    100.00

    Include in
    multiples
    Potential
    325.00

  16. A mio modesto avviso Trump si è rapidamente allineato alle logiche “atlantiste”. Ne sono prova il background della maggior parte delle persone nominate nel suo stretto entourage, così come i notevoli colpi inferti alle politiche ambientali già nei primissimi giorni del suo mandato. Anche sui rapporti con la Russia e sul ruolo degli USA come sceriffo del mondo, i primi passi concreti messi in atto non lasciano presagire nessun cambiamento significativo, a dispetto delle affermazioni pronunciate in campagna elettorale.
    No bono, no bono

    1. 1. Non possiede una “squadra” politica e si è dovuto appoggiare ai vecchi repubblicani.
      2. al primo passo falso: tradimento ed impeachment.

      1. Non possiede una “squadra” e gli hanno portato via anche il “compasso”.
        Donald deve tenere duro almeno fino all’otto maggio, poi si vedrà.

        1. in effetti…
          Camera rappresentanti NL prossimo 15 marzo. favorito Wilders.
          Referendum ns. voucher e responsabilità in solido appalti: FORSE tra 15-4 e 15-6, forse accorpato ad amministrative.
          Presidenziale cugini: primo turno 23-4, secondo 7-5.
          Presidenziali persiane: 19-5.
          Pallida madre che stimiamo un po’ troppo e che ricambia amandoci un po’ troppo romanticamente: 22 ottobre.
          Impero di mezzo: congresso PCC ottobre/novembre. a proposito, Federico, come si comportano ora che stanno nei DSP della BRI? comprano ancora riserve oro? come zio Volodia?
          DNFTT. IST

      2. Credo che Trump, sia attualmente un presidente “fragile”, così come lo sarebbe chiunque fosse andato ad occupare la massima posizione di potere mondiale ed avesse contro la quasi totalità della vecchia “elite dominante”.

        Credo anche però, che Trump stia attuando una “strategia dell’attesa” in vista delle prossime elezioni francesi e tedesche al fine di rafforzare e consolidare la sua posizione. Non dimentichiamoci che egli rappresenta la nascita di un Nwo ed il seppellimento del vecchio http://time.com/4632670/donald-trump-new-world-order/

    2. Ho trovato questo articolo in SakerItalia, con video annesso.

      Un ex (?) ufficiale del Mossad prevede che Trump verrà sottoposto ad impeachment con l’accusa di tradimento
      http://sakeritalia.it/america-del-nord/un-ex-ufficiale-del-mossad-prevede-che-trump-verra-sottoposto-ad-impeachment-con-laccusa-di-tradimento/

      Former Mossad officer predicts Tump will be impeached
      https://www.youtube.com/watch?v=sNARIrqQ9oE

      “Quanto mi secca avere sempre ragione…”
      [Prof. Ian Malcom (Jeff Goldblum) in “Jurassic Park”]

      Mantengo un po’ di speranza, visto che McCain ha accusato palesemente Trump di essere un dittatore. Però Trump deve reagire…

  17. Il capitale e le sue finzioni politiche lottano per
    impedirci di capire come operano
    per questo il caos deve regnare nelle nostre menti e nella società

    Carissime compagne e carissimi compagni
    con la vittoria di Donald Trump, l’imperialismo angloamericano mostra la sua vera natura, quella fascista ma con il voto, come diceva Bertolt Brecht.
    Occorre ricordare che al massocapitalismo non frega un bel niente delle formazioni politiche e dei loro leader. Chi comanda veramente li usa tutti indistintamente perché far politica nei sistemi capitalistici costa e chi ha più soldi si compra i candidati e i migliori spin doctors che vuole. Questo fatto è così vero che Trump aveva concorso precedentemente, senza successo, alle primarie del Partito Riformista per le elezioni presidenziali del 2000, ha aderito poi al Partito Democratico e infine al Partito Repubblicano.
    I disinvolti vertici del massocapitalismo, quelli della Federal Reserve che controllano Trump e l’imperialismo angloamericano, hanno deciso di voltare pagina essendosi create le condizioni politiche ottimali, grazie a un ben calibrato terrorismo “islamico” e alle mirate campagne mediatiche, per una rapida ascesa al potere anche in Europa delle loro marionette di destra: in Francia c’è il duo Macron-Le Pen; in Italia ci sono Pd/Renzi, M5S, Forza Italia, Salvini; in Olanda il Partij voor de Vrijheid di Geert Wilders; in Germania l’Alternative für Deutschland di Frauke Petry; in Polonia è al potere il partito Legge e Giustizia di Jaroslaw Kaczynski; in Ungheria Fidesz del primo ministro Viktor Orban trama con i neonazisti di Jobbik; in Slovacchia, il Partito nazional-socialista fa parte del governo di coalizione; in Finlandia il Partito Nazionale finlandese è al governo con altri due partiti di destra; in Lettonia Alleanza Nazionale è in un governo di coalizione; in Lituania c’è Ordine e Giustizia; in Grecia, a fianco di Syriza, il partito di Tsipras, sono al governo i nazional-populisti di Anel, mentre i neo-nazisti greci di Alba Dorata, hanno comunque segnato un grosso successo elettorale.
    Dando questo sguardo d’insieme è più facile spiegarsi la vittoria di Donald Trump, che è stata preparata anche da quella strategia planetaria della tensione – che è un combinato di crisi economica di sovrapproduzione, corruzione politica, criminalità mafiosa, terrorismo e guerra psicologica – scaricata contro tutti i proletari del mondo e contro gli Stati che non si piegano ai diktat dell’imperialismo.
    Questa strategia è iniziata con l’attentato alle Torri Gemelle di New York l’11 settembre 2001 e con la falsificazione delle leggi della fisica, della metallurgia, della chimica per far credere che due aerei del peso di 200 tonnellate potessero abbattere grattacieli di 417 metri di altezza e del peso ognuna di 250mila tonnellate. Ma anche su quanti erano i grattacieli crollati quel giorno, che non furono due ma tre.
    L’attentato venne immediatamente attribuito a Osama bin Laden, saudita di origini yemenite, socio in affari dei Bush nel Carlyle Group; da notare che il giorno dell’attentato la famiglia Bush e i bin Laden erano riuniti per affari nella sede del gruppo a New York. I Bush, con il Patriot Act, tolgono tutte le libertà costituzionali ai cittadini statunitensi e poi dichiarano guerra totale al terrorismo attaccando l’Afghanistan che non c’entrava nulla, e poi l’Iraq di Saddam Hussein che era il nemico giurato dei terroristi legati ai bin Laden.
    Da questo apparente caos i ricchi sono diventati più ricchi e hanno iniziato a colpire i diritti costituzionali nei vari paesi occidentali a cominciare dagli Usa.
    Da quel momento in poi la menzogna diventa la linea ufficiale di tutta la politica, l’economia e dei media a livello mondiale.
    Nessuno, tra chi poteva aver voce in capitolo, fece nulla per arrestare questa politica eversiva a livello planetario. Tutti i capi di Stato occidentali sono stati zitti, ma anche i capi dei partiti politici al governo e all’opposizione non fecero nulla. Perché tutti sapevano che quella strategia serviva a tutti loro, servi del massocapitalismo, per non far percepire la portata della crisi di sovrapproduzione che di lì a poco avrebbe fatto saltare l’economia capitalistica in tutta l’area controllata dall’Occidente.
    Quando il sistema capitalistico entra in crisi, come nel 1907 e nel 1929, aumenta la conflittualità interna alla classe dominante che vede nella guerra lo strumento per la ridefinizione della propria gerarchia e nella distruzione di vaste aree urbane una possibilità di ripresa. Per giungere rapidamente ai suoi obiettivi i massocapitalisti devono avere il consenso delle classi che verranno mandate in guerra, a questo servono i media privati, le strutture occulte che operano negli apparati statali e privati i quali si mettono al lavoro per creare un artificiale nemico: in questo caso il terrorismo. Un’etichetta che si può appiccicare su ogni Stato, soggetto politico, religioso o persona che si intende isolare, attaccare o destabilizzare.
    Pratiche sperimentate in Italia negli anni ’60-’70 e ’80-’90 che hanno spostato a destra l’asse politico del nostro paese. Infatti da noi non esiste più, da almeno trent’anni, una vera organizzazione politica di opposizione capace di avere un vero progetto di società alternativa a quella capitalistica, com’è stato il P.C.I. fino a Berlinguer, che seppe contrastare l’eversione antidemocratica per lungo tempo.
    La strategia della tensione dopo aver terrorizzato gli italiani ha colpito i cittadini degli Stati Uniti ed è stata poi applicata all’Europa con attentati alla stazione di Madrid nel 2004; nel metrò di Londra
    il 7 luglio 2005. Sino ad arrivare ai giorni nostri con gli attentati di Parigi, Nizza, Bruxelles, Berlino, Istanbul.
    Per imporre politiche di destra occorre terrorizzare le persone comuni, quelle più indifese sia a livello fisico che psicologico.
    I massocapitalisti che hanno guidato i Bush, i Clinton, gli Obama e oggi guidano tramite Steve Bannon, Donald Trump, vogliono far nascere l’esigenza, nella popolazione mondiale, ma soprattutto europea, del bisogno di Stati autoritari guidati da demagoghi di stampo fascista, come sta accadendo da tempo in Ucraina, ed ecco che dagli Usa arriva sempre l’indicazione a quali pensatori rivolgersi per ottenere lo scopo prefissato: i fascistissimi Julius Evola, Oswald Spengler, Gabriele D’Annunzio, Benito Mussolini.
    La stessa tecnica sperimentata in Italia negli anni ’70 dal gruppo che diede vita a Potere Operaio quei Negri, Tronti, Cacciari che veicolarono non Marx-Engels, Gramsci, Lenin, ma Friedrich Nietzsche, Ernst Jünger, Martin Heidegger, Carl Schmitt con gli effetti negativi che sono sotto gli occhi di tutti.
    Oggi questa destra reazionaria ci propone la fine delle ideologie, la fine delle distinzioni politiche tra destra e sinistra e dialoga come fa il nietzschiano Diego Fusaro, con gli evoliani organizzati, per trovare un’intesa contro “il fanatismo finanziario” passando da una rinascita dei valori tradizionali, come la famiglia borghese, i valori religiosi, ecc. posizioni tutte interne alle logiche capitalistico-nazionaliste, che a loro volta sono funzionali all’imperialismo.
    Il massocapitalismo per avanzare con i suoi valori nella società ha bisogno di muoversi su due gambe: quella liberal-riformista e quella liberal-reazionaria. Tutte e due queste gambe fanno parte di un corpo teorico-politico liberale che ha nel modo di produzione capitalistico il suo fine. Un fine di destra rispetto al Comunismo. Perché il Comunismo non è conciliabile con le due gambe del capitale ma neanche con il resto del suo corpo, sia a livello teorico che politico.
    Oggi i vari gruppi della destra estrema lavorano per far credere alle masse proletarie che loro sono l’unica vera diversità, coadiuvati in questo lavoro da coloro che gli consentono di acquisire una impropria visibilità, partecipando a seminari evoliani, come ha fatto Diego Fusaro.
    Infatti Fusaro è stato il pupillo del rossobruno Costanzo Preve, un pensatore funzionale a questa alleanza con la gamba destra del capitale.
    In una fase di crisi verticale del capitalismo sia i liberal-riformisti che i liberal-reazionari non propongono una uscita da questo sistema che fa della guerra e della morte la sua stella polare, non propongono la fine del lavoro salariato e la conseguente fine della mercificazione degli esseri umani tramite l’introduzione dell’orario di lavoro come unico parametro per avere diritto a beni e servizi. Non propongono l’autogestione delle fabbriche e di tutte le imprese, in particolare quelle de media. Non propongono l’Eurocomunismo per unificare tutti i lavoratori d’Europa e toglierli dalle grinfie dei vari nazionalismi massocapitalistici. Ancora una volta i cattivi maestri operano per le esigenze dell’imperialismo, questa volta in versione trumpiana che, tramite i nazionalismi, vuole che l’Europa sia per l’ennesima volta il bersaglio di una guerra mondiale.
    Ed è sempre più vero che solo il Comunismo ci salverà.
    Saluti comunisti

  18. Sulla corruzione condivido quanto detto da Calogero (21 febbraio 2017 a 6:11) e Andrea (22 febbraio 2017 a 12:19)

    roberto r

  19. L’Italia ha disperato e sottolineo “disperato” bisogno di un partito di destra. Una vera destra patriottica e dalla parte del popolo. Vogliamo dire “populista” ? Ebbene si ! No, non quella “effemminata” della Meloni o di Salvini. Una destra vera nazionalista, dalla parte degli italiani e che sappia adattarsi al nuovo mondo ed alle nuove tecnologie e che, soprattutto, rimetta in piedi questo paese in ginocchio. Magari sulla scia di Marine Le Pen.

    P.s. Evitate attacchi “nostalgici”. Siamo fra “persone civili”.

    * Il mio augurio è che venga fuori un LEADER autentico, che sappia guidare gli italiani “fuori dal guado”. Sono certo che il popolo è pronto, al di là della propaganda mediatica.

    P.s. Dezzani lei è talmente bravo da creare “dipendenza”. Quasi inspiegabile !

    1. Italo, è quello che pensavo io ieri. La destra vera dov’è? E poi ho capito, l’hanno fatta fuori, almeno per il momento, questa cosa è fatta apposta, non mettono appositamente leader emergenti validi (di destra), non pongono una scelta pari per gli elettori. Se è davvero come dico è grave e preoccupante, perché in pratica non c’è scelta, e quando viene a mancare la scelta viene a mancare anche la libertà. Fino all’era Berlusconi si poteva scegliere, poi niente. Hanno infangato la destra in tutti i modi, l’hanno ridicolizzata, ovvio, per eliminarla. Uno di destra, oggi, non va a votare, o se va ha poche chances

      1. Ovviamente è come dici tu Francesca. L’ elite nazionale prona e serva dell’asse euro-atlantico, squadrista e dittatoriale, ma ben mascherata da una “finta democrazia”, ha messo in atto tutte le mosse per dare apparentemente una pluralità di scelta all’elettorato italiano, ma appunto una pluralità solo apparente. E’ un po’ il classico giochino, vecchio come il cucco, dei politici, delfini dei grandi capi, che fanno lo “scisma” per fondare nuovi partiti in contrasto “apparente” con quello del vecchio capo, ma poi al momento del voto in parlamento si allineano da buoni amici. Ad esempio, tanto per parlare di destra, la Meloni (Ministro della Gioventù in Forza Italia che “apparentemente” fonda un nuovo partito “Fratelli d’Italia”) e poi, se vai a vedere, nel concreto come votano in Parlamento, ti accorgi che al di là delle chiacchiere, continuano ad essere allineati come prima. Idem per Salvini che è da venti anni a Montecitorio. Quindi è ovviamente, come dici tu.

        Vorrei altresì precisare però, che una cosa è il popolo ed una cosa è l’establishment politico Io non credo affatto che l’establishment politico, ad esempio, sia specchio e rappresentanza del popolo, come tanti dicono, in discorsi da bar. Non lo è specchio del popolo, semplicemente perchè, la Democrazia su quale poggia questo “assunto” è una “finta democrazia”. Vi è quindi un “vulnus” di fondo.

        Tale “vulnus” stava per diventare “palese” nell’ultimo Referendum Costituzionale, dove se avesse vinto il si, davvero avremmo avuto seri problemi anche a quel poco di Democrazia, tuttora rimasta.

        Il POPOLO ITALIANO è quindi PRONTO, a mio giudizio, per l’avvento di una destra nazionalista e populista che faccia piazza pulita di globalizzazione, mondializzazione, squadre, compassi, corruzione, mazzette, mafie varie etc. etc. e che riporti l’Italia all’eccellenza che le compete ed al ruolo guida nel Mediterrameno, che sempre ha avuto.

        Non sarà facile, non sarà indolore e ci sarà da èagare un prezzo per il paese, ma credo anche che ad oggi non vi sia altra scelta. Forse, come altri hanno detto, Marine Le Pen farà da apripista. Ce lo auguriamo fortemente.

        Questo schifo deve finire qui. L’Italia e gli italiani non meritavano e non meritano questa classe politica.

        1. Questi ragionamenti sono molto condivisibili, tuttavia non si vede nessuno all’orizzonte in grado di portare avanti queste istanze..Ma proprio nessuno!!

      2. come fecero fuori la sinistra nel ventennio Berlusconiano
        destra e sinistra attualmente non esistono più

    2. Si caro mio, quelli che ci sono sono sempre poco qualcosa ,per soddisfare i palati fini dei grandi intellettuali e strateghi italiani,ci vorrebbe sempre qualcosa d’altro: un po più così un poco meno cosà, intanto, magari ,i fighi del colpo di tacco per fare goal (dallo sgabello del bar) votano m5s o non vanno a votare perché “mi fanno tutti schifo”.

  20. Caro Dezzani, Lei è come una droga , dopo orizzonte 48 e icebergfinanza è la lettura successiva, nella speranza di completare il Quadro . Ora “48 è pressapoco d’accordo con Lei ( http://orizzonte48.blogspot.it/2017/02/trump-al-bivio-della-democrazia.html), Trump deve decidersi e scegliere una strategia (non tattica ! ), che lo porti fuori da queste , non è facile , ma credo abbia numerosi consiglieri ,se come si afferma ha entrature nel Likud . Viceversa Mazzalai , che non ne ha sbagliata una da quando lo leggo ( 5 anni ), col suo modellino empirico predice una crisi innescata proprio da ” The Donald ” , con conseguente calo di fiducia e delusione popolare , che porterà certamente il sistema al baratro (secondo lo schema della deflazione da debiti ) , ma Donald non sarebbe Risolutivo dell’attuale status quo , addirittura finirebbe con l’accollarsi il peso di tutta la crisi che arriverà a cavallo tra il 2017 e il 2018. Non capisco come possano accordarsi tali visioni . Sulla Le Pen spero che Lei sia profetico !

  21. Ma scusate, non è che il problema della mail e del codice alfanumerico siano in realtà voluti? Il blog è sotto attacco?
    Intanto:
    ALLARME ROSSO: PURGA fascista di Google contro i siti pro-Trump come preludio a un grande false-flag o attentato?
    http://comedonchisciotte.org/allarme-rosso-purga-fascista-di-google-contro-i-siti-pro-trump-come-preludio-a-un-grande-false-flag-o-attentato/

    http://www.naturalnews.com/2017-02-23-red-alert-fascist-google-begins-purge-of-pro-trump-websites-as-prelude-to-massive-false-flag-or-coup-attempt.html

    https://www.youtube.com/watch?v=qH8Kr_tkcYw

  22. “…principali media anglosassoni (da cui dipendono a cascata quelli europei)”.
    Questo è un argomento fondamentale, che spero verrà approfondito in un futuro articolo ad hoc. Perché, se i media sono tanti, appartengono a proprietari diversi, hanno sede in diversi Stati, propongono invece gli stessi contenuti (“notizie”) ? Cioè sia gli stessi “fatti” (che è la cosa fondamentale, scegliere l’ordine del giorno, AGENDA SETTING per gli anglofili), sia le stesse interpretazioni.
    Occorre comprendere e divulgare come funzionano le armi del nemico (i media) per poterci difendere.
    La soluzione? Socializzare i mezzi di produzione culturale (come? nazionalizzarli? votare i vertici a suffragio universale? porre limiti alle concentrazioni?…).

I commenti sono chiusi.