Attentato di Fiumicino, 1985: le incredibili analogie con l’omicidio Regeni

Un tratto saliente della società “moderna e liberale” è l’assenza di qualsiasi profondità storica: la cognizione del passato non si spinge oltre i tre mesi e l’opinione pubblica fluttua in un eterno presente. La storia è eversiva, perché il suo studio consente di smontare facilmente la narrazione proposta dal Potere ed afferrare il “filo invisibile” che lega gli avvenimenti. Si prenda l’omicidio Regeni: a lungo abbiamo evidenziato come non fosse altro che un’operazione sporca dei servizi angloamericani per minare i rapporti italo-egiziani. Una novità? No, perché il terrorismo è da sempre uno strumento per sabotare le strategie mediterranee dell’Italia: con la strage del 1985 all’aereoporto di Fiumicino, il terrorista “palestinese” Abu Nidal portò le relazioni italo-libiche ad un passo dalla rottura. Ma la Prima Repubblica era di un’altra pasta…

Terrorismo: come castrare la politica mediterranea dell’Italia

Alcuni osservatori avranno certamente notato come una delle principali caratteristiche dell’attuale società sia l’assenza di qualsiasi profondità storica: la realtà non è più concepita come un film che si dispiega nel tempo, ma come un fotogramma a sé stante, scollegato dagli altri, diverso dopo giorno. L’opinione pubblica fluttua così in balia di eventi passeggeri, incapace di opporre qualsiasi resistenza alla narrazione dei grandi media: la sua maturità è simile a quella dei bambini, totalmente assorbiti dal presente. Lo studio della storia è quindi eversivo: non solo perché rinvanga fatti scomodi che sarebbe meglio dimenticare, ma anche (o soprattutto?) perché consente di afferrare quel filo invisibile che lega gli avvenimenti e dischiude scenari completamente nuovi, spesso in aperta opposizione al pensiero dominante.

Si considerino gli attentati di Parigi, novembre 2015, e Nizza, luglio 2016: benché siano costati la vita a 200 persone e presentino tuttora una serie di interrogativi irrisolti, appartengono ormai ad un passato remoto. La loro eredità si riduce ad un indefinito senso di inquietudine (secondo gli obiettivi del potere), ma non c’è traccia di una loro metabolizzazione storica:  nessuna riflessione circa la loro possibile appartenenza alla classica strategia della tensione. C’è da dire che l’opinione pubblica francese è piuttosto “naif” da questo punto di vista, mentre un Paese come l’Italia che ha vissuto trent’anni di strategia della tensione (da Piazza Fontana alle stragi mafiose) ha una “preparazione” più solida: è facile, per noi, leggere negli attentati francesi la semplice riproposizione di quanto già sperimentato a lungo nel Belpaese.

Già, l’Italia.

Uscita dalla Seconda Guerra Mondiale ed assegnata dagli accordi di Jalta alla sfera d’influenza angloamericana, vive a partire dal 1969 tre ondate di terrorismo: quello “fascista” di Avanguardia Nazionale ed Ordine Nuovo, poi quello “marxista-leninista” delle Brigate Rosse, ed infine quello “mafioso” di Cosa Nostra. Si è detto che l’obbiettivo di questa strategia della tensione fosse scongiurare l’ingresso dei comunisti nel governo e mantenere saldamente l’Italia nell’orbita NATO ma, ex-post, si può tranquillamente dire che questi attentati si proponessero anche la destabilizzazione tout court del Paese, così da mantenerlo in una perenne condizione di subalternità. La lunga storia del terrorismo italiano dovrebbe, a rigor di logica, essere quindi ancora attuale: se il comunismo è morto, l’esigenza di tenere il nostro Paese al guinzaglio infatti permane.

Il passato di bombe e stragi offre quindi ancora preziosi spunti per interpretare e comprendere il presente? Senza ombra di dubbio, sì.

Prendiamo ad esempio l’omicidio di Giulio Regeni: abbiamo più volte sottolineato nelle nostre analisi come l’assassinio al Cairo del giovane ricercatore friulano fosse la classica operazione sporca dei servizi angloamericani, tesa a minare un rapporto strategico, quello tra Italia ed Egitto, germogliato sotto la presidenza di Abd Al-Sisi e fiorito con la scoperta, nell’estate 2015, del più grande giacimento metanifero del Mediterraneo ad opera dell’ENI.

Si poteva arrivare a questa conclusione sia partendo dalla contingenza dell’omicidio (come abbiamo sinora fatto), sia seguendo quel “filo invisibile” che lega i diversi avvenimenti della storia: il terrorismo è, infatti, un’arma con cui le potenze straniere (Regno Unito, Stati Uniti e Francia in testa) da sempre tentato di sabotare la politica estera italiana, e quella mediterranea in particolare. Esiste quindi un “precedente” dell’omicidio Regeni? Esiste un’operazione simile, tale da dire che il caso Regeni ne è la semplice riproposizione? La risposta è ancora sì: la strage all’aeroporto di Fiumicino del 27 dicembre 1985.

Un esperto del ramo, così in là con gli anni da aver vissuto la stagione del terrorismo “palestinese”, direbbe: la dinamica sottostante all’omicidio Regeni è la stessa dell’attentato di Fiumicino. È lo stessa operazione aritmetica, dove si cambia solo qualche elemento per ottenere lo stesso risultato. Con l’omicidio Regeni i servizi atlantici hanno messo nel mirino gli scomodi rapporti italo-egiziani, così come con la strage di Fiumicino avevano messo nel mirino gli altrettanto scomodi rapporti italo-libici. L’esperto del ramo, ormai invecchiato, sospirerebbe però facendo un simile confronto, perché noterebbe come la Prima Repubblica fosse molto più scaltra e risoluta nel difendere gli interessi nazionali. Neutralizzare i danni di un’operazione sporca come l’omicidio di Giulio Regeni, sarebbe stato facile per quei politici che nel 1985 vanificarono il tentativo di scavare un fossato incolmabile tra Libia e Italia, dopo il ben più sanguinoso assalto all’aeroporto romano.

Procediamo con ordine. Sull’omicidio Regeni (ruolo dell’università di Cambridge, profilo dei docenti inglesi, funzione e natura di Amnesty International, intervento dell’anglofilo ambasciatore Maurizio Massari, etc. etc.) abbiamo detto a sufficienza. Non ci resta, per tessere il nostro calzante paragone, che ricostruire la strage di Fiumicino del 1985, di cui molti conservano solo un vago ricordo ed altri hanno sentito nominare solo di sfuggita.

Corre l’anno 1985. Alla Casa Bianca siede Ronald Reagan e Downing Street è occupata da Margaret Thatcher: entrambi sono espressione di una destra liberista, muscolare ed aggressiva, che prosegue quel processo di deregolamentazione dei mercati e finanziariazzione dell’economia avviato con lo choc petrolifero del 1973 e completato negli anni ‘90 dal democratico Bill Clinton e dal laburista Tony Blair. Entrambi anche sono decisi a ribadire la supremazia angloamericana nelle aree chiave del mondo, prime fra tutte il Mar Mediterraneo: in questo contesto il Colonello Muammur Gheddafi rappresenta un elemento di forte disturbo, benché il rais, salito al potere col putsch militare del 1969, si limiti a flirtare con Mosca e conservi la Libia nello schieramento del Paesi non allineati (quelli che saranno poi liquidati dalla NATO tra il 1991 ed il 2011).

L’Italia ha solidi rapporti con la Libia “nasserista” del Colonnello: il nostro apporto alla salita al potere di Gheddafi è stato, secondo alcune ricostruzioni, determinante, come testimonierebbe il fatto che, mentre molte compagnie angloamericane sono nazionalizzate dopo il 1969, l’ENI è risparmiata e le sono anzi spalancate le porte per massicci e proficui investimenti. Un ingente flussi di armi di fabbricazione italiana si riversa negli arsenali libici ed i nostri servizi segreti, non solo “plasmano” quelli di Tripoli1, ma a più riprese contribuiranno a sventate i progetti per defenestrare/assassinare il Colonnello: merita di essere ricordato il tentativo inglese nel 1971 di rovesciare il Gheddafi sbarcando un gruppo di mercenari sulle coste libiche, noto come “piano Hilton”, prontamente neutralizzato da Roma.

Nei primi anni ‘80, quando l’amministrazione Reagan ha già imposto sanzioni economiche alla Libia e ne ha proibito l’importazione di greggio, l’Italia continua quindi a fare lauti affari con la “Quarta Sponda”, nella veste di primo acquirente di petrolio e venditore di tecnologia: si noti ancora il parallelismo con l’Egitto di Abd Al-Sisi e la scoperta del maxi-giacimento di Zohr.

Nel corso del 1985 il divario tra Washington e Londra da una parte, Roma dall’altra, si allarga: gli americani hanno messo la Libia sotto embargo, armano insieme ai sauditi la resistenza al rais in Ciad, progettano il cambio di regime e demonizzano il Colonnello, dipingendolo come il principale sponsor del terrorismo internazionale (accusa piuttosto ridicola se pronunciata da chi ha partorito le Brigate Rosse e a Rote Armee Fraktion). Gli italiani gettano acqua sul fuoco, si aggiudicano commesse miliardarie con l’Italsider, stigmatizzano l’aggressività dell’amministrazione Reagan e, per bocca del ministro degli Esteri Giulio Andreotti, ribadiscono l’estraneità del rais al terrorismo che insanguina il Paese (al contrario, il Colonnello finanzia l’IRA che si batte per la liberazione dell’Irlanda del Nord dagli inglesi). Come riportare all’ovile la riottosa Italia? Semplice: proprio come avverrà a distanza di 31 anni con l’omicidio Regeni, progettando una sanguinosa operazione che metta in crisi i legami tra Roma e la sponda sud.

Si arriva quindi all’aeroporto di Fiumicino, 27 dicembre 1985: sono le nove del mattino, quando un commando di quattro palestinesi assaltano con bombe a mano e kalashnikov i banchi della compagnia israeliana El Al e della statunitense Twa, sparando sulla folla. In circa 60 secondi restano uccisi dodici passeggeri ed un impiegato di El Al2, prima che tre dei quattro terroristi siano uccisi dalle forze dell’ordine italiane e dai tiratori scelti israeliani: già perché Tel Aviv, precedente avvisata dal SISMI guidato da Fulvio Martini circa la possibilità di un attentato a Fiumicino tra il 25 ed il 31 dicembre, aveva preso provvedimenti. Solo il ministero degli Interni, guidato da Oscar Luigi Scalfaro, si rivela stranamente sordo agli avvertimenti del SISMI. Misteri italiani.

Quasi in contemporanea, un commando di terroristi assalta con identiche modalità l’aeroporto Schwechat di Vienna, uccidendo due persone: perché Vienna? Perché l’Austria in quegli anni, grazie al cancelliere Bruno Kreisky, è il secondo alleato europeo della Libia, subito dopo il nostro Paese ed a fianco della Grecia di Andreas Papandreou.

Veniamo così al “legame” tra le stragi e il Colonnello Gheddafi: quell’immaginario nesso, identico al pretestuoso coinvolgimento dei vertici egiziani nell’omicidio Regeni, che dovrebbe seminare l’odio tra l’Italia e la Libia. L’architetto delle stragi di Roma e Vienna è, infatti, il terrorista palestinese Abu Nidal ma, secondo l’ossessiva campagna della Casa Bianca, il mandante è nientemeno che Muammur Gheddafi. Un brevissimo profilo di Abu Nidal (1937-2002): strenuo oppositore di Yasser Arafat, considerato una scheggia impazzita dallo stesso OLP che lo condannerà a morte in contumacia, buona conoscenza dei brigatisti italiani e tedeschi3, sospettato di essere un agente del Mossad, questo papavero del terrorismo internazionale non è altro che un alfiere dei servizi atlantici. “Abu Nidal, notorious Palestinian mercenary, was a US spy” scriveva The Indipendent nel lontano 20094. Un terrorista pianamente ascrivibile ai servizi atlantici compie una sanguinosa strage a Fiumicino, gli USA incolpano il rais di esserne il mandante ed enormi pressioni sono esercitate su Roma affinché tagli i ponti con la Libia: suona famigliare? Ricorda un poco il caso Regeni?

Siamo però in Guerra Fredda ed in Italia regna ancora la Prima Repubblica: la rigida polarizzazione est-ovest, la “minaccia comunista” e le qualità dei leader politici forgiati, con tutti i loro limiti, alle grandi scuole del partito democristiano e socialista, permettono all’Italia di scansare la tagliola che le è stata preparata. Il premier Bettino Craxi annuncia che il nostro Paese non parteciperà a nessuna azione di rappresaglia militare contro la Libia e, affiancato dal ministro degli Esteri Giulio Andreotti, adotta un atteggiamento prudente e dilatorio, in attesa che passi la bufera: solo i partiti “anglofili”, come il PRI ed PLI, invocano la linea dura, con l’imposizione di sanzioni economiche (le stesse già adottate da Washington, ossia il blocco delle importazioni petrolifere) e una drastica inversione di rotta della Farnesina. Si noti, continuando il parallelismo con il caso Regeni, che ampi settori dell’informazione (Gruppo l’Espresso) e della politica (esponenti filo-atlantici del PD come l’ex-Lotta Continua Luigi Manconi) chiedevano anch’essi nel 2016 l’imposizione di sanzioni all’Egitto e la sospensione delle attività dell’ENI, come “rappresaglia” contro il Cairo.

Mentre la VI flotta manovra minacciosa davanti alle coste libiche, Craxi si adopera per ricucire i rapporti, tanto che si parla di un imminente incontro a Malta tra il premier italiano ed il rais: se il faccia a faccia salterà, sarà colpa della solita azione frenante esercitata dagli “anglofili” liberali e repubblicani. L’Italia continuerà a remare contro Washington anche nei mesi successivi, quando gli americani, ormai decisi ad andare fino in fondo e a liquidare il Colonnello, passeranno alla classica politica delle cannoniere: prima una serie di bombardamenti contro postazioni militari libiche (marzo 1986), seguiti da un raid aereo sul quartiere generale del rais (aprile 1986). Secondo le ricostruzioni più accreditate, Muammur Gheddafi sfuggirà al letale attacco aereo proprio grazie al tempestivo avvertimento di Bettino Craxi.

Trascorreranno ancora anni prima che i protagonisti di questa vicenda siano definitivamente eliminati dai poteri atlantici: Craxi con Tangentopoli, Andreotti (che ambiva a quella presidenza della Repubblica poi occupata dal sullodato Oscar Luigi Scalfaro) con l’accusa di associazione mafiosa, Gheddafi con la rivoluzione colorata ed i successivi raid della NATO nel 2011. Tre figure, controverse e differenti, che in quel dicembre del 1985 operarono però in sintonia, impedendo che una strage dei servizi segreti atlantici degenerasse in una crisi diplomatica. Impedendo che quell’Abu Nidal, terrorista al soldo della NATO, causasse l’irreparabile nel Mar Mediterraneo con una mattanza all’aeroporto di Fiumicino. Impedendo che si verificasse l’infamia del 2011, quando il governo Berlusconi, su pressione di Giorgio Napolitano, concesse la basi italiane per bombardare quel Paese con cui aveva sottoscritto nel 2008 il trattato di Amicizia e Cooperazione.

Constata l’identità tra la strage di Fiumicino del 1985 e l’omicidio di Giulio Regeni del 2016, non si può che rabbrividire di fronte alla diversità di reazione: il premier Matteo Renzi che avvalla la crisi diplomatica con l’Egitto, l’ambasciatore Maurizio Massari promosso a Bruxelles per i suoi servigi al Cairo, il disastroso Marco Minniti che si adagia alla strategia filo-islamista degli angloamericani in Libia, l’ossequioso Paolo Gentiloni che si reca in pellegrinaggio alla London School of Economics nelle stesse ore in cui media inglesi diffondono la notizia di improbabili attacchi informatici russi alla Fernesina.

Di fronte a questo scempio, viene da dire: ridateci il Cinghialone! Ridateci il Divo! Ridateci la Prima Repubblica o, perlomeno, ammazzate in fretta la Seconda!

 

1Gheddafi, Angelo Del Boca, Editori Laterza, 2001, pag. 131

2http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2015/12/20/strage-di-fiumicino-il-terrore-30-anni-prima-di-parigi_dce1fdd8-eca4-4a14-a641-3b56e20340af.html

3http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/09/10/le-br-come-la-raf-un-pugno.html

4http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/abu-nidal-notorious-palestinian-mercenary-was-a-us-spy-972812.html

74 Risposte a “Attentato di Fiumicino, 1985: le incredibili analogie con l’omicidio Regeni”

  1. L’opinione pubblica è tenuta in uno stato di ipnosi dal giornalismo, vera e propria forza armata irregolare del sistema atlantista, che combatte le guerre atlantiste a fianco/al posto delle forze armare regolari.
    Un giorno i giornalisti collaborazionisti dovranno pagare, tanto quanto, o forse più, dei politici collaborazionisti e dei giudici assoldati.

    Se riusciamo a fare un buon contro-giornalismo di qualità, anche se non possiamo contrastare la marea titanica dell’inchiostro di regime, possiamo però inoculare ‘germi’ di ragionamento che vanno a costituire granelli di sabbia che prima o poi non potranno non inceppare gli ingranaggi. Il sistema sta approntando l’offensiva contro la contro-informazione, e presto vedremo varate norme contro le famose “fake news”. Ci sono però mille maniere intelligenti per aggirare quelle norme.
    La battaglia è appena iniziata.

  2. C’è un errore nele testo ripetuto almeno due volte : Oscar Luigi Scalfaro NON Scalfari.

    Quello è un giornalista infame.

  3. Gheddafi inizialmente cadde nella trappola Abu Nidal dandogli asilo. Il giornalista mediorentalista Igor Man raccontò che fu lui stesso ad informare Gheddafi su chi fosse Abu Nidal.
    Fonte: http://www.correvalanno.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-02608951-507e-4e8d-8835-f06dba7b36c1.html al minuto 32’30”.

    ERGO: Una volta le operazioni dei servizi erano occultate bene eppure i politici italiani non ci cascavano. Oggi sono sfacciatamente e spudoratamente alla luce del sole ed i politici italiani (mi astengo volutamente dal chiamarli “nostri”) plaudono senza pudore, dimostrando di essere marionette prezzolate. Sembra incredibile che la Prima repubblica di Craxi Andreotti e Moro poté ardire la cosiddetta politica della moglie americana e dell’amante araba.

    1. storicamente parlando gheddafi era un aggressivo megalomane assai ingenuo.Se avesse seguito la prudente politica di vicinanza a russia e cina dei militari algerini oggi sarebbe ancora vivo; ma lui era convinto di potersi pagare la “protezione” di gente come berlusconi sarkosi e cameron…

      1. Gheddafi e’ stato messo al suo posto dagli italiani che lo sostituirono al filo inglese Idris. Furono gli italiani a creargli la fama di sbruffone per coprire il fatto che lo sostenevano. Avvicinandosi a Mosca in piena guerra fredda avrebbe perso il sostegno dell’Italia, che gli dava ampia liberta’ di azione e di iniziativa politica in Africa e Medio oriente. Avvicinarsi a Mosca in quei tempi non era cosi’ facile, gli italiani stessi lo avrebbero sabotato. E comunque Gheddafi stesso ammise, in un uno degli ultimi incontri prima della guerra, che il suo piu’ grosso errore era stato credere all’occidente. Il colpo di stato era da fare con Mosca sin dall’inizio.

    2. Su Moro in particolare la “narrazione” del fatto che volesse aprire ai “comunisti” (ma non c’erano già con la formula della non astensione, dei vari compromessi più o meno storici?) è uno sviamento di massa. Infatti il Moro “arabo” era il problema, e come disse Kissiger, di fargliela pagare, via Fani etc etc etc, stanno ancora lì con “manovalanza” Br via Hyperion, a dire che gratta grata certe vernici poi cadono e il Tempo è sempre galantuomo.

      1. Manunzio, su Moro c’e’ tuttora il dubbio se sia stato accoppato per il lodo Moro (l’accordo con i palestinesi affinche’ non facessero attentati sul territorio nazionale) oppure per l’ingresso dei comunisti nel governo. E’ vero che nel governo di fatto c’erano gia’, ma quello che veramente preoccupava era l’accesso dei comunisti alle stanze dei bottoni della NATO, con le informazioni riservate sulle truppe NATO che avrebbero potuto, da buoni comunisti, passare a Mosca. La pista non e’ da escludere e, a mio avviso, ancora piu’ probabile e’ l’ipotesi che ad uccidere Moro sia stata una convergenza di interessi tra CIA e Mossad.

  4. Lo Studio della Storia è eversivo. Orwell insegna come si fa a vivere in un eterno presente usando il bi pensiero, ma serve aggiungere al quadro attuale anche il grande Aldous Huxley, che venti anni prima di Orwell, scrisse che non c’è bisogno della dittatura per instupidire le masse (Orwell parlava esplicitamente di dittatura), bastano i media e la pubblicità che ci rendono inoffensivi, inattivi e individualisti (lo disse anche P.P. Pasolini, fu eliminato per averlo detto), preoccupati solo di diritti civili “individuali” (spesso residuali) e mai dei diritti del popolo e dell’ambiente che ci contiene e ci mantiene in vita.
    I media diffondono maree di notizie, non necessariamente fake, perchè, se una cosa è falsa è perchè una persona riconosce il Vero, no direi “stronzate” alla Harry G. Frankfurt, ovvero maree di notizie irrilevanti, né vere, né false, che stordiscono.
    E’ faticoso trovare i puntini di Vero, faticosissimo unirli per vedere il disegno generale in un mare di stronzate.
    Dezzani ha visto i puntini e li ha collegati, molto bene direi, con una sintesi degna di nota.
    E il disegno generale è proprio quello.
    L’Italia, meno aiutata economicamente della Germania dai simpatici USA dopo la fine della IIWW, ha stupito per la sua crescita economica tra gli anni cinquanta e sessanta, crescita ottenuta per la maggior parte con energia rinnovabile idroelettrica tutta made in Italy (poi negli anni settanta ci han detto che non eravamo moderni e dovevamo fare anche noi le centrali termoelettriche con le fonti fossili). Questa cosa preoccupò assai Germania e Francia, ma soprattutto la Germania, con cui eravamo in concorrenza forte con le manifatture. E l’euro? Ok, adesso i punti si vedono.

    1. Verissimo che vengono usate certe ‘notizie’ apposta per stordire le masse, e instupidire gli individui, intorpidendoli mentalmente.. mi vengono in mente tantissimi articoli sui più importanti quotidiani nazionali che si mettono a discutere dell’interpretazione delle faccine che inviamo negli Sms, quando abbiamo la disoccupazione giovanile che supera il 40%

    2. Ci sono due modi per essere ingannati.
      Uno è quello di credere ciò che non è vero; l’altro è quello di rifiutare di credere ciò che è vero.
      [Kierkegaard]

      La fake news per me è una psy-ops che si propone i due suddetti obiettivi:
      1. Funzione gatekeeping: avvelenare le notizie vere contro i Poteri Forti che circolano off mainstream.
      2. Giustificare i filtri, la censura e la chiusura di canali off mainstream.

  5. Mi levo il cappello dopo aver letto quest’eccezionale analisi: grande, Federico.
    Rimpiango anche io gli anni ’80, ma, oltre alla classe politica attuale, messa a 90° dalle élites atlantiste, anche il popolo italiano, oltre a continuare a subire, è in stato di forte degrado sociale e culturale.
    Inoltre, la popolazione non cresce, sia per colpa di politiche sociali volute a destabilizzare l’Italia che per l’emigrazione della generazione 25-40 anni (sottoscritto compreso).
    Che ne sarà della povera Italia? Allego un eloquente analisi, ma rimango speranzoso nelle tue analisi.
    C’è da dire che gli italiani son sempre riusciti ad arrangiarsi, sarà così anche stavolta?

    http://www.vincitorievinti.com/2017/02/la-folgorante-ripresa-dellitalia.html

    Qui devo spezzare una lancia a favore delle “risorse”: loro almeno hanno il coraggio di ribellarsi, noi no…
    http://www.ansa.it/puglia/notizie/2017/02/15/garante-nazionale-minori-sequestrata-in-comunita-migranti-in-puglia-_da1bb2fa-078b-40ff-8039-68c564003ced.html

      1. Credo che il captcha (o codice numerico antispam) sparisca dopo alcune volte che si e’ commentato grazie ai cookies di Altervista

    1. Quando tutto è perduto (fuorché l’onore) non chiamate il Settimo Cavalleggeri, chiamate gli italiani rotti ad ogni arte dell’arrangiarsi da più o meno duemila anni.

  6. Lo studio del passato potrebbe aiutare anche a… prevenire il futuro, dato che, come si legge in questo circospetto articolo del Jerusalem Post
    http://www.jpost.com/Opinion/Israels-future-as-an-energy-exporter-may-require-engaging-Russia-481343
    «on February 2, 2017, Egyptian Oil Minister Tarek el-Molla publicly indicated that Egypt may announce NEW discoveries of natural gas during the second half of 2017. Along with the minister’s remarks, Muhammad el-Masry, the chairman of the stateowned Egyptian Natural Gas Holding Company, told reporters in Cairo that Egypt will start exporting natural gas in 2019, a potential hint that the NEW gas finds could be of significant size».
    In altre parole, se i giacimenti offshore di gas egiziani si rivelassero più produttivi del Leviathan israeliano (ancora in fase di stallo per motivi tecnici e geopolitici) si creerebbe una situazione di conflitto che potrebbe colpire direttamente il Bel paese…

  7. ottimo articolo Federico. Purtroppo tra coloro che “guidano ” la nostra nazione ,non abbiamo patrioti; anche tra i semplici politici ne vedo pochi. Forse Crosetto, Borghi Aquilini …

  8. perlomeno, ammazzate in fretta la Seconda!
    si ma chi lo farà ? . Mi sa che prima “ammazzeranno” noi …

  9. “Noi” dovremmo decretarne la fine… siamo in democrazia.
    O no?

    Wile.

    Ps: Dott. Dezzani, può suggerirmi qualche fonte consultabile riguardo il Piano Hilton.
    Non ne sapevo nulla e la cosa mi incuriosisce.
    Grazie.

    1. Per tutti quelli che ancora non l’hanno ancora capito, la democrazia è un semplice teatrino per distrarre il popolo, la vera democrazia non esiste e probabilmente non è mai esistita.

      Il giorno che ci arriveranno tutti (forse tra 300-400 anni), allora ci potrà essere una piccola speranza

    2. “Noi” dovremmo decretarne la fine… siamo in democrazia.
      O no?

      Immagino che questa sia una risposta alla mia domanda qua sopra.. Bene io ne condivido l’ assunto e ( purtroppo) ne traggo le inesorabili conclusioni : PD=30%+M5S=28%+FI=12%+centrumevario=8%+extrasinistrumevario=6%
      totale 84% e “resto mancia” .
      Quindi scordandoci la “via democratica” non resta che la “via dei fatti” , ed è li che io mi chiedo :CHI li farà “i fatti” ?

      1. Noi , ma evidentemente non siamo sufficientemente motivati, ancora ci va bene così.
        Il metodo per me può essere solo quello democratico, questo ovviamente non esclude la punizione dei responsabili di questo stato di cose e la messa “in sicurezza” del ns. sistema Costituzionale.
        Mancanza di valori condivisi?
        Certo, sono perfettamente consapevole che siano il paese del “Franza o Spagna … etc etc.”, ma una guerra civile/secessione io non la/le vorrei.
        La mia modesta opinione, se hai altre idee, sono tutto orecchie ti ascolto.

        Wile.

      2. Pd al 30%, m5s al 28%, Fi al 12% ? non sarei tanto sicuro su queste percentuali né sul fatto che sicuramente il PD possa contare sul m5s (sebbene ho scarso rispetto per questo pseudo movimento).
        Vedremo presto se c’hai azzeccato! comunque in genere anch’io credo poco o niente nella “via democratica” se non nel senso che qualche volta può creare dei problemi a “lor signori”. Poi, però, è necessario passare ad altri strumenti…ed è lì che cascherà l’asino del 5s e simili.

    3. ma come? basta googlare…: http://www.stragi80.it/tag/piano-hilton/
      buonasera e grazie dell’ospitalità, Dezzani.
      speravo che qualcheduni s’accorgessero della mia provocazione col “Kaddafi” nel samizdat precedente… e correggesse colla “Q” del Generale Santovito nella sua agenda.
      vabbuò come direbbe Schettino, pazienza. trovate pure quelle scansioni mie dall’istantbook del Palermo, sul sito.
      DNFTT. IST
      dov’è finito il captcha?

      1. Grazie per la segnalazione, avevo letto l’articolo che hai indicato.
        Fornisce qualche dettaglio ma non parla specificatamente del piano Hilton.
        Mi intriga in particolare il dettaglio dello sbarco dei mercenari, sembra una cosa tipo Baia dei Porci, ma è solo una curiosità.
        Avevo anche trovato questo:
        http://www.linkiesta.it/it/article/2013/05/08/quando-andreotti-frego-gli-americani-e-aiuto-gheddafi/13512/
        giusto a conferma del diverso spessore dei politici della prima repubblica…
        per quanto li detestassi praticamente tutti, in particolare il divo Giulio.

    1. Sì, ma poi gli USA si vendicarono di Craxi e della classe politica della Prima Repubblica per mezzo di Tangentopoli… C’è da dire che, se ci fosse stata ancora l’Unione Sovietica, probabilmente non ci sarebbe stata una Tangentopoli.
      Ora comunque la situazione è invertita: sono gli USA in declino, come l’URSS nel 1989.

  10. Ottima rivisitazione degli anni ottanta. Il nesso tra il Regeni’s affair e l’attentato di Roma 85 è esemplare.
    Purtroppo, dobbiamo notare che da tangentopoli 1992 in avanti, le nostre classi politiche hanno completamente abdicato alla difesa degli interessi italiani.
    Perciò aspetto sempre il riassunto del 1992, omicidio Falcone -Borsellino ad opera angloatlantica.
    in quell’affair, la condizione base è far notare le date.
    Partire dal trattato di maastricht. Da lì, è tutto in discesa.
    Ciao.

  11. Caro Federico, il problema non è studiare o ripassare la storia, ma trovare testi adatti su cui studiare.

    Sempre di più mi rendo conto che la storia che ho studiato a scuola era totalmente fasulla, persino la storia antica.

    Se hai qualche consiglio ti ringrazio

    Beppe

    1. ma premettendo che non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo giudicare i testi scolastici. prova te a scriverne uno, e vedi se lo adottano…

  12. Signor Dezzani,
    l’articolo è impeccabile complimenti e fa notare come a noi convenga sempre di più uscire dalla NATO, ma se possibile evitare di entrare nella sfera di Mosca. Ma soprattutto fa notare che quei simpaticoni hanno pochissima fantasia e facciano sempre la solita messa in scena.

    Solo che volevo farle anche una domanda un pò fuori luogo ma non sapevo in che altro modo chiederglielo. Mi sembra che fosse notizia di ieri che il generale Flynn ha abbandonato il posto di consigliere (e così va a farsi benedire la possibilità di ridimensionamento della CIA e smantellamento dello Stato Profondo post 11-09-11).
    La cosa che mi ha fatto gelare il sangue è che gira già il nome di Petraeus il patrigno dello Stato Islamico. Infine Mattis non sembra voler ridimensionare la NATO con quel 2% del PIL per ogni stato (che poi non si capisce noi cosa facciamo, dato che a Roma dicono che spendiamo lo 0,80 del PIL, mentre alla NATO 1,10 circa) e non sembra aver fatto molti passi avanti per normalizzare la situazione con Mosca (quelle strane “zone sicure” in Siria accordate con Ryad mi fanno preoccupare), ho molto apprezzato i contatti Trump con Tymoshenko e le posizioni moderate di Tillerson ma non la negazione della Crimea alla Russia. Infine Mike Pompeo alla CIA non mi tranquillizza molto. Sono quindi smarrito in questo mare in tempesta, neanche la famigerata guerra commerciale Trump-Merkel (che ora sembra volerci commissariare, anche se temo che in quel caso ci ritroveremo nuovamente le camice nere a Roma) che avrebbe finalmente portato all’implosione dell’ Eurozona. Quindi non so, stanno cercando di rendere Trump meno “nocivo” possibile riempiendo il suo gabinetto di persone fedeli a loro oppure è una tattica per salvare l’Impero Euro-Atlantico sotto nuove vesti (quindi senza Merkel-Hollande-Obama-Netanyahu ma Trump-May-LePen-Petry)?

    Davvero mi perdoni per questo off-topic ma non sapevo assolutamente in che altro modo fare tale domanda e ripeto quando ho sentito Petraeus ho avuto paura.

    1. Credo che i suoi interrogativi siano comuni tra molti lettori di questo blog.
      Indubbiamente molto interessanti le analisi e le correlazioni storiche di Dezzani, tuttavia, le vicende che si stanno susseguendo a ritmi serrati in questi giorni, penso pongano quesiti inquietanti sul nostro futuro e, addirittura, sulla possibilità stessa di poterne discutere liberamente visti i provvedimenti liberticidi che si stanno prendendo in Italia e in tutto l’Occidente nei confronti dell’informazione che circola nella rete.
      Le aspettative sull’amministrazione Trump forse vanno notevolmente ridimensionate e, cosa ancora peggiore, i preparativi per una guerra con la Russia (Iran e Cina) non sono stati affatto interrotti ne diminuiti.. Mala tempora currunt sed pejora parantur!

    2. Signor “Un tizio”, vorrei tranquillizzarla circa l’ingresso dell’Italia nella sfera di Mosca:

      1) I russi non apriranno mai 113 basi militari in Italia, né vi posizioneranno mai 70 bombe atomiche
      2) I russi non faranno mai accordi con la mafia per prendere il potere prima e per gestirlo poi tramite camere di compensazione chiamate “loggia P2” (Quanto agli americani, la cosa e’ ben documentata perfino nei documentari storici RAI, Dezzani ha ragione nel dire che la mancanza di profondità storica da noi è abissale).
      3) I russi non faranno mai contratti militari capestro per farci comprare i loro aerei ed i loro armamenti a quattro volte il vero valore di mercato
      4) I russi non ci imporranno mai la loro moneta, né una moneta-mostro da loro creata
      5) I russi non ci imporranno mai il loro sistema informativo, né la loro cultura, né i loro valori

      Quindi signor Tizio, stia tranquillo, l’Italia non sta affatto per entrare nell’orbita di Mosca. L’Italia vorrebbe semplicemente poter fare quello che il presidente Putin ha recentemente dichiarato in relazione all’idea della Democrazia Sovrana: “Ogni paese ha diritto di avere una politica basata sui propri interessi strategici”. Elementare? Scontato? Non tanto, considerato che la bancarotta dell’Italia è dovuta di fatto alle organizzazioni sovranazionali “occidentali” che assorbono CENTINAIA di MILIARDI senza che nessuno mai ne parli. E soprattutto, chi è inorridito davanti a tutto questo viene accusato di ogni genere di iniquità. Bene che vada ti dicono che sei filorusso, filo Putin e quant’altro. Possibile che non ci si renda conto che si tratta di essere semplicemente filo italiani?

  13. Tacito, nessun altro, rivive nella fu Roma proiettando il suo genio sul futuro – studiando il passato e disvelando il presente.

  14. “L’ assenza di qualsiasi profondità storica”
    “La storia è eversiva”.

    Mi piace.
    In effetti in pieno transumanesimo non rimarrà più niente.
    Tantomeno la memoria.
    Essere senza memoria rende gli esseri controllabili.
    Ma avere le giuste informazioni storiche è sempre stata un’impresa ardua.

  15. caro dezzani,ti auguro vivamente di poter sopravvivere alla censura del ddl gambaro ideato dai vertici atlantisti con la scusa delle fake news…ti chiedo,non hai un po paura per i siti come il tuo?per una volta dico viva grillo! visto che è l unico a contrastarlo…

    1. Scusa stiv ma la Gambaro e’ entrata in parlamento con i 5* poi dopo avere fatto il giro
      Delle sette chiese é approdata in ala Grillo prima con la selezione in rete ci regala
      Fucsas e Gambaro poi protesta? Hai dimenticato un passaggio riavvolgi e riparti
      Saluti

  16. Il ddl di sto cazzo e’ la prova che stanno alla frutta.
    I loro organi di informazione sono irrilevanti e non credibili e allora starnazzano impauriti.
    E la paura non rende lucidi…

    1. Concordo in pieno se fanno leggi limitative delle “libertà” con cui si sono sempre riempiti la bocca è la riprova che il loro potere sta per crollare!

  17. Uno dei grandi pensatori del nostro tempo “Silvano Agosti”, disse che coloro che detengono il potere, in occidente oggi, sono sostianzalmente degli infelici con problemi psichiatrici, che passano la loro miserabile vita a cercare di rendere infelice e la vita degli altri.

    Che dire ? Sono pienamente d’accordo con Silvano e se una volta per tutte, tirassimo fuori gli attributi, gliele ricacceremmo in gola le loro strategie del cacchio e potremmo vivere tutti, una vita piu’ serena.

    DENUNCIARE, DENUNCIARE, DENUNCIARE sara’ la parola d’ordine da ora in avanti.

    Nessuna pieta’ come loro non ne hanno mai avuta per noi.

    Il mondo e’ ad un giro di boa. Sta a noi renderlo migliore.

    P.s. Un Grazie a Dezzani per il tuo contributo al miglioramento della nostra societa’.

  18. Santiddio, bravo Dezzani ! Hai tolto il “captcha”, strumento nocivo al blog ed alla sua crescita ed utile solo a coloro che cercano d’ingabbiare la rete (riuscendoci benissimo fra l’altro ).

    E’ così che persone esperte di economia ma sprovviste di nozioni d’informatica, cadono nel tranello. Speriamo che lasci tutto così. Il blog funzionerà meglio ed avrai più commenti. Se hai dubbi leggi qua http://www.superando.it/2015/04/03/come-affrontare-i-captcha-nemici-dellaccessibilita/

  19. Non so come la vede lei Dezzani, ma più passano i giorni e più si ha l’impressione che Trump sia il nuovo Tsipras degli USA. È veramente desolante assistere ogni giorno a tutte le sue marcia indietro rispetto a ciò che aveva affermato in campagna elettorale: dai rapporti con la Russia, alla posizione sulla utilità della Nato, al cambio di rotta sull’Ue e alle posizioni su Donbass e Medioriente.
    Veramente disorientante!

  20. Rinnovo i complimenti per i Suoi .
    Mi piacerebbe poter linkare questo blog anche su wechat, diffusissimo in Cina, e una versione in inglese.

    1. Ai cinesi non gliene frega niente. Hanno un’affinità elettiva con gli americani e gli ebrei (sono dei mercanti) e non parteggerebbero certo con le nostre battaglie. Inoltre, non sono sensibili al discorso della parrusìa, sono dei leccapiedi del potere costituito per formazione confuciana.
      A loro interessa solo portare avanti gli affari cinesi.
      Non sono dei guerrieri, e sono pronti a tirare fuori le unghie solo in caso la Cina venisse presa di mira direttamente (nel qual caso però sono pronti a immolarsi con un’abnegazione per noi inimmaginabile). E’ un’entità cultural-razziale completamente diversa dalla nostra. Lo so perché ci sono immerso.

      1. Condivido il tuo pensiero sulla Cina, Dniepr. Il popolo italiano, d’altra parte è sempre stato “temuto” dal potere, vuoi per la collocazione strategica e geopolitica del nostro stivale e vuoi per l’alta percentuale di “menti brillanti” ed illuminate che il nostro paese ha saputo partorire. Non ho mai nascosto il dubbio che gli 8 milioni d’immigrati (reali ) che sono entrati in Italia dall’attracco della nave Vlora (1991) al porto di Bari ad oggi, abbiano avuto un ruolo cardine, proprio nell’alterare determinati assetti ed equilibri nazionali. La complicità della classe politica italiana è stata determinante, ovviamente.

  21. Dezzani, perchè non converte il blog con interventi solo per gli iscritti, non sarebbe una buona soluzione? 🙂

    1. Scusami Jean, quale sarebbe l’utilità per Dezzani di far commentare solo gli iscritti ? Nessuna !

      Utile invece a coloro che temono la rete, temono le denunce anonime perchè sono quelle più vere, perchè dette senza temere eventuali ritorsioni. Vero ?

      Il “vecchio ordine mondiale morente” teme la rete ed in particolare “l’anonimato della rete più di tutto”.

      Pensate che tutto ciò di cui oggi sappiamo su massoneria, servizi segreti, Ur-Lodges etc. , molto del materiale (90%) pubblicato da wikileaks, proviene proprio da denunce anonime.

      Ecco perchè in Italia non vi è un call-center dove tu possa sederti e navigare, senza prima avere rilasciato carta d’intetità o passaporto; non vi è un pc senza indirizzo IP individuabile; non vi sono reti wi-fi libere senza registrazione o cellulare perfettamente rintracciabile.

      Il potere teme l’anonimato “oltre ogni cosa”. Nell’anonimato si celano le denunce, proprio perchè è nella natura umana “statisticamente” avere una percentuale di “outsiders”.

      “Se qualcosa cambierà in questo mondo, in meglio per noi popolo, sarà proprio per essere riusciti a mantenere la libertà attuale che esiste sul web”.

      1. Verissimo! L’anonimato (usato in maniera legale, s’intende) dà loro estremamente fastidio perché si beccano la freccia ma non vedono l’arciere.
        Dire la verità sta diventando l’atto più eversivo, e presto, quando non sarà più possibile, diventerà giocoforza l’anominato.
        Inoltre, il non uscire (tutti) allo scoperto ci consente di accrescere e preparare le truppe fuori del loro monitoraggio, cosa che loro temono, perché non hanno più il controllo della situazione. Loro sono terrorizzati dalla marea montante degli individui che si de-ipnotizzano, e temono la massa risvegliata che dietro alla cortina degli yes-men conosce la verità delle cose.

    1. Ormai il nostro Tacito (cit. W.M.) è anche regolarmente in vetrina su “Voci dall’Estero” e “Come Don Chisciotte”.
      In due annetti si è costruito una meritatissima fama di “maitre a penser” (scusate, la tastiera non mi permette francesisimi corretti).

      1. Ed anche Barbara Tampieri (altra grande bloggera, così accontentiamo la Boldrinova) lo ha citato più volte ed è intervenuta anche sul blog. Così come Piero la Porta (pure lui ottimo!!) ha lasciato un commento proprio sul presente post (Federico stesso tempo fa aveva commentato un post di Piero)

      2. Vero, ma Don Chichotte ha commentatori che risultano spesso sgradevoli. Mi sono preso la briga di leggere i loro commenti sugli articoli del nostro Tacito e un buon 40% (se non di più) lo bastona dandogli del visionario o approssimativo.
        Approssimativo. Dezzani??? Ma mi facciano il piacere.

        E a proposito di blog, sto perdendo il gusto di leggere Rischio calcolato (sempre per i commentatori) dove scrivono tutti ma proprio tutti e che si permettono di bastonare Blondet quando scrive articoli che hanno attinenza con la fede o con la massoneria j

        1. Ma Cdc ha secondo me una community ormai molto consolidata che a volte forse esprime un attggiamento ipercritico su tutti gli articoli postati, non solo su Federico…comunque, nulla che scada mai nel volgare..

        2. Su CDC commentano tutti quelli che sono stati cacciati dal blog, in primis quello scassapalle di Rosso Piceno che lì si chiama Touissant.

      3. Dezzani ottimo con lode e ma su regeni vi segnalo che l altrettanto coraggioso Pietro Ratto su in.contro/storia ha ipotizzato lo stesso scenario già mesi fa’
        Mi permetto inoltre del buon Ratto di consigliare I Rotschild e gli altri Arianna ed.
        Non me ne voglia Dezzani ma più voci siete/siamo più il casino monterà
        Vanno sputtanati a getto continuo ,che ognuno si dia daffare
        Non prevarranno .

  22. Ottimo pezzo. Illuminante la ricostruzione del backscene strategico.

    Mi aspetto ora analogo sforzo e analoga efficacia per le stragi “mafiose” del ’92-’93 e relativo corollario.

    Spero te ne venga la possibilità e la motivazione. 🙂

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