E se a Nizza non ci fosse stato nessuno al volante del camion?

Si è assistito ad un vera e propria esplosione del terrorismo dopo la strage di Nizza del 14 luglio: cinque attentati tra Germania e Francia nell’arco di una decina di giorni, tutti formalmente di matrice “islamista” e partoriti dalla stessa regia. Il nesso tra i diversi attentati è  fisicamente incarnato dal giornalista tedesco Richard Gutjahr, autore di uno dei rari video girati sulla Promenade des Anglais e, a distanza di otto giorni, testimone della sparatoria a Monaco. Il susseguirsi di attacchi terroristici senza soluzione di continuità si propone, tra i vari obbiettivi, anche quello di impedire all’opinione pubblica di metabolizzare gli avvenimenti, così da non lasciare neppure il tempo per interrogativi e riflessioni. Ecco perché, nonostante tutto, torniamo ancora sulla strage di Nizza, integrando la nostra analisi ed avanzando un’ipotesi: e se al volante del camion, a fianco del cadavere di Bouhlel, non ci fosse stato nessuno la notte del 14 luglio?

Attentati, attentati, attentati. Sì, ma Nizza?

La strage di Nizza, costata la vita a 84 persone, è sostanzialmente già archiviata dopo una settimana: si attende solo il prossimo attentato per parlare d’altro. Pauvre France! concludevamo così l’ultimo articolo del 20 luglio, dove ci cimentavamo in una prima ricostruzione della strage di Nizza.

Non potevamo chiosare in maniera migliore, perché da allora è stato un susseguirsi quasi giornaliero di attentati “islamisti”: 21 luglio, Monaco di Baviera, nove morti più l’attentatore suicida; 24 luglio, Reutlingen, una donna uccisa; 25 luglio, Ansbach, un kamize si fa esplodere ferendo dodici persone; 26 luglio, Rouen, due terroristi sono uccisi dalla polizia dopo aver sgozzato il parroco che celebrava la messa. L’effetto, come avevamo facilmente immaginato, è stato quello di seppellire sotto una montagna di nuovi titoli allarmistici i recentissimi avvenimenti di Nizza: in pochi giorni, la strage alla Promenade des Anglais è così scivolata in fondo alle pagine dei giornali, per poi scomparire. La carneficina costata alla vita a 84 persone, che in altri tempi avrebbe monopolizzato l’attenzione dei media per mesi, è stata così già archiviata, in meno di due settimane.

Imputato: Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31enne tunisino. Verdetto: colpevole. Movente: non pervenuto. Rivendicazione: assente, a meno che non si prenda per buona quella scovata dal Site Intelligent Group.

Gli ultimi attentati (cui va aggiunto anche l’afgano ucciso dalla polizia a Wurzburg il 18 luglio, dopo aver ferito alcuni passeggeri su un treno regionale) meriteranno di essere analizzati a fondo, anche perché rappresentano un netto cambiamento di strategia: per la prima volta il terrorismo “islamico” è sbarcato in Germania, quello stesso Paese destabilizzato nel corso del 2015 coll’ingresso indiscriminato di immigrati patrocinato da Angela Merkel. L’esenzione dagli attacchi del Califfato era stato finora una conditio sine qua non per sperare in un quarto mandato della cancelliera e l’improvvisa ondata di attacchi, un vero e proprio fulmine a ciel sereno, è sintomo di un cambio di strategia: perfino la riconferma della Merkel, garante sinora dell’integrità dell’eurozona, passa in secondo piano rispetto ad una strategia della tensione di scala europea.

Una simile analisi, però, l’affronteremo nei prossimi giorni.

Ora ci preme soffermarci sull’effetto “diversivodi questi attentati, sulla loro capacità, cioè, di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su fatti sempre nuovi, cosicché sia impossibile metabolizzare quelli precedenti e qualsiasi dubbio sia soffocato sul nascere, stroncato da nuovi immagini di violenza, nuovi titoli allarmistici e nuove minacce incombenti: chi ha tempo di meditare sulla dinamica di Nizza, quando un estremista uccide la gente che mangia un hamburger, viaggia in treno o ascolta un concerto? Chi ha tempo di approfondire i fatti del 14 luglio, quando la grancassa mediatica è concentrata sul barbaro assassinio di un sacerdote sgozzato?

La paura e il disorientamento sono il migliore sedativo contro il senso critico, che necessità, al contrario, di un periodo di riflessione e quiete, per ordinare i pensieri e discernere il vero dal falso. La stessa regia che ha ordito la carneficina di Nizza si è quindi interessata anche del “dopo”, ossia di una lunga serie di attentati che attirasse l’attenzione altrove, prima che fossero avanzati scomodi interrogativi sulle molte, moltissime, debolezze della ricostruzione ufficiale.

Il nesso tra la carneficina di Nizza e la campagna terroristica d’accompagnamento è incarnato dal giornalista e blogger tedesco Richard Gutjahr, che il 14 luglio filma da una balconata la folle corsa dell’autocarro sulla Promenade des Anglais (uno dei primissimi video immessi nei circuiti internazionali) ed il 21 luglio è nei pressi dei centro commerciale Olympia di Monaco, testimone oculare (“I took shelter in a nearby flat, about 200 metres away from the shopping centre” è la sua ricostruzione offerta alla BBC inglese1) della sparatoria sui clienti di un McDonald’s.

Le probabilità che il giornalista Gutjahr, sposato con l’ex-deputata israeliana Einat Wilf2, fosse accidentalmente su due luoghi di un attentato, a distanza di una settimana, rasentano lo zero: quasi sicuro, invece, è che sia stato ingaggiato per documentare la stessa campagna del terrore, iniziata a Nizza e poi proseguita con Monaco, Reutlingen, Ansbach e Rouen.

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Soffermarci ancora una volta sui fatti di Nizza, cercando una ricostruzione il più possibile fedele alla realtà, è quindi un’ennesima sfida alle strategie del Potere, che ci vorrebbe già concentrati sulla sparatoria di Monaco o sul barbaro assassinio di Rouen: episodi, senza dubbio, fonte di minor inquietudine per i servizi segreti e le centrali di comando, grazie ad una dinamica molto più semplice rispetto alla strage di Nizza (il ricorso a squilibrati mentali, la violenza, e, infine, la liquidazione tout court dell’attentatore).

L’attacco nizzardo, per la sua spettacolarità e complessità (perché occorre lavorare duro affinché tutti gli ingranaggi scorrano fluidi ed il colpevole finale risulti essere il tunisino Bouhlel, un disgraziato qualsiasi, sperso tra alcool, sesso e violenze), è al contrario frutto di un’organizzazione poderosa, talmente poderosa che è impossibile occultarla completamente. Qualche dettaglio sfugge sempre e nel tentativo di insabbiare le prove, spesso ci si tradisce. Riprendiamo quindi in mano la nostra ultima analisi e partiamo ancora una volta alla ricerca della verità, apportando qualche correzione, nuove integrazioni ed una variante alla nostra ultima analisi.

Il nostro impianto analitico si basava sul fatto che Bouhlel, che “negli ultimi tempi” godesse di un discreto benessere tanto da inviare qualche centinaio di euro ai famigliari in Tunisia, fosse coinvolto in una qualche esercitazione, propostagli dalle forze dell’ordine per testare la sicurezza della città: eravamo giunti a questa conclusione, in base ai suoi “sopralluoghi” (del tutto inutili) effettuati tra il 12 ed il 13 luglio alla Promenade des Anglais, usando il camion su cui viaggiavano (è una una nostra ipotesi) le armi finte poi ritrovate la notte del 14 luglio.

L’ipotesi resta sostanzialmente valida ed aggiungiamo che già nei giorni precedenti alla strage, il lavoro di Bouhlel era stato in qualche modo assecondato dalle forze dell’ordine: la circolazione dei mezzi pesanti è vietata nel centro di Nizza (salvo casi eccezionali, come traslochi e consegne). In ogni caso l’autocarro non avrebbe potuto viaggiare in giorno festivo come il 14 luglio3 e la notizia che Bouhlel abbia potuto spostarsi dicendo di consegnare gelati è destituita di qualsiasi fondamento, dato che il veicolo in questione è un comune Renault Midlum da trasporto, sprovvisto di cella frigorifera. Nella foto sottostante è ben visibile l’autocarro: è un furgonato qualsiasi, dove Bouhlel colloca con diligenza la sua bici prima che la folle corsa abbia inizio, convinto, quasi certamente, di adoperarla al termine della serata.

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Veniamo ora ai “complici” di Bouhlel, le figure che, secondo gli investigatori, avrebbero aiutato l’autotrasportatore 31enne a perpetrare la strage. Il profilo degli arrestati dovrebbe, se la nostra ricostruzione è corretta, coincidere non con quello di estremisti sunniti, bensì corrispondere, come nel caso del franco-tunisino, a quello di piccoli criminali, facilmente manipolabili con la promessa di qualche soldo facile.

Non a caso, troviamo: Artan H., 38 anni, e Enkeledgia Z., 42 anni, due albanesi sospettati di aver fornito la pistola 7.65 con cui Bouhlel avrebbe fatto fuoco su tre poliziotti4 al termine della corsa (non risultano né morti, né feriti in questo senso); Ramzy A., franco-tunisino di 21enne con un passato da criminale comune, accusato di aver fatto da intermediario tra gli albanesi e Bouhlel; Mohamed Whalid G., franco-tunisino di 40 anni, incensurato e vecchia conoscenza di Bouhlel con cui è in frequente contatto telefonico; Choukri C., tunisino 37enne, accusato di essere coinvolto del traffico d’armi gestito da Ramzy e Bouhlel. A questi sarebbero da aggiungere due persone, di cui non sia ancora il nome, immortalate in una foto con Bouhlel davanti al camion utilizzato per la strage5.

Dato il tenore degli ultimi sms scambiati tra Bouhlel ed i suoi complici nel pomeriggio del 14 luglio (“Chokri et ses amis sont prêts pour le mois prochain, maintenant ils sont chez Walid”, “Je voulais te dire que le pistolet que tu m’as ramené hier, c’était très bien, alors on ramène 5 de chez ton copain. C’est pour Chokri et ses amis6) si evince che il franco-tunisino non avesse alcuna intenzione di immolarsi quella notte e fosse piuttosto convinto di condurre qualche traffico dove le armi, vere e finte, erano centrali. Sfugge poi perché un attentatore, prossimo alla morte, bruci il resto della rete inviando sms dove fa nome e cognome dei fiancheggiatori: non sapeva che gli inquirenti avrebbero passato a setaccio i suoi tabulati telefonici?

In alternativa all’esercitazione, si può avanzare l’ipotesi della rapina ai due casinò della Promenade des Anglais: ciò spiegherebbe i sopralluoghi, le armi finte, la volontà di testare la sicurezza del lungomare e gli ordini dati in vista di una prossima, misteriosa, occasione. In questo scenario, la banda di Bouhlet sarebbe stata infiltrata ed adoperata per fini a loro del tutto sconosciuti. Significativamente,  le prove addotte per dimostrare le premeditazione della strage (“des photographies de feux d’artifice, les 14 et 17 juillet 2015, avec des zooms sur la foule ; un article du quotidien Nice-Matin intitulé « Il fonce sur la terrasse d’un restaurant », et encore un article du 9 janvier 2016 relatif aux faits commis à Paris dans le commissariat du 18e arrondissement”7) sono del tutto risibili.

Veniamo ora alla fatidica notte del 14 luglio: tutto avviene su due chilometri di distanza ed in una manciata di minuti. L’azione è quindi estremamente compressa e concitata ed il caos è scientemente ricercato affinché la squadra dei servizi segreti in azione, un vero e proprio commando, possa agire indisturbata. Nella precedente analisi avevamo commesso un errore: fidarci della disinformazione israeliana (vedi il sito Debka), asserendo che il vetro del camion fosse blindato.

Il vetro, infatti, non è blindato, come è ben visibile in questa foto che mostra i raggi del sole penetrare nei fori delle pallottole e proiettarsi sui sedili.

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È anche ipotizzabile una variante alla nostra prima analisi, dove avevamo affermato che al volante del camion, al momento della strage, sedesse un secondo uomo, un agente dei servizi: è un punto che desterà sicuramente sconcerto, ma al volante del camion, a fianco del cadavere di Bouhlel, avrebbe potuto trovarsi non un misterioso agente, bensì… nessuno. Non abbiate paura: non siamo impazziti e forniremo solide argomentazione a sostegno della nostra tesi.

Cominciamo dal principio di quella tragica serata. L’apparato di sicurezza francese, sinora dimostratosi molto benevolo nei confronti di Bouhlel e del suo camion da 19 tonnellate che circola in zone e giorni vietati, dà ancora prova di un interessato lassismo. A presidiare il lungomare durante lo spettacolo pirotecnico, c’è una sola auto della polizia municipale8, facilmente raggirata dall’autocarro entrano nelle corsie pedonali. Per nascondere l’incredibile assenza delle forze dell’ordine, il ministero dell’Interno effettuerà a posteriori forti pressioni sulla responsabile della videosorveglianza di Nizza, la poliziotta Sandra Bertin9, affinché compili un rapporto in cui risulti anche la presenza della polizia nazionale, del tutto assente nel punto dove il lungomare è chiuso al traffico.

Il camion, ora, è in movimento e si dirige verso la folla.

Disponiamo per analizzare i successivi minuti di quattro principali fonti: le riprese del sullodato Richard Gutjahr10 che mostrano il camion in movimento e tre filmati11, dove l’autocarro è già fermo (ha finito il carburante?), in attesa che le forze dell’ordine intervengano per “neutralizzare” Bouhlel. Il giornalista tedesco ha la duplice fortuna di avere in mano un apparecchio elettronico per filmare e di trovarsi su un balcone che affaccia sulla Promenade: i fotogrammi in cui la cabina del camion è quasi perpendicolare a Gutjahr, grossomodo quando un motociclista tenta di entrare nell’abitacolo, sono i più preziosi. Distinguere il conducente è quasi impossibile, tanto che nessuno potrebbe confutato se dicesse che al volante non c’è nessuno.

Ora passiamo ai tre successivi filmati: il primo, in ordine cronologico, è quello turista italiano con l’accento meridionale, poi vengono, quasi simultanei, quello del turista egiziano Nader El-Shafei e quello dell’anonimo turista israeliano, apparso sul sito in lingua ebraica Ynet12.

L’italiano riprende il camion fermo, con attorno una presenza ancora sparuta di poliziotti: un uomo si avvicina di buon passo alla cabina e, saltando, cerca di vedere all’interno, quasi per appurare se ci sia ancora qualcuno all’interno. L’italiano commenta in dialetto: “cioè, chistu, mo’, sta chiusu indu camion e nun scende?”. L’attentatore starebbe chiuso, immobile, nella cabina. Forse perché già morto, tanto che qualcuno osa avvicinarsi per sbirciare nell’abitacolo?

Ora è la volta del filmato del turista egiziano Nader El-Shafei e dell’anonimo israeliano: i due riprendo quasi la stessa scena, l’assalto finale della polizia nazionale dove Bouhlel sarebbe ucciso, con alcune significative differenze. Alta qualità, lato mare, vista diretta sulla cabina del camion ed in particolare sul posto del passeggero per l’egiziano; bassa qualità, lato città, nessuna vista diretta sulla cabina per l’anonimo israeliano.

L’egiziano Nader El-Shafei è un “intruso” nel copione del 14 luglio, mentre l’anonimo di Tel Aviv è quasi certamente un collega del tedesco Richard Gutjahr. Nel video dell’egiziano vediamo la polizia nazionale far fuoco verso la cabina da cui non proviene nessun movimento, quasi che l’occupante fosse già morto: Nader El-Shafei prende coraggio, si avvicina e con lo zoom ingrandisce la ripresa sull’abitacolo. Scrive le Monde: “peu après, on aperçoit la tête d’un homme inerte, d’un homme à l’avant du véhicule, côté passager”, poco dopo si vede la testa inerte di un uomo, lato passeggero.

Il video israeliano, in parte manipolato, è prezioso non per quello che ci fa vedere, ma per quello non ci fa vedere e che, di conseguenza, si vuole occultare.

Una provvidenziale palma copre infatti la cabina e l’operatore, a differenza di Nader El-Shafei, non ha alcun interesse nello spostarsi per riprendere quanto sta accadendo. L’israeliano gira intorno a quanto sta avvenendo, quasi che il cordone di poliziotti attorno al camion fosse più interessante del blitz in corso. Il video è, di conseguenza, un assegno in bianco alla versione ufficiale, costruibile a piacimento dalle autorità.

Ecco, quindi, come sarebbe avvenuta la “neutralizzazione di Bouhlel”: una “brigade spécialisée de terrain”, corpo della Police Nationale specializzato ad operare in contesti critici, si materializza sul posto, forte di due uomini ed una donna. Un passante cerca entrare nella cabina (ma Bouhlel non avrebbe dovuto sparare con la 7.65?) ed è allontanato dalla polizia. Il terrorista, a quel punto, brandisce la pistola. Parte il conflitto a fuoco, l’autista si china, ricompare sul lato passeggero, punta ancora la pistola verso i poliziotti ed è infine ucciso13 sul sedile a fianco del conducente. Ciò spiega la concentrazione dei proiettili sul lato destro del parabrezza: i poliziotti avrebbero sparato dove era collocata la sagoma.

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Posto però che Bouhlel è quasi certamente già morto all’inizio della corsa ed il suo cadavere giace dove è stato lasciato (sul lato passeggero), chi può aver guidato il camion?

L’ipotesi del secondo uomo, l’agente dei servizi al volante, rimane valida, ma è possibile avanzare anche una seconda, leggera variante: ossia che l’autocarro fosse teleguidato, senza che nessuno cioè sedesse fisicamente al sedile conducente, grazie ad una tecnologia ormai ampiamente collaudata da anni14.

La sconcertante richiesta avanzata dal governo francese al comune di Nizza di distruggere i video delle telecamere di sorveglianza, tra le ore 22.30 del 14 luglio e le ore 18 del 15 luglio, accampando come pretesto la necessità d’impedire la “diffusione non controllata di immagini”15, indica che qualche verità deve essere sepolta ad ogni costo: ed è, con la quasi assoluta certezza, che Mohamed Lahouaiej Bouhlel, la sera del 14 luglio, non guidava il Renault Midlum.

 

Esempio di auto guidata in remoto.

 

1http://www.bbc.com/news/world-europe-36872112

2http://www.timesofisrael.com/ex-congresswoman-claims-israel-behind-european-massacres/

3http://tempsreel.nouvelobs.com/societe/attaque-de-nice/20160720.OBS4966/attentat-de-nice-les-6-questions-polemiques-apres-l-attaque.html

4http://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2016/07/16/attentat-de-nice-une-video-manipulee-fait-croire-que-le-terroriste-a-ete-capture-vivant_4970688_4355770.html

5http://www.bfmtv.com/societe/attentat-de-nice-deux-hommes-places-en-garde-a-vue-lundi-1019594.html

6http://www.lemonde.fr/societe/article/2016/07/22/nice-cinq-suspects-mis-en-examen-pour-association-de-malfaiteurs-terroriste-criminelle_4972976_3224.html

7http://www.lemonde.fr/societe/article/2016/07/21/attentat-de-nice-mohamed-lahouaiej-bouhlel-semble-avoir-muri-son-projet-criminel-plusieurs-mois-avant-l-attaque_4972918_3224.html

8http://www.liberation.fr/france/2016/07/20/nice-polemique-relancee-par-libe-sur-le-dispositif-policier_1467561

9http://www.lemonde.fr/police-justice/article/2016/07/24/nice-cazeneuve-porte-plainte-pour-diffamation-apres-les-accusations-d-une-policiere-municipale_4974023_1653578.html

10https://www.youtube.com/watch?v=RAC6TCzxZso

11https://www.youtube.com/watch?v=qktht59mQoo&list=FL1szrWAbnvzNAFHGnEaVXyA

12http://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2016/07/16/attentat-de-nice-une-video-manipulee-fait-croire-que-le-terroriste-a-ete-capture-vivant_4970688_4355770.html

13http://lci.tf1.fr/france/faits-divers/un-policier-raconte-la-neutralisation-de-mohamed-lahouaiej-8766945.html

14https://www.youtube.com/watch?v=lJV-XeGp_Ns

15http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2016/07/21/01016-20160721ARTFIG00225-attentat-de-nice-quand-la-justice-demande-a-la-mairie-de-detruire-24-heures-d-images.php

32 Risposte a “E se a Nizza non ci fosse stato nessuno al volante del camion?”

    1. La versione fornita da Frank Saga, 51enne impiegato all’aeroporto di Nizza (particolare interessante, perchè potrebbe lavorare nella sicurezza) è una clamorosa menzogna: avrebbe preso a pugni il conducente del camion, mentre l’autocarro viaggiava e nonostante il terrorista avesse impugnato la pistola che… si è provvidenzialmente inceppata.

      1. Interesante il cognome Saga che non avevo trovato da nessuna parte, in francese si pronuncerà anche Sagà ma il termine (anche in inglese) vuol dire letteralmente: “racconto, epopea di gesta eroiche” spesso riferito al periodo medievale dove venivano raccontate le gesta delle famiglie provenienti originariamente dall’Islanda, oltre che di dei ed eroi nordici e germanici. Celebre è la saga dei Vichinghi, ma l’associazione è volutamente anche cinematografica (appunto…) basti infatti pensare alla saga di Star Wars, tanto per fare un esempio.

        Sono patetici, ci prendono chiaramente anche in giro, nome di fantasia se ce n’è uno ma solo per chi sa capire a cosa si vuole alludere… Franck eroe di (cog)nome… e di fatto!

  1. ipotesi plausibile,ma non è successo a nizza..-1-
    (vero che esistono mezzi che si possono guidare in remoto, ma la complessità degli strumenti necessari non possono certamente essere” posti in loco” in una circostanza simile)

    c’era un altro autista, e sicuramente è il tizio che è stato bloccato da alcuni agenti e portato via..quando il mezzo ha terminato la sua corsa..

    comunque se esistessero veri giornalisti dovrebbero insistere sulla questione del noleggio, perché i mezzi commerciali oltre i 35 q.li hanno bisogno della partita iva per essere noleggiati(oltre che della apposita patente corrispondente al tonnellaggio)..

    in alcune foto,inoltre, appare un altro mezzo da trasporto,un furgone di quelli fino a 3,5ton che possono essere noleggiati anche senza apposita patente o partita iva..
    E ATTENZIONE:QUESTO FURGONE NELLE FOTO ERA PARCHEGGIATO NEI PRESSI DELL’ABITAZIONE DEL TUNISINO. e la gendarmeria lo stava perquisendo
    ..come a dire che il vero mezzo noleggiato dal tunisino non fosse il camion bensì il furgone….

    NOTA BENE:
    PROPRIO NEI GIORNI SEGUENTI IL MASSACRO DI NIZZA e la baraonda mediatica che ne è seguita LA LOI TRAVAIL è STATA APPROVATA DAL GOVERNO FRANCESE RICORRENDO AL VOTO DI FIDUCIA..
    una notizia questa diffusa in trafiletti posti quasi in mezzo agli annunci AAAACERCASI–
    e del resto nei giorni successivi tg e media hanno avuto altri drammatici fatti da raccontare..
    per cui non fa notizia il job act alla francese.

    1-che fa? fornisce lo spunto e le modalità per attentati del futuro?

  2. premesso che non sono un esperto, ma mi ha da subito colpito il dettaglio dell’andatura del camion, abbastanza strano: da quanto viene riportato, non ha percorso i fatali due km a tutta velocità, o almeno velocità costante, ma ha proceduto si può dire “a sbalzi”, non superando mai velocità troppo elevate per poi quasi fermarsi, e poi ripartire di nuovo e infine fermarsi del tutto. Mi ha ricordato la prima macchinina radiocomandata, la usavo in questo modo “rapsodico”, non potendola controllare bene..

  3. Che qui stanno giocando con le nostre vite è ormai palese. Io non ho capito l’utilità di questo articolo, perdonami, non si va a capo di niente e tra l’altro sappiamo benissimo circa che dietro, c’è un potere, ci sono i governi complici, ecc. Quindi, conoscere le dinamiche nei particolari non credo sia vitale. A me sembra invece che questi giochetti sulle stragi, nascondere le immagini, il personaggio di Sandra Bertin, e tutte le nuove comparse, non facciano altro che distrarre la gente da cose essenziali, la situazione politica del momento. E non riesco nemmeno ad accettare il fatto che gli altri attentati siano stati studiati per seppellire quello di Nizza. Ma siamo diventate pedine o, peggio ancora, mosche da abbattere con una spruzzata di DDT come in un video gioco del terrore? Io qui ci vedo solo una grande strategia del terrore ma, soprattutto, la voglia di eliminare più gente possibile con la scusa di guerre, religione, immigrazione, povertà, Isis che non esiste, che non è uno stato riconosciuto, io vedo solo delle scuse, scuse per abbattere, per uccidere. Killer formati per questo lavoro, poveri deficienti, squilibrati, falliti, fragili, pronti a seguire il Padrone in un solo lavoro: uccidere!

    1. E invece è importante scendere nel particolare: tutti sono capaci a parlare di “strage di Stato”, bisogna però anche fornire qualche argomentazione!

  4. Caro Federico, innanzitutto mi fa piacere che hai preso spunto dalle mie osservazioni, mi complimento per la tua ultima ricostruzione che, ad oggi, è la più verosimile che si possa leggere. Che il povero Bouhlel non fosse alla guida è fin troppo evidente, come è evidente che nessuno dei servizi fosse alla guida nella fase finale della scena, troppo pericoloso prendersi una pallottola.
    Alla rapina non ci avevo pensato, di certo gli avevano fatto credere qualcosa, io inizialmente ho pensato alla classica esercitazione o ad un contrabbando di armi anche se quel “porta più armi” può essere benissimo un messaggio di chi crede di fare “un colpo” insieme ad una banda.

    Faccio una piccola aggiunta, se ben ricordi tutti i media si sono affrettati a dire che il motociclista era morto schiacciato dal camion. Perché? In motivo è semplice, l’arrembaggio dell’eroe è andato male da un punto di vista scenografico, nonostante l’abilità del regista della scena che se noti abbassa sulla ringhiera del balcone, e poi alza, la telecamera proprio mentre il motociclista salta, al fine di mascherare l’innaturale facilità con cui molla abilmente la moto sul marciapiede e spicca un balzo da vero stuntman, aggrappandosi incredibilmente a delle vere e proprie maniglie (sembra), come in certi “bad movies” come puntualmente il nostro Gutjahr descrive. Nota che il camion rallenta proprio in quel punto ed accelera solo quando il balzo felino si è compiuto. La stampa francese sarà poi costretta ad inventarsi che tale “eroe”, tanto modesto da non voler diffondere il suo cognome, si chiama Frank, di ANNI 50, non un ex rambo proveniente dalla legione straniera ma un impiegato dell’aeroporto di Nizza. Storia assurda ma da vendere come esempio positivo da prima pagina (se fosse riuscita bene…), come nelle sceneggiature dei film, dove il bene e il male devono sempre fronteggiarsi e coesistere. E’ la magia del cinema.
    L’uomo, dalla foto diffusa, non ha chiaramente né il fisico, né l’atletismo né età per compiere le gesta raccontante (lui che molla lo scooter, balza su un camion in movimento, prende a pugni Bouhlel, lotta, quello gli spara ma la pistola si inceppa, poi gli spara ma non lo prende etc.) tutti dettagli che assumono una dimensione grottesca se pensiamo che la corsa del mezzo è durata da lì in poi pochi minuti e a forte velocità (a proposito, la partenza a razzo del tir è tipica dell’accelerazione gestita elettronicamente) , inoltre si vede benissimo che l’uomo nemmeno è aggrappato al finestrino ma ben prima della cabina, in un punto dove non è certo semplice arrivare, mentre il camion accelera e procede a zig zag, al finestrino che nemmeno si capisce poi perché dovrebbe essere aperto.
    Bouhel era un corpo morto, per questo era riverso lato guidatore, sballottato a destra e sinistra da chi controllava da remoto il mezzo e il nostro stuntman, in arte Frank, è l’unico testimone oculare di chi fosse alla guida (cioè nessuno, un cadavere, come le molte telecamere di Nizza avranno certamente rilevato).

    Altro indizio. Sai chi ha filmato il video dai tavolini del bar, indisturbato e con la polizia a pochi metri? Sylvain Benouaich, un personaggio che lavora per “l’Israel export institute” uno dei tanti fronti del Mossad, ex dipendente dell’azienda vinicola del barone Edmond De Rothshild.

    IN SINTESI: Valls = Mossad, è chiaro, e già i media francesi fanno serpeggiare la brillante idea di quest’ultimo (dei sui maestri, più che altro) di trasformare la Francia in un efficiente stato di polizia permanente (azione – reazione – soluzione) al fine di fronteggiare efficacemente il terrorismo, come chi? Ma come Israele, of course. E la dittatura è servita.

  5. Salve sig. Dezzani, grazie per le sue come sempre interessanti analisi. Una domanda: la cabina del camion non è così alta, se al volante non ci fosse effettivamente stato nessuno, non trova che le persone che lo hanno vosto passare l’avrebbero detto? In epoca di social network ritiene possibile che A) Nessuna delle persone presenti non abbia notato che il camion procedeva senza nessuno alla guida, oltretutto a bassa velocità B) Nessuno lo abbia scritto su qualche social o detto a qualche media? La ringrazio come sempre per l’ospitalità e le auguro buona giornata.

    1. Era buio, la gente scappava terrorizzata, il tutto è durato pochi minuti, il governo ha chiesto di distruggere i nastri.

  6. L’idea del camion teleguidato mi pare molto, molto, debole. Ci sono solo prove circostanziali!
    Dov’è il meccanismo per teleguidare un cambio di quelle dimensioni? Serve una telecamera, un modo per muovere il volante e controllare le marce, frizione, acceleratore e freno.
    Se il sistema fosse integrato nel camion, un’esame l’avrebbe già rilevato e qualcuno avrebbe già parlato (ed un sistema così non si toglie senza lasciare tracce, perché é ben evidente). Se fosse stato aggiunto dopo e tolto, si vedrebbe da qualche foto e telecamera.
    Troppe persone coinvolte, troppe cose che potevano andare male.

    I fatti sono che una persona guidava quel camion ed ha ucciso altre persone. La sua identità é accertata, ma solo il tempo può dipanare i dubbi.

    Molto più probabile la parte dell’articolo che parla della tranquillità del ragazzo, del fatto che potesse essere stato manipolato e poi liquidato.

    Cosa avrebbe potuto fare se avessero minacciato di morte la sua famiglia, i suoi amici ? Avrebbe seguito il copione che abbiamo visto, fino alla fine.

    Sullo sfondo rimangono le responsabilità della polizia, dei controlli carenti e del voler cancellare le immagini. E’ probabile che qualche traccia ci sia, solo perché é coinvolta un’azienda israeliana non vuol dire che ci siano dietro i servizi segreti. Penso proprio il contrario: sfruttare le debolezze evidenti del sistema (non si può controllare tutto, ovunque) utilizzando persone manipolabili direttamente (propaganda, lavaggio del cervello) o indirettamente (ricatto a persone terze).

    La domanda vera, che l’articolo sfiora é: a chi giova questa situazione di continua pressione, ovunque in europa? Come detto da Federico in altri articoli, giova a chi vuole più controlli, più Europa, quindi un vero governo federale…. solo che l’opzione non é ancora alla ribalta della cronaca. Perché? Idee Federico del perché non si parli di più Europa e più federazione in un momento così grave ?

    p.s: la situazione in Turchia merita un sacco di approfondimenti, li si gioca la vera partita, sul fronte, come più volte evidenziato

    1. Bouhlel non era al volante: questo è assodato. Vorrei far notare che manca un movente ed una rivendicazione, tranne quella fornita dal SITE.

      1. Solo due osservazioni:
        – Non si riesce a capire bene a chi giovano questa raffica di omicidi ed eventi efferati, anch’io ho sentito parlare alcuni politici ed esperti sull’opportunità di adottare tutti i sistemi di sicurezza israeliani e le loro tecniche di controllo della società, ma ripeto, a chi giovani veramente questo caos? Al sistema al potere? A chi li vuole sostituire,ossia quelli sostenuti dalla destra israeliana? Dezzani vorrei un suo approfondimento.
        – Secondo punto. Gli eventi in Turchia se si dipanano attraverso una netta presa di distanza dalla nato e,di conseguenza, dagli Usa saremmo veramente ad una svolta epocale, quale sarebbe la posizione degli israeliani di fronte a un tale evento traumatico?
        Anche in questo caso urge un approfondimento perché si potrebbe arrivare presto ad un redde rationem, pensi se venisse eletta la Clinton..

    2. Le sue sono perplessità legittime perché le mancano le conoscenze tecniche al riguardo. Tutte le auto prodotte dal 2005 in poi possono essere parzialmente, o totalmente, controllate da remoto dato che sono progettate con una tecnologia che consente di trasmettere ai vari processori e centraline elettroniche i comandi via onde radio. Saprà infatti che ogni microprocessore, funzionando ad una data frequenza, emette e riceve delle onde radio per cui, tecnicamente, anche un personal computer senza wifi o connessione alla rete può essere controllato da remoto utilizzando una backdoor nel processore. Si può riprogrammare e fargli trasmettere o ricevere dati e le auto moderne sono piene di centraline controllate da una cpu.

      Per parzialmente controllate voglio dire che si può intervenire sul sistema frenante, diabilitandolo ad esempio (ci sono prove documentate al riguardo) oppure sull’acceleratore che essendo elettronico non serve alcunché per azionarlo se non agire sulla parte eletronica collegandosi all’apposita centralina. Idem per lo sterzo o il cambio automatico o robotizzato.

      Forse non è chiaro che da qualche anno sono già commercializzate auto che già fanno tutto da sole, senza che il pilota faccia nulla, come le Tesla ad esempio. Quando queste tenologie sono pronte per il mercato mainstream vuol dire che sono almeno 10/20 anni che esistono e funzionano, a teleguidare un mezzo da satellite o anche semplicemente da una posizione elevata con buona visibilità (tipo da qualche terrazzo di noti hotel di lusso a Nizza…) non ci vuole nulla, è roba che richiede una preparazione del mezzo minima dato che il 90% delle tecnologia necessaria è già “enbedded” nelle auto moderne. Basta saperla usare e il bello è che dopo una perizia accurata un tecnico comune non saprebbe identificare che un mezzo è stato hackerato o che i freni non hanno funzionato a causa di un comando dato da remoto, via radio, da apparecchiature specifiche. Non è fantascenza, ma una tecnologia già ampiamente collaudata

  7. L’ eroe (il motociclista che ha tentato di fermare il camion) che sostiene di aver preso anche un pugno dal guidatore é attendibile?

  8. Riporto una frase detta da Stalin:
    Il modo più semplice per ottenere il controllo di una nazione è il compimento di atti di terrorismo.
    Il popolo non farà clamore per le leggi se la loro sicurezza personale è in pericolo”
    Vorrei ricordare che Stalin era un MASSONE, esattamente come quelli che ci governano o, eseguono gli ordini da loro dati.
    Federico è un ottimo ricercatore, sempre a caccia del particolare che possa “sbugiardare” la versione ufficiale.
    Dato che a me personalmente interessa oltre a ricercare i colpevoli, mi interessa molto di più ricercare il filo conduttore che porta a questo stato di cose, trovo che attualmente abbiamo una serie di cause e motivi che ci portano lontano.
    Mi riferisco al fatto che vi sono a mio avviso diversi autori o coautori che, in un modo o nell’altro operano per la riuscita di un chiarissimo piano a cui basta solamente unire i “puntini” per rendersi conto che “MOLTI MENTONO”.
    Darei uno spunto sul fatto che vi siano forti legami tra : SIONISMO, MASSONERIA, CHIESA E ISLAM.
    Lascio ai lettori trovare il filo conduttore tra questi “personaggi” in quanto è pacifico che tra queste “gruppi” vi siano alcuni che ne traggono enormi benefici, altri che fanno da spalla e altri che subiscono.
    Credo che per chi legge, abbia notato che non ho scritto la parola “NAZIONE” in quanto questa è diventata superflua.

  9. Verosimile. La tecnica di controllo a distanza è, guardacaso, sviluppata da alcune majors israeliane. La guida di un autoveicolo è più complicata che quella di un aeromobile, ma veniva gia’ usata ai tempi dello shuttle ed è stata impiegata anche a grande distanza su Marte. E lasciamo perdere la questione del 9/11. Quindi la tecnologia c’è, tutto sta a formare gli operatori. Detto questo, chi detiene i brevetti della tecnologia e del software ha la possibilità di sostituirsi all’operatore quando vuole. Vedi il caso del controverso F35. Quindi: tu credi di guidare qualcosa, ma ad un certo punto qualcun altro ne prende il controllo e cerchi di riprenderlo manualmente. Così si spiegherebbe il tentativo di un motociclista disarmato di salire su di un mezzo in corsa guidato da uno o più terroristi armati. Il che sarebbe più folle che eroico, oltre che inutile, in quanto i comandi manuali non avrebbero risposto. Non credo si possano avere molti elementi su cui fare ipotesi verosimili, ma la certezza sta nella tecnica ormai consolidata di operare esercitazioni in luoghi a rischio e non in città fantasma o killing houses, come si faceva una volta. Perche’, evidentemente, non solo si vogliono addestrare gli operatori, ma anche le potenziali vittime ad accettare una vita sempre più precaria. Cosa che diversi leader israeliani avevano auspicato per gli europei, affinchè capissero meglio la realtà in cui vivono in Israele. Se poi tutto ciò avviene dagli USA fino all’Europa e all’Asia, significa che questa brutta gente controlla quasi tutto ormai.

  10. Ma non c’è qualcuno che controlla l’andamento delle indagini? Un organo che controlla? Qualche personaggio che chieda di poter avere un resoconto dettagliato?
    Possibile che sia tutto nelle mani dei servizi?
    Il gioco di squadra tra governo, servizi e giornalisti e formidabile, ma possibile che gli vada tutto bene? Le variabili sono decine. Possibile che il giochetto gli riesca sempre? Solo con qualche sbavatura, senza passi falsi decisivi?

  11. Inoltre, che kazzo guardano in ‘ste indagini?
    Leggo sul giornale che il coglione che ha tagliato la gola al prete filo-islamico è stato incitato in carcere.
    <>
    Bene.
    Che cosa aspetta la polizia ad andare a scovare questa “guida” e a fargli un bell’interrogatorio? (un interrogatorio come si deve, però, senza l’avvocato).
    Sarebbe interessante conoscere i giri di questa guida.
    Per esempio.
    Possibile che tutte le forze dell’ordine siano deviate? Che non ci sia nessuno che, anche a rischio della pelle, segua il vero filone?

    1. La frase tra caporali, tratta dal giornale, era:
      — Il terrorista Kermiche: “In prigione ho trovato la mia guida spirituale” —

  12. Credo anche io che questa raffica di attentati sia programmata.
    Quello di Ansbach, con i nove morti, e il giornalista israeliano che filmava in diretta. Perfetto.
    Come abbiano fatto, non so. Ma è successo.
    Invece l’attentato di Reutlingen, accetta e donna morta, non c’entra. E’ stato un delitto passionale. Lui aveva 21 anni, lei 43, era polacca ed incinta. I due lavoravano insieme ed erano stati amanti. In un diverbio, il ragazzotto ha perso la testa. Era siriano. Può essere un colpo di fortuna.

  13. Nizza: perse gamba per proteggere i nipoti,valuta vie legali

    L’uomo ora e’ assistito dal centro protesi di Budrio (ANSA) – BUDRIO (BOLOGNA), 14 DIC – Per proteggere i nipoti dal tir che lo scorso 14 luglio a Nizza ha falciato 286 persone, uccidendone 84, ha perso una gamba. Oggi Gaetano Moscato, 71 anni, pensionato Olivetti originario di Chiaverano (Torino), ha ricordato quei momenti al centro protesi ‘Vigorso’ di Budrio (Bologna), la struttura che lo assiste nel processo di ricostruzione dell’arto, dichiarando inoltre di star valutando un’azione legale. “Ora sto abbastanza bene – ha detto – non posso lamentami, ma un’esperienza simile non puo’ passarti. Ero a spasso, rientravo dallo spettacolo dei fuochi d’artificio con cui e’ stata commemorato la festa della Repubblica, stavo chiacchierando con i miei familiari quando ho visto arrivare il camion a 100 metri di distanza, non mi sono reso conto di cosa stesse succedendo e di cosa ci facesse un camion sulla Promenade alle 11 di sera. Non abbiamo avuto il tempo di reagire in modo diverso, abbiamo provato a ripararci: sono stato colpito, ma ad altri e’ andata peggio perche’ sono morti e non hanno neanche il modo di raccontarlo”. Moscato rievoca anche i soccorsi: “Ero coricato per terra, poi ho raccolto i pezzi della mia gamba sperando che qualcuno potesse fare una ricostruzione impossibile, ma mi sono dovuto buttare a terra perche’ non ce la facevo piu’. Ho chiesto ai miei nipoti e a mia figlia di andare a cercare una cintura o un pezzo di corda per poter fermare l’emorragia: fortunatamente l’hanno trovato quasi subito, altrimenti con l’arteria femorale tranciata avrei avuto poco tempo per poter sopravvivere, di fatto mi hanno salvato la vita. incomprensibile che un camion di quella portata sia stato fatto passare dalla polizia. E poteva andare peggio: se avesse avuto un carico di esplosivo sarebbe stata la fine del mondo”. Ora, assieme agli altri feriti, l’ex operaio Olivetti sta valutando l’ipotesi di un’azione legale: “Stiamo cominciando a pensarci, ma serve qualcuno con una forte esperienza legata alle problematiche internazionali e ai danni alla persona. Non so quali tempi richiedera’, ma non credo sia urgente: l’importante e’ farlo bene”. (ANSA).

    RED-NES 14-DIC-16 15:03 NNNN

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