Operazione Nuovo Ordine: retroscena e prospettive

Con un raid aereo, le forze armate israeliane hanno eliminato il 27 settembre il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, infliggendo un colpo probabilmente letale all’organizzazione politico-militare libanese, da sempre sponsorizzata dall’Iran. Tutto lascia supporre che gli ayatollah iraniani abbiano collaborato con Israele allo smantellamento di Hezbollah, che nacque come joint-venture israelo-sciita in funzione anti-palestinese. Il prossimo passo sarà un riassetto generale delle alleanze regionali: con la benedizione di USA e Russia, l’Iran si avvicinerà ad Israele per contenere la Turchia.

Il “Nuovo Ordine” mediorientale e la guerra che verrà

Il miglior modo per comprende un fenomeno è sempre partire dalle origini. Corre l’anno 1983: il mondo è nel pieno della “Seconda Guerra Fredda”, le tensioni tra i due blocchi sono alle stelle e, ormai da un anno, Israele è impegnata nell’invasione del Libano, coll’obiettivo di eliminare i cosiddetti fedayn, i miliziani palestinesi, e soprattutto l’OLP di Yasser Arafat, l’organizzazione palestinese di matrice laica e socialista. Il Libano, che un tempo si vantava di essere la Svizzera del Medio Oriente, è dilaniato da anni di guerra civile e diviso in tre parti: tra il sud controllato dagli israeliani ed il nord controllato dai siriani, c’è Beirut, dove è sbarcata una forza multinazionale, composta da americani, francesi e italiani, per ripristinare il governo centrale e ristabilire una parvenza di Stato. In questo quadro, esordisce Hezbollah. La forza multinazionale è infatti un ostacolo sia ai piani di Tel Aviv che a quelli di Damasco: per velocizzarne la partenza, israeliani e siriani chiamano quindi in causa un terzo attore: le milizie sciite sostenute dall’Iran dell’ayatollah Khomeini. Hezbollah esordisce con i due spettacolari attentati che insanguinano il 1983 libanese: prima l’autobomba all’ambasciata americana e poi alla base in cui sono alloggiati i marines americani ed i soldati francesi. 400 morti in tutto. Trascorrono pochi mesi ancora perché la forza multinazionale abbandoni Beirut: vincono israeliani, siriani e iraniani. Perde il Libano, abbandonato in balia di potenze esterne e perde l’OLP di Yasser Arafat: la Siria, infatti, combatte i palestinesi fino ad obbligarli a lasciare a loro volta il Libano.

Israele, quindi, “chiama” gli iraniani in Libano in funzione anti-palestinese e anti-libanese. Hezbollah, sin dalle origini, figura come un dispositivo politico-militare gestito dall’Iran col placet di Israele. Occorre metabolizzare questa verità per comprendere i fatti dei successivi 40 anni. La guerra tra Israele e Hezbollah del 2006 è un conflitto giocato sulla pelle del Libano, che subisce enormi danni economici e materiali dagli scontri tra israeliani e la milizia filo-iraniana: a Tel Aviv non interessa tanto distruggere Hezbollah, quanto sfruttare Hezbollah per distruggere il Libano.

Nell’ottobre 2023, Israele si lancia in una massiccia operazione contro la striscia di Gaza, per “debellare” un’altra organizzazione a sua volta coltivata e sovvenzionata dagli ebrei per scalzare l’OLP di Yasser Arafat: Hamas. Benché Hamas sia sunnita, agli sciiti di Hezbollah si offre un’occasione unica: guerra su due fronti per piegare la macchina bellica israeliana. Hezbollah, invece, esita e si lascia sfuggire l’attimo irripetibile: pesa la minaccia di un intervento diretto degli USA e pesa, ormai è evidente, anche la pressione dell’Iran perché tutto resti fermo.

L’esitazione dell’autunno 2023 si rivela fatale per Hezbollah ed il suo leader Hassan Nasrallah. Quando Israele reputa di aver ottenuto risultati soddisfacenti a Gaza, come facilmente prevedibile, volta lo sguardo a nord ed attacca l’organizzazione sciita: il crescendo di iniziative militari culmina, il 27 settembre 2024, con il raid aereo contro il quartiere generale di Nasrallah. Il carismatico leader è ucciso, i quadri dell’organizzazione eliminati, Hezbollah è de facto smantellata. L’Iran reagisce con incredibile passività agli eventi: non solo, si può con buon margine di sicurezza affermare che siano stati proprio gli iraniani a “vendere” tutta l’organizzazione, Nasrallah compreso, agli ebrei, affinché liquidassero Hezbollah e chiudessero quella joint-venture aperta nel 1983.

Perché? Con sempre maggiori frequenza, il candidato repubblicano Donald Trump, alfiere di Bibi Netanyahu, sta lanciando strani segnali amichevoli in direzione dell’Iran, promettendo un nuovo corso nei rapporti diplomatici e la cancellazione delle sanzioni. Del resto, l’Iran è già un alleato di ferro anche della Russia di Vladimir Putin, altro “nemico” con cui Trump promette di azzerare i rapporti e stabilire nuove intese, in funzione anti-europea ed anti-cinese. In questo quadro, Hezbollah doveva scomparire ed è infatti scomparsa, perché rappresentava una situazione ormai obsoleta. Vendendo Hezbollah agli israeliani, gli ayatollah iraniani hanno dimostrato di essere pronti per essere cooptati nel “Nuovo Ordine” mediorientale: l’alleanza americano-ebraico-russa per contenere europei e cinesi e, in particolare, la Turchia di Recep Erdogan. “Il Nuovo Ordine” avanza e gli eredi dell’ayatollah Khomeini, come sempre, sono schierati a fianco di Israele, con cui avevano già combattuto in comune accordo contro l’Iraq di Saddam Hussein, nel 1980-1988.

Un’ultima nota: nel gennaio 2020, il carismatico generale iraniano Qasem Solemaini fu ucciso in Iraq, per ordine di Donald Trump. La reazione degli ayatollah fu blanda o inesistente. Si può quindi asserire che già il generale, come Hassan Nasrallah oggi, fu liquidato in comune accordo da israeliani e iraniani. Perché era minaccia militare per gli ebrei e perché era una minaccia politica per il clero religioso iraniano, da sempre legato a doppio filo coi servizi segreti occidentali.