L’arresto a Teheran della giornalista Cecilia Sala ha stretto il governo italiano in una tenaglia: da una parte gli USA, che hanno ordinato il fermo in Italia di un cittadino iraniano, dall’altra l’Iran, che per rappresaglia ha incarcerato la Sala. L’improvviso viaggio della premier Meloni nella dimora di Donald Trump a Mar-a-Lago e l’accelerazione per assegnare al magnate Elon Musk tutte le comunicazioni crittografate italiane aprono una serie di inquietanti interrogativi: l’arresto della Sala, è una forma di pressione/ricatto esercitata dagli USA sul governo Meloni?
Troppe coincidenze
L’affare è grande, non tanto per l’importo in euro quanto per il significato strategico. 1,5 mld di euro per appaltare alla Space X del magnate Elon Musk tutte le comunicazioni crittografate italiane: governo, servizi segreti, forze armate, protezione civile. In pratica, Elon Musk si assicurerebbe per cinque anni (e che anni!) il monopolio di tutte le informazioni italiane più sensibili. Un affare che non incontra un appoggio unanime dentro lo Stato italiano, dati i suoi aspetti controversi, e può che quindi aver indotto a mosse estreme per forzare la mano al governo Meloni e costringere al silenzio quei settori contrari all’accordo. L’ipotesi che avanziamo è che l’arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala sia un vero e proprio “ricatto” cui gli Stati Uniti stanno sottoponendo l’Italia per obbligarla a firmare il contratto con Space X. Illustriamo su quali basi poggia la nostra ipotesi.
Primo quesito: esiste una tacita collaborazione tra USA-Israele-Iran?
La risposta è sì. Molte delle nostre ultima analisi geopolitiche, dall’assassinio del capo di Hezbollah Nasrallah alla fulminea caduta di Assad in Siria, si basano proprio sull’assunto che Washington-Tel Aviv-Teheran stiano collaborando per creare un “Nuovo Ordine” in Medio Oriente. Dì più: da fonti giornalistiche, sappiamo che il magnate Elon Musk ha incontrato a New York, l’11 novembre 2024, il rappresentante dell’Iran alle Nazioni Unite. Esiste quindi un inequivocabile legame Musk-Iran.
Il 16 dicembre 2024, all’aeroporto di Malpensa, è fermato su richiesta degli Stati Uniti l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, accusato dalle autorità americane di aver collaborato alla realizzazione di un attentato contro i militari statunitensi in Giordania. Il 19 dicembre 2024, in rappresaglia, la giornalista italiana Cecilia Sala è fermata a Teheran, con l’accusa di aver violato le leggi islamiche. Scatta, in questo modo, “la tenaglia” americano-iraniana contro l’Italia, apparentemente vittima di una guerra per procura tra USA ed Iran.
Lo sviluppo degli eventi, però, apre sorprendenti e inquietanti scenari. Il 4 gennaio 2025, il premier Meloni vola in Florida, per un faccia a faccia col presidente in pectore Donald Trump, che tra i suoi “sponsor” ha proprio il magnate Elon Musk. Nel colloquio “a sorpresa”, svoltosi senza informare previamente né l’opinione pubblica né i membri dell’esecutivo, è trattato il tema di Cecilia Sala e, secondo quanto riporta Bloomberg, è concordato anche il via libera all’appalto di tutte le comunicazioni crittografate all’azienda Space X di Elon Musk, dopo mesi di dubbi e incertezze. Sebbene i media presentino i due temi come sincroni, ma non collegati, è lecito azzardare un’ipotesi: Trump e Musk “promettono” aiuto sul caso Sala, sbloccabile grazie al rilascio dell’ingegnere iraniano, in cambio del contratto con Space X. Una forma neppure troppo velata di ricatto.
L’assegnazione delle comunicazioni dei servizi segreti a Elon Musk produce un vero e proprio terremoto: il 6 gennaio 2025, Elisabetta Belloni, coordinatrice generale dei servizi d’informazione italiani, lascia l’incarico per “motivi personali”. Docente della LUISS (l’università privata storicamente legata alla CIA) e nota per le sue posizioni atlantiste, la Belloni era tra coloro favorevoli all’appalto a Space X. I modi, da noi appena suggeriti, con cui è estorto il contratto, rendono però insostenibile la sua posizione e spiegano quindi le inaspettate dimissioni: la Belloni lascia per “motivi personali”, perché se rimanesse sarebbe una vera e propria complice delle trame appena descritte.
Nella sera del 6 gennaio, il governo Meloni “nega” (ossia conferma una seconda volta) di aver preso impegni avanzati con Elon Musk. La situazione è ancora fluida e gli sviluppi imprevedibili: gli ingredienti sono comunque esplosivi: la collaborazione americano-iraniana in funzione anti-italiana, un ricatto internazionale, il futuro delle comunicazioni italiane più sensibili. Aspettiamoci di tutto.