Turchia: come si esce dalla NATO

I rapporti tra la Turchia e le istituzioni euro-atlantiche, in peggioramento da anni, sono ormai prossimi alla rottura: se la tentata rivoluzione colorata di Gezi Park del 2013 ha segnato l’inizio del gelo, il fallito golpe del luglio 2016 ha impresso lo slancio finale all’uscita di Ankara dall’orbita occidentale. Le manovre mediatico-finaziarie-giudiziarie per piegare Recep Erdogan si sono rivelate fallimentari, grazie al sostegno offerto dal blocco euroasiatico (Cina-Russia-Iran): la Turchia sarà dunque con grande probabilità il primo membro a lasciare la NATO, riducendo ulteriormente l’influenza atlantica nella regione e, soprattutto, fornendo un prezioso esempio a chi aspirasse a seguirla.

Uscire dalla NATO è possibile: il caso turco farà scuola

Nel travagliato passaggio dal sistema internazionale a guida atlantica a quello incentrato sulle potenze eurasiatiche, passaggio che sta producendo “terremoti” ovunque i due blocchi entrino in frizione (Paesi Baltici, Ucraina, Siria, Yemen, Pakistan, Birmania, Nord Corea, etc.), merita senza dubbio un approfondimento il capitolo turco, alla luce della sua rilevanza geopolitica e del significato politico-istituzionale: la Turchia infatti, non soltanto ha definitivamente abbandonato il processo di convergenza verso l’Unione Europea, ma sarà anche con alta probabilità il primo Paese a lasciare (o ad essere espulsa?) dall’Alleanza Nord Atlantica, fornendo un esempio a quei Paesi che accarezzassero (o hanno accarezzato in passato, come l’Italia di Enrico Mattei e di Aldo Moro) l’idea di svincolarsi dal giogo angloamericano.

Nonostante “i sondaggi” effettuati da Iosef Stalin nel 1946 per installare alcune basi sovietiche sul Bosforo (“sondaggi” che instillarono nella mente degli strateghi angloamericani l’idea di una nuova guerra)1, la Turchia è assegnata nel secondo dopoguerra all’orbita atlantica, cosicché possa adempiere alla sua storica funzione di “contenere” la Russia verso Sud, con l’appoggio delle potenze marittime (si ricordi la guerra di Crimea del 1853-1856): nel 1951 apre così la base di Incirlik, destinata ad ospitare i bombardieri strategici che coprono il lato meridionale dell’Unione Sovietica. Essendo la Turchia, al pari della Germania, uno dei pilastri il contenimento dell’URSS, gli angloamericani ne sostengono prima l’ingresso nella NATO (1952) e poi sponsorizzano la sua adesione al contraltare politico-economico dell’Alleanza Nord-Atlantica: la CEE/UE.

Sotto quest’ultimo aspetto, esistono ovviamente non poche difficoltà: la Turchia è un popoloso Paese sunnita che, nonostante la “rivoluzione laica” di Kemal Ataturk, ha poco in comune con le sedicenti democrazie europee. La divergenza tra Washington e la cancellerie europee su questo tema diventa evidente nel 2009, quando Barack Hussein Obama sostiene apertamente l’ingresso di Ankara nella UE, mentre Francia e Germania, decise a costruirsi un’Europa à la carte secondo i propri interessi, si oppongono esplicitamente2.

Allo scoppio delle Primavere Arabe, la Turchia riveste un ruolo decisivo della strategia di destabilizzazione del Medio Oriente, sostenendo ovunque l’avanzata dell’islam politico-rivoluzionario: troviamo la Turchia a fianco della Fratellanza Mussulmana in Tunisia, Libia, Egitto, Siria, etc. Ciò che Ankara tarda a capire è che, nel più ampio stravolgimento del Medio Oriente, anche la Turchia è una vittima designata del processo di balcanizzazione: il Kurdistan, filo-atlantico e filo-israeliano, dovrebbe nascere infatti a ridosso dei suoi confini, inglobando le regioni turche a maggioranza curda. La rivoluzione colorata di Gezi Park (estate del 2013), primo tentativo di rovesciare Recep Erdogan e destabilizzare la Turchia, passa così senza alcun cambiamento nella condotta internazionale di Ankara. Non solo, Recep Erdogan si lascia facilmente abbindolare dagli angloamericani che lo inducono, nell’ottobre del 2015, ad abbattere il Su-24 russo operante in Siria, salvo poi negargli qualsiasi appoggio diplomatico-militare: la Turchia, caduta nella trappola, piomba così in una condizione di totale isolamento, circondata ovunque da forze ostili (russi, siriani, curdi, iraniani). È la fine di Recep Erdogan ed il prodromo di una più ampia destabilizzazione del Medio Oriente?

Sono interrogativi che, questa volta, Ankara si pone: lentamente, passo dopo passo, i turchi afferrano che il processo di balcanizzazione del Levante riguarda anche loro, insinuando nella loro testa la convinzione che è opportuno cambiare schieramento. Inizia, così, rapido ed inesorabile, lo scivolamento della Turchia verso le potenze continentali. Dal punto geopolitico, l’ingresso di Ankara nel blocco euro-asiatico (Russia, Cina, Iran) è un terremoto di vaste proporzioni: le potenze marittime perdono la storica base da cui attaccare la Russia sul fianco meridionale e, ancora più importante, perdono la “testa di ponte” con cui allargare la propria influenza nell’Asia Centrale, contando sulla vicinanza della Turchia ai Paesi turcofoni circostanti. Ha ancora un senso portare il metano dell’Azerbaijan in Europa, ora che i metanodotti attraversano una Turchia ostile? È ancora possibile esportare il terrorismo sunnita, tanto caro all’MI6 ed alla CIA, in Asia centrale, servendosi di Ankara?

La reazione atlantica al voltafaccia di Ankara non si fa attendere. Nell’estate del 2016 è orchestrato, ricorrendo ai servigi del santone-predicatore Fethullah Gülen, residente negli USA, il colpo di Stato mirante a precipitare la Turchia nella guerra civile: la sua rapida ed efficiente repressione (240 morti, 50.000 arrestati e 150.000 persone licenziate, tra militari, magistrati, giornalisti e docenti universitari) deteriora ulteriormente i rapporti turco-americani (Erdogan pretende invano che Gülen sia estradato, minacciando di bloccare la base di Incirlik), rafforzando parallelamente le sinergie tra Ankara e Mosca: la rabbia nelle più alte sfere angloamericane è tale che nel dicembre 2016 “esplode” attraverso il brutale omicidio dell’ambasciatore russo Andrej Karlov.

Il 2017, nonostante l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, che sulla carta avrebbe dovuto ricucire con Recep Erdogan, vede un crescendo di tensione tra la Turchia ed il blocco atlantico: l’arresto di due impiegati del corpo diplomatico americano, accusati di aver partecipato al tentato golpe, scatena nell’autunno la “guerra dei visti3”, con il divieto incrociato al rilascio dei visti d’ingresso. Il braccio di ferro diplomatico è accompagnato dalla solita guerra ibrida di cui le potenze atlantiche sono specialiste: gogna mediatica, accuse di violazione dei diritti umani avanzate dalle solite ong (nel luglio del 2017, la direttrice di Amnesty International è arrestata per terrorismo4, testimoniando per l’ennesima volta i nessi tra l’organizzazione umanitaria inglese ed i servizi segreti atlantici, recentemente emersi anche grazie al caso Regeni), assalti speculativi alla lira turca (che tocca nuovi minimi rispetto al dollaro. Anche la Germania di Angela Merkel, capace di esercitare un peso notevole su Ankara in virtù della massiccia comunità turca residente e dei voluminosi scambi commerciali, è schierata contro Recep Erdogan: le truppe tedesche di stanza a Incirlik, impiegate “nella lotta all’ISIS”, sono ricollocate in Giordania5, all’apice dello scontro tra i due Paesi.

Tutto inutile: Erdogan vince il referendum costituzionale che sancisce il passaggio dal sistema parlamentare a quello presidenziale, l’economia turca è al terza del G20 per tasso di crescita6 (aumentando così la domanda di energia, presto soddisfatta dal metanodotto Turkish Stream), l’alleanza con la Russia e l’Iran è sigillata dal vertice di Sochi del novembre 2017, il Ministero della Difesa turco sigla l’incredibile accordo per la fornitura dei sistemi di antiaerea russi S-400, un vero e proprio scacco alla NATO, dal punto di vista politico politico e operativo (la sicurezza dei nuovi caccia F-35 ne sarebbe gravemente compromessa7). Impotenti di fronte all’inarrestabile uscita di Ankara dalla sfera euro-atlantica, non rimane agli americani che sferrare l’ennesimo, inutile, colpo mediatico-giudiziario: l’ex vice direttore generale della banca statale turca Halkbank, Mehmet Atilla, è arrestato e condannato negli USA con l’accusa di aver aggirato, con il placet di Erdogan, le sanzioni economiche all’Iran. Faccenda che è liquidata dal presidente turco come “l’ennesimo complotto” ordito da Washington8.

Da Occidente si levano così sempre più numerosi voci per “espellere” la Turchia dalla NATO (“Time To Kick Turkey Out Of NATO9 scriveva lo scorso novembre Alon Ben-Meir, influente esperto americano per gli affari mediorientali), ma, in realtà, è la Turchia stessa che sta deliberatamente uscendo dall’Alleanza Nord-Atlantica, proprio mentre si cerca di trascinare al suo interno uno Stato semi-fallito come l’Ucraina. Il caso turco è tanto più prezioso in quanto sarebbe il primo (i trattati della NATO neppure contemplano questa eventualità) e svelerebbe agli altri membri la procedura, ben poco ortodossa, da seguire per chi voglia liberarsi dal giogo atlantico: concentrazione verticale del potere, appoggio economico-militare-diplomatico da parte di Russia e Cina, epurazione di magistratura, esercito e media, giro di vite sulle ong straniere, adozione di misure contro-insurrezionali per soffocare sul nascere putsch di matrice atlantica.

In passato, alcuni illustri italiani (tragicamente scomparsi) accarezzarono l’idea di traghettare l’Italia fuori dalla NATO. Ora, grazie alla Turchia, sappiamo come fare.

 

 

11946, Victor Sebestyen, RCS, 2015, pag. 359

2http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/esteri/vertice-praga/usa-ue/usa-ue.html

3https://www.reuters.com/article/us-usa-turkey-security/u-s-still-seeking-explanation-for-arrest-of-staff-in-turkey-ambassador-idUSKBN1CG179

4https://www.amnesty.it/arresto-della-direttrice-amnesty-turchia-assurda-indagine-terrorismo/

5https://it.sputniknews.com/mondo/201706184651297-tornado-incirlik-trasferimento-giordania/

6https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-09-11/turkey-gdp-grows-slower-than-expected-on-lower-public-spending

7https://www.rt.com/news/410197-turkey-s400-nato-f35/

8http://www.lastampa.it/2018/01/05/esteri/la-rabbia-di-erdogan-contro-gli-usa-organizzano-complotti-qlLDCfhyrs6NabEKvLTHsL/pagina.html

9https://www.huffingtonpost.com/entry/time-to-kick-turkey-out-of-nato_us_5a0371a0e4b0204d0c1713db

50 Risposte a “Turchia: come si esce dalla NATO”

  1. Grazie Dezzani! Desideravo proprio leggere un approfondimento sulla Turchia.
    Spero proprio che Erdogan riesca a traghettare la Turchia fuori dalla NATO. Sarebbe un ottimo esempio per i nazionalisti europei.
    Mi ero reso conto del cambio di rotta di Ankara da quando le decisioni, prese nei colloqui di Astana, sono diventate operative in Siria.
    P.S. oltre al Turkish Stream, Erdogan si è accordato con Putin anche per la costruzione di una centrale nucleare.
    Saluti

    1. P.S. un altro fatto importante è che in autunno, nelle esercitazioni NATO in Norvegia, i militari turchi hanno abbandonato l’esercitazione poichè nelle prove dei cechini tra le foto dei nemici c’era la foto del padre della patria turca e anche quella di Erdogan (credo, non mi ricordo bene). Vi lascio immaginare la reazione di questultimo.
      Saluti

  2. Solo Marco Rizzo e Casa Pound dicono esplicitamente fuori dalla NATO.
    Buon Anno, Federico e GRAZIE

        1. Io invece aspetto il momento che i “traditori della patria” siano appesi alla forca. Hanno distrutto un paese meraviglioso tradendo i loro fratelli, il loro stesso sangue e tutto questo per danaro e potere. Hanno provocato il suicidio di migliaia di imprenditori e padri di famiglia. W l’Italia, W gli Italiani.

          Pienamente d’accordo con Dezzani. Fuori dalla Nato subito.

    1. Non solo. Anche Giulietto Chiesa, che si presenterà alle elezioni con un partito fondato assieme a Ingroia, chiede esplicitamente l’uscita dell’Italia dalla NATO.

  3. In italia occorrerebbe un riforma costituzione verticistica ma soprattutto la riforma costituzionale sarebbe necessaria a riportare l’ asset atlantico della “maggistratura” a rispondere al potere politico nazionale
    “Vaste programme” direbbe “le general”

    1. VERISSIMO WS – Il riassetto del potere politico/istituzionale, in termini verticistici è un “must” fondamentale, indispensabile, al fine di spazzare via tutto il marcio, le lobbies segrete, i poteri occulti, le logge, le mafie, i servizi infiltrati e tutto ciò che di sporco, ha inquinato il potere italiano.

      Solo un monarca o un dittatore illuminato sarebbe in grado di ripulire il paese

      1. Abbiamo due esempi recenti di questo “cesarismo”: Erdogan che”forza il gioco” per un progetto passatista ( il neosultanesimo)
        e putin che semplicemente ha usato i poteri di una costituzione presidenzialista messa su dalla cricca oligarchica quando essa credeva di avere per sempre il controllo dello stato. Ma in questo “cesarismo” putin è solo il frontman di un “nucleo di potere” ( la “mafia di leningrado”)
        E qui ne ricaviamo due lezioni:
        1) ogni progetto affidato, senza alcuna discussione razionale al solito “uomo del destino” , espressione di un settarismo ideologico, non si sa bene dove nato e pure animato da “visioni ” ,è estremamente pericoloso per ogni popolo che ci si affidi. C’è infatti per la turkia di erdogan il rischio di andare facilmente in “grossi guai ” ( come ad esempio fu per la germania nazista)
        2) Come nella russia di eltsin sarebbe stato forse meglio lasciar passare la “schiforma” che forse la mafia piddina già faceva “metà del lavoro” prima di essere cacciata.
        Si, ma poi chi lo reggeva quel tronfio ? Anche se poi non ci è servito a nulla potergli “sputare in faccia” era una tentazione irresistibile.

  4. certo, ora sappiamo come fare. ma sappiamo anche che l’impero reagirebbe (preventivamente) con:
    – “suicidi e incidenti” di esponenti di spicco
    – attacchi giudiziari
    – bombe ai treni e aerei civili che cascano
    – colpo di stato
    – sorgere di gruppi terroristici
    – attacco finanziario peggio di quello del 2011 con seguente brutale crisi economica
    l’elite politica, economica e intellettuale italiana avrà mai le palle per reggere tutto questo?

    1. Infatti , ma poi chi ci proverebbe ? Ripeto Dezzani : chi ci proverebbe ? C’ è l’ iniziativa di Giulietto Chiesa che per primo ha lanciato la petizione che anch’io ho firmato, per l’uscita dalla NATO appunto, ed ora si dovrebbe presentare alle elezioni insieme ad Ingroia con la lista del popolo….ma allo stato attuale l’ uscita dell’Italia dalla NATO purtroppo mi sembra un’ utopia.

      1. Mi documenterei meglio su Chiesa prima di firmare le sue iniziative. Se simpatizza per i M5s c’è un motivo.

        1. Ho visto che Putin ha smentito il coinvolgimento della Turchia. Maurizio Blondet questa volta ha toppato in pieno.
          Comunque il mio commento che riguardava proprio questo argomento non lo trovo più……..

        2. Non c’è più perché graficamente illeggibile! Un link di 15 righe di fiwsidldoeidieieiei!!!!

    2. Ovvio: mai tra una riduzione di tasse universitarie (non il giorno prima) e autostradali (mica dal de Rio il giorno antecedente)…E se han fatto di Moro quel che sappiamo, grazie anche al compianto Imposimato…con Di Maio ridens da Cernobbio-City e da ultimo Wall Street…da ridere. E con i redivivi Dalema Bersani delle lenzuolate di liberalizzazioni….i Grasso le Boldrini o Speranza, ecco, che è l’ultima a morire… Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!
      Si dirà e il “polo”? Eh altro che “elogio della violenza”. Panem et circenses, formato gratta&vinci, no?

  5. Complimenti per l’ennesimo interessantissimo articolo.
    Ho quasi finito il saggio sulla kanzlerin: illuminante! e traumatizzante devo dire.
    Se i nuovi assetti geopolitici stanno cambiando gli equilibri, mi chiedo chi e cosa potrà dare anche solo una speranza al nostro paese.
    Mi chiedevo anch’io del movimento di Chiesa; evidentemente, bisogna aspettare tempi migliori. Se ce ne saranno ancora.

    1. Ma cosa vuoi pretendere da uno che si è candidato in Lettonia “per le minoranze Russe” e che non ha capito un c….. della Grecia appoggiando il traditore Tsipras? Se in questo blog, che reputo in questo momento; uno dei più importanti del laboratorio Italia, e quindi al mondo, siamo fermi ancora a Chiesa, con tutto il rispetto per l’uomo, c’è veramente da preoccuparsi.

  6. Ulianov usò persino il titolo del romanzo allora più letto nelle Russie, e fu il “Che fare?'”: Robespierre rivisitato, agguerrita élite selezionata dai nostri dante causa per fare la rivoluzione; e in più un po’ della boria “scientifica” che Marx aveva copiato da Darwin. Tacito va oltre, e in 3 righe come solo ai geni compete compulsa Ulianov, Broenstein e Cesare: “Concentrazione verticale del potere, appoggio economico-militare-diplomatico da parte di Russia e Cina, epurazione di magistratura, esercito e media, giro di vite sulle ong straniere, adozione di misure contro-insurrezionali per soffocare sul nascere putsch di matrice atlantica.”

    Intorno, tutto crolla: senza tema il ministro britannico in visita a Roma si dichiara “russofilo” e si prostra; parte lo scambio dell’olio senza più cartine colorate; Roma apre una dopo l’altra le basi navali con cui stabilire la Pax Romana nel Mediterraneo; e la Persia e il Catai si uniscono a Roma come fanno uno dopo l’altro tutti i Paesi fondati da Roma in Europa: l’ultima a cadere sarà la ex Roma con l’intera sua classe dirigente: salariati di cui tutto Gramsci e Benito ci spiegarono, attesi dal loro nuovo 8 Settembre.

  7. egr.dezzani,noi vecchietti di minghiapitittu,pensionati autoemarginati,siamo usciti dalla nato,tanto tempo,fa buttando via televisori,giornali,votazioni, alcune tasse,e tutto il superfluo.molti , di noi,percepiamo vergognose, pensioni inps,di euro 138 al mese,e giu di li,e con le misere pensioni,non paghiamo,tutto quello,che riusciamo a non pagare,un po per costrizione,un po per sentirci vivi e ancora attivi,internet si puo catturare,gratis,nell aria,da anni coltiviamo,al minimo, un terreno abbandonato,e barattiamo,con il minimo, tutto l altro che non produciamo.tra di noi,ci sono,artisti,ex intellettuali ruspanti,geni dell elettronica,e della truffa.abbiamo creato l indotto della cultura,dipingiamo,scriviamo,andiamo in chiesa,ai funerali,per conto terzi,attualmente stiamo organizzando,sempre a baratto,la sagra delle lumache depresse,dove a richiesta,le deprimiamo pure.lavoriamo ogni giorno, per cacciare a calci in culo, dall italia,o usalia?,quei venduti e rinnegati di politici,che nel nostro paese,sono al soldo e fanno gli interessi, delle grandi banche d affari euroatlantiche.

  8. egr.dezzani,anche tu ci censuri i post?da te,che ti seguiamo in trepida attesa,non ce lo aspettavamo!mah, i vecchietti di minghiapititto!

  9. Le potenze marine hanno sempre combattuto per l’ossigeno che le fa respirare… gli STRETTI… se cominciano a perderli il soffocamento sarà solo questione di tempo… perché allora rinunciare ai Dardanelli proprio ora che le potenze terrestri hanno una netta strategia antagonista… e ad una posizione come l’Anatolia mai come ora strategica…. si può escludere che non useranno la loro forza di reazione e di portare il caos a chi tenta uscite non previste?

  10. L’uscita dalla NATO non è un on/off, ma un proportional: + o -.
    La Francia, con De Gaule ne era “uscita”, salvo, in seguito, rientrare con Sarcozy.
    Così fa e farà Erdogan: un continuo punta-tacco a seconda della convenienza del momento. Almeno fin tanto che e USA e Russia non troveranno un meodo reciprocamente vantaggioso per sbarazzarsene.

    1. Qualcuno ha interesse ad alimentare la confusione, magari accusando la Turchia di un attacco che non ha perpetrato

      1. Beh, sul fatto che Erdogan sia un opportunista e cambi come una banderuola, credo che non ci piova.
        Poi, sono d’accordo sul fatto che la Turchia sia un corpo estraneo che mina la Nato e il blocco atlantico. Quindi fa bene Putin a ingoiare rospi. E bene faremmo noi a non cedere al solito anti-islamismo pavloviano.

  11. Caro federico, bellissimo progetto, ma…lo dici anche tu che….
    …..che ci vuole un dittatore, tipo Erdogan.
    Lo vedi un dittatore in Italia?
    L’unico “stalinista” è Salvini.
    E lo dice il suo “collega” Maroni.
    Perciò….meglio lasciar perdere. Non può succedere.

  12. Dezzani, lei preferirebbe la destra finta euroscettica ma pro U$RAEL e pro NATO o nessun governo? Mi rendo conto che probabilmente è una domanda inutile

    1. Dal mio punto di vista tutte le forze politiche che si contendono il governo in Italia costituiscono una specie di monolite, dove si possono trovare diverse sfumature di colore (liberal – neocon – cattolici adulti o appassiti, rivoluzionari di cartapaglia o comunisti Tsipras-style…), ma la sostanza non cambia. Sono tutti pro nato, pro Ue, pro usrael e, soprattutto, contro i reali interessi italiani. Non mi sembra che ci sia molto da aggiungere.

  13. Guido un vero dittatore in Italia non c’è ( ancora ), semplicemente perchè:

    1) Abbiamo perso la guerra

    2) Hanno vinto coloro che hanno presidiato tutti i gangli vitali del potere politico, mediatico e militare

    3) Dai vertici, a cascata, fino al singolo, il controllo è attuato dalla massoneria

    4) Il controllo è mirato, anche a eradicare tempestivamente eventuali virgulti di un giovane e promettente dittatore. Lo si estirpa sul nascere, in ogni modo.

    5) Ergo, tutti partiti e i loro rappresentanti politici che arrivano a posizioni di potere tali da poter impensierire i veri “burattinai”, sono stati selezionati di modo da potere essere controllati o nell’eventualità ricattati

    Come se ne esce da questa situazione ?

    Difficile dirlo, certamente imponendo la trasparenza degli elenchi degli appartenenti alla massneria ( vedi richiesta Bindi ) e pretendendo la liberazione militare del paese con la messa al bando dei militari stranieri sul nostro territorio, delle armi nucleari (ben 70) e delle basi Nato, con conseguente uscita immediata dell’Italia dalla Nato.

    1. A proposito di quanto detto da Antonio, vorrei riportare sul Blog del bravissimo Federico Dezzani, questo articolo spaventoso, che però rende bene l’idea di cosa stiamo parlando.

      Vi assicuro che a leggerlo vi verranno i brividi e capirete che non siamo mai stati un paese davvero libero, almeno dal dopoguerra in avanti.

      Di seguto l’elenco delle basi e installazioni militari Nato – USA in Italia
      Il meticoloso lavoro di ricerca è stato svolto da A.B. Mariantoni,
      mentre la mappa e alcuni commenti sono tratti dal sito iraqlibero.at mentre il link al lavoro è questo http://www.kelebekler.com/occ/busa.htm

      Si consiglia anche la lettura degli articoli su “Armageddon: capire l’impero americano”.

      Mappa delle basi USA – Nato in italia

      Le sigle

      Usaf: aviazione

      Navy: marina

      Army: esercito

      Nsa: National security agency [Agenzia di sicurezza nazionale]

      Setaf: Southern european task force [Task force sudeuropea]

      Elenco per Regioni

      Trentino Alto Adige

      1. Cima Gallina [Bz]. Stazione telecomunicazioni e radar dell’Usaf.

      2. Monte Paganella [Tn]. Stazione telecomunicazioni Usaf.

      Friuli Venezia Giulia

      3. Aviano [Pn]. La più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’Usaf in Italia [almeno tremila militari e civili americani ]. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’Usaf [un gruppo di cacciabombardieri ] utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Inoltre la Sedicesima Forza Aerea ed il Trentunesimo Gruppo da caccia dell’aviazione Usa, nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Si presume che la base ospiti, in bunker sotterranei la cui costruzione è stata autorizzata dal Congresso, bombe nucleari. Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16 [nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuo’ in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento: un vero e proprio record] e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15, e ha il compito, sotto lo U. S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik. Sara’ appunto quest’ultima la principale base per l’offensiva aerea contro l’Iraq del nord, ma l’impiego degli aerei della 16th Air Force sara’ pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano.

      4. Roveredo [Pn]. Deposito armi Usa.

      5. Rivolto [Ud]. Base USAF.

      6. Maniago [Ud]. Poligono di tiro dell’Usaf.

      7. San Bernardo [Ud]. Deposito munizioni dell’Us Army.

      8. Trieste. Base navale Usa.

      Veneto

      9. Camp Ederle [Vi]. Quartier generale della Nato e comando della Setaf della Us Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Importante stazione di telecomunicazioni. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa duemila.

      10. Vicenza: Comando Setaf. Quinta Forza aerea tattica [Usaf]. Probabile deposito di testate nucleari.

      11. Tormeno [San Giovanni a Monte, Vi]. Depositi di armi e munizioni.

      12. Longare [Vi]. Importante deposito d’armamenti.

      13. Oderzo [Tv]. Deposito di armi e munizioni

      14. Codognè [Tv]. Deposito di armi e munizioni

      15. Istrana [Tv]. Base Usaf.

      16. Ciano [Tv]. Centro telecomunicazioni e radar Usa.

      17. Verona. Air Operations Center [Usaf ]. e base Nato delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni [Usaf].

      18. Affi [Vr]. Centro telecomunicazioni Usa.

      19. Lunghezzano [Vr]. Centro radar Usa.

      20. Erbezzo [Vr]. Antenna radar Nsa.

      21. Conselve [Pd ]. Base radar Usa.

      22. Monte Venda [Pd]. Antenna telecomunicazioni e radar Usa.

      23. Venezia. Base navale Usa.

      24. Sant’Anna di Alfaedo [Pd]. Base radar Usa.

      25. Lame di Concordia [Ve]. Base di telecomunicazioni e radar Usa.

      26. San Gottardo, Boscomantivo [Ve]. Centro telecomunicazioni Usa.

      27. Ceggia [Ve]. Centro radar Usa.

      Lombardia

      28. Ghedi [Bs]. Base dell’Usaf, stazione di comunicazione e deposito di bombe nucleari.

      29. Montichiari [Bs]. Base aerea [Usaf ].

      30. Remondò [Pv]. Base Us Army.

      108. Sorico [Co]. Antenna Nsa.

      Piemonte

      31. Cameri [No]. Base aerea Usa con copertura Nato.

      32. Candelo-Masazza [Vc]. Addestramento Usaf e Us Army, copertura Nato.

      Liguria

      33. La Spezia. Centro antisommergibili di Saclant [vedi 35 ].

      34. Finale Ligure [Sv]. Stazione di telecomunicazioni della Us Army.

      35. San Bartolomeo [Sp]: Centro ricerche per la guerra sottomarina. Composta da tre strutture. Innanzitutto il Saclant, una filiale della Nato che non è indicata in nessuna mappa dell’Alleanza atlantica. Il Saclant svolgerebbe non meglio precisate ricerche marine: in un dossier preparato dalla federazione di Rifondazione Comunista si parla di “occupazione di aree dello specchio d’acqua per esigenze militari dello stato italiano e non [ricovero della VI flotta Usa]”. Poi c’è Maricocesco, un ente che fornisce pezzi di ricambio alle navi. E infine Mariperman, la Commissione permanente per gli esperimenti sui materiali da guerra, composta da cinquecento persone e undici istituti [dall’artiglieria, munizioni e missili, alle armi subacquee].

      Emilia Romagna

      36. Monte San Damiano [Pc]. Base dell’Usaf con copertura Nato.

      37. Monte Cimone [Mo]. Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

      38. Parma. Deposito dell’Usaf con copertura Nato.

      39. Bologna. Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato.

      40. Rimini. Gruppo logistico Usa per l’attivazione di bombe nucleari.

      41. Rimini-Miramare. Centro telecomunicazioni Usa.

      Marche

      42. Potenza Picena [Mc]. Centro radar Usa con copertura Nato.

      Toscana

      43. Camp Darby [Pi]. Il Setaf ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo [tra Pisa e Livorno], con circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron. Qui, in 125 bunker sotterranei, e’ stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, attraverso il Canale dei Navicelli, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. Ottavo Gruppo di supporto Usa e Base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo, nel Golfo, nell’Africa del Nord e la Turchia.

      44. Coltano [Pi]. Importante base Usa-Nsa per le telecomunicazioni: da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. Deposito munizioni Us Army; Base Nsa.

      45. Pisa [aeroporto militare]. Base saltuaria dell’Usaf.

      46. Talamone [Gr]. Base saltuaria dell’Us Navy.

      47. Poggio Ballone [Gr]. Tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli: Centro radar Usa con copertura Nato.

      48. Livorno. Base navale Usa.

      49. Monte Giogo [Ms]. Centro di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

      Sardegna

      50. La Maddalena – Santo Stefano [Ss]. Base atomica Usa, base di sommergibili, squadra navale di supporto alla portaerei americana “Simon Lake”.

      51. Monte Limbara [tra Oschiri e Tempio, Ss]. Base missilistica Usa.

      52. Sinis di Cabras [Or]. Centro elaborazioni dati [Nsa].

      53. Isola di Tavolara [Ss]. Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della Us Navy.

      54. Torre Grande di Oristano. Base radar Nsa.

      55. Monte Arci [Or]. Stazione di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

      56. Capo Frasca [Or]. Eliporto ed impianto radar Usa.

      57. Santulussurgiu [Or]. Stazione telecomunicazioni Usaf con copertura Nato.

      58. Perdasdefogu [Nu]. Base missilistica sperimentale.

      59. Capo Teulada [Ca]. Da Capo Teulada a Capo Frasca [Or ], all’incirca 100 chilometri di costa, 7.200 ettari di terreno e più di 70 mila ettari di zone “off limits”: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta americana e della Nato.

      60. Cagliari. Base navale Usa.

      61. Decimomannu [Ca]. Aeroporto Usa con copertura Nato.

      62. Aeroporto di Elmas [Ca]. Base aerea Usaf.

      63. Salto di Quirra [Ca]. poligoni missilistici.

      64. Capo San Lorenzo [Ca]. Zona di addestramento per la Sesta flotta Usa.

      65. Monte Urpino [Ca]. Depositi munizioni Usa e Nato.

      Lazio

      66. Roma. Comando per il Mediterraneo centrale della Nato e il coordinamento logistico interforze Usa. Stazione Nato

      67. Roma Ciampino [aeroporto militare]. Base saltuaria Usaf.

      68. Rocca di Papa [Rm]. Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato, in probabile collegamento con le installazioni sotterranee di Monte Cavo

      69. Monte Romano [Vt]. Poligono saltuario di tiro dell’Us Army.

      70. Gaeta [Lt]. Base permanente della Sesta flotta e della Squadra navale di scorta alla portaerei “La Salle”.

      71. Casale delle Palme [Lt]. Scuola telecomunicazioni Nato sotto controllo Usa.

      Campania

      72. Napoli. Comando del Security Force dei Marines. Base di sommergibili Usa. Comando delle Forze Aeree Usa per il Mediterraneo. Porto normalmente impiegato dalle unità civili e militari Usa. Si calcola che da Napoli e Livorno transitino annualmente circa cinquemila contenitori di materiale militare.

      73. Aeroporto Napoli Capodichino. Base aerea Usaf.

      74. Monte Camaldoli [Na]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

      75. Ischia [Na]. Antenna di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

      76. Nisida [Na]. Base Us Army.

      77. Bagnoli [Na]. Sede del più grande centro di coordinamento dell’Us Navy di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.

      78. Agnano [nelle vicinanze del famoso ippodromo]. Base dell’Us Army.

      80. Licola [Na]. Antenna di telecomunicazioni Usa.

      81. Lago Patria [Ce]. Stazione telecomunicazioni Usa.

      82. Giugliano [vicinanze del lago Patria, Na]. Comando Statcom.

      83. Grazzanise [Ce]. Base saltuaria Usaf.

      84. Mondragone [Ce]: Centro di Comando Usa e Nato sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi Usa e Nato in caso di guerra

      85. Montevergine [Av]: Stazione di comunicazioni Usa.

      Basilicata

      79. Cirigliano [Mt]. Comando delle Forze Navali Usa in Europa.

      86. Pietraficcata [Mt]. Centro telecomunicazioni Usa e Nato.

      Puglia

      87. Gioia del Colle [Ba]. Base aerea Usa di supporto tecnico.

      88. Brindisi. Base navale Usa.

      89. Punta della Contessa [Br]. Poligono di tiro Usa e Nato.

      90. San Vito dei Normanni [Br]. Vi sarebbero di stanza un migliaio di militari americani del 499° Expeditionary Squadron;.Base dei Servizi Segreti. Electronics Security Group [Nsa ].

      91. Monte Iacotenente [Fg]. Base del complesso radar Nadge.

      92. Otranto. Stazione radar Usa.

      93. Taranto. Base navale Usa. Deposito Usa e Nato.

      94. Martinafranca [Ta]. Base radar Usa.

      Calabria

      95. Crotone. Stazione di telecomunicazioni e radar Usa e Nato.

      96. Monte Mancuso [Cz]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

      97. Sellia Marina [Cz]. Centro telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

      Sicilia

      98. Sigonella [Ct]. Principale base terrestre dell’Us Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della Sesta flotta [circa 3.400 tra militari e civili americani ]. Oltre ad unità della Us Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’Usaf: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l’una.

      99. Motta S. Anastasia [Ct]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

      100. Caltagirone [Ct]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

      101. Vizzini [Ct]. Diversi depositi Usa. Nota: un sottufficiale dell’aereonautica militare ci ha scritto, precisando che non vi sono installazioni USA in questa base militare italiana.

      102. Palermo Punta Raisi [aeroporto]. Base saltuaria dell’Usaf.

      103. Isola delle Femmine [Pa]. Deposito munizioni Usa e Nato.

      104. Comiso [Rg]. La base risulterebbe smantellata.

      105. Marina di Marza [Rg]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

      106. Augusta [Sr]. Base della Sesta flotta e deposito munizioni.

      107. Monte Lauro [Sr]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

      109. Centuripe [En]. Stazione di telecomunicazioni Usa.

      110. Niscemi [Cl]. Base del NavComTelSta [comunicazione Us Navy ].

      111. Trapani. Base Usaf con copertura Nato.

      112. Isola di Pantelleria [Tp]: Centro telecomunicazioni Us Navy, base aerea e radar Nato.

      113. Isola di Lampedusa [Ag]: Base della Guardia costiera Usa. Centro d’ascolto e di comunicazioni Nsa.

      1. Ha detto tutto! Altro che IS e panzane varie! Questa è la realtà, nuda e cruda! L’occupazione è di dimensioni ENORMI, NESSUNO è in grado di liberarci!

        1. Dovremmo farlo da soli…….sarà dura. A meno che non succeda una crisi economica terribile all’ interno degli USA….sono a decine di migliaia i poveri che dormono per strada in California e non solo lì…

  14. egr.dezzani,abbiamo da poco accolto,tra di noi,una vedova sessantenne,con una pensione di reversibilita inps di 132 euro al mese,e speriamo che boeri,legga questo nostro commento,e se ne vergogni!

  15. Buongiorno a tutti !
    Grazie, Federico, per le analisi puntuali e lucide che ci invitano a riflessioni sempre meno serene, ahinoi!
    Auspico altri spunti preziosi sul voto del prossimo marzo; la tentazione dell’ astensione per me si sta facendo sentire molto alta!
    Un caro saluto, L.

    1. Ci mancherebbe altro. Vorrei proprio conoscere chi ha il coraggio di andare a votare il prox 4 marzo.

      Io scelgo la dignità e la conoscenza e quindi non voto !!!!!

  16. Anch’io, se non fosse la prima volta, sarei tentato di rimanere a casa, ma penso che sia meglio votare un piccolo partito sconosciuto, per mandarli in pappa, piuttosto che rimanere a casa, che significa assecondarli. Infatti penso che tutti i principali schieramenti non abbiano mai fatto l’interesse dell’Italia. A questo proposito, Dezzani, sarei curioso di conoscere la sua opinione su Giancarlo Giorgetti, l’eminenza grigia della Lega, montiano e filosionista, e vicino al Likud. Non credo di sbagliarmi se penso che tiri lui le fila del partito. Sono tutti venduti…

    1. Se proprio proprio, mia moglie mi costringesse a votare, sottraendosi altrimenti ai suoi doveri di moglie….ovvero a stare in silenzio e cucinarmi la parmigiana di melanzane, credo che voterei Forza Nuova, l’unico partito che ha un programma in otto punti, che è una Rivoluzione vera…

        1. Grazie della info Dr. Dezzani.

          Quindi non si salva nessuno ?

          Forse sarà meglio starsene a casa il quattro marzo prossimo !

          Bene. Lo farò con immenso piacere !

  17. egr.dezzani,noi,i vecchietti di minghiapitittu,di minghia,a fami,il 4 marzo,non voteremo,come non votiamo dagli ultimi,30 anni,la nostra eta’ media è di 65 anni,e daremo,a tutti quelli che non voteranno,un barattolo di miele di sulla,biologico di nostra produzione!

  18. Dezzani , mi dispiace per quel commento illeggibile , avevo fatto un copia/incolla dell’ articolo di Blondet su Erdogan ma devo aver sbagliato qualcosa. Ha fatto bene a toglierlo. Resta il fatto che Erdogan non è comunque affidabile…..almeno secondo me….

    1. I commenti non sono modificabili quindi devo modificare la mia opinione su Erdogan che ha attaccato i curdi in territorio siriano con il tacito consenso russo , questo mi sembra di capire.

  19. Una domanda che mi sono sempre fatto : come fa un Putin ad essere amico di un berlusconi……

I commenti sono chiusi.