Brexit? La miccia, ma la dinamite è il fallimento di Draghi

A distanza di una settimana dal referendum britannico sulla permanenza nell’Unione Europea, la maggior parte dei sondaggi dà in vantaggio il fronte favorevole all’uscita e diversi elementi, dallo sbilanciamento del The Sun a favore della Brexit, alla corsa dei capitali verso i beni rifugio, passando per l’omicidio della deputata laburista Jo Cox, corroborano l’ipotesi che i “leave” siano saldamente in testa. Per David Cameron equivarrebbe alla fine politica e per l’Unione Europea allo choc finale: l’uscita del Regno Unito, di per sé lunga e farraginosa, sarà la miccia che provocherà l’esplosione dell’Unione Europea. La dinamite è sul continente ed è il fallimento dell’allentamento quantitativo della Banca Centrale Europea.

La miccia…

Manca meno di una settimana al fatidico 23 giugno, quando 46 milioni di elettori, britannici, irlandesi e cittadini del Commonwealth residenti in Regno Unito, saranno chiamati ad esprimersi sul quesito: “Should the United Kingdom remain a member of the European Union or leave the European Union?”, dovrebbe rimanere il Regno Unito un membro dell’Unione Europea oppure uscirne?

È ironico che, nel momento più travagliato e drammatico dell’Unione Europea, sia proprio la Gran Bretagna ad esprimersi su un quesito così dirompente: come già sottolineammo nel nostro articolo Brexit: tutto finirà là dove tutto è cominciato?1 è vero, infatti, che la nazione inglese è storicamente allergica a qualsiasi progetto di unificazione europea, ma è altrettanto vero che ospita il cuore pulsante della finanza cosmopolita, la City inglese, che sin dall’Ottocento si adopera per la federazione dell’Europa e la nascita dei (massonici) Stati Uniti d’Europa. Il colpo di grazia al processo d’integrazione europea rischia di essere così inflitto da quello stesso Paese che un secolo fa finanziava il conte Richard Coudenhove-Kalergi e la sua neonata Paneuropa, embrione dei movimenti europeisti che sbocceranno nel secondo dopoguerra.

È altrettanto ironica la genesi del referendum: concepito da David Cameron come espediente per vincere le elezioni legislative del maggio 2015, si è trasformato oggi nella più grave minaccia per il futuro del premier inglese, a riprova delle sue pessime doti di politico, già emerse nell’estate del 2013 quando tentò di trascinare il Regno Unito in guerra contro la Siria, per poi subire il clamoroso voto contrario del Parlamento inglese. È infatti un David Cameron azzoppato ed indebolito, quello che affronta le elezioni parlamentari del 2015: appaiato nei sondaggi ai laburisti2, incalzato a destra dagli euroscettici dell’UKIP, indebolito dallo sfaldarsi degli alleati liberal-democratici, il premier uscente promette, se riconfermato, di indire un referendum sulla permanenza del Regno Unito nella UE, idea che circola nell’agone inglese sin dal 20123.

Il piano di David Cameron, convinto conservatore europeista (a differenza di molti suoi colleghi di partito che ne vorranno presto lo scalpo), è semplice: brandire l’arma del referendum, strappare a Bruxelles una modifica dei trattati sufficiente per placare gli euroscettici, tornare in patria schierandosi per l’Europa e vincere una sfida elettorale tutta in discesa, almeno sulla carta.

La prima parte del piano, quella del ricatto a Bruxelles, fila ovviamente liscia: Cameron ottiene una restrizione delle prestazioni sociali erogabili agli immigrati europei, la salvaguardia degli interessi finanziari della City e la possibilità di sfilarsi da qualsiasi ulteriore integrazione europea. Sono tutte clausole che si “auto-distruggerrebbero”nel caso in cui dovessero prevalere gli anti-europeisti alla consultazione del 23 giugno: in tal caso il Regno Unito, da equiparare alla Svizzera od alla Norvegia, entrerebbe in una lunga ed incerta fase di riscrittura dei trattati, incerta perché non esistono precedenti né la materia è mai stata disciplinata (poco importa, ovviamente, perché si applica il principio “necessitas non habet legem, sed ipsa sibi facit legem”, ossia è la necessità che fa la legge).

La seconda parte del piano, quella di vincere il referendum, si dimostra molto più ostica del previsto: nonostante Cameron riceva il sostegno del presidente Barack Obama, per cui la sopravvivenza dell’Unione Europea è questione d’interesse nazionale, della maggiori banche d’affari angloamericane (da Goldman Sachs a JP Morgan, passando per Morgan Stanley e Citigroup) dei maggiori organi di stampa dell’establishment liberal (The Economist, Financial Times, New York Times, etc.) e dei principali organi che sovraintendo alla globalizzazione secondo i criteri del neoliberismo selvaggio (FMI, OCSE, G7, etc.), la campagna per il “remain” non decolla, anzi, all’approssimarsi del voto, perde l’iniziativa sotto i colpi incessanti del “leave”.

Emerge di nuovo il grande limite delle oligarchie euro-atlantiche, già riscontrato nel caso di Angela Merkel che, sfruttando i marosi della crisi, avrebbe dovuto condurre l’eurozona verso il porto degli Stati Uniti d’Europa, quello, cioè, di avvalersi di personale tanto fedele quanto mediocre, del tutto incapace di trascinare l’elettorato, pronto a ribellarsi appena può. Cameron, scialba figura del ceto privilegiato inglese, ex-studente dell’esclusiva Eton, non è in grado di parlare agli inglesi e di costruire un discorso positivo sull’utilità della permanenza nella UE (missione, oggettivamente, difficile), ripiegando su una narrativa tutta negativa, basata sulla paura e sull‘ansia, così da scongiurare il “salto nel vuoto” della Brexit : il 9 maggio dà il meglio di sé affermando che “la pace e la stabilità” dell’Europa sono in pericolo in caso di vittoria del “leave4. Scenari di guerra!

Più si avvicina il referendum, più si rafforza il fronte anti-europeista, più si esacerbano i toni per intimorire gli elettori e convincere, soprattutto gli indecisi (attorno al 10-15% del corpo elettorale) a votare per il “remain”.

Ci deve essere del panico al numero 10 di Downing Street, se il ministro delle finanze inglese, George Osborne, sfodera la minaccia di una manovra “monstre” da 30 mld£, metà in maggiori tasse e metà in tagli a sanità, scuola e difesa, nel caso in cui il 23 giugno vincessero gli anti-europeisti. Come ci deve essere panico nei circoli della finanza cosmopolita se il Financial Times, a distanza di due giorni dalla pubblicazione sulle sue pagine di un sondaggio favorevole al “leave”, abbandona l’aplomb inglese e si schiera a spada tratta coll’editoriale “Britain should vote to stay in Europe”. Finalmente, avvicinandosi il finale di partita, il lessico si fa più chiaro e si dà una chiara definizione dell’Unione Europea: Bruxelles è, secondo il FT, un pezzo del “post-1945 liberal world order”, ossia, traduciamo noi, l’alter ego politico ed economico della NATO.

Cosa si nasconde dietro quest’angoscia delle élite, sempre più allarmate all’avvicinarsi del referendum? È solo una pantomima per alimentare la speculazione finanziaria, destinata a scoppiare come una bolla di sapone il 23 giugno, oppure lo scenario di una Brexit è davvero concreto ed i “leave”, come sostengono alcuni sondaggi, sono in testa di dieci punti percentuali5?

Ebbene, molti elementi corroborano l‘ipotesi che non si tratti di una messinscena per alimentare i ribassi e comprare azioni e bond a prezzi di saldo e che, al contrario, gli anti-europeisti siano effettivamente in forte vantaggio.

Vediamo quali sono questi elementi:

  • il sito Bloomberg, che aggrega tutti i sondaggi disponibili sul Brexit ponderandoli in base alla passata accuratezza, il 13 giugno dà il “leave” ed il “remain” appaiati al 45%, con un 10% ancora di indecisi. È però significativa la traiettoria del “leave”, in crescita inarrestabile da metà maggio e destinato a sorpassare inesorabilmente il “remain” entro il 23 giugno;
  • il sito inglese di sondaggi Yougov, che nel 2014 aveva pronosticato correttamente la vittoria del “no” al referendum sull’indipendenza scozzese6 (52%- 48%, contro il 55%-45% poi uscito dalle urne), assegna la vittoria al “leave”7 (46%, contro il 39% del “remain” e l’11% di indecisi);
  • la corazzata The Sun, 1,7 milioni di copie giornaliere vendute, si è schierata a favore del Brexit coll’editoriale “We urge our readers to beLEAVE in Britain and vote to quit the EU on June 238. Difficile che un personaggio come Rupert Murdoch, tutto tranne che un idealista, abbia puntato su un cavallo se non ha la certezza di vincere;
  • la strage di Orlando perpetrata dall’ISIS ha il sapore della strategia della tensione per sedare l’opinione pubblica e disincentivare scelte azzardate alle urne. Anche l’assassinio del 16 giugno della deputata laburista Jo Cox, uccisa da un colpo d’arma da fuoco esploso da un estremista di destra al grido di “Britain first”, rientra nell’arsenale sfoderato contro il Brexit: il delitto è stato probabilmente meditato quando si ha avuta la certezze che il “leave” fosse stabilmente davanti al “remain”. Si è ottenuto così il risultato di fermare la campagna elettorale nel momento di massimo dinamismo degli anti-europeisti;
  • le quote degli allibratori, a lungo impostate sulla vittoria degli europeisti, hanno negli ultimi giorni invertito rotta, convergendo rapidamente verso lo scenario ipotizzato dai sondaggi;
  • i crolli borsistici nell’europeriferia, vero anello debole dell’Unione Europea, e la corsa dei beni rifugio (oro sui massimi dal 2014 e rendimenti negativi record per i Bund tedeschi), indicano che i grandi capitali si sono spostati verso porti sicuri, in vista della tempesta.

Assumendo che il 23 giugno prevalgano gli anti-europeisti, quali strade si aprono?

Bé l’effetto più immediato sarebbe la fine di David Cameron, che ha investito tutto il suo residuo capitale politico nella campagna a favore del “remain”: la vittoria del fronte anti-europeista scatenerebbe la resa dei conti dentro il partito conservatore, già dilaniato da violente faide, provocando presumibilmente una crisi di governo che condurrebbe a nuove elezioni entro l’anno. Il nuovo astro del firmamento politico inglese sarebbe, ovviamente, l’ex-sindaco di Londra, il carismatico Boris Johnson, le cui ambizioni di primo ministro non sono un mistero.

Per Bruxelles sarebbe uno choc persino più drammatico della bocciatura della Costituzione Europea decretata dal referendum francese del 2005.

Nel momento in cui il processo di federazione interno alla UE entra in stallo, infatti, l’unica soluzione per dimostrare che l’organismo europeo è vivo diventa il suo allargamento verso i confini esterni. Uno dei motivi per cui nel 2014 è orchestrato il golpe contro Viktor Yanukovich, è proprio quello di strappare l‘Ucraina all’Unione Euroasiatica per annetterla alla UE, dimostrando che il progetto europeo è ancora vivo, nonostante anni di crisi economica, e che c’è ancora qualcuno disposto a battersi (poco importa, se sono gli estremisti di Settori Destro) per conquistare l’ingresso in Europa. Si ricordi la passeggiata a Kiev della baronessa inglese Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera europea, accolta al grido di “Thank you! Europe!” dai manifestanti di Euromaidan.

È facilmente intuibile il dramma che nascerebbe dalla Brexit: l‘Ucraina è trascinata obtorto collo nell’Unione Europea mentre, dalla parte opposta del continente, i cittadini inglesi votano in massa per fuggire dall’Europa! L’Europa, anziché crescere, perde pezzi, e pezzi pregiati.

L‘UE non sarebbe in pericolo di vita e il percorso di integrazione continuerebbe, anzi verrebbe aumentatodice il presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker, a proposito della possibile Brexit. Ma è davvero così?

La bocciatura francese della Costituzione europea è datata 2005, quando l’Europa non era ancora reduce da otto, interminabili, anni di eurocrisi, quando l’eurozona non era ancora in deflazione, quando i debiti pubblici non avevano raggiunto livelli allarmanti, quando la disoccupazione non toccava cifre record, quando i greci non erano ancora stati portati allo stremo dalla Troika, quando i partiti euroscettici neppure sognavano di conquistare le cancellerie europee, quando l’Europa non era ancora investita dalle ondate migratorie provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente.

C’è qualcuno che crede ancora alle parole di Juncker?

Chiariamo un punto: la Brexit non sarà letale all’Unione Europea di per sé, non sarà il lungo e farraginoso processo per liberarsi dai legacci di Bruxelles, né il probabile effetto emulativo nei Paese scandinavi a provocare il collasso delle istituzioni europee. La Brexit sarà solo la miccia. La dinamite è sul continente.

e la dinamite

Supponiamo che la Brexit si fosse consumata nel 2005, in concomitanza alla bocciatura francese della Costituzione europea: il danno sarebbe stato amplificato, ma le coriacee oligarchie euro-atlantiche avrebbero tirato dritto, infischiandosi delle consultazioni e procedendo con i loro programmi di federazione dell’Europa, ambizioso piano coltivato da una ristretta élite “illuminata” sin dai tempi di Coudenhove-Kalergi.

Il problema è che da allora la situazione economica e sociale si è molto deteriorata, costringendo il governatore della BCE, l’ex-Goldman Sachs Mario Draghi, a lanciare nel marzo 2015 un primo allentamento quantitativo da 60 €mld mensili, duramente osteggiato dalla Bundesbank tedesca che si adoperò affinché l’80% dei titoli di Stato acquistati da Francoforte fosse riversato nelle rispettive banche centrali nazionali. Già allora, in sostanza, Berlino nutriva forti dubbi sull’efficacia della politica monetaria di Draghi e prendeva le sue precauzioni in vista del peggio.

Era facile, infatti, immaginare che l’allentamento quantitativo di Draghi avrebbe avuto l’effetto di un pannicello caldo: certo, inondando i mercati dei titoli di Stato di liquidità, il valore dei bond schizza alle stelle, regalando laute plusvalenze alle banche e consentendo ai governi di risparmiare qualche miliardo sul servizio del debito. Certo, l‘euro si svaluta un po,’ consentendo alle asfittiche economie europee di esportare qualcosa in più. Ma non si aggredisce certamente il problema della competitività all’interno dell’eurozona, risolvibile solo, in assenza di un cambio flessibile, con le politiche di svalutazione interna (taglio dei salari, precarizzazione del lavoro, introduzione dei licenziamenti economici, fiscalità alle stelle per deprimere i consumi, etc. etc.) che, non a caso, continuano ad essere imposte ai membri della UE sotto il nome di “riforme strutturali”.

Il problema è che le politiche di svalutazione interna generano recessione, disoccupazione e deflazione che, a loro volta, generano più debito pubblico. L‘allentamento quantitativo di Draghi è, in sostanza, del tutto inutile per risolvere alla radice i problemi dell’Unione Europea: è il fallimento della BCE, la vera e propria dinamite rischia di far saltare Bruxelles, mentre l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è solo la miccia.

Mentre tutti gli occhi sono già puntati sul Brexit, l’8 giugno Mario Draghi, dopo aver fatto incetta di titoli di Stato (col risultato che i rendimenti dei Bund tedeschi sono passati in territorio negativo), estende l’allentamento quantitativo alle obbligazioni aziendali, comprando i debiti emessi da tutte le aziende europee appena al di sopra della valutazione “spazzatura”: Telefonica, Siemens, Assicurazioni Generali, Telecom Italia, Renault. Nel volgere di pochi giorni, come successo nel mercato delle obbligazioni statali, il rendimento del 16% delle obbligazioni europee scivola in territorio negativo9. Commenta Bloomberg: “Buying Junk Shows ECB Is Getting Desperate”, comprare spazzatura dimostra che la BCE è disperata.

Draghi, estendo l’allentamento quantitativo alle obbligazioni aziendali, si accanisce con una ricetta che ha dimostrato di non funzionare: l’eurozona è rimasta ancora in deflazione a maggio (-0,1% su base annua), mentre in alcuni Paesi chiave (Francia ed Italia10 in testa) si affaccia di nuovo lo spettro della recessione, trauma che provocherebbe automaticamente il collasso dell’eurozona.

La debacle della BCE è il vero esplosivo di cui la Brexit sarà soltanto il detonatore: all’indomani della vittoria degli anti-europeisti inglesi, l’intero progetto europeo sarà rimesso in discussione ed è alta la probabilità che parta l’assalto finale all’eurozona, in condizioni già critiche.

Certo, Francoforte offre uno scudo ai titoli di Stato, ma l’ostacolo è facilmente aggirabile attaccando quanto di più simile esiste alla finanza pubblica, ossia la finanza privata: la speculazione si accanirebbe (come già sta facendo) sulle banche, cariche di sofferenze, dalla redditività in costante calo e soggette alla ferrea normativa del bail-in. Mandare a tappeto il sistema creditizio italiano, equivarrebbe a spingere verso il default anche lo Stato italiano.

Incombe così il referendum del 23 giugno, munito di una carica così dirompente da causare il collasso della UE e dell’intero sistema atlantico: le oligarchie tremano e passano al contrattacco. Col terrorismo, gli omicidi politici, la manipolazione dei mercati finanziari, dei media e delle schede elettorali.

Pochi giorni e sapremo se lo stragismo ed i brogli riusciranno ancora una volta a ribaltare la volontà popolare.

 

brexit2

1http://federicodezzani.altervista.org/brexit-tutto-finira-la-dove-tutto-e-cominciato/

2https://yougov.co.uk/news/2015/12/07/analysis-what-went-wrong-our-ge15-polling-and-what/

3http://www.theguardian.com/politics/2012/nov/17/eu-referendum-poll

4http://www.theguardian.com/politics/2016/may/09/pm-draws-on-history-to-bolster-eu-remain-campaign

5http://www.independent.co.uk/news/uk/politics/eu-referendum-poll-brexit-leave-campaign-10-point-lead-remain-boris-johnson-nigel-farage-david-a7075131.html

6https://yougov.co.uk/news/2014/09/17/no-campaign-retain-4-point-lead-scottish-referendu/

7https://yougov.co.uk/news/2016/06/13/eu-referendum-leave-lead-seven/

8https://www.thesun.co.uk/news/1277920/we-urge-our-readers-to-believe-in-britain-and-vote-to-leave-the-eu-in-referendum-on-june-23/

9http://it.reuters.com/article/foreignNews/idITL8N1971QM

10http://espresso.repubblica.it/visioni/societa/2016/06/07/news/istat-1.269966

33 Risposte a “Brexit? La miccia, ma la dinamite è il fallimento di Draghi”

  1. Il Tacito del 21esimo secolo illumina la fine della UE.
    Chi è il maggiore azionista della Bce? La Banca centrale inglese, che lucra ogni anno immensi profitti dal denaro creato dal nulla e prestato a Stati e, come si vede, direttamente alla aziende europee. Perché il premier espresso dalla Banca centrale inglese promulga il referendum è semplice. Si faccia come gli insegnammo noi a Zurigo: 20% di brogli, ed è fatta. Ma poi le cose prendono la piega svelata dal Tacito italiano.

    1. Nessuno è onnipotente, caro Willi, tranne il Signore: la faccenda gli è proprio sfuggita di mano…

  2. Il tragico omicidio della deputata Cox ha materializzato i timori che correvano ormai da settimane e che sono stati ben rappresentati negli articoli del dott. Dezzani.
    Le indagini faranno il loro corso. Possiamo comunque subito osservare che:

    1) esso cade a sette giorni dal voto, probabilmente i funerali si svolgeranno quasi in concomitanza con quest’ultimo;
    2) la vittima era una giovane donna, bella, intelligente, sensibile, madre di due figli piccoli ed impegnata in opere di volontariato (collaborava attivamente con Oxfam). Caratteristiche che sono ben in grado di catalizzare un profondo sdegno e dolore pubblico;
    3) i principali media a livello europeo hanno immediatamente associato al cordoglio per la morte della vittima la celebrazione incondizionata delle sue posizioni politiche (permanenza nell’Unione Europea, sostegno alle politiche di accesso immigratorio eccetera). Proprio in queste ore viene enfatizzata in modo stereotipato la contrapposizione tra gli “ideali” della vittima e la “barbarie” dei suoi avversari politici. La retorica usata è scadente ma sembra ottenere il suo effetto. Occorre infatti tenere presente che l’omicidio politico non appartiene alla recente storia inglese ed il corpo elettorale britannico non ha il retroterra esperienziale per elaborarne rapidamente una interpretazione corretta (come invece accadrebbe qui in Italia).
    4) Lo schieramento del “Leave” ha commesso l’errore di sospendere la campagna elettorale, mentre lo schieramento opposto – in chiara difficoltà come ammette esplicitamente Graham Watson – la sta potenziando, soprattutto nei confronti dell’elettorato più giovane (ed inesperto e facilmente manipolabile).

    Qualsiasi natura gli si voglia attribuire, questo triste evento è effettivamente in grado di “spostare gli equilibri” come fa osservare il Corriere di oggi.

    Come già il giovane ricercatore italiano Regeni, anche la depotata Jo Cox probabilmente non si è nemmeno resa conto di correre un rischio cosi alto.

    1. Che sposti gli equilibri è tutto da vedere: quanti inglesi crederanno alla versione ufficiale e quanti leggeranno nell’assassinio un evidente tentativo di spostare i voti verso il “remain”?

  3. Lei caro Dezzani e’ molto “giovane” e quindi anche molto “ottimista ” . Io invece che sono “vecchio” temo l’ effetto della solita ” false flag” .
    Purtroppo come disse Einstein “due cose sono infinite a questo mondo : l’universo e la stupidita’ umana, ma non sono troppo sicuro sulla prima ” 🙂
    Daltronde senza la solita immensa “stupidita’ umana” non saremmo arrivati nemmeno a questo punto.

    1. Siamo arrivati a questo punto per il pessimismo di molti vecchi (all’anagrafe o nello spirito), sicuri che il potere vinca sempre e comunque.

      1. Mmmmhhh….ho paura che WS abbia ragione da vendere…..per celiare un po’ ed alleggerire il clima: “Una cartina di tornasole della IMMENSA stupidità dei più è il fatto banale, ma significativo che si bea di accoppiare pesce a vino bianco e che insiste a mettere limone sul pesce fritto”. Su questa populace è ESTREMAMENTE facile esercitare vincoli e le legami (Giordano Bruno e Ioan Petru Culianu, in nomen omen! DOCET!).

      2. Bisogna essere ottimisti! La storia insegna che più un progetto è complesso, più sono elevate le probabilità che esso fallisca. E questo si inserisce bene nel quadro attuale: le elites hanno “tralasciato” per ignoranza e avidità la complessità dei popoli con cui avevano a che fare e adesso la situazione scoppia loro in faccia. Non solo, tanto più hanno compresso le genti, tanto più la reazione sarà feroce. E’ l’inevitabile quanto prevedibile conclusione di chi si sente superiore per nascita a quel “popolo”, di cui già il Macchiavelli esponeva la feroce quanto complessa natura…

      3. Brexit: Leave 49% Remain 51%

        Ottimisti si, ma anche realisti.
        Quello che la storia non può insegnarci, purtroppo, è l’aiuto che la tecnologia oggi porta alle ‘elites’.

        Attraverso la conoscenza e l’analisi delle nostre attività quotidiane, è possibile prevedere le nostre scelte prossime future con una notevole precisione.

        Per chi ha l’accesso alle banche dati, che continuamente alimentiamo(*), conoscere in anticipo l’esito di consultazioni referendarie è una banalità. Con il popolo britannico questo poi è ancora più semplice grazie a PRISM (che come ci ricorda Snowden, in inghilterra oltre ai metadati registrano anche i contenuti delle conversazioni telefoniche).

        Anche tentare di restare invisibili è comunque inutile, anche se ci sforziamo di evitare direttamente la diffusione del nostro pensiero, saranno i nostri familiari e amici a farlo per noi. Come nodi di una rete, siamo perfettamente collocabili.

        Quindi credo proprio che programmare e guidare l’esito di questo o altri referendum con precisione chirurgica (vedi il recente risultato austriaco) non dovrebbe presentare particolari difficoltà. Naturalmente oltre ai brogli ci saranno alcune operazioni di facciata (vedi Jo Cox), ininfluenti per il voto, ma che aiuteranno a giustificare il risultato finale.

        *) Un breve e parziale elenco di come forniamo inconsapevolmente informazioni su chi siamo.

        Motori di ricerca: come sono distribuiti i nostri interessi;
        Acquisti tramite internet e carte di credito: quanto e come spendiamo;
        Pagamenti: come e quando paghiamo (per es. con anticipo o all’ultimo momento);
        Navigazione Internet: quali pagine visitiamo e quanto tempo dedichiamo a queste in funzione dei contenuti;
        Posta elettronica: non solo a chi scriviamo e cosa scriviamo, ma anche chi ci scrive;
        Social network: rendiamo pubblici contatti e amicizie
        Smartphone: un preciso sistema di tracciamento (Gps, WiFi agganciati automaticamnete, triangolazione gsm) che ci portiamo sempre dietro;
        Applicazioni di messaggistica: Whatsapp, Instagram, ecc.

        1. Fonti Mario?
          L’Indipendent dava ieri il Leave a +10% e l’uccisione della Cox CONFERMA che i leave sono avanti!!!

        2. Mi scuso Federico, ho dimenticato di specificare che questa è la mia personale previsione risultato delle riflessioni riportate successivamente.
          Naturalmente spero e auguro a tutti di sbagliare, ma come WS anche io ho qualche anno in più, ed ormai uso solo mappe formate dal solo territorio che ho visitato.
          Comunque di nuovo complimenti per i tuoi pezzi.
          Sono davvero ben scritti e sempre molto interessanti.

      4. Caro Dezzani , evidentemente lei non ha conosciuto il tempo “pre-internet” in cui bisognava fare un enorme sforzo di tempo e di mezzi per pervenire ad una qualche informazione non-sistemica da predicare poi inutilmente alla solita immensa massa di teleidioti ( anche familiari 🙂 ) di cui dover soffrire poi anche l’ ironia cretina .
        Io ci sono invecchiato così.

  4. analisi molto pertinente e precisa come sempre. solo vorrei aggiungere una ulteriore ipotesi che potrebbe invece giustificare il brexit come scelta ottimale anche delle elite inglesi.
    oggi è ori evidente che si stanno tristemente ripetendo tuti gli antefatti prodromici per una nuova grande e devastante guerra. La crisi economica innestata come sempre da:
    – una prima fase in cui si espande a dismisura il credito e la liquidità;
    – una successiva improvvisa azione di ritiro improvviso della liquidità dai mercati in modo da provocare effetti devastanti sull’economia reale povocando un enorme trasferimento della ricchezza a favore di soliti noti.
    La successiva disperazione dei popoli coinvolti doveva infine consentire l’accettazione di un nuovo conflitto da parte di chi oramai ha ben poco da perdere….
    L’avversario anche questa volta è la russia (come per Napoleone e Hitler) ultimo vero ostacolo per la conquista del mondo.
    Ma forse le elite inglesi non si fidano più ciecamente delle capacità e della effettiva forza del loro ormai più che secolare braccio armato (USA) utilizzato per tale progetto….
    ecco che trasversalmente proprio loro decidono di tenere un piede anche dall’altra parte, partecipando al progetto di Cina e Russia di creare un alter ego del FMI.
    E per certi versi neppure le elite tedesche (collegate storicamente a quelle inglesi e in competizione tra loro) si fidano completamente.
    Ecco a mio avviso in tutta la vicenda brexit occorre inserire anche questo ulteriore spettro che si avvicina all’orizzonte.
    Gli inglesi, come già hanno fatto nelle precedenti grandi guerre vogliono avere mani libere.
    Manovrare da dietro il sipario mandando allo sbaraglio i loro “alleati”. La germania forse qualcosa ha nasato e sta guardinga ben sapendo che si troverebbe proprio nel bel mezzo del terreno di battaglia.

    1. beh questa variante del solito “gioco inglese” potrebbe essere una valida lettura . Forse c’ e’ davvero ancora una parte dell’ elite inglese che tenta di salvare i (suoi) interessi “nazionali” restando fuori dalla mischia ; ma ho due grossi “ma”:
      1) il peso mediatico di questa “fazione” resta scarso e ambiguo.
      2) L’ ala “cosmopolita” ” l’ altra volta” (WWII) alla fine vinse , e adesso e’ ancora piu’ forte in proporzione.
      Per me quindi questo Brexit e’ nato solo come una operazione mediatica per accrescere il peso dell’ elite inglese nella spartizione del potere nell ‘ “impero atlantico” . Un “illusionismo” che a causa della accresciuta “sofferenza delle masse” rischia ora di produrre effetti imprevisti ,che pero’ a mio parere non sarebbero ancora sufficienti a far implodere in sistema coloniale europeo.

      1. l’altra volta hanno cambiato obiettivo non appena è risultato chiaro la russia non cadeva e non cedeva.
        adesso rischiano ancora di più: al di la delle apparenze lo scontro vero è e sarà occidente contro tutti gli altri . e tutti gli altri a mio parere non vedono l’ora di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
        Il predominio tecnologico forse c’è e forse no. diffido molto a tal riguardo. Russia e Cina, ma anche India e altri sanno che se cadono le attuali forze dominatrici potranno facilmente subentrare e assumere loro il controllo.

  5. https://www.amazon.co.uk/Hitler-British-Agent-Solving-History/dp/047311478X
    This is the most comprehensive and honest Hitler Biography, offering a whole new and unique look at all the old chestnuts surrounding Adolf Hitler’s rise to power. The author uses the personal assistance of a Spymaster in marshalling much new material surrounding Hitler’s origins, his sexuality, and his British Training, long hidden by a conspiracy of British and American political leaders. He takes an in depth look at the British Royal Family and finds them wanting, full of spies, perverts, and morons, with the morons being the least dangerous.

    He delves into the James Bond myths and finds the true James Bond was a lot younger and more homicidal than anyone had previously thought. He interview James Bond III on one of the last ‘hits’ on Adolf Hitler, well after his official death.

    He also provides a new take on the mystery surrounding Rudolph Hess. An amazing thought-provoking study from the already detail history of Hess. State secrets abound on nearly every page.

    Greg Hallett: I interviewed the KGB in Moscow in December 1989 at a point when they were open, due to lack of pay. At the time you could buy information for the price of a meal. This led to some psychological information being supplied which led to international contacts and meeting with a Spymaster. The Spymaster and other intelligence operatives have been briefing me for the past three years resulting in ten books. This is book five of ten (and just to confuse you) there are four books in this immediate series.

    Hitler was a British Agent covers Hitler’s incestuous parentage, his training in Britain, his sex with men, his bizarre sexual habits with women, including fake suicides and murders made to look like suicides. It delves into Hitler’s psychiatric condition and how, during his missing year, he was manipulated by ‘deconstruction’ to perform as a British Agent, that is, an agent for the British war machine.

    The book covers Hess and doppelgänger Hess’ simultaneous flight to Britain, Anthony Blunt’s conception by a royal, Wallis Simpson’s sexual practises with King Edward VIII and how she leaked British secrets to Hitler.

    Hitler was a British Agent covers Operation JAMES BOND to remove Martin Bormann out of Berlin and exposes for the first time Operation WINNIE THE POOH to remove Hitler out of Berlin. It reveals that the origins of the Cold War were in the hunt for the missing Hitler from 1 May 1945 and this became the excuse for surveillance in virtually every country in the world. Hitler was a British Agent leaves an air that everything that happens now, happens because of 1945.

    In the 18 chapters it covers the masterful deceptions of war, the creation of war, the training of top level double agents, the repeated faking of their deaths and their escapes, making this book something of an illusion-buster with applications to the analysis of war now and formulas for the time in between wars. The book explains how the ‘real’ history applies to the ‘real’ present.

    Many intelligence officers were interviewed in writing this book and they have given the low-down on what really happened in the many wars from 1936. In some cases, they, or their fathers, were the main players in the vignettes. These personal histories date back to the Spanish Civil War with George Orwell and redefine the origins of Animal Farm.

    ….SCUSATE…ma volete che una ghenga come i Britannici che hanno ‘evocato’ 1 pazzo criminale idiota sadico come Hitler (vedi lo studio acutissimo di Hallet a parte certe sue ‘svisate’ sullo ‘spaziale’…. da tralasciare…) si facciano prendere in berlina da 5 o 6 masse di cerebrolesi, il resto della UE, tutti galvanizzati solamente ad essere tatuati come selvaggi del Borneo, orecchinati come galeotti della Guyana, acconciati come l’ultimo pedatore/calciatore che ragiona solo coi i suoi quadricipiti?

  6. Provo a inserire ulteriori elementi di riflessione che non credo siano sfuggiti ai fautori dell’una o dell’altra fazione: quale sarebbe la conseguenza della Brexit o, viceversa, del remain sullo scenario mediorientale? Israele trarrebbe vantaggi o svantaggi dalla Brexit?
    Ancora, una GB completamente libera dai legami con la Ue avrebbe più possibilità di manovra all’interno della Nato facendo da battitore libero rispetto a certi temi di politica estera in cui l’elite Usa ha mostrato tutti i propri limiti, o semplicemente perché potrebbe essere utile affrontare certe problematiche con la politica dei due forni …
    Che ne dite?

    1. Ogni questione ha da sempre mille sfaccettature: Israele è cmq per il remain, vedi le sanzioni imposte all’Iran dalla UE grazie alla pressione inglese.

      1. Spero proprio che tu abbia ragione Federico…
        Le “elite” euro atlantiche stanno rischiando molto, la posta e’ molto alta, e apparentemente, analizzando i fattori politici ed economici, come tu hai fatto cosi’ bene, sembra stiano alle corde.
        Bisogna pero’ capire se questa crisi riguadi il sistema di potere o il”potere” stesso, overo se quello che e’ in gioco sia la ” sua forma” (ovvero il sistema economico e politico ) o la “sua sostanza” (l’elite stessa).
        Assistiamo a livello base a fenomeni molto condradditori, da un lato non c’e’ stato mai tanto distacco tra politica (e politici) ed economia (banche e corporation) rispetto ai sentimenti della gente comune, i leader carismatici, seppur molto richiesti (vedi trump o gli stessi berlusconi o grillo) sono pressoche’ estinti o relegati in nicchie di ridicolo e comunque usati come garzoni di bottega e in caso gettati nel cestino, le banche e i banchieri come i capitani di industrie sempre piu’ ineffabili sono odiati o quanto meno ignorati; dall’altro si sta imponendo un mostruoso conformismo di massa, un pesiero unico ammantato in un cappotto arcobaleno, veicolato con effetto pandemico attraverso l’inevitabile rete di connessione di massa (a wireless cage.. proprio oggi ho letto su repubblica che facebook in 5 anni eliminera’ ogni testo scritto e sara’ solo immagini e video).
        Quello che ancora smuove le persone e’ l’attacco agli interessi personali, denaro, liberta’, affetti… e questo attacco e’ stato violentissimo in questi ultimi anni in Occidente, e sta creando reazioni un po ovunque che stanno forse definitivamente mettendo in crisi il sistema economico e politico Occidentale… ma mi chiedo riusciranno queste stesse masse culturalmente e psicologicamente lobotomizzate a vedere oltre e dopo il disfacimento di questo sistema e costruirne un altro che sia piu’ “umano”? O forse le elite, intoccabili nei loro grandi castelli, si offriranno di aiutarli a metterne su uno, di sistema, con spirito candidamente umanitario?

    1. Tendo a non pubblicare più commenti che esulano dall’articolo. Disincentivano la discussione.

  7. Gent.mo Dezzani
    Leggo sempre con molto piacere i suoi interventi. Tuttavia sulla questione della contrapposizione globalizzazione anglosassone vs populismo identitario rinascente, non mi pare per nulla certa la prevalenza finale del “sovranismo” sull’immaginario mondializzato immesso a piene mani dall’upper class.
    Lei è giovane. Consideri la natura dei “millenium”. Sono cresciuti dentro la globalizzazione e la considerano normale. Non hanno avuto per ragioni anagrafiche la possibilità di confrontare la vita “com’era” alla vita “com’è” oggi.
    Mi viene il sospetto che se le forze cosmopolite riuscissero a reggere ancora una decina di anni, la modifica antropologica sarebbe irreversibile.
    Perchè le automobili non costituiscono ormai più uno status simbol? Perchè non sono conformi all’orizzonte mondiale, sono conformi invece ad un orizzonte nazionale. Se si agisce su grandi spazi, l’auto è un veicolo inutile.
    In sostanza i millenium solo il frutto della globalizzazione, spoliticizzati, liquidi, anazionali.
    Sono come li ha creati l’elite.
    saluti
    Radek

    1. Tutti mi dicono che sono “giovane”, deduco che ho un pubblico agé… Devo adottare un carattere più grande?

      1. Nulla di personale. La mia osservazione è oggettiva e rientra nel tema.
        Tutti le dicono che è giovane perchè le sue tesi sono l’esatto contrario di quelle che potrebbe avere un giovane e ne sono stupiti.
        I caratteri vanno benissimo.
        i miei più cordiali saluti rdk

        1. Era una battuta, Radek! 🙂
          Parente del di quel Radek che organizzò il viaggio di Lenin dalla Svizzera alla Russia?

        2. Io e l’espatriato in Svizzera che frequenta il suo blog e le attribuisce il nobile epiteto di “Tacito dei nostri tempi” apparteniamo – direi – alla sinistra atavica, per la quale l’omosessalità è decadenza “borghese”, un “dono” del benessere e dei desideri.
          Nessuna brigata internazionale per difendere la Siria?
          Non sono parente con l’illustre “Radek”, ma in sintonia.
          Abbiamo inviato Trump….ma non è Lenin.
          saluti e complimenti si sta facendo notare!
          rdk

      2. No. No grazie. Per ora ancora no. Semplicemente ti vogliamo bene così come sei, con quella maturità che ci consente di scriverti. E ci stai bene anche colla faticaccia di moderatore che ti sei preso. Ok?

  8. daccordo questo sistema è marcio, putrido
    la politica non assolve piu al compito rappresentativo delle masse ma è diventata il paravento legale
    del 1% che in pochi anni ha legittimamente(mica hanno rubato,le leggi sono queste,quelle del mercato ) aumentato la sua ricchezza.(1)

    il malcontento popolare intanto viene fuorviato da una strategia concepita ad hoc,fomentando paura diffidenza fino alla guerra tra poveri,attraverso l’arma mediatica, la disinformazione.
    /(terrorismo immigrazione la minaccia russa etc)

    per esempio.in tutta la francia da settimane milioni di persone stanno manifestando con veemenza contro il governo a causa della riforma del lavoro imposta dalle elite mercatiste attraverso i fantocci di bruxelles…
    (il job act che renzi sa saputo infilarci delicatamente nel didietro)

    MA GUARDA IL CASO IN FRANCIA SONO IN CORSO GLI EUROPEI DI CALCIO che tengono botta su tutti i media e se per caso si scorgono notizie di fatti violenti,di manifestazione degenerate esse non sono inerenti gli scioperi o i blocchi delle masse operaie francesi, MA INCIDENTI FRA HOOLIGANS dove tra l’altro vi è stato il pretesto di accusare qualche decina di imbecilli russi di inaudite violenze,mentre tutti gli altri cosiddetti tifosi sono statii le vittime.

    la situazione in corso nel nostro occidente cosiddetto civilizzato è gravissima sotto ogni punto di vista.

    siamo giunti al punto di non ritorno,manca ora solo la classica gocciolina che faccia traboccare il vaso.

    brexit o meno,siamo arrivati al punto che non solo questo sistema è marcio avvelenato MA SIAMO MESSI MALE PERCHé NON C’è ALCUNA ALTERNATIVA PRESENTABILE ed attuabile all’orizzonte.

    in america latina hanno provato ad opporsi al mercatismo ,ai dogmi imperiali dei pazzoidi della casa bianca, ma abbiamo visto e stiamo vedendo cosa succede in venezuela,in brasile in bolivia..

    è il sistema che andrebbe cambiato…
    inoltre c’è un altra questione fondamentale..
    in uk salta cameron hanno johnson, farage osborne..
    IN ITALIA SE SALTA RENZI…se uscissimo dal giogo UE_NATO a chi ci affidiamo?
    a grillo? di maio? salvini?…d’alema? meloni?

    non abbiamo scampo siamo fottuti se si deve arrivare a sperare in una guerra totale per evere la speranza di cambiare le cose…

    (1)e se passa il ttip ci siamo giocati..NOI PECORUME…anche quel pò di libertà che ci è rimasta..DATO CHE DIVENTEREMO SCHIAVI ASSOLUTI DELLE MULTINAZIONALI..come ebbe a dire 46 anni fa eugenio cefis:la mia patria si chiama multinazionale
    file:///C:/Users/Giò/Desktop/CEFISL_erba_voglio0006_web%20(1)A.pdf

  9. Ho anch’io una certa età ma mi sento di dover aderire all’ottimismo di Federico perché credo che bisogna coltivare dentro di sé la speranza del cambiamento come atto politico, altrimenti finiamo per essere gli agenti inconsapevoli di chi ci vuole incatenare. Gli elementi che stanno portando allo sfaldamento del piano di quella che Dezzani chiama “finanza cosmopolita” sono sotto gli occhi di tutti, e le iniziative prese per accelerarne la realizzazione l’hanno solo reso ancora più improbabile. Per esempio, inducendo la crisi dei rifugiati hanno forzato la mano e il tentativo di destabilizzazione invece di portare alla richiesta di più Europa ha portato alla chiusura delle frontiere e alla concreta possibilità di una Brexit. Il cappio del debito non ha portato la popolazione europea a piegarsi alle politiche di austerità e alle riforme strutturali, al contrario. La BCE con le sue iniziative allontana gli stati, la Germania rafforza le banche di stato riportando l’ 80% dei titoli acquistati nelle loro casse. Inoltre, dopo le denunce dei documenti segreti, il cappio del TTIP ha sempre più difficoltò a stringersi al collo dell’Europa.
    Poi è chiaro a tutti che la NATO è il pilastro della strategia guerrafondaia atlantista, e che ci mette contro un nostro naturale alleato che se attaccato è in grado di spianare l’intera Europa. Ciò nonostante si insiste ad ammassare truppe ai suoi confini con il risultato di indebolire l’unione europea agli occhi della gente dato che appare sempre più chiaramente come quest’ultima sia indissolubilmente legata a quella che, invece, è l’unione militare, la NATO. Certo che è forte la manipolazione, le false fleg e le strategie della tensione ma non bisogna disperare. Esiste una Coscienza Globale, ne dà l’annuncio addirittura l’Università di Princeton, quella che ha fama di “academically correct”, con uno studio durato ben 14 anni, un monitoraggio su dati forniti da elaboratori informatici disseminati in tutto il mondo che danno conto dell’impatto di particolari eventi collettivi. Se le cose stanno veramente così il cambiamento, nonostante le manipolazioni, non si può fermare.

I commenti sono chiusi.