Guerra senza limiti: breve compendio del conflitto non militare contro Russia e Cina

“Guerra senza limiti” è il famoso libro di strategia militare pubblicato nel 1999 da due ufficiali politici dell’Aeronautica militare cinese: si tratta di uno sforzo sistemico per immaginare la guerra del futuro, ipotizzata come una combinazioni di attacchi speculativi, commerciali, terroristici, campagne mediatiche e circoscritte operazioni militari. Il contributo dell’opera in termini d’innovazione non è in realtà così eclatante, dato che simili conflitti non guerreggiati si combattono da almeno due secoli, durante i periodi definiti di “pace”: tuttavia, “Guerra senza limiti” ha il merito di affrontare con metodo il tema dei conflitti non convenzionali ed è utile per analizzare l’attuale scontro tra l’impero angloamericano da un lato e Mosca e Pechino dall’altro.

Guerra senza limiti: futuro o costante dell’arte bellica?

Usciva nel 1999 il libro “Guerra senza limiti”, scritto a due mani dagli ufficiali politici dell’Areonautica militare cinese Qiao Liang e Wang Xiansgui: pubblicato da una casa editrice delle forze armate cinese e destinato ad uso interno, il testo è subito tradotto in inglese dall’ambasciata statunitense di Pechino e poi dalla CIA, per apparire infine in italiano nel 2001 (edizioni Libreria Editrice Goriziana).

L’opera di strategia militare prende forma in una fase di profonda ristrutturazione delle forze armate cinesi, dettata dall’archiviazione della Guerra Fredda, dal crescente peso economico e politico della Cina e dalla necessità di fronteggiare le nuove sfide dell’economia globalizzata: la Guerra del Golfo del 1991, il primo intervento militare su larga scala dove è sfoggiata la tecnologia americana di ultima generazione, gli assalti speculativi di George Soros alle valute asiatiche nel 1997 e la comparsa del “terrorismo islamico” sulla scena internazionale, obbligano Pechino a ridisegnare ex-novo le forze armate, ferme all’obsoleta guerra rivoluzionaria di Mao Tse-tung.

I due ufficiali si propongono quindi di aggiornare l’Arte della Guerra di Sun Tzu (V secolo a.C.), sforzandosi di immaginare i conflitti del futuro e le loro implicazioni: ne esce un libro ricco di citazioni letterarie, richiami alla storia occidentale e cinese, con un particolare focus sulle “novità” di allora che più impressionano i due autori (l’operazione Desert Storm, la crisi finanziaria asiatica, l’attentato all’ambasciata statunitense di Nairobi del 1998).

Il mondo globalizzato, si legge nel libro, non ha reso obsoleta la guerra: questa, al contrario, ha semplicemente mutato pelle. Archiviata l’epoca del dispiegamento di enormi masse di soldati e dei conflitti convenzionali, il dio Marte si presenta oggi come una combinazione di assalti speculativi, attacchi terroristici, propaganda e soprusi commerciali, solo talvolta accompagnati dal classico ricorso alle armi. In questo contesto la distinzione tra civili e militari, tra teatro delle operazioni e retrovie, tra rispetto e violazione del diritto internazionale, tende a svanire, producendo così la “guerra senza limiti”:

“Nell’ottica della guerra oltre i limiti, non vi è più distinzione tra ciò che è o ciò che non è campo di battaglia. Gli spazi naturali, tra cui terra, mari, aria e spazio esterno, sono campi di battaglia, ma lo sono anche gli spazi sociali come il militare, la politica, l’economia e la cultura e la psiche. (…) Una guerra può essere militare, quasi militare o non militare. Può utilizzare la violenza o non servirsene. Può essere un confronto tra soldati professionisti o un confronto tra nuove forze costituite principalmente da persone comuni o esperti”.

Il dio Marte, continuano i due ufficiali, può aver cambiato vestito, ma è sempre lui:

“La guerra che ha subito i cambiamenti della moderna tecnologia e del sistema di mercato verrà condotta in forme ancora più atipiche. In altre parole, mentre si assiste ad a una relativa riduzione della violenza militare, allo stesso tempo si constata un aumento della violenza politica, economica e tecnologica. Tuttavia, indipendentemente dalla forme assunte dalla violenza, la guerra è guerra, ed un cambiamento nella sua veste esteriore non le impedisce di mantenere i principi della guerra in sé. Se si riconosce che i nuovi principi della guerra non sono più quelli di “usare la forza delle armi per costringere il nemico a sottomettersi ai propri voleri”, quanto piuttosto quelli di “usare tutti i mezzi, inclusa la forza delle armi e sistemi di offesa militari e non-militari e letali e non letali per costringere il nemico ad accettare i propri interessi”, tutto ciò costituisce un cambiamento”.

Quali sono questi nuovi mezzi, in apparenza avulsi dalla guerra, impiegati nei moderni conflitti non-militari?

“In primo luogo, la guerra commerciale. (…) Nelle mani degli americani, che ne hanno fatto un’arte raffinata, può essere utilizzata con grandissima competenza. Tra i vari strumenti impiegati, vi sono l’uso del diritto commerciale, l’abolizione e l’introduzione arbitrarie di barriere tariffali, l’utilizzo di frettolose sanzioni commerciali, l’imposizione di embarghi (….) In secondo luogo, la guerra finanziaria. Dopo la crisi finanziaria del Sud-est asiatico, nessuno potrà essere colpito da una guerra finanziaria più di quanto esso lo sia stato. Quell’area, infatti, non è stata semplicemente colpita, è stata distrutta! (…) il principale protagonista di questo capitolo non sarà uno statista o uno stratega militare, bensì George Soros. (…) In terzo luogo, la nuova guerra terroristica (…) Da ultimo, la guerra ecologica. Questa espressione si riferisce ad un nuovo tipo di guerra non militare in cui la tecnologia moderna serve per esercitare influenza sullo stato naturale di fiumi, oceano, crosta terrestre, ghiacci polari, atmosfera e strato di ozono. Utilizzando metodi che provocano terremoti e modificando le precipitazioni piovose, la temperatura atmosferica, la composizione dell’atmosfera, il livello del mare e le caratteristiche della luce solare, si danneggia l’ambiente fisico.”

E poi si procede con i mille altri volti di Marte: guerra psicologica, guerra del contrabbando, guerra dei mezzi di comunicazione, guerra degli stupefacenti, guerra degli standard tecnologici, guerra culturale, guerra del diritto internazionale, etc. etc.

I moderni conflitti, chiosano gli autori, si presenteranno come una combinazione di due o più dei suddetti strumenti, in grado di allargare il campo di battaglia e gli attori coinvolti a dismisura: si prenda, ad esempio, la prima Guerra del Golfo, equivalente, secondo i due autori, alla somma di guerra convenzionale + guerra di sanzioni + guerra mediatica + guerra diplomatica + guerra psicologica + guerra di servizi segreti.

Pur riconoscendo la bontà del lavoro di Qiao Liang e Wang Xiansgui, si può obbiettare che i due autori abbiano considerato le esperienze dei primi anni ’90 come una rivoluzione nel campo dei rapporti di forza tra Stati, senza accorgersene, in realtà, che si trattasse di una semplice riproposizione di forme di competizione in uso da secoli: guerre finanziarie con annesse bancarotte ed espropri, competizioni commerciali senza esclusioni di colpi, campagne di stampa per manipolare l’opinione pubblica, finanziamenti a gruppi terroristici (estremisti islamici in primis), diplomazia delle cannoniere e guerre tra servizi segreti risalgono perlomeno al XIX secolo, se non prima. Rimane quindi valida la descrizione della “guerra senza limiti”, ma anziché considerarla come una novità di inizio millennio, deve essere piuttosto intesa, a nostro giudizio, come un ritorno alla classica politica di potenza (“machtpolitik”) in epoca di globalizzazione, molto somigliante a quella dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento.

L’acme della “guerra senza limiti” tratteggiata dai due ufficiali cinesi sul finire degli anni ’90 è stato raggiunto in tempi recenti, quando le oligarchie atlantiche hanno mosso un attacco senza esclusioni di colpi a Russia e Cina, puntando alla destabilizzazione socio-economia ed al rovesciamento dei vertici politici. Perché Mosca e Pechino e, soprattutto, perché la tensione è progressivamente salita dal 2014 in avanti?

Bè, la Federazione russa e la Repubblica popolare cinese sono attualmente le uniche potenze continentali in grado di osteggiare la pericolante egemonia delle potenze marittime anglofone: entrambe posseggono un progetto geopolitico (l’Unione Euroasiatica e le vie della seta) con cui subentrare alla pax americana, trasformatasi nell’ultimo decennio in chaos americanum.

La fermezza di Mosca nello sventare il bombardamento angloamericano in Siria (agosto 2013), lo spettro di un ritorno di Kiev nell’orbita russa (novembre 2013), l’annessione senza colpo ferire della Crimea (marzo 2014), le crescenti sinergie tra Mosca e Pechino culminate con la firma del contratto per la fornitura di gas (maggio 2014), il proficuo lavorio diplomatico e politico per liberare i Paesi emergenti dal gioco del FMI/Banca Mondiale, culminato con il summit dei BRICS a Fortaleza e la nascita della Nuova Banca dello Sviluppo (luglio 2014), sono le cause scatenanti della guerra senza limiti, cui assistiamo da due anni a questa parte.

Analizziamo separatamente gli attacchi sferrati a Mosca e Pechino, lampanti esempi di quei conflitti non militari (per il momento) studiati da Qiao Liang e Wang Xiansgui.

La Russia e la guerra senza limiti

La Federazione russa è allo stesso tempo la minaccia più impellente per gli angloamericani e la preda più ambita. Minaccia perché, in virtù della sua geografia, economia e potenza militare, è pronta a colmare il vuoto politico lasciato dalla sempre più probabile implosione della UE; è capace di proiettarsi nella strategica regione mediorientale (vedi intervento in Siria e collaborazione con Iraq ed Iran); è dotata di un’industria militare capace di tenere testa a quella statunitense (vedi gli S-400 ed i moderni Su-35). Allo stesso tempo, è una prede ambita perché il suo assoggettamento/disintegrazione regalerebbe lo scacco matto agli strateghi angloamericani, assicurando loro il controllo dell’Eurasia. A differenza della Cina, le interconnessioni economiche e finanziarie tra USA e Russia sono poi modeste se non nulle: da ciò derivano scarse possibilità di ritorsione per Mosca ed una maggiore leggerezza statunitense nel calcare la mano.

La guerra senza limiti contro Mosca figura come una combinazione di guerra terroristica + guerra di servizi segreti + guerra commerciale + guerra finanziaria + guerra mediatica + guerra convenzionale per procura.

Guerra terroristica: ci si avvale dei gruppi islamisti che storicamente operano in Russia ed in particolare degli indipendentisti ceceni, in contatto con i servizi sauditi ed atlantici almeno sin dalla prima guerra cecena (1994-1996). In ordine temporale si registrano gli attentati a Volvograd (dicembre 2013); le minacce, sventate, di attacchi terroristici alle Olimpiadi invernali di Sochi (febbraio 2014); l’abbattimento con un ordigno esplosivo del volo Metrojet 9268 nei cieli dell’Egitto (ottobre 2015); l’attacco ad un gruppo di turisti in Daghestan (dicembre 2015); la decapitazione a Mosca di una bambina, vittima della baby sitter plagiata da estremisti uzbeki (febbraio 2016); una serie di autobombe, infine, esplose in Daghestan tra il febbraio ed il marzo 2016. Incombe poi la minaccia di un’espansione dell’ISIS in Asia Centrale, a due passi dai confini della Russia meridionale1. L’efficienza delle forze di sicurezza russe ha sinora contenuto gli effetti della guerra terroristica e, in vista di un possibile aumento delle violenze, Vladimir Putin ha recentemente ricomposto la Guardia Nazionale.

Guerra di servizi segreti: in questa categoria comprendiamo gli omicidi politici perpetrati dai servizi segreti stranieri. Spiccano l’incidente all’aeroporto moscovita Vnukovo (ottobre 2014) in cui muore l’amministratore delegato di Total, Christophe de Margerie, strenuo oppositore delle sanzioni alla Russia e l’omicidio a due passi dalla Piazza Rossa dell’oppositore politico Boris Nemtsov (febbraio 2015), seguito a ruota da un abbozzo di rivoluzione colorata.

Guerra commerciale: si articola in due filoni, ossia la caduta del prezzo del petrolio e le sanzioni al settore energetico, finanziario e militare. L’idea alla base della discesa pilotata del prezzo del petrolio (tra il luglio 2014 ed il gennaio 2015 il greggio passa dai 100 ai 50$ al barile, per scendere sotto i 35$ nel gennaio 2016) è la ripetizione dello schema applicato negli anni ’80, quando angloamericani e petromonarchie del Golfo accelerano l’implosione dell’URSS deprimendo il valore greggio, i cui proventi sono indispensabili a Mosca per tenere in equilibrio la bilancia commerciale. Rispetto agli anni ’80 le finanze russe sono più flessibili di quelle saudite (nel 2015 i deficit si sono attestati rispettivamente a 25 $mld2 e 98 $mld3), tanto che chi soffre maggiormente è proprio casa Saud, costretta per la prima volta a contrarre un prestito dal valore di 10 $mld per puntellare il bilancio4. Le guerra commerciale colpisce comunque duro l’economia russa, che chiude il 2015 con un PIL in calo del 3,7%, seguito da un ulteriore previsione di decrescita (-1%) per il 2016.

Guerra finanziaria: il rublo è preso d’assalto dalla speculazione e lascia sul terreno quasi la metà del valore tra il luglio 2014 ed il gennaio 2015. Paradossalmente, il dimezzamento del cambio rublo/$, preceduto dal crollo del greggio espresso in dollari, dà sollievo alle finanze pubbliche, che incamerano lo stesso ammontare di denaro; il rovescio della medaglia è l’impennata dell’inflazione (+16% nel 2015), un dato forse neppure negativo, considerato che l’Occidente è impantanato nelle ben peggiori sabbie mobili della deflazione e dei tassi a zero (contro il saggio di risconto al 15% applicato dalla Banca centrale russa). In concomitanza le solite agenzie di rating declassano i titoli di Stato russi5 e circolano voci di un possibile default sovrano: Mosca reagisce modificando la legislazione, così da espellere dal mercato Moody’s e Standard & Poor’s6.

Guerra mediatica: il conflitto combattuto a colpi di propaganda non conosce sosta ed è ciclicamente alimentato per tenere alta la tensione. Si parte dal boicottaggio delle Olimpiadi invernale di Sochi con la scusante delle leggi “omofobe” (febbraio 2014); si procede con il blitz della polizia americana in Svizzera e la decapitazione dei vertici della FIFA, con l’intento di revocare l’assegnazione dei mondiali di calcio 2018 alla Russia (maggio 2015); poi è la volta dell’accusa di “doping di Stato”, seguita dalla richiesta di sospendere la Russia dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 (novembre 2015); dopodiché è l’accusa di doping alla tennista russa Maria Sharapova, vissuta a Mosca come un attacco frontale allo sport russo (marzo 2016); dulcis in fundo la scena è monopolizzata dai “Panama papers”, la pubblicazione di un lungo elenco di personalità con denaro depositato nel paradiso fiscale panamense, tra le quali figura, ça va sans rien dire, Vladimir Putin (aprile 2016). Ogni “bomba mediatica” produce effetti per 7-10 giorni e ha pertanto bisogno di essere presto sostituita con un nuovo scandalo.

Guerra convenzionale per procura: in questa voce rientra il conflitto militare in corso in Siria, dove l’Esercito Arabo Siriano ed il corpo di spedizione russo fronteggiano i miliziani dell’ISIS e varie sigle di ribelli, armati e finanziati da autocrazie sunnite ed angloamericani. Come nell’invasione sovietica dell’Afghanistan (1979-1989), l’insurrezione islamista riceve presto moderni sistemi d’arma, i missili contro-carro BGM-71 TOW, cui seguirebbero l’introduzione di missili antiaerei spalleggiabili, col chiaro obbiettivo di massimizzare i costi in termini di vite umane e materiale distrutto. Si tratterebbe del piano “B” studiato dalla CIA, fallito il quale a Washington non rimarrebbe alta possibilità che l’escalation militare per rovesciare Bashar Assad.

Quale giudizio si può esprimere sulla guerra illimitata sferrata alla Russia?

Se lo scopo era quello di provocare la caduta di Vladimir Putin e la destabilizzazione politica del Paese, l’esito è stato modesto. Le uniche misure adottate con un certo successo, le sanzioni economiche e la caduta del prezzo del greggio, hanno pesanti effetti collaterali, che non le rendono sostenibili a lungo. Le sanzioni sono infatti fonte di crescente malumore in Europa e sempre più partiti “populistici” inseriscono la loro cancellazione nelle piattaforme politiche; d’altro lato, i prezzi depressi del greggio, oltre a minare alle fondamenta le petromonarchie sunnite, hanno gravi ripercussioni anche sugli USA, dove un terzo dei produttori di petrolio di scisto rischia il fallimento nel 20167.

La Cina e la guerra illimitata

Nessuna altra potenza dovrebbe essere in grado di affrontare meglio la guerra illimitata che la Cina, patria di quei due ufficiali che hanno studiato per primi i conflitti non-militari in epoca di globalizzazione.

Per gli americani la Repubblica Popolare cinese, a differenza della Federazione russa, è un oggetto da maneggiare con estrema cura: è infatti il secondo partner commerciale, snodo essenziale della catena produttiva delle multinazionali statunitensi e primo detentore straniero del debito pubblico a stelle e strisce8. Ciononostante, Pechino è considerata la più grande minaccia nel medio-lungo periodo: dispone infatti di risorse umane, economiche e finanziarie per sostituire alla pax americana in dissoluzione un progetto geopolitico di respiro mondiale, la pax sinica poggiante sulle vie della seta marittime e terrestri, intese come sviluppo delle infrastrutture ed incremento dei commerci.

Per tarpare le ali al “secolo cinese”, è  quindi scatenata anche contro Pechino una guerra senza limiti che si presenta come una combinazione di: guerra terroristica + guerra finanziaria + guerra di diritto internazionale + guerra di servizi segreti + guerra ecologica.

Guerra terroristica: come nel caso della Russia si fa leva sulle minoranze mussulmane ed in particolare sull’etnia turcofona degli Uiguri che popolano l’estrema regione occidentale dello Xinjiang. Nell’ottobre 2013 un’auto travolge una comitiva di turisti in Piazza Tienanmen, uccidendone due, per poi esplodere: a distanza di un anno sono condannati a morte tre uiguiri accusati di essere complici dei kamikaze; nel marzo del 2014 è la volta dell’assalto alla stazione di Kunming, nel sud-ovest del Paese, dove sono accoltellate a morte 33 persone; nel settembre 2015 una miniera di carbone nello Xinjiang è presa d’assalto dai separatisti uiguiri che lasciano sul terreno almeno una quarantina di persone tra operai e guardie (l’americana Radio Free Asia si premura sempre di dare ampia eco agli attentati9). Anche Pechino, come Mosca, teme l’allargamento dell’ISIS in Asia centrale, man mano che gli islamisti, ingaggiati da turchi e sauditi10 per combattere contro Bashar Assad, abbandonano il teatro di guerra siriano per fare ritorno alle terre d’origine.

Guerra finanziaria: si comincia con l’assalto alla borsa cinese, che vede l’indice della borsa di Shanghai avvitarsi del 30% tra il giugno ed il luglio 2015. Il giornale della Banca Popolare cinese e gli accademici delle più prestigiose università cinesi non hanno dubbi nell’accusare la banca Morgan Stanley e gli istituti finanziari stranieri di essere gli artefici del crollo11, una riedizione dell’assalto speculativo del 1997 alle valute asiatiche. Pechino, l’11 e 12 agosto 2015, passa al contrattacco svalutando due volte lo yuan rispetto al dollaro. L’indice di Shangai, anziché rimbalzare alla notizia come avrebbe voluto la logica, continua a crollare e perde un altro 25% del valore entro fine settembre. Lo scontro si indurisce e Pechino, tra ottobre e dicembre, vende a piene mani i titoli di Stati americani: l’agenzia Bloomberg titola “China’s Selling Tons of U.S. Debt. Americans Couldn’t Care Less.12, rassicurando che non mancano gli investitori pronti a sostituirsi ai cinesi. Resta da capire chi è disposto ad acquistare il debito di un Paese il debito è passato in dieci anni dal 60% al 105% del PIL13 e registra croniche bilance commerciali in disavanzo. La guerra finanziaria raggiunge l’acme: George Soros dichiara nel gennaio 2016 di scommettere sul crollo dello yuan e nell’aprile 2016 torna all’attacco affermando che la Cina è nelle stesse condizioni degli Stati Uniti prima dello scoppio della bolla immobiliare: “un duro atterraggio” è imminente. Pechino vieta alla banche di vendere yuan ad istituti stranieri per fini speculativi14 e sfida apertamente il “terrorista finanziario” Soros, asserendo attraverso l’agenzia di stampa Xinhua che qualsiasi manovra speculativa sarà neutralizzata15.

Guerra di diritto internazionale: negli ultimi anni si è inasprita la contesa per isole del Mar cinese meridionale, le Spratly e le Paracel, il cui controllo è ambito per lo sfruttamento delle risorse sui fondali e l’accesso all’oceano aperto. Gli Stati Uniti, ovviamente, spalleggiano i vicini meridionali di Pechino nel rivendicare il controllo delle isole. La tensione raggiunge lo zenit nell’ottobre 2015, quando le manovre della flotta americana a largo delle Spratly spingono il comandante della Marina militare cinese a ipotizzare scenari di guerra.16 Pechino reagisce schierando caccia militari e batterie missilistiche nella base aerea sulle isole Paracel, fresca di costruzione, ricevendo a sua volta l’accusa di militarizzare la disputa.

Guerra di servizi segreti: anche la Cina vive nel 2014 la sua Euromaidan, supervisionata e finanziata dai servizi atlantici e dal National Endowment for Democracy17. È la cosiddetta “rivoluzione degli ombrelli” che agita Hong Kong tra il settembre ed il dicembre 2014. Il quartiere centrale dell’ex-colonia inglese è occupato da manifestanti che, indossando la maglietta “Occupy Central with peace and love” protestano contro la riforma elettorale ed invocano “democrazia e libertà”. La linea ferma ma ponderata di Pechino evita che  la protesta degeneri e, dopo dieci settimane, gli ultimi accampamenti di manifestanti sono smantellanti dalla polizia senza violenza.

Guerra ecologica: in questa voce rientra il disastro ambientale che colpisce la città portuale di Tianjin nell’agosto 2015 (nello stesso periodo in cui la borsa cinese è sotto il fuoco della speculazione): la deflagrazione su una nave carica di esplosivo incendia un vicino deposito di prodotti chimici che salta in aria, producendo un cratere profondo diversi metri ed una palla di fuoco alta decine. Si contano più di 150 morti, centinaia di feriti e la zona è contaminata per diversi chilometri: le autorità cinesi, già sotto tensione per le turbolenze sui mercati finanziari, oscurano i siti che criticano la gestione dell’emergenza ed alimentano gli allarmismi sui rischi di contaminazione. “Disasters, man-made or natural, are dangerous to authoritarian governments since public distress can turn to public anger. Social media add to the problems since they make it harder for governments to hush up the scale of damage or the inadequacies of the response” scrive The Economist il 15 agosto18. Errore umano o esempio di guerra ecologica? Viene spontaneo associare il disastro di Tianjiin all’esplosione che squarcia nel 1982 il gasdotto sovietico Urengoy–Pomary–Uzhgorod: una deflagrazione così potente da essere visibile dallo spazio, prodotta, come si scopre a distanza di vent’anni, da un sabotaggio della CIA19.

Che giudizio dare alla guerra senza limiti sferrata contro la Cina? Molto modesto: finché l’economia cresce a tassi del 6-7% annuo ed accumula saldi commerciali attivi, è pressoché immune agli assalti speculativi. L’unica fonte di preoccupazione per Pechino sarebbe il sostegno occidentale alle velleità separatiste dello Xinjiang, del Tibet e di Taiwan, con esiti imprevedibili per l’ordine internazionale.

Non mancano, quindi, occasioni per i moderni Sun Tzu, seguaci della “guerra senza limiti”, di sperimentare in questi anni le strategie dei conflitti non-militari: dalla flessibilità di Mosca e Pechino nel rispondere alle sfide angloamericane, dipendono gli assetti del mondo di domani.

A patto, ovviamente, che il dio Marte non indossi ancora una volta i vecchi abiti.

 

L’edizione americana di “Guerra senza limiti”

9788181580849-es-300

 

1https://www.rt.com/news/340200-isis-afghanistan-threaten-russia/

2http://www.themoscowtimes.com/business/article/russias-2015-budget-deficit-totals-25-billion/556581.html

3http://www.cnbc.com/2015/12/28/saudi-arabia-posts-record-98-billion-budget-deficit-for-2015.html

4http://www.cnbc.com/2016/04/19/saudi-arabia-takes-out-10bn-in-bank-loans.html

5https://www.moodys.com/research/Moodys-to-withdraw-national-scale-ratings-in-Russia–PR_345358

6http://www.cnbc.com/2016/03/11/is-moscow-squeezing-moodys-out-of-russia.html

7http://www.reuters.com/article/us-usa-energy-bankruptcies-idUSKCN0WY3JU

8http://ticdata.treasury.gov/Publish/mfh.txt

9http://www.asianews.it/notizie-it/Xinjiang,-attacco-in-una-miniera-di-carbone:-almeno-40-vittime-35386.html

10http://www.uighur.nl/chinese-official-turkey-hiring-uyghur-citizens-to-fight-among-isis-ranks-in-syria/

11http://www.marketwatch.com/story/as-china-stocks-sink-some-accuse-morgan-stanley-other-foreign-forces-2015-07-03

12http://www.bloomberg.com/news/articles/2015-10-18/china-s-selling-tons-of-u-s-debt-americans-couldn-t-care-less-

13https://research.stlouisfed.org/fred2/series/GFDEGDQ188S

14http://www.bloomberg.com/news/articles/2016-01-27/yuan-bears-denounced-as-delusional-doomed-by-china-state-media

15http://www.bloomberg.com/news/articles/2016-04-20/soros-says-china-s-debt-fueled-economy-resembles-u-s-in-2007-08

16http://www.repubblica.it/esteri/2015/10/30/news/isole_contese_cina_a_usa_da_incidenti_rischio_guerra-126229113/

17http://blogs.wsj.com/chinarealtime/2014/09/25/pro-beijing-media-accuses-hong-kong-student-leader-of-u-s-government-ties/

18http://www.economist.com/news/china/21660982-new-rules-disaster-management-authoritarian-countries-inferno-tianjin

19http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/northamerica/usa/1455559/CIA-plot-led-to-huge-blast-in-Siberian-gas-pipeline.html

43 Risposte a “Guerra senza limiti: breve compendio del conflitto non militare contro Russia e Cina”

  1. Sarebbe interessante capire cosa intendono fare o già facciano Russia e Cina per destabilizzare gli angloamericani e quali siano i loro progetti, non credo che la sola “resistenza” sia la tattica che intendono adottare contro i continui colpi di piccone.

    1. La vendita massiccia di titoli di Stato americani fa male… Il colpo di grazia sarebbe il successo della Nuova Banca dello Sviluppo: non è un caso se anche in Brasile si sta tentando un cambio di regime.

  2. Ciao Federico, grazie per i tuoi interessanti articoli… un gran bel lavoro…

    Riguardo alla questione della “guerra senza limiti” io vedo le cose in una prospettiva differente:

    Sicuramente viviamo in uno stato di guerra continuo, una guerra pervasiva e infinita, ma non e’ una guerra tra nazioni, i gruppi economici, blocchi politici commerciali etc… e’ una guerra dei “poteri” contro i “popoli”… noi siamo l’oggetto del contendere, o sottomessi (consenzienti) o distrutti…

    Anche questo tipo di guerra ha origini molto antiche, Celine ne aveva gia’ ben chiare le motivazioni e le dinamiche quando scriveva della Prima Guerra Mondiale, ma credo che ci sia stato un cambio di paradigma fondamentale dopo la Seconda guerra mondiale, o quantomeno una enorme accellerazione .

    Quasi ogni cittadino del mondo occidentale “ricco” (chissa’ poi nel resto del mondo “povero”) vive in uno stato di guerra permanente, fare business significa progettare strategie di guerra (quanto e’ popolare sun tzu nel mondo manageriale?) la ricerca del lavoro e’ una guerra per sopravvivere, la forma piu’ elementare di lotta, le relazioni interpersonali assumono sempre piu’ la forma di lotta tra sessi (i quali a loro volta sono moltiplicati dalle nuove creazioni di ingegneria psico-sociale) o tra tribu, urbane, l’obra nera della minaccia terroristica ci fa accettare la pervasivita di uno stato di polizia (una sorta di coprifuoco occulto) cosi’ interiorizzato da essere quasi non piu’ notato…
    Siamo tutti soldati al fronte, un fronte di guerra ingannevole e mutevole e viamotutte le psicosi dei soldati al fronte…Vivo a Dublino e qui l’elite dei lavoratori immigrati, ovvero i laureati/masterizzati che lavorano per le mega corporation cibernetiche, vivono per lo piu’ proprio cosi’…dal lunedi al venerdi al fronte combattendo un assurda guerra per la conquista e il dominio di territori “inesistenti” virtuali, si tromano il fine settimana a perdersi nei locali nella notte dublinese in fiumi di alcool droga e sesso, come ogni buon soldato da i tempi piu’ remoti… Non si puo vivere in uno stato di guerra permanente, l’oblio e’ l’unica fuga, ma l’oblio inevitabilmente induce alla sottomissione… all’eterno “signorsi”.
    Siamo noi l’oggetto e le vittime di ogni guerra…

    Perdonami ma non credo piu’ che le guerre di cui tu parli siano “reali”, a me sembra solo una grande opera teatrale, un un gioco illusionisionistico craato da maghi prodigiosi in cui l’unica cosa reale sono le vittime, fisicamente o psicologicamente annientate… un gigantesco snuff movie globale….

    1. Se posso fare un’obiezione, mi sembra che tu confonda le giuste rivendicazioni dei “lavoratori”, con la volontà dei “padroni del vapore”. I primi, storicamente, lottano per la campare, i secondi, “le élite”, lottano per la supremazia. Si è visto nelle ultime due guerre mondiali, che gli interessi delle élite prevalgono sempre sulle affinità ideologiche tra “lavoratori”.

      1. Perdonami federico, ma non ho capito la tua obiezione. Forse non mi sono spiegato bene… la distinzione tra “lavoratori” e “padroni” se era valida ai tempi della prima guerra mondiale ora chedo stia irrecuperabilmente sfumando se non e’ gia’ svanita… le elite, almeno quello che vediamo di loro agiscono su un altro piano ora rispetto ai vecchi “padroni” del vapore; la BCE che sicuramente e’ un organo di questa elite, agisce non come un imprenditore che crea valore e ricchezza attraverso idee e lavoro ma come un semidio che crea valore (che sia ricchezza ne dubito) dal nulla, il tutto “funziona” in questo mondo in cui viviamo in un allucinazione condivisa. Dall’altro lato, al livello base dei “lavoratori” e dei loro “datori” di lavoro, la situazione si sta allo stesso tempo polarizzando in modo sempre piu’ estremo… non certo piu’ “rivedicazioni” ma difesa estrema degli uni e degli altri delle piccole conquiste del passato, il tutto indotto dal fantasma di questo sistema di guerra generalizza che invade i piu’ segreti e privati recessi delle nostre vite… L’imprenditore o diventa sempre piu’ grande o muore e passa dall’atra parte quella dei lavoratori, i quali a loro volta vedono sempre piu’ il loro diritti evapore mentre le truppe d’assalto delle elite, la massa “barbarica” delle orde migratorie minano alle fondamente le ultime velleita’ di resistenza “umana”, che si puo’ avere solo in tempo di pace . E’ una guerra subdola che si espande e si intensifica con un accellerazione in progressione geometrica. Qulello che dico naturalmente non e’ molto di piu’ di una cornice in cui inquadrare gli eventi, ma ritengo sia un utlile strumento per capire.

  3. Pare che il raggruppamento “trilaterale” questa volta abbia sbagliato completamente strategia. E tattica.
    Strategia, perché di fronte a due potenze emergenti come Cina e Russia uno scenario realistico sarebbe potuto essere quello di accettare l’ingresso in un ambito multipolare per governare i propri interessi dall’interno, cercando un riassetto da una posizione ancora influente. Invece una forte rigidità mentale ha portato finora soltanto a immaginare di procrastinare il più possibile la caduta di un dominio che resta incontrastato solo nelle conversazioni delle sale da the.
    Tattica, perché si sono usati strumenti di contrasto che possono ancora forse funzionare con stati come Brasile, Venezuela, Ucraina, ma non con potenze emergenti come Cina e Russia. Peccando tra l’altro anche di fantasia: si leggono argomenti di propaganda che sembrano riesumati direttamente da quelli degli anni ’80 del secolo scorso, senza neppure un aggiornamento dei file.
    Questi errori di valutazione si stanno rivelando fallimentari.
    Hanno generato una spinta che ha fatto diventare la cooperazione tra potenze emergenti una necessità, accelerando intese tra sistemi economici e politici che avevano stratificato in passato sospetti e reticenze.
    Sono state inoltre imboccate strade che renderanno molto più complicata la reimmissione delle ex potenze anglossassoni in un consesso di cooperazione allargata, una volta cessata la loro resistenza ai grandi cambiamenti globali, se non in un ruolo assai più subordinato di quello che avrebbero potuto invece ancora negoziare.
    I passaggi tra sistemi economici dominanti sono sovente segnati e preceduti da segnali relativi agli interessi culturali emergenti. L’inedita e crescente attenzione, seppur tra molte diffidenze, verso la Cina e la Russia, da un lato, e la rarefazione, dall’altro, dei grandi eventi che avevano contraddistinto il periodo dello spendore anglofilo del secolo scorso potrebbero rappresentare degli indicatori da non sottovalutare.

    1. A me sembra che nulla evidenzi meglio l’ascesa cinesi e l’inesorabile collasso americano che le infrastrutture: dalle ferrovie agli aeroporti, Pechino è all’avanguardia in tutto. Gli USA soffrono dello stesso male che portò al collasso dell’impero britannico: la predominanza della finanza sull’economia sull’economia materiale.

  4. sempre brillante , complimenti.
    Mie due piccole note:
    1) I due autori cinesi nel 2001 non avevano considerato “la guerra” con cui viene adesso devastata perennemente l’ europa : l’ immigrazione di massa
    2) come e’ ben noto il tempo intercorso tra ” la crisi” e la relativa “guerra mondiale” fu 7 anni per la ww1 e 10 per la ww2 Adesso siamo gia’ a 8,5 anni dalla “crisi del 2007 ” e datosi i modesti ” successi” che tu ben descrivi se non avvengono accelerazioni a tempi brevi ( quale un collasso interno russo ) e’ sempre piu’ probabile e vicina una “guerra calda” ( se non caldissima ) .
    “Il capitale” non puo’ piu’ attendere .

    1. Potremmo effettivamente già essere diretti verso una guerra convenzionale, a cui si arriva a tappe.
      Dalla crisi del 1907 all’invasione italiana della Libia passano 5 anni.
      Dalla crisi del 1929 all’invasione italiana dell’Etiopia passano 6 anni.
      Dalla crisi del 2007 all’annessione russa della Crimea passano 7 anni.
      Quando la macchina si mette “in moto”…va.

  5. Potrebbe Washington essere tentata di lanciare un first strike termonucleare contro entrambi i paesi? In fondo non possono vincere una guerra convenzionale e i neocon sono abbastanza folli.

    1. Tra treni e sommergibili nucleari, Mosca conserverebbe la capacità di contrattaccare. Sarebbe un vera follia per Washington: la via più logica per gli angloamericani sarebbe logorare il nemico fino a provocarne il collasso politico.

      1. Segnali inquietanti però ci sarebbero: il dispiegamento delle bombe bunker buster B61-12 in Europa (e Italia), lo scudo con missili a corto raggio in Polonia e Romania a due passi da Mosca e San Pietroburgo, il sistema AEGIS installato nelle navi da guerra americane del Mediterraneo di base a Rota. E nel teatro del Pacifico, oltre ai sistemi operativi a Guam e Giappone, il possibile trasferimento del sistema di difesa THAAD in Korea del sud in grado di controllare quasi l’intera Cina. Naturalmente queste sono a parole misure dirette a contenere le minacce di Iran e Korea del Nord, ma di fatto possono essere visti anche come dispositivi offensivi di primo colpo.

    2. Gli americani infatti di solito si scelgono prima il campo di battaglia e il nemico e poi lo spingono al casus belli ( tipo pearl harbour) per una guerra di cui hanno gia’ costruito le armi vincenti. Quindi e’ stata grande in me all’ inizio l’ apprensione che gli U$A avessero una qualche arma per un attacco “disarticolante” di ogni possibile reazione russa.
      Ma l’ idea che mi sono fatto dopo e’ che sostanzialmente gli U$A solo spingano come negli anni ’80 per provocare come allora un “collasso interno ” russo( come qui e’ stato spiegato ) e il cui esito non e’ ancora per nulla scontato in quanto la societa’ russa sembra abbastanza debole perlomeno per come viene vista dall’ interno da un “patriota” (http://liberticida.blogspot.it/2016/04/i-12-punti-per-superare-la-crisi-in.html )

  6. @Riccardo
    Riguardo alla questione della “guerra senza limiti”

    “Stiamo combattendo una finta battaglia con razzi e bombe nucleari, mentre sotto la superficie la vera lotta, la guerra silenziosa, è per il possesso delle menti degli uomini. (…) Ci troviamo oggi davanti all’assillo della scelta: o rimaniamo fedeli alle vecchie idee, oppure le ripudiamo e procediamo a una revisione dei nostri atteggiamenti verso il mondo nuovo che è sorto intorno a noi. (…) Il conflitto fondamentale che dobbiamo affrontare è quello fra il desiderio di mantenere lo status quo, di tornare alle origini, all’oscurantismo, al fatalismo, e il desiderio di guardare in faccia il mondo accettando i mutamenti come una sfida. Dobbiamo impugnare la frusta del malcontento costruttivo usando tutti i metodi moderni di comunicatività e persuasione. Questa è una, forse la più importante, delle risposte all’attuale conflitto fra il nostro odierno livello di prosperità economica e quello che sarà in futuro il modo di vivere occidentale.”
    Sono due paragrafi dell’introduzione de La Strategia del Desiderio (1963) di Ernest Dichter, uno dei padri del marketing moderno (oggi sempre più efficace grazie ai big data). Allora si sosteneva che il lavoro martellante dei pubblicitari fosse moralmente giustificato dalla necessità di diffondere edonismo e individualismo per vaccinare la società contro gli assolutismi. Con la caduta dell’URSS, la globalizzazione e la rete, l’approccio è diventato ancora più orwelliano, ma la Storia resta sempre quella, a Est e a Ovest: elite in lotta per il predominio e resto della società in balia delle dinamiche e delle narrazioni conseguenti.

    1. Maurizio: ma la Storia resta sempre quella, a Est e a Ovest: elite in lotta per il predominio e resto della società in balia delle dinamiche e delle narrazioni conseguenti.

      Che la storia sia sempre quella e’ vero e falso allo stesso tempo…. E’ vero che chi ha potere non puo’ fare a meno di desiderane di piu’ di questo potere, e questa e’ la terrificanse psicosi delle “elite”… ma i modi e le strategie cambiano e, io credo ora siamo in una fase nuova, hanno eliminato il confine tra pace e guerra, rendendo l’umanita’ nel suo colmplesso una massa di psicopatici in uno stato di guerra permanente, una massa di alienati e disperati, soggeti ideali per ogni sorta di manipolazione.

      Quello che c’e’ in gioco non e’ un’astratta idea di dominio, ma il doninio assoluto su di noi, il resto della societa”’, col fine ultimo di ottenrre non solo il nostro totale asservimento ma il nostro “amore”, come il buon Winston ammette alla fine di 1984.

  7. Grande Professore,
    Su cosa si basa la sopravvivenza del sistema che lei chiama giustamente anglofono? Sul petrodollaro. Una volta svincolati dollaro e petrolio, la moneta di un paese dove nessuno più produce nulla, diverrebbe senza valore di scambio. Ecco perché a noi a Zurigo ci diedero la Russia, col patto che il petrolio del Caucaso si vendesse solo in dollari. La nuova Banca dello sviluppo lavora in valuta cinese. Gas e petrolio se li scambiano in valuta euro asiatica. Guardi quali sono i ptimi progetti finanziati dalla nuova Banca.
    Professore: Russi e cinesi apprendono ancora oggi da Tacito. Due millenni dopo, qui.

    1. Willy, Willy, visto come va il mondo, i tuoi amici di Zurigo staranno riempendo i forzieri di lingotti d’oro…

  8. Ciao Federico, complementi…sempre in gamba! Queste frasi mi inquietano “Da ultimo, la guerra ecologica. …….. Utilizzando metodi che provocano terremoti e modificando le precipitazioni piovose, la temperatura atmosferica, la composizione dell’atmosfera, il livello del mare e le caratteristiche della luce solare, si danneggia l’ambiente fisico.”
    Che cosa sai a riguardo e ci sono dei riferimenti?

    1. No, non ci sono riferimenti. Ma gli studi sulle “superarmi” per modificare il clima, risalgono alla II guerra mondiale…

  9. Riccardo, concordo su tutto, davvero.

    Però, come il grande Dezzani ci ricorda mirabilmente coi suoi acutissimi post, il momento storico è molto molto speciale. Gli anglosassoni hanno puntato quasi solo sulla finanza e stanno davvero rischiando di perdere tutto, e ridiventare marginali quasi come prima della scoperta dell’america. Oggi il 90% del debito pubblico del mondo è debito occidentale: se il petrodollaro ridiventa dollaro il giochetto è finito. Quindi, o gli Usa eleggono un nuovo presidente con cui tentare l’azzardo finale, o la va o la spacca, e ovviamente speriamo di no, oppure cercano un nuovo equilibrio come in parte stanno facendo adesso, ritirandosi da alcuni fronti e lasciando dietro il caos per complicare la partita agli avversari.

    Come italiani, mediterranei, abbiamo poco da perdere a questo punto: in termini finanziari il nostro paese è fallito, i prossimi anni potrebbero essere ancora peggiori degli ultimi sette. A meno che la geopolitica non ci dia una mano, riportandoci a quello che siamo sempre stati: un ponte, anche di umanità e buon senso, con l’Asia e l’Africa.

    Renzi in questo momento ha una responsabilità enorme per il nostro futuro, secondo me.

  10. Leggo con piacere i suoi articoli molto interessanti già da qualche tempo. È la prima volta che inoltro un commento.
    Secondo lei potrebbe verificarsi l’ipotesi dello studio di un “first strike” congiunto sino-russo? Ovviamente non mi riferisco ad un attacco con armi nucleari ma, riferendomi all’articolo, ad un attacco ibrido condotto con la finanza, i servizi, armi convenzionali etc. che possa mettere in ginocchio l’intero apparato anglofono in un sol colpo o in un breve lasso di tempo?
    Potrebbe essere un’ipotesi realistica, dal suo punto di vista, o piuttosto un mero esercizio speculativo?

    1. A mio avviso, in caso di guerra, Mosca lancerebbe un attacco convenzionale in Europa ed in 7-10 giorni sarebbe a Berlino.

      1. No, perche’:
        1) Se ( e sottolineo SE ) gli U$A non avranno la possibilta’ di un primo attacco risolutivo ( e quanto pare non lo hanno ) e se ( e sottolineo SE) non si sono fumati il cervello non dovrebbero puntare a provocare un conflitto nucleare strategico ma solo un conflitto nucleare “tattico” sul continente europeo da cui UE e russia uscissero esaurite e quindi non piu’ minacciose per l’ egemonia americana.
        2) In questo quadro il problema russo sarebbe quello di distruggere rapidamente ( 30 minuti massimo) tutte le basi nucleari tattiche americane in europa e tutti i punti di accesso per successivi rinforzi . In altre parole avremmo un “primo strike” NUCLEARE TATTICO russo su basi militari porti ed aeroporti dell’ europa occidentale al quale gli U$A non potrebbero replicare direttamente sulla russia “sparando” dal LORO territorio senza correre il rischio di una guerra NUCLEARE STRATEGICA TOTALE .
        In altre parole noi siamo fottuti comunque e per i russi non c’e alcun bisogno di nessun lancio di carri amati ma solo di minimizzare preventivamente gli effetti di un attacco nucleare tattico americano dal territorio europeo.

        1. Il nucleare tattico è ormai superato da testate convenzionali come i missili termobarici; se qualcuno lanciasse mai un ordigno nucleare tattico, cosa impedirebbe alla controparte di passare allo strategico pochi secondi dopo? Il nucleare è al massimo un deterrente, sicuramente non uno strumento per risolvere i rapporti di forza tra Stati.

        2. beh i russi hanno detto che useranno il nucleare tattico senza problemi se attaccati ” convenzionalmente” sul proprio territorio e di certo non saranno loro ad attaccare”convenzionalmente”.
          Ma se fossero costretti ad una “attacco preventivo” , questo ( per le ragioni sapradette) sarebbe solo sul territorio europee e sarebbe al massimo grado di rapidita’ e risolutezza, cosa conseguibile solo con testate tattiche , magari anche solo quelle di ultima generazione da 2-3 ktoni gia’ collaudate sul campo in MO da israele e usa.

  11. sito questo già iper-interessante ma questo ultimo commento è assai azzeccato! come mai esiste una letteratura a livello mondiale, dico a LIVELLO MONDIALE, assai scarsa, ridicolmente scarsa, sugli intrecci Israele e Cina?
    Non per niente uno che ne accenna in diverse sortite è il ‘noto’ Giancarlo Elia Valori….
    e poi: su questo tema il ‘visionario’ Guénon scrisse un seminale saggio LA GRANDE TRIADE, che andrebbe ripreso sebbene lo scenario ultimo cinese pari faccia discostare l’esoterismo cinese, uno dei lati appunto della Grande Triade, dagli occidentalismi dediti alla promozione della Carestia Organizzata, della Depopolazione forzata e convulsa (vedi Club di Roma, il rapporto del MIT anni ’70, l’Avvocato di Panna montata, chauffeur dei Poteri Forti mondialisti che ‘spumeggiò’ colla famosa battuta ‘La festa è finita…’
    Infatti la tendenza nihilista di Mao, vedi Divinity School, vedi Yale, a cui li si è ‘informato’, quindi l’ecoidiozia da 1 ciotola di riso per ogni persona, abbia fatto la classica strambata cinese verso un ipersviluppo TOTALMENTE contrario ai voleri dissolutori delle Oriana Fallaci che pullulano da noi… aborto, eutanasia, carestia democraticamente elargita a tutti ma non ‘in my courtyard’….

  12. Il punto cruciale è che le guerre convenzionali non sono una opzione dal momento che girano le atomiche. Nel compendio delle opzioni alla guerra convenzionale tra eserciti mancano le guerre informatiche a cui Russi Cinesi ed Iraniano si sono specializzati. Da ricordare l’attacco informatico a Wall Street dell’anno scorso che ha bandato la borsa in tilt per tre ore (http://www.ilgiornale.it/news/politica/incubo-hacker-wall-street-borsa-bloccata-1149868.html). Contro la Russia si esagera con la retorica perchè la Nato deve giustificare il suo stesso motivo di esistere. Infatti non avrebbe senso senza un nemico. Quanto alla delicatezza con cui gli americani trattano la Cina riporto uno stralcio di un articolo tratto dalla rivista Reseau international del 24 agosto 2015:
    “Per ora, queste sono solo ipotesi, ma ammettono che la serie di esplosioni non è dovuta al caso. Coincidenze da un po’ di tempo, ma si arriva al punto in cui si dice: il troppo è troppo, soprattutto per le ultime quattro esplosioni che danno l’impressione del ping pong, suggerendo una finale tra cinesi e statunitensi, dati i quattro siti.
    • 12 agosto: doppia esplosione in un impianto chimico a Tianjin, Cina: Stati Uniti 1 – Cina 0
    • 15 agosto, tre giorni dopo un’esplosione in un impianto chimico in Texas: Stati Uniti 1 – Cina 1
    • 22 agosto, esplosione in un impianto chimico nel Shandong: Stati Uniti 2 – Cina 1
    • 23 agosto, il giorno dopo diverse forti esplosioni nella base statunitense nella prefettura di Kanagawa, Giappone: Stati Uniti 2 – Cina 2
    Chiuso il gioco, la prima osservazione è la velocità della risposta cinese s’è accelerata; da tre giorni si è arrivati a uno. Una così pronta risposta significa che non ci sono stati lunghi preparativi per tali operazioni. Ciò richiede l’attuazione delle risposte sul posto, o più probabilmente l’uso di nuove tecnologie, a distanza, come una testata che non verrebbe rilevata da alcun sistema ultra-sofisticato statunitense. Potrebbe anche essere che l’attacco sia stato condotto da satelliti. Questo ovviamente non ce lo diranno i signori del Pentagono, ma hanno ricevuto il messaggio. Ciò porta a una seconda osservazione. Finora ci siamo abituati a vedere gli Stati Uniti fare quello che volevano in qualsiasi parte del mondo. A quanto pare anche i cinesi possono, anche presso gli stessi statunitensi, potenza militare mondiale, se tale termine ha ancora senso. Buone notizie per gli USA, non sono più su un continente isolato.”

  13. “Èlites occidentali contro élites orientali, le une contro le altre armate, impegnate – notte e giorno – in una guerra non convenzionale “senza limiti” e senza esclusione di colpi?”

    Può darsi.
    L’analisi dei fatti empirici – citati in codesto “topic”- parrebbe accreditare ciò.

    Ma “l’anzidetta” è l’unica interpretazione possibile?
    No che non lo è.
    Esiste, infatti, ina riguardevole mole di eventi, citazioni e documenti che suggerisce una lettura diametralmente opposta e, perciò, inquietante per chi non appartenga alle cerchie elitarie.

    Vale a dire:
    Il conflitto tra le élites occidentali ed orientali potrebbe essere mera finzione al fine di manipolare l’opinione pubblica.

    Nella fattispecie, esse procederebbero ompatte – d’amore e d’accordo – verso ’implementazione di un futuro nuovo ordine internazionale che asseveri il dominio assoluto di un governo oligarchico sovranazionale , dopo aver distrutto gli Stati nazionali nonché cancellato ogni traccia dell’identità dei Popoli.

    Al prossimo post (onde evitare “lenzuolate”)

  14. Alcuni (fra i tanti) esempi probatori della lettura ”verso la governance globale sovranazionale”, di cui al precedente post?

    Eccoli.
    1- Summit del G-20, tenutosi a Pittsburgh (USA) nel settembre 2009 :
    – Parola d’ordine: “Nuovo Ordine Mondiale”
    – Partecipanti :
    Argentina/Cristina Fernández de Kirchner – Australia/Kevin Rudd – Brasile Luiz Inácio Lula da Silva – Canada/Stephen Harper – Cina/Hu Jintao – Francia/Nicolas Sarkozy – Germania/Angela Merkel – India/Manmohan Singh – Indonesia/Susilo Bambang Yudhoyono – Italia/Silvio Berlusconi – Giappone/Yukio Hatoyama – Messico/Felipe Calderón – Russia/Dmitry Medvedev – Arabia Saudita/Abdullah bin Abdul Aziz – Sud Africa/Jacob Zuma – Corea del Sud/Lee Myung-bak – Turchia/ Recep Tayyip Erdoğan – Regno Unito/Gordon Brown – Stati Uniti/Barack Obama – Commissione europea/Jose Manuel Barroso – Consiglio europeo/Fredrik Reinfeldt
    -Link –
    http://www.rferl.org/content/New_World_Order_Emerging_At_G20_Summit/1836684.html

    2- Summit del G-77, tenutosi a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) nel giugno 2014:
    – Parola d’ordine: “Nuovo Ordine Mondiale”
    – Partecipanti, sotto l’egida delle Nazioni Unite :
    N° 130 Paesi, (compresi i Paesi “BRICS” capitanati dalla Cina), che sottoscrivono la dichiarazione ” For a new world order for living well” (=“Verso un nuovo ordine mondiale per vivere bene”)

    http://www.g77.org/doc/A-68-948(E).pdf

    3- George Soros al “Financial Times”:
    « La Cina comunista deve essere messa a capo del Nuovo Ordine Mondiale»

    https://www.youtube.com/watch?v=TOjckJWqb0A&feature=player_embedded

    4- Henry Kissinger al “The Wall Street Journal”:
    «On the Assembly of a New World Order»
    http://www.wsj.com/articles/henry-kissinger-on-the-assembly-of-a-new-world-order-1409328075

    1. giusta chiosa Silvio: è proprio per questo che ho sollevato l’interrogativo ‘geunoniano’: la sua bozza della Grande Triade è valida o no? Non è che l’apparente discrasia cinese costruita su canoni opposti occidentali (sviluppo abnorme ad esempio, bastian contrario de I LIMITI DELLO SVILUPPO stile MIT, CLUB DI ROMA) presupponga POI di passare all’età della Carestia quale la vediamo purtroppo noi ora?

  15. Danilo Fabbroni ,

    ebbene sì: la sua intuizione è, a mio parere, quella che si è avvicinata di più per capire l’effettiva strategia elitaria.

    Spero che il dott. Dezzani e gli altri utenti del blog non me ne vogliano ma ritengo che l’impostazione data alla discussione sia stata totalmente fuorviante in quanto poggiante su canoni del tempo che fu.

    Tale fallacia teoretica è dipesa, secondo me, dall’aver assunto come punto di riferimento il “manuale” bellico “Guerra senza limiti” , scritto dai colonnelli cinesi Qiao Liang e Wang Xiansgui alla fine del XX° secolo: cioè in un’era ”unipolare” dominata dal “Washington Consensus”.

    Nel XXI° secolo non è più così: il mondo è divenuto incontestabilmente ”multipolare” .

    Pertanto, non ha senso (dal punto di vista delle strategie elitarie globali) parlare di Occidente contro Oriente o, men che meno, di USA contro Cina e Rusia.

    Difatti, le élites di quelle macro-Regioni planetarie si sono già accordate per spartirsi le loro specifiche zone di dominio esclusivo per cui se ne guarderanno bene dal turbare l’equilibrio raggiunto, pur di centrare l’obiettivo massimo a lungo perseguito: l’avvento della tirannia elitaria sovranazionale.

    Tutto il resto è finzione.

    Un colossale “false flag” del tipo “guerra mediatica, manipolativa e psicologica” scatenata contro i loro unici antagonisti:
    la schiacciante maggioranza dei cittadini che non si rassegneranno mai a perdere le loro libertà, identità e patria.

    1. Le suggerisco di ripartire da ZERO. Prenda una storia universale, cominci dai sumeri e arrivi al ‘900. La storia umana è tutta una guerra tra élite.

  16. Dott. Dezzani,

    mi spiace che l’abbia “presa male”.

    Non era mia intenzione offendere chicchessia: ho solo espresso il mio parere.

    Quanto ai libri di storia, se volessi rileggerli non ripartirei da ZERO visto che la insegnai per un certo tempo per poi dedicarmi ad altro.

    Quanto, invece, alle opinioni da me testé espresse, le assicuro che non dono il solo a pensarla così.

    Il ”The New American Magazine” (testata di geopolitica molto apprezzata dal pubblico americano informato e consapevole) la pensa – più o meno – allo stesso modo.

    Anzi, sostiene che Putin e la Cina sono “i giocatori-chiave” di cui l’Occidente dispone per la definitiva implementazione della governance oligarchica globalista.
    La saluto cordialmente

    1. Preferisco le tesi di Federico, la vecchia, cara, guerra tra Oriente e Occidente, in realtà le altre ipotesi potrebbero anche essere possibili, ma sono troppo pessimiste e molto fantasiose, tra l’altro vedono sempre il popolo come vittima di un qualche immenso potere ai limiti del divino. Penso che questa gente sia molto più terrena di quanto si pensi e che abbia tutti i difetti dell’essere umano (avidità, egemonia, ecc.). Nuovo Ordine Mondiale, cosa significa davvero e a che pro avere un unico popolo di dementi?Loro, il potere lo hanno già

  17. Carissimo Federico, son venuta qui per caso, non avevo più tue notizie via e-mail e pensavo non stessi scrivendo più. E invece mi trovo tre articoli nuovi di cui non ho ricevuto alcun avviso newsletter. Com’è possibile? Mi sembrava strano questo silenzio…

    1. Sarà una forma di boicottaggio :). Controlla che non siano finiti nella spam…

      1. Sì, ho visto, erano nella cartella spam maledizione! Cmq so che non è casuale, le hanno messe apposta per non farmi leggere gli articoli, c’è qualcuno che non vuole che io venga qui. Saranno cretine sensazioni ma i dubbi li ho (se non certezze)

  18. Che bello se davvero i russi invadessero l’Europa con migliaia di tank e arrivassero fino a Berlino! Magari issando di nuovo la bandiera russa sul reichstag! Sarebbe la fine del dominio americano. Fine dei covi nazisti nel baltico, fine dei nazisti in Ucraina, fine dei similnazisti polacchi e rumeni, fine della sig.ra Merkel… ma temo che sia solo un sogno. Mi accontenterei che la Russia distruggesse con un po’ di bombe tattiche i siti missilistici che la Nato ha creato o sta per implementare in Romania e in Polonia…ma probabilmente anche questo non succederà.
    Resto curioso di vedere come risponderà la Russia a queste ultime minacce Nato in Romania e Polonia.

  19. Strano ma io qui non riesco a inserire un mio commento… anzi ne avevo inserito uno poi ho letto che doveva essere approvato poi è sparito.

    1. Altri mi hanno già segnalato questo problema… Cambiando browser, sono riusciti a pubblicare il commento.

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