Alle radici dell’infamante Seconda Repubblica: il biennio 1992-1993 (parte II)

Se il 1992 è l’anno in cui lo Stato “salta in aria”, investito dalla doppia deflagrazione di Tangentopoli e delle bombe di Capaci e Via D’Amelio, il 1993 è l’anno in cui le “menti raffinatissime” passano al saccheggio: “tempo sei mesi e vi vendiamo tutto”, avevano promesso sul Britannia. La DC frena però le privatizzazioni messe in cantiere dal governo Amato: il referendum abrogativo del 18 aprile, promosso dai radicali e caldeggiato dall’alta finanza, è colto al volo per seppellire “la partitocrazia”, abbattere “lo Stato-padrone” e, soprattutto, formare il primo governo tecnico della storia repubblicana, presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. Per superare le forti resistenze parlamentari alla svendita dei gioielli di Stato, il processo di privatizzazione è lubrificato con le autobombe che scandiscono tutto il 1993, commissionate dalle “menti raffinatissime”, confezionate dai “servizi deviati” ed imputate alla mafia.

1993: i notabili del Britannia privatizzano, accompagnati dalla fanfara delle bombe “mafiose”

Segue dall’articolo precedente.

La “cupola” di cui parla Bettino Craxi, quell’oligarchia atlantica decisa a plasmare il mondo a sua immagine e somiglianza dopo il collasso dell’Unione Sovietica, ha ottenuto indubbi risultati nel corso del 1992: il Pentapartito è stato decimato dalle inchieste del pool di Milano, Giulio Andreotti è stato estromesso dal Quirinale, il segretario del PSI è stato dimezzato con l’avviso di garanzia, le riserve di Bankitalia sono state taglieggiate dai bucanieri dell’alta finanza, il governo Amato ha trasformato le imprese statali in Spa, primo passo verso la privatizzazione. Tuttavia, il lavoro non è stato certamente completato: dodici mesi, seppur scanditi da stragi e clamorose inchieste giudiziarie, non sono sufficienti per radere al suolo un sistema economico e politico ben radicato, che in 50 anni ha elevato l’Italia da Paese semi-industriale a quinta economia mondiale.

L’operazione di demolizione avviene in due fasi: se nel 1992 lo Stato “salta in aria”, nel 1993 si espugna una Prima Repubblica ormai indifesa e ci si abbandona finalmente al saccheggio del patrimonio pubblico. La cricca del Britannia, gli Andreatta, i Draghi, gli Spaventa, i Prodi, etc. etc., entra nella stanza dei bottoni grazie al governo Ciampi, accompagnata da una fanfara di bombe e stragi, utili a tenere sotto pressione il Paese e lubrificare quelle privatizzazioni che stentano a decollare a cause delle resistenze parlamentari. Al termine del 1993, la DC sarà scomparsa, lo smantellamento dello “Stato-padrone” ben avviato e le “menti raffinatissime”, placate con affari miliardari, porranno fine allo stragismo “mafioso”: la mancata deflagrazione dell’autobomba in viale dei Gladiatori nei pressi dello Stadio Olimpico, una strage potenzialmente molto più sanguinaria delle precedenti, segnerà la fine della strategia della tensione.

Procediamo con ordine, sviscerando quel 1993 che segna il definitivo tramonto della Prima e l’incipit di quella Seconda Repubblica oggi agonizzante.

L’anno si apre apparentemente sotto i migliori auspici: il 15 gennaio è arrestato a Palermo il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, alias la “Belva di Corleone” o “Totò u curtu”, il superboss cui sono imputati l’assassinio dell’eurodeputato Salvo Lima, la strage di Capaci e quella di Via D’Amelio. “Non sono un mostro, sono solo un povero vecchio, signor giudice…”1, si difende l’allora 63enne Riina in tribunale. C’è del vero nelle parole di Riina, perché “la belva” si è sicuramente sporcata le mani di sangue nella seconda guerra di mafia tra la fine degli anni ‘70 ed i primi anni ‘80, quella che vede Riina salire ai vertici di Cosa Nostra con la benedizione dei servizi atlantici, ma non è certamente il registra delle efferate stragi che hanno scosso l’Italia nel 1992: dietro l’omicidio di Falcone e Borsellino, si nascondono le “menti raffinatissime” che impiegano la mafia per i loro scopi e, dopo averla spremuta a sufficienza, reputano che perfino “Totò u curtu”, poco più che un’anticaglia, sia ormai superfluo e consegnabile alla giustizia. La strategia della tensione prosegue indisturbata e c’è sempre un boss latitante, nella fattispecie Matteo Messina Denaro, cui attribuire le bombe, piazzate, sì, per scopi “mafiosi”, ma da una cupola molto più raffinata e cosmopolita della malavita siciliana. È la cupola che il 20 gennaio 1993, festeggia l’insediamento alla Casa Bianca di Bill Clinton, il presidente che, dalla destabilizzazione della Somalia alle guerre in Jugoslavia, dall’abolizione dello Glass-Steagall Act all’ingresso della Cina nel WTO, edifica il Nuovo Ordine Mondiale, anno dopo anno.

L’euforia per l’arresto di Riina non dissolve la cappa di ansia ed inquietudine che grava sul Pentapartito, conscio che l’assalto contro le vecchie formazioni della Prima Repubblica, diventante improvvisamente d’intralcio, è destinato a proseguire nel corso dell’anno: il segretario del PSI ha ricevuto l’avviso di garanzia nel dicembre precedente e, il 27 marzo 1993, è la volta di Giulio Andreotti, inquisito per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso. Il “Divo Giulio”, che nemmeno un anno prima ambiva alla carica di Capo dello Stato, è sospettato di essere stato il terminale di una serie di interessi che partivano dalla Sicilia. Interessi economici, interessi giudiziari, interessi politici. Gli interessi della mafia.2 Poco importa se, dopo nove lunghi anni di estenuanti e diffamanti processi, il senatore a vita sarà assolto nel 2004 dall’accusa di contiguità con la mafia: la priorità in quel momento è eliminare politicamente un politico che può intralciare l’avvento del “nuovo”. Un’intervista rilasciata da Andreotti nel mese di marzo, pochi giorni prima dell’avviso di garanzia, descrive lucidamente la manovra in atto3:

“Dal 1946 siamo il partito di maggioranza relativa e molti non amano ciò. Vorrebbero essere i nostri successori. So, come accadde al momento delle Br, che c’ è chi non ama la prospettiva di una Italia più serena, più giusta, con minori squilibri, e minori diseguaglianze sociali. Siccome sanno che la Dc invece mira proprio a questo e questo è il suo programma è chiaro che siamo il primo obiettivo. Però non bisogna avere paura La Democrazia cristiana, ha più tardi affermato, non giocherà in difesa ma in attacco.”

Già, la DC: una vera palla al piede. Sebbene il partito dello scudo crociato possa annoverarsi a buon diritto tra i vincitori della Guerra Fredda, è ora un ostacolo all’attuazione dei progetti economico-politici che l’élite anglofona ha in serbo per l’Italia e l’Europa: la deindustrializzazione, il neoliberismo e le politiche lato offerta di chiaro stampo neo-malthusiano.

Il premier Giuliano Amato ha immesso l’Italia sul binario auspicato dall’alta finanza, ma la DC ed i suoi ministri frenano, rallentando lo smantellamento dell’industria pubblica (IRI ed ENI in testa), che ha giocato un ruolo di primo piano nel decollo economico del Paese. Privatizzazioni in frigorifero”4 titola la Repubblica nel marzo del 1993, raccontando il violento scontro in corso dentro al governo sul delicatissimo tema delle dismissioni: da un lato la vecchia la guardia della DC ed il ministro dell’Industria e delle Partecipazioni Statali, Giuseppe Guarino, dall’altro i “sacerdoti delle privatizzazioni”5, incarnati di Piero Barucci, Paolo Baratta e Beniamino Andretta, gli anglofili formati all’università di Cambridge, illustri ospiti del Britannia. Guarino è fautore di un riordino delle partecipazioni e della conseguente creazione di due o più holding, da aprire poi al capitale privato, la cricca di Barucci ed Andreatta è fautrice della vendita pezzo per pezzo delle imprese pubbliche, mettendo subito sul mercato quelle più appetibili, ossia le aziende in utile, e conservando in capo allo Stato quelle “da ristrutturare”, cioè in perdita. Il premier Amato parteggia, ovviamente, per lo spezzatino delle partecipazioni statali e si adopera per depotenziare Guarino, trasferendo a Baratta con un decreto legge i poteri in materia di dismissioni: ne nasce un braccio di ferro che paralizza l’attività di governo, procrastinando sine die le vendita delle partecipate. Sarà lo stesso Amato a raccontare, a distanza di pochi mesi, il violento scontro6:

“La questione posta da Guarino che mi portò al decreto Baratta (con l’ istituzione di un apposito ministero per le privatizzazioni ndr) è la stessa questione che mi portò a fargli rimangiare le superholding a luglio perché lui ripropose esattamente la stessa cosa in un documento che presentò a febbraio. Non ero convinto di una tesi in cui vedevo più un rafforzamento del pubblico e non una privatizzazione. (…) Guai a conservare oltre la sua stagione l’ industria pubblica. Questa è una tipica ossessione della sinistra in termini ideologici e dei maneggioni pratici.”

Che fare? Come uscire da questa irritante impasse che rischia di far saltare la tabella di marcia della City e di Wall Street? In provvidenziale soccorso giungono Marco Pannella ed il suo Partito Radicale che, fin dalla nascita, altro non sono che una quinta colonna dei poteri atlantici in Italia, già impiegata con successo nel giugno del 1978 quando una violenta campagna dei radicali portò il presidente della Repubblica Giovanni Leone alle dimissioni. Cavalcando il clima di anti-politica che si respira nel Paese, sapientemente alimentato da Tangentopoli e dai grandi media, Pennella promuove otto referendum che, tra gli altri punti, contemplano:

  • l’abrogazione delle norme bancarie del 1938 che attribuiscono al Tesoro, anziché ai consigli di amministrazione, il potere di nomina dei presidenti e dei vicepresidenti degli istituti bancari;
  • l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti;
  • l’abrogazione del Ministero delle Partecipazioni Statali istituito nel 1956;
  • l’abrogazione delle legge elettorale vigente al Senato, così da introdurre il maggioritario.

Sfruttando l’umore dell’opinione pubblica ed il martellante battage dei grandi media contro i partiti, Marco Pannella propone di una serie di referendum abrogativi che combaciano perfettamente con l’agenda dell’oligarchia finanziaria: liberare le banche dal controllo pubblico in vista della loro quotazione in borsa, rendere la politica dipendente dai potentati economico, facilitare lo smantellamento dell’economia mista tanto odiata dall’establishment liberal, introdurre il bipolarismo di facciata tanto caro agli anglosassoni. In un clima avvelenato ed allo stesso tempo euforico per la distruzione dell’ordine esistente, presentato come marcio, vecchio e corrotto, gli italiani si recano così alle urne per dare il loro personale contributo all’abbattimento della Prima Repubblica, sotto la sguardo sorridente e compiaciuto della City e di Wall Street. Già, perché l’oligarchia finanziaria tifa ovviamente per la vittoria del “sì” al referendum e promette i soliti sfracelli di borsa nel caso in cui “il rinnovamento” promosso dai referendum dovesse fermarsi.

La lira prende vigore ed aspetta il referendum” scrive La Repubblica il giorno prima del referendum, prevedendo “un consolidamento intorno a quota 950 sul marco se vince il sì (con possibili ribassi dei tassi), nuovi capitomboli se vince il no”. Nell’articolo “Il Bel Paese dove suono il sì” possiamo leggere7:

“In sintesi, il successo del “SI”, sul quale scommette la finanza internazionale, dovrebbe segnare la rinascita dell’ Italia (…) C’ è la ripresa, la lira tiene, la Borsa va su, i soldi in fuga tornano a casa, gli stranieri ci incoraggiano, i turisti tedeschi ci invadono come ai bei tempi. Sembra un miracolo. Ma c’ è qualcosa che può rompere questo clima da paradiso ritrovato? Sì. I pericoli, spiegano i ragazzi della City di Londra, sono almeno tre. Se il “SI”, domenica, non dovesse vincere con più del 60 per cento, questo sarebbe considerato un bruttissimo segno, e bisognerebbe mettere nel conto sia un nuovo crollo della lira che della Borsa. Se Mani Pulite venisse in qualche modo fermata o bloccata, gli stranieri tornerebbero a essere diffidenti, e a vendere lire e azioni italiane.”

Gli italiani si comportano come da copione ed il “sì” ai quattro quesiti in questione vince con percentuali bulgare che vanno dall’80% al 90%. La Prima Repubblica, un sistema “fossilizzato in una condizione di non ricambio interno, e quindi di ignoranza, impotenza e progressiva corruzione”8, è travolta, “la partitocrazia” uccisa, lo “Stato-padrone” finalmente ridotto all’impotenza. “Plebiscito affonda baraccone PsSs” titola gaudente la Repubblica, riferendosi a quel ministero delle Partecipazioni Statali che, raccogliendo l’eredità economia del regime fascista, regalò al Paese il primo benessere nell’immediato dopoguerra:

“Dopo trentasette anni di vita il ministero delle Partecipazioni Statali viene cancellato a furor di popolo. Un risultato scontato per un dicastero che prima dei milioni di voti di ieri era stato affossato dalla storia e dagli scandali che negli ultimi mesi hanno investito l’ industria pubblica (…). Un ministero che ha rappresentato il simbolo della commistione tra politica ed economia e che sancì, negli Anni Cinquanta, la nascita della grande alleanza tra Dc e industria di Stato sotto gli auspici di Enrico Mattei e Amintore Fanfani.”

Mattei e Fanfani, avete visto? Alle fine hanno i vinto i soliti noti, tanto pazienti quanto determinati nel soffocare ogni forma di ribellione…

Il referendum del 18 aprile è uno spartiacque: l’oligarchia atlantica ed i suoi scherani nazionali colgono al volo l’occasione per imprimere una svolta al processo di smantellamento della Prima Repubblica. Il premier Amato si dimette come anticipato, così da lasciare spazio a “un governo istituzionale, sostenuto da forze politiche che abbiano come collante le proposte sulla nuova legge elettorale”:9 ma sarà davvero solo la riforma delle legge elettorale lo scopo del nuovo governo istituzionale?

Da subito circolano diversi nomi per la presidenza del Consiglio: l’europeista Leopoldo Elia, l’ex-presidente dell’IRI Romano Prodi (nonché discepolo dell’onnipresente Beniamino Andretta) ed il governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi. Sarà proprio quest’ultimo ad emergere, formando così il primo esecutivo della storia repubblicana presieduto da “un tecnico” anziché da un politico: si può discutere sull’integrità morale di Ciampi, se fosse o meno animato da buone intenzioni, resta però il fatto il suo governo porterà a compimento quel processo di depauperamento industriale ed economico avviato da Amato e caldeggiato dall’alta finanza. Nel nuovo esecutivo che giura il 29 aprile 1993, i personaggi che dieci mesi prima erano saliti sul Britannia occupano ora Ministeri chiave: Beniamino Andretta agli Esteri, Luigi Spaventa al Bilancio ed il “sacerdote delle privatizzazioni” Piero Barucci al Tesoro, in sostituzione dell’odiato Guarino e delle sue folli idee di holding pubbliche. La stampa anglosassone ed il Fondo Monetario gioiscono per la nomina di Ciampi10, (“il guardiano della lira” che, seduto a Palazzo Koch, ha regalato 30.000 miliardi di lire a George Soros &co.) e la Repubblica si dice sicura che il neo-premier sarà finalmente libero dalla vecchia partitocrazia:

“Come i suoi 51 predecessori, è vestito di blu. Ma per il resto non assomiglia a nessuno di loro. Carlo Azeglio Ciampi non è un politico, non è un parlamentare, non ha intenzione di consultare i segretari di partito per la stesura del suo programma di governo. Neanche per la scelta dei ministri? Soprattutto per la scelta dei ministri. (…) Non assisteremo dunque alla solita sfilata di segretari e di capigruppo davanti ai microfoni delle tv, all’uscita dai colloqui con il presidente incaricato. Non ascolteremo più le sibilline dichiarazioni dalle quali si doveva capire se un segretario di partito avrebbe appoggiato o no l’ incaricato leggendo in filigrana le sue parole, i suoi se e i suoi ma. Decisa questa straordinaria novità, che è ovviamente dettata dal carattere tecnico e dunque super partes del gabinetto Ciampi, il presidente incaricato si è trovato improvvisamente con un’ agenda assolutamente vuota. Dovrà scrivere il programma nel suo splendido isolamento, nella sua aurea solitudine.”

Basta con la partitocrazia, basta con le noiose consultazioni dei partiti, basta con le sibilline dichiarazione dei democristiani! Salutiamo il nuovo governo super partes, svincolato dai legacci della vecchia politica: finalmente un tecnico a Palazzo Chigi, libero di scrivere l’agenda di governo nella sua aurea solitudine, nel suo splendido isolamento. Sarebbe un’immagine perfino poetica, se non celasse un’oscura verità: Carlo Azeglio Ciampi si è svincolato dai vecchi partiti, ma il suo destino è quello di assoggettarsi al Leviatano dell’alta finanza, un mostro più pericoloso e spietato del Pentapartito. La sua missione è quella di riuscire dove Amato ha fallito: archiviare l’economia mista, spezzettare e vendere le ex-imprese pubbliche, aprire il sistema creditizio alla confraternita delle JP Morgan e Goldman Sachs. Tutta l’azione del governo Ciampi, sin dai primi passi, ha come unica stella polare le privatizzazioni e si muove di conseguenza: Romano Prodi torna alla presidenza dell’IRI il 20 maggio e, a distanza di due settimane, otterrà anche i poteri di amministratore delegato, cosicché possa gestire la svendita del patrimonio industriale pubblico senza restrizioni o impedimenti.

Il governo Ciampi deve accelerare le privatizzazioni, non “limitarsi all’ olio d’oliva e ai gelati” come lamenta il New York Times11, offrendo a Mammona i piatti più prelibati: la galassia dell’ENI, al cui vertice è stato provvidenzialmente collocato nell’autunno del 1992 Franco Bernabè, e soprattutto il ghiottissimo sistema bancario, una vera miniera d’oro tra consulenze, commissioni e prospettive di utili futuri. C’è però la solita scocciatura del Parlamento: è vero che Ciampi scrive l’agenda nel suo aureo silenzio, ma deve pur sempre incassare il sostegno dei partiti che sostengono il governo, DC, PSI, PDS, etc. etc.

Non tutti sono venduti come Andretta e Prodi: qualche “anticaglia” della Prima Repubblica, fedele alla vecchia economia mista, è sopravvissuta e rischia nuovamente di frenare le dismissioni della partecipazioni statali, proprio come hanno già fatto la DC ed il ministro Guarino. Rientra allora in scena lo stragismo “mafioso”, ormai completamento slegato dalle vicende di Cosa Nostra come testimonia il passaggio fisico del terrorismo dalla Sicilia al “continente”: è la classica strategia della tensione, una spada di Damocle che pende sul Parlamento, un coltello puntato alla schiena dei partiti, un assist ai “sacerdoti della privatizzazioni” ed agli illustri ospiti del Britannia. Privatizzate o piazziamo le bombe, vendete o uccidiamo, la borsa o la vita: è la vera mafia, quella della CIA, dell’MI6 e di George Soros, non quella pittoresca e semi-analfabeta di Totò u curtu”.

Il 13 maggio 1993 una Fiat Uno imbottita di esplosivo salta in aria in Via Fauro, nel centralissimo quartiere dei Parioli, ferendo una ventina di persone: è la mafia, come la vulgata sostiene ancora oggi? Fin da subito sono in molti a pensare che dietro l’attentato, prontamente rivendicato dalla solita e misteriosa Falange Armata, non si nasconda Cosa Nostra. Dice Bettino Craxi alla stampa12:

“Siamo arrivati agli attentati. Ma l’ avevo previsto, mi pare. L’ avevo detto che si sarebbe giunti anche a questo, e puntualmente ci siamo. Temo che ci saranno altre bombe, dopo quella in via Fauro. Perché? Perché oltre a una giustizia a orologeria politica, in Italia esistono anche le bombe a orologeria politica. Basta riandare indietro nel tempo. Negli ultimi trent’anni siamo vissuti in Italia, no? Bene, in questi trent’anni sono esplose bombe di cui non s’ è mai saputo né chi le ha messe né chi erano i mandanti… Bombe alle quali sono state date cinquanta spiegazioni diverse, e cioè nessuna. (…) Ma cos’è poi questa mafia? Sono quelli che hanno preso in Sicilia? Ma quelli mi danno la sensazione di essere dei poveracci… Quanto alla bomba in via Fauro, io non escludo che avesse come obiettivo Maurizio Costanzo. Ma tendo a non crederci, alla pista mafiosa. C’ è dell’altro. E’ una bomba che ha l’obiettivo di stabilizzare, non di destabilizzare. Questa è una bomba a orologeria politica.”

Altre bombe, strategia della tensione, mafiosi ridotti al rango di poveracci, attentanti per stabilizzare il governo Ciampi: l’ex-segretario del PSI, sottoposto un mese prima all’infamante lancio di monetine fuori dall’hotel Raphael, ha come sempre le idee chiare e le espone con parole nitide e precise. Non si sbaglia.

Nella notte tra il 26 ed il 27 maggio è la volta della strage di via dei Georgofili, Firenze: un’autobomba uccide cinque persone e getta nello scompiglio l’opinione pubblica nazionale e mondiale danneggiando gravemente uno dei più famosi simboli del patrimonio artistico italiano, la Galleria degli Uffizi. E poi i soliti strascichi della strategia della tensione: decine di falsi allarmi alimentano l’ansia e la paura, segnalando ordigni a Milano, Roma, Livorno, Torino, etc. etc13. A rivendicare l’attentato è sempre la Falange e nell’articolo di La Repubblica “Ma chi si nasconde dietro la sigla Falange Armata” del 28 maggio si può leggere:

Da anni la “Falange armata” rivendica omicidi, attentati e rapine in tutt’Italia. Una telefonata giunge puntuale, solitamente almeno una mezz’ora dopo che il fatto è stato diffuso dai media. (…) E la “Falange” si è fatta viva anche dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino, dopo quello di Salvo Lima e del giudice Antonio Scopelliti. Il 1 agosto del 1991 la “Falange” inneggiò alla strage di Bologna del 1980, definendola “una delle pagine più gloriose della lotta armata”. Firmati “Falange” anche gli omicidi della Uno bianca. Fino alla cronaca più recente: la bomba del 14 maggio in via Fauro viene prontamente rivendicata con le solite modalità. Proprio in occasione della bomba in via Fauro, il ministro Mancino, sottolineando la necessità di individuare “chi si cela dietro questa sigla”, dirà che “è gente che opera sempre in orario di ufficio”.

Gente che opera in orario di ufficio? E’ lecito pensare ai soliti servizi “deviati”, le filiazioni italiane della CIA e dell’MI6. Ma perché rivendicare con una strampalata sigla le stragi “di Cosa Nostra”, se non per inviare un esplicito ed arrogante messaggio al governo ed al Parlamento? Datevi una mossa, perché vi teniamo in pugno: è questo il pizzino della City e di Wall Strett inviato all’Italia con l’autobomba di via Georgofili. Le privatizzazioni stentano a decollare e la mafia finanziaria è sempre più impaziente.

Il governo Ciampi, complice e/o succube, capisce l’antifona: ai primi di giugno tutti i poteri dell’IRI passano a Prodi che, a tambur battente, detta le linee per “spaccare in tre pezzi” la SME (Cirio-Bertolli-De Rica, Italgel ed Autrogrill), nonostante le forti resistenze della politica e dei lavoratori. Unilever e Nestlé ringraziano, ma non è sufficiente, perché come fa notare il Financial Times14:

“Bonn ha fatto progressi, Londra sta andando avanti nella privatizzazione della British Telecom, mentre il governo francese ha sbalordito tutti per la speditezza del piano di dismissioni. L’ Italia invece nello stesso tempo appare immobile, con le stesse aziende sempre in vendita e le stesse tabelle di marcia ripetute ma mai riviste”.

Il 30 giugno, il premier Ciampi “confeziona quella che probabilmente è l‘ ultima chance per le privatizzazioni italiane: un comitato di “consulenza e garanzia” che nel giro di trenta giorni dovrà avviare le procedure per la dismissione totale di Enel, Ina, Comit, Credit, Imi, Stet e Agip. I veri e unici gioielli dello Stato padrone. Da chi è presieduto questo super-comitato per le privatizzazioni, cui spetta il compito di vendere i diamanti dello Stato-padrone, lasciandogli solo le imprese decotte? Chi è incaricato di scrivere il calendario per la veloce ed inflessibile dismissione delle ex-imprese pubbliche, perché “ulteriori ritardi potrebbero compromettere definitivamente le ambizioni privatizzatorie del nostro Paese15 ? Ma ovviamente il direttore generale del Tesoro, Mario Draghi, lo stesso che è, sì, salito sul Britannia, ma poi è sceso prima della crociera…

Non perde tempo il “comitato di consulenza” diretto da Draghi ed entro 30 giorni presenta effettivamente il piano per le cessioni: Comit, Credit, Imi da privatizzare entro l’anno, Ina, Enel, Stet e Agip entro il 1994. Chi valuterà le aziende, si occuperà del loro collocamento sul mercato e (in barba a qualsiasi conflitto d’interessi) ne acquisterà anche importanti percentuali? Il fior fiore della finanza anglofona, gli stessi che hanno consumato sul Britannia un luculliano pranzo a base di “mousse di gamberi, cotolette d’agnello alla menta, anatra farcita al miele e sufflé al limone ghiacciato guarnito con salsa di lamponi”16 in compagnia di manager di Stato e vertici del Tesoro italiano: Goldman Sachs, S.G. Warburg, Schroders-Fox Pitt, Kleinwort Benson, Salomon Brothers, Morgan Stanley, J.P. Morgan, Wasserstein Perella, etc. etc. Il fior fiore della City e di Wall Street, “le menti raffinatissime” che hanno demolito la Prima Repubblica con Tangentopoli e tengono sotto scacco il Parlamento con le stragi “mafiose”.

Già, il Parlamento: quel rudere dove la DC, il PSI e parte del PDS ancora si oppongono al processo di privatizzazione. Nell’articolo “Lo Stato vende” pubblicato da la Repubblica il 25 luglio 1993 si legge17:

Il Parlamento riprende l’esame del documento del governo per le privatizzazioni. Martedì prossimo, infatti, le commissioni bilancio, tesoro, finanze ed attività produttive della Camera proseguiranno l’ esame delle indicazioni che, nell’aprile scorso, l’ esecutivo aveva presentato adempiendo ad una precisa indicazione parlamentare. In quell’occasione, oltre ad approfondimenti sul piano di dismissioni mobiliari, sarà forse possibile avere indicazioni precise sull’entità finanziaria che il governo conta di realizzare a breve, ad intero sollievo del debito.”

Martedì prossimo”, il giorno in cui il Parlamento torna a discutere di privatizzazioni, è il 27 luglio 1993, lo stesso giorno in cui in via Palestro, nel cuore di Milano, esplode una Fiat Uno presso la Galleria d’arte moderna, uccidendo cinque persone. È lo stesso giorno in cui a Roma, verso la mezzanotte, esplode una seconda Fiat Uno nei pressi di San Giovanni in Laterano (devastando l’appartamento del cardinale Camillo Ruini18 che, nella veste di presidente della Cei, si è molto speso in difesa della DC), ed una terza Fiat Uno davanti alla facciata della Chiesa di San Giorgio in Velabro, provocando il crollo del porticato. A rivendicare gli attentati, è stessa la sempre sigla: Falange Armata. Il clima in Italia è sempre più cupo e teso. È tale la tensione che perfino il Ministro degli Interni, Nicola Mancino, si abbandona a qualche ammissione19:

“E’ la stessa mano, la medesima strategia. Identica la tecnica, stessa quantità di esplosivo, come obiettivi luoghi simbolici di sicura risonanza mondiale. Ci sono affinità fra gli attentati della scorsa notte e quelli compiuti in via Fauro a Roma, in via dei Georgofili a Firenze, in via D’ Amelio a Palermo, e al treno 904. E’ stata utilizzata la stessa miscela esplosiva. Le ricostruzioni fatte finora condurrebbero alla matrice terroristico-mafiosa, ma nessuna pista sia all’interno che all’esterno viene trascurata…”

Più esplicito ancora è il segretario del PDS, Achille Occhetto, che accusa esplicitamente i “servizi deviati” ed il “governo corrotto e criminale” che opera a fianco di quello ufficiale.

Chi si nasconde quindi dietro questa misteriosa “Falange Armata”, l’organizzazione che ha rivendicato l’omicidio di Salvo Lima, confezionato l’ordigno che ha ucciso Borsellino, imbottito di esplosivo le tre Fiat Uno che esplodono il 27 luglio e, tornando indietro nel tempo, ha pianificato dell’attentato sul rapido 904, la prima strage “mafiosa” costata la vita a 16 persone il 23 dicembre 1984? La miglior risposta è fornita da Francesco Paolo Fulci, ambasciatore e capo del Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza) tra il 1991 e il 1993. Intervenendo nel 2015 al celebre processo sulla trattativa Stato-mafia, Fulci dichiara20:

“C’era questa storia della Falange Armata e allora incaricai questo analista del Sisde, si chiamava Davide De Luca, di lavorare sulle rivendicazioni (…). Dopo alcuni giorni De Luca venne da me e mi disse: questa è la mappa dei luoghi da dove partono le telefonate e questa è la mappa delle sedi periferiche del Sismi in Italia, le due cartine coincidevano perfettamente, e in più De Luca mi disse che le chiamate venivano fatte sempre in orario d’ufficio. (…) Sono convinto che tutta questa storia della Falange Armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di Stay Behind, facevano esercitazioni, creare il panico in mezzo alla gente e creare le condizioni per destabilizzare il Paese. (…) All’interno dei Servizi c’è solo una cellula che si chiama Ossi, che è molto esperta nel fare guerriglia urbana, piazzare polveri, fare attentati”.

È quindi “una cellula” dentro al SISMI, alle dirette dipendenze dei servizi segreti atlantici, quella che compie gli attentati più complessi come la strage di Capaci e di Via D’Amelio. È questa “cellula” che confeziona gli ordigni poi piazzati dai vari Spatuzza, Graviano e Brusca. È questa “cellula” che attua la strategia della tensione necessaria per “oliare” le privatizzazioni. E la famosa mafia? Il temutissimo “Totò u curtu”? Come dice Craxi:mi danno la sensazione di essere dei poveracci…”. Utili idioti impiegati dalle “menti raffinatissime” per obiettivi che vanno persino oltre il loro intelletto.

Nonostante le insistenti proteste di alcuni deputati della DC che lamentano l’opacità delle privatizzazioni in corso, l’assenza di procedure trasparenti e definite per legge e, soprattutto, la mancata istituzione di una commissione autorevole e indipendente nei confronti di gruppi di pressione, delle società privatizzande, dei potenziali acquirenti e dello stesso governo, con il compito di determinare il valore delle imprese pubbliche da cedere21, gli attentati del 27 luglio imprimono nuovo slancio alle dismissioni delle partecipate.

Il 27 agosto 1993, ad un mese esatto di distanza dagli attentati, il governo Ciampi abroga le legge bancaria del 1936, introducendo così la banca universale tanto cara alla finanza anglosassone, e, a distanza di pochi giorni, la Repubblica scrive: “Comit-Credit, Prodi spinge sull’acceleratore”22. Il presidente dell’IRI ha una grande fretta di disfarsi delle due maggiori banche italiane, da gettare sul mercato (piuttosto freddino in quel periodo) con un’offerta pubblica di vendita. È una fretta contagiosa, tanto che persino il presidente del Consiglio ne è affetto: nell’articolo “Ciampi ha fretta di vendere”23 del 6 ottobre 1993 si legge:

Il governo tenta di forzare il fronte delle privatizzazioni. Ieri il Presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi, insieme ai ministri competenti ha ricevuto a Palazzo Chigi il presidente dell’ Iri, Romano Prodi, e l’ amministratore delegato dell’Eni, Franco Bernabè. Due riunioni convocate per mettere a punto ogni iniziativa utile all’accelerazione delle dismissioni dello ‘Stato padrone’ che, a tutt’oggi, hanno riservato ben pochi successi all’esecutivo. Obiettivo di Ciampi è di chiudere l’ anno portando a casa almeno una privatizzazione: quella dell’Imi sembra ormai in dirittura, ma a quanto si apprende il governo vorrebbe chiudere in bellezza il ’93 con il collocamento sul mercato anche del Credito Italiano.”

Perché forzare le privatizzazioni? Perché accelerare improvvisamente le dismissioni? Perché è così importante vendere in fretta il Credito Italiano, uno dei dossier più appetitosi, seguito non a caso da JP Morgan e Goldman Sachs?

Il 29 ottobre 1993 il consiglio di amministrazione del Credit approva la dismissione del 40% del pacchetto azionario in mano all’Iri tramite un’offerta pubblica di vendita. Due giorni dopo, domenica 31 ottobre 1993, si scoprirà a distanza di un decennio24, sarebbe dovuta esplodere un’autobomba parcheggiata in via dei Gladiatori, a due passi dallo stadio Olimpico, quando gli spettatori della partita Lazio-Udinese fossero usciti.

Non è certo il mancato funzionamento del telecomando in mano ai mafiosi ad evitare la strage, ma l’ordine impartito ai servizi segreti “deviati” di sospendere l’operazione, perché “le menti raffinatissime” hanno finalmente ottenuto ciò che vogliono. L’uscita dello Stato-padrone della banche e la privatizzazione delle banche. Finisce così, con quella bomba inesplosa di cui non c’è traccia sui giornali dell’autunno ‘93, la stagione delle bombe “mafiose”: la strategia della tensione si conclude perché il governo Ciampi ed il Parlamento si sono piegati alla Mafia con la “emme” maiuscola, quella della City e di Wall Street, la stessa che nel 1991 ha ucciso servendosi della RAF il tedesco Detlev Karsten Rohwedder, capo della holding pubblica che raccoglie tutte le imprese della ex-DDR, colpevole di ritardi nelle privatizzazioni.

Il 1993 volge così al termine: la DC si è sciolta il 26 luglio 1993, Bettino Craxi è ormai in procinto di lasciare il Paese e, di tanto in tanto, nelle pagine degli interni si legge il nome di un imprenditore televisivo che medita di scendere in politica: Silvio Berlusconi. Il primo novembre è anche nata ufficialmente l’Unione Europea, fino all’altro ieri CEE. Sul fronte economico il Credit è in fase di privatizzazione, la Comit e l’IMI seguono a stretto giro, il Nuovo Pignone è stato ceduto alla General Electric tra proteste e scioperi, la SME è stata spezzettata ed ceduta in parte alla Nestlé. Totale degli introiti: 4.400 miliardi25, circa il 10% dei 30.000 mld dilapidati un anno prima dalla Bankitalia di Carlo Azeglio Ciampi. Ma l’Italia è più fragile e meno indipendente, più povera e meno industrializzata, come auspicato dall’oligarchia atlantica: la lunga stagione di decadenza, che sta toccando oggi lo zenit, è appena iniziata.

Siamo agli albori della Seconda Repubblica: una repubblica infamante, costruita sul fango e sul sangue, sul sacrificio di due fedeli servitori dello Stato come Borsellino e Falcone, sul saccheggio del risparmio degli italiani e delle imprese pubbliche, sull’avvilente sudditanza agli angloamericani, sulla connivenza tra “sinistra” e banchieri, sulla deindustrializzazione, sulla speculazione, sulla rapina e sullo stragismo. Beniamino Andreatta è morto da anni, ma molti protagonisti di questo racconto sono ancora vivi e occupano tuttora posizioni di prestigio e potere: Mario Draghi, Romano Prodi, Giuliano Amato, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Franco Bernabè, etc. etc. Faranno in tempo ad assistere al crollo della loro creatura e, soprattutto, a pagarne le conseguenze.

 

1http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/01/19/sono-solo-un-povero-vecchio.html?ref=search

2http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/28/andreotti-lei-indagato.html

3http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/18/andreotti-insiste-dc-nel-mirino.html?ref=search

4http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/31/privatizzazioni-in-frigorifero.html?ref=search

5http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/26/troppi-assalti-alla-nave-italia.html?ref=search

6http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/20/ecco-chi-freno-le-mie-privatizzazioni.html?ref=search

7http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/16/il-bel-paese-dove-il-si-suona.html?ref=search

8http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/21/referendum-anno-zero.html?ref=search

9http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/16/dopo-amato-addio.html?ref=search

10http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/28/ora-fmi-tifa-italia-rivalutate.html?ref=search

11http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/28/ora-fmi-tifa-italia-rivalutate.html?ref=search

12http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/22/craxi-torna-pronostica-verranno-altre-bombe.html?ref=search

13http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/29/per-intera-giornata-decine-di-falsi.html?ref=search

14http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/06/30/dismissioni-si-accelera.html?ref=search

15http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/01/lo-stato-padrone-vende-davvero.html?ref=search

16http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/03/quella-reggia-sul-mare-romantica-spartana.html?ref=search

17http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/25/lo-stato-vende.html?ref=search

18http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/11/ruini-difende-la-dc-cristiani-siate.html?ref=search

19http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/29/mancino-sempre-lo-stesso-esplosivo.html?ref=search

20http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/25/trattativa-lex-capo-dei-servizi-fulci-la-falange-chiamava-dalle-sedi-sismi-alcuni-007-usavano-esplosivi/1813429/

21http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/08/08/granelli-privatizzate-pure-io-faro-tante-interrogazioni.html?ref=search

22http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/09/16/comit-credit-prodi-spinge-sull-acceleratore.html?ref=search

23http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/06/ciampi-ha-fretta-di-vendere.html?ref=search

24http://www.repubblica.it/online/cronaca/olimpico/olimpico/olimpico.html

25http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/30/stato-venditore-primi-conti.html?ref=search

158 Risposte a “Alle radici dell’infamante Seconda Repubblica: il biennio 1992-1993 (parte II)”

  1. Grande Tacito, donato da Roma cadente al mondo: al vostro immenso Amintore dedicavamo Montanelli e la ‘cricca’ milanese. Un Partito amato e votato da oltre un terzo del corpo elettorale si scioglie? E noi perché avremmo organizzato il ‘Concilio’? Per mettervi finti papi e finti cardinali che tutto questo avrebbero reso possibile. Non diede Pio XII personalmente lui al Mattei grande il denaro per Agip? Ecco, ora ne’ denaro ne’ tutela ecclesiale. La Chiesa, iniziava il suo passaggio a Mosca. Dove mai, fra il beone e il suo ancor più ridicolo predecessore, si sarebbe pensato arrivasse Volodia.

  2. Dopo aver ringraziato, chiedo per noi ignoranti. Perché nessuno di “loro” ( quelli che cedono alle pressioni e poi accettano di vendere ) dice chiaro e tondo come stanno le cose. Se mi ricattano per aver qualcosa, almeno la soddisfazione di dirlo! Anche Craxi che oramai non aveva più nulla da perdere, perché parlare di “cupola” e non di nomi e cognomi. E tuttora per noi non addetti ai lavori sto potere atlantico suona di “complottismo ” e di “astratto”. Ma chi sono??

    Che so Andreotti lo sapeva che erano loro che lo hanno torturato per la fine dei suoi giorni e non ha detto beh!

    Chiedo venia per la domandina stupidina.

      1. BRAVO DEL BUONO…. proprio vero….avevano paura di esser fatti fuori!

        1. e poi, se volevano o dovevano dire qualcosa avrebbero dovuto farlo subito visto che poi …….. comunque non serviva più. per cui rischiare la vita (propria o dei propri cari) per non ottenere comunque nulla…. chi te lo fa fare?
          ma parlare subito, ovvero durante tangentopoli poteva servire a qualcosa? beh forse a fare la fine dei tanti che morirono suicidati (da altri) per il solo fatto che sapevano e non accettavano.
          non a caso a capo del processo fu messo un PM incapace e poco intelligente che, per narcisismo e personale interesse accettò complice di proporre le tesi che gli venivano preconfezionate dalle menti raffinatissime…

    1. Veramente, Andreotti, appena saputo che era indagato per mafia, disse ai giornali che era una operazione della CIA.
      Lo ricordo benissimo.

    2. La stessa cosa che ho pensato io, Roberto. Anche se rischiavano la vita, secondo me, dovevano parlare, fare nomi e cognomi, dare tutto alla stampa. Più si ha paura e più si dà in mano il potere, ovviamente al governo hanno messo le persone adatte per piegarsi, se mettevano gente con gli attributi sarebbe stato diverso

      1. Erano anche anni diversi: ad esempio: non c’era un’informazione alternativa, se non per nicchie del tutto risibili e pure contrapposte quali le fanzine dei centri sociali o alcuni ambienti tradizionalisti che si interessavano di argomenti “complottisti”, spesso legati al mondo lefebvriano e quindi marginalizzati nello stesso ambito cattolico (da cui uscì quel testo di Epiphanius, “Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della storia”, che resta uno fra i più completi sul tema). In quel contesto, i referendum con pieno martellare di propaganda, nessun modo di mettere in discussione le versioni ufficiali sugli attentati etc., arrivavano appunto al 90%…

        1. Facile dirlo, col senno di poi e dopo un quarto di secolo, che i politici della Prima Repubblica avrebbero dovuto parlare. Il 33-mo grado di massoneria Gianfranco Carpeoro ha raccontato che a Craxi furono minacciati i figli, con due avvertimenti veri, sia a Stefania che a Bobo. Craxi. Craxi arrivo’ ad un compromesso gia’ prima del processo per la maxitangente Enimont. Questo era il vero motivo per cui all’interrogatorio Di Pietro era cosi’ “morbido” con Craxi.

          Link: https://www.youtube.com/watch?v=NV7mvps67tw

      2. Francesca, probabilmente hanno ceduto delle industrie in cambio di vite. Non solo le loro, che sarebbero state le ultime ad essere tolte di mezzo, loro servivano vivi (meglio se umiliati e pertanto screditati) e “firmanti”.
        Erano (sono) menti raffinatissime, all’apice della loro potenza, non scordiamolo.

        Sun Tzu: Quando sei inferiore in tutto, se puoi ritirati.

  3. Quindi Dezzani se ho ben capito la sua tesi di fondo le menti raffinatissime dopo aver sistemato le cose nelle terre dei loro vassalli, si sono dedicate all’inizio del XXI secolo a sistemarle nel Vicino Oriente e nel Nord Africa.
    Poi immagino sarà la volta di Russia e Cina. Ma credò che con quelli sarà decisamente più dura la battaglia.

    1. anche perché sia soprattutto in Russia ma anche in Cina, di menti altrettanto se non più raffinate, ce ne sono moltissime…

      1. semplicemente là ( russia&cina) NON controllano ne servizi ne magistratura perché non le hanno mai occupate militarmente. Noi invece siamo stati “liberati”

  4. Come al solito, eccellente ricostruzione.
    Io, che mi ritenevo già allora abbastanza informato e diffidente sulle informazioni correnti, caddi come quasi tutti nella pania delle false e carenti informazioni. Sarebbe il caso tu approfondissi questa splendida ricerca, allargandola all’analisi della proprietà delle testate giornalistiche dell’epoca, tutte “guidate” dalla finanza internazionale. Le menti “raffinatissi me” si dimostrarono effettivamente tali con la scelta di Ciampi e Prodi (aura di serietà e di indipendenza dai partiti) per guidare il processo. Questa tua indagine dimostra la necessità che la “rete” resti libera per consentire ai cittadini quel minimo di informazione che la stampa – ormai da decenni – non è più in grado di dare.
    Standing ovation.

    1. magari il problema riguardasse solamente gli ultimi decenni…..
      Discorso sulla libertà di informazione, che John Swinton, redattore capo del New York Times, pronunciò nel 1880, nella sede della American Press Association, in occasione del banchetto di commiato.

      “Non c’è nessuno di voi che oserebbe scrivere le proprie vere opinioni, e già sapete anticipatamente che se lo facesse esse non verrebbero mai pubblicate. Io sono pagato un tanto alla settimana per tenere le mie opinioni oneste fuori dal giornale col quale ho rapporti. Altri di voi sono pagati in modo simile per cose simili, e chi di voi fosse così pazzo da scrivere opinioni oneste, si ritroverebbe subito per strada a cercarsi un altro lavoro. Se io permettessi alle mie vere opinioni di apparire su un numero del mio giornale, prima di ventiquattr’ore la mia occupazione sarebbe liquidata.
      Il lavoro del giornalista è quello di distruggere la verità, di mentire spudoratamente, di corrompere, di diffamare, di scodinzolare ai piedi della ricchezza, e di vendere il proprio paese e la sua gente per il suo pane quotidiano.Lo sapete voi e lo so pure io. E allora, che pazzia è mai questa di brindare a una stampa indipendente?
      Noi siamo gli arnesi e i vassalli di uomini ricchi che stanno dietro le quinte. Noi siamo dei burattini, loro tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità, le nostre vite, sono tutto proprietà di altri. Noi siamo delle prostitute intellettuali.”

      1. Quelle di John Swinton, non sono le parole di un Giornalista, bensì di un Servo prestato al giornalismo.

        Il Giornalismo vero, con la G maiuscola, non si prostituisce e non teme nulla e non a caso è considerato “uno dei pilastri del sistema democratico”.

        Quelli come Swinton (e l’Italia ne è piena), sono giornalai non Giornalisti e sono fra i principali responsabili, della distruzione del benessere e della qualità della vita, di questa nazione.

        1. Al posto tuo non difenderei una categoria assolutamente non difendibile! e inoltre puoi stare certo che la situazione all’estero è molto peggiore di quella italiana.
          Io, comunque, le classifiche sulla cosiddetta libertà di stampa (che per alcuni sarebbe un indice del livello di democrazia), le leggo al contrario. e penso che dovresti fare altrettanto

      2. Appunto Roberto era il banchetto di commiato ma a quel punto ha solo denunciato
        Di essere stato come ogni altro giornalista ,con confessione finale ma solo al giorno del pensionamento

  5. “Beniamino Andreatta è morto da anni, ma molti protagonisti di questo racconto sono ancora vivi e occupano tuttora posizioni di prestigio e potere: Mario Draghi, Romano Prodi, Giuliano Amato, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Franco Bernabè, etc. etc. Faranno in tempo ad assistere al crollo della loro creatura e, soprattutto, a pagarne le conseguenze.”
    Spero sia vera la sua previsione e cioe’ che la loro cretura crolli (in primis) e poi che gli autori ne pagnino le conseguenze (cosa di cui dubito fortemente). Lei che ne pensa? su cosa basa le sue previsioni?
    grazie e saluti
    alessandro

  6. scusate errori nel post di prima ; creatura (e non cretura) e paghino (non pagnino) sto scrivendo in condizioni precarie…..
    ciao

  7. Forse qualcuno capì con anticipo, troppo anticipo, quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Mi riferisco al grande economista Federico Caffè che, dall’alto delle sue conoscenze e intuizioni e anche per il fatto che aveva contribuito, suo malgrado, alla formazione accademica di molti dei protagonisti della distruzione del bel Paese, è probabile che fosse venuto a conoscere i progetti in via di definizione.
    Di certo la sua presenza in quel tragico periodo sarebbe stata alquanto scomoda.

  8. Due splendidi post.
    Grande e coraggioso Dezzani.
    Poi la chiosa di questo ultimo è veramente epica.
    Complimenti.

  9. Grazie Federico,
    che sconcerto leggere nero su bianco della nostra rovina.
    Se ci fosse stato internet allo stadio di sviluppo attuale, il 18 aprile 1993 il risultato sarebbe stato nettamente diverso.
    All’epoca l’opinione pubblica era un bambino piccolo tenuto per mano, poche le voci contrastanti.
    La politica era appannaggio di poche menti, poi è arrivato internet e ci siamo svegliati di colpo (colpo=un decennio), quello che non capivamo ha cominciato a circolare con parole comprensibili ai più (e per questo anche se ultimo in termini di spazio temporale, ti ringrazierò per sempre), l’infame tradimento ha cominiciato a toccare la nostra economia (casalinga) reale e la coscienza collettiva ora è quasi desta del tutto.
    Ci siamo però destati troppo tardi? Riusciremo ad invertire la rotta?

    1. Vuoi ringraziare Dezzani ? Fai girare i suoi testi, condividi i suoi samzdat, supportalo, fallo conoscere a tutti i tuoi familiari, amici, parenti, conoscenti, acquista i suoi libri.

      Federico Dezzani è un patrimonio nazionale !

      1. Ogni tanto mi chiedo però chi sia *davvero* Federico Dezzani.
        Un giovane laureato che va in giro in moto? Hmmm
        Sembra Cossiga redivivo… secondo me è un filino più vecchio e “navigato” di quanto dichiari. 😉

        (Non è un’accusa, sia chiaro: è più che legittimo “coprirsi” coi tempi che corrono. “Metterci la faccia” significherebbe non poter parlare, e per noi coloro che parlano sono preziosissimi.)

    2. “Se ci fosse stato internet allo stadio di sviluppo attuale, il 18 aprile 1993 il risultato sarebbe stato nettamente diverso.”

      Adesso c’è internet e continuano a derubare gli italiani come prima e più di prima.
      Cosa è successo dopo il furto alla luce del sole dei risparmi nelle banche (da Tanzi a MPS), dell’articolo 18, di mafia capitale, del MOSE, di Greganti 2.0 – Frigerio ????

      1. Bravo Nic. E chiediamoci soprattutto perché ora c’è internet e se siamo davvero così svegli…Nel senso, a che serve tutto ciò se serve ancora a qualcosa

        Dezzani voglio immaginarlo giovane ragazzo, non m’interessa sapere chi è

  10. Eccellente e scientifico.

    Non solo i riferimenti, ma la sintesi non spreca una parola o un avverbio.

    <>

    <>

    <> E ha ben convinto un popolo italiano che voleva punire i “cattivi politivi”. Mi immagino che se ci fosse stata la rete FORSE ne avrebbe convinti di meno.

    <> Forse Federico Dezzani dovrebbe approfondire bene chi fossero Mattei e Fanfani. Il primo un gigante, ucciso sempre dai poteri atlantici pe rl’estrema libertà energetica che stava propugnando pe ril nostro Paese. Il secondo, un uomo intelligentisismo e esperto.

    <>

    <>

    <>

    Continuo a sottolinerare che il sottotitolo del blog di Dezzani è UNA STREPITOSA SINTESI:
    <>

    Andreatta deve dare l’orticaria la nostro eccelelnte ospite, Federico, perchè lo assottiglia in Andretta. Comprendo.

    Nulla da dire, se non complimenti.
    Posso solo ricordare chi fosse Clinton, un uomo che, da governatore dell’Arkansas, si era sporcato le mani, rubando, ripulendo denaro sporco, minacciando, ricattando e infine uccidendo, e che si salvò dall’incriminazione diventando il POTUS.

  11. Mi alzo in piedi ed applaudo, complimenti Dezzani!

    Ora la mia bulimia attende l articolo promesso nella prima parte sul ruolo della Lega (che seguivo da iscritto e simpatizzante) anche se temo ,ahimè, di aver qualche sospetto.

    1. beh la lega è stata sicuramente manipolata; inizialmente pompata dalla stampa “atlantica” in funzione anti PSI e anti DC ma subito dopo buttata nel cesso (autunno ’93)
      Difficile dire in questo quanto la dirigenza leghista fosse collusa( io penso non tutti e di certo non al livello di un di pietro) . Certo però che un sospetto viene da quel “provvidenziale” incidente che all’ inizio della storia leghista eliminò Salvadori lasciando via libera alla “mafia varesotta”

      1. La Lega manipolata ed ingannata, questo e’ il quadro di partenza con cui confrontero’ le mie idee con l’atteso nuovo samizdat. La Lega ha fatto molte scelte antiatlantiche (ad esempio si schiero con “i fratelli serbi” durante la guerra di Bosnia con gravi conseguenti emorragie di voti) eppure su certe scelte e’ parsa nelle mani dei burattinai (ad esempio col famoso ribaltone del 1994 che spiano’ la strada ai governi di sinistra ed alle privatizzazioni selvagge). Manipolata ed ingannata da Gianfranco Miglio l’ “ideologo” che tecnicamente non faceva nulla ma che in realta’ manipolava Bossi come Casaleggio faceva con Grillo. Lega sedotta ed abbandonata quando alla fine dell’epoca Berlusconi la si volle definitivamente sabotare con lo scandalo sul trota. Lega barcollante e rinata con Salvini. Qualcosa si inventeranno per farla fuori, ormai e’ diventata troppo antisistema.

  12. Temo sia sparita qualche frase, rendendo il tutto un po’ incomprensibile.

    Riscrivo, chiedendo scusa, a Federico in primis (che può, se vuole, cancellar eil primo commento) e a tutti.

    Eccellente e scientifico.
    Non solo i riferimenti, ma la sintesi non spreca una parola o un avverbio.

    “tempo sei mesi e vi vendiamo tutto”, avevano promesso sul Britannia

    la DC: una vera palla al piede. Sebbene il partito dello scudo crociato possa annoverarsi a buon diritto tra i vincitori della Guerra Fredda, è ora un ostacolo all’attuazione dei progetti economico-politici che l’élite anglofona ha in serbo per l’Italia e l’Europa: la deindustrializzazione, il neoliberismo e le politiche lato offerta di chiaro stampo neo-malthusiano.

    La solita scocciatura del Parlamento: DC, PSI, PDS, etc. etc. Già, il Parlamento: quel rudere dove la DC, il PSI e parte del PDS ancora si oppongono al processo di privatizzazione.

    Pannella propone di una serie di referendum abrogativi che combaciano perfettamente con l’agenda dell’oligarchia finanziaria:
    E ha ben convinto un popolo italiano che voleva punire i “cattivi politivi”. Mi immagino che se ci fosse stata la rete FORSE ne avrebbe convinti di meno.

    Il ministero delle Partecipazioni Statali viene cancellato a furor di popolo e che ha rappresentato il simbolo della commistione tra politica ed economia e che sancì, negli Anni Cinquanta, la nascita della grande alleanza tra Dc e industria di Stato sotto gli auspici di Enrico Mattei e Amintore Fanfani.
    Forse Federico Dezzani dovrebbe approfondire bene chi fossero Mattei e Fanfani. Il primo un gigante, ucciso sempre dai poteri atlantici pe rl’estrema libertà energetica che stava propugnando pe ril nostro Paese. Il secondo, un uomo intelligentissimo e esperto.

    come obiettivi luoghi simbolici di sicura risonanza mondiale.

    Continuo a sottolinerare che il sottotitolo del blog di Dezzani è UNA STREPITOSA SINTESI:
    Dove finisce la finanza ed inizia il terrorismo

    Andreatta deve dare l’orticaria al nostro eccellente ospite, Federico, perchè lo assottiglia in Andretta. Comprendo.

    Nulla da dire, se non complimenti.
    Posso solo ricordare chi fosse Clinton, un uomo che, da governatore dell’Arkansas, si era sporcato le mani, rubando, ripulendo denaro sporco, minacciando, ricattando e infine uccidendo, e che si salvò dall’incriminazione diventando il POTUS.

    1. @DANIELA: rif. i CLINTON: manca alla Sua disamina 1 fatto importantissimo: il clan Clinton FU PESANTEMENTE SOBILLATO, prezzolato ed animato DA TYCOONS dell’estremo oriente, collegati con la faccia più oscura, iniziatica, del malaffare cinese… quindi costituirono 1 ‘saldatura’ estrema tra malthusianesimo di stampo occidentale e quello orientale, ‘triadistico’, di marca esoterica tibetana (presenza della CIA in Tibet ormai definita ‘storicamente’…); solo che in Cina ultimamente ed inispecie colla VIA DELLA SETA si è strambato: lo ‘sviluppismo’ mercantile lo si vuol portare ai fasti del 1° capitalismo storico occidentale ed ovviamente questo è fumo (di londra inispecie..) negli occhi di Lor Signori occidentali nichilisti…

  13. Per meglio comprendere questo articolo (e altri articoli) occorrerebbe un ulteriore saggio che abbia ad oggetto la dipendenza DIRETTA dei nostri servizi segreti dai governi di oltre atlantico, senza passare dal governo italiano. Tale dipendenza DIRETTA risale al trattato di pace che pose fine alla seconda guerra mondiale per l’Italia.
    Se ne hai già trattato chiedo venia e ti prego di darmi i riferimenti.
    saluti a tutti

    1. @T.D.: del resto COLONIA ITALIA di Fasanella porta alla luce prove inconfutabili di ciò, testi desecretati dallo stesso governo inglese in cui c’è la prova provata dell’eterodirezione italiana nel corso degli anni…

      1. Aggiungerei anche, sempre di Fasanella “il golpe inglese” e ” la storia di Igor Markevic” ,assolutamente strepitoso.

        1. Concordo con Massimiliano: specie il resoconto di Fasanella che si trova nell’edizione di CHIARELETTERE alle piccate reazioni che ebbe il suo testo quando uscì per i tipi di EINAUDI….

        2. Ho letto Fasanella e dice cose correttissime che fanno capire molte cose.
          Non mi sembra che però abbia mai parlato di questa dipendenza dei nostri servizi da quelli americani (e inglesi????) senza passare per il governo. Sarò grato a chi mi voglia segnalare che sbaglio.

      1. Direi soprattutto l’Armistizio Lungo di Malta. Le condizioni dettate dagli Alleati sono tutt’ora in vigore. A partire dalla metà degli anni 90 all’Italia è stato concesso un certo margine di autonomia (revocabile senza avviso) sulla gestione ordinaria in ambito mediterraneo. Per il resto deve conformarsi alla linea di volta in volta segnata dal comando USA. Questo la porta periodicamente ad eseguire azioni contrarie ai propri interessi nazionali (ad esempio l’azione militare in Libia nel 2011). E’ la storia che ci mostra come chi abbia intraprendeso una propria politica autonoma abbia dovuto sopportarne le conseguenze: se ricattabile l’essere travolto da uno scandalo, se non ricattabile l’essere assassinato.

  14. La pericolosità di Mattei non dipendeva solo dal fatto di battersi per l autonomia italiana in campo
    Energetico ,ma soprattutto dal modello di accordi con i paesi in via di sviluppo che l eni a quel tempo portava avanti ,il famoso 50/50 ovvero ,niente forfait ma divisione equa dei profitti derivanti dallo sfruttamento Delle risorse energetiche. Formazione tecnica di personale locale in grado di gestire gli impianti di estrazione e raffinazione.
    Politiche che avrebbero potuto contribuire allo sviluppo dei paesi del terzo mondo.
    Era questa la pericolosità di Mattei /Eni nei confronti della geopolitica Delle sette sorelle e Delle élite economiche mondiali più ancora del raggiungimento della indipendenza energetica italiana.

    1. Al contempo, il Divo aveva in simpatia gli Arabi e non gli eredi del Grande Immobiliarista…

  15. L’ultima frase mi dà speranza e forza: “Faranno in tempo ad assistere al crollo della loro creatura e, soprattutto, a pagarne le conseguenze.” Tutti i crimini che questi traditori hanno commesso gridano Giustizia!
    Anche quest’articolo è eccellente, non avevo una chiara visuale degli attentati avvenuti nel 1993, si trova poco, pochissimo e Dezzani l’ha ampiamente documentato.
    Segnalo che il campo di richiesta dell’e-mail funziona di nuovo, ma niente codice alfanumerico.

  16. Dalla biografia di Beniamino Andreatta, su wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Beniamino_Andreatta si legge:

    Il figlio Filippo Andreatta è docente presso l’Università di Bologna, scrive su diversi quotidiani italiani (tra cui il Corriere della Sera ed Europa) ed è esponente del Partito Democratico, un’idea perseguita anche dal padre negli ultimi anni di attività. La figlia Eleonora detta Tinni, invece, è un’alta dirigente della Rai e, a partire dal 2012, è diventata direttrice di Rai Fiction.

    1. guarda caso la stampa che ospita con laute prebende tale FILIPPO fa lo stesso con SOFRI, LERNER, CAPANNA, SCALZONE, TONI NEGRI… ma guarda un po’? forse tutti ‘militanti’ di 1 stessa causa?
      Davvero non comprendo come una Tobagi od un Calabresi abbiano potuto, per quali vie psicologiche misteriose, albergare negli stessi centri che furono ostili ai loro babbi..

  17. Tra non molto,di questo passo, il Blog di Federico supererà per contatti il sacro blogghe casaleggiano…

    1. Noto dell’acredine verso il “sacro blog casaleggiano”…..sicuro che Grillo sia dei loro?

      1. Ci sono forti perplessità al riguardo, espresse anche da Federico, e avvalorate dagli ultimi fatti (vedi anche sospensione dell’immunità a MLP). La cosa dispiace perchè io stesso mi ero avvicinato ai 5 stelle e perchè i simpatizzanti sono genuinamente interessati al benessere nazionale, ma sbagliano bersaglio, ed il “vertice” ne è colpevole
        Detto questo, la mia battuta voleva indicare che il blog di Federico inizia davvero ad essere seguitissimo (meritatamente) e come benchmark mi era venuto in mente il blog “politico” più seguito, tuttto qui. Mi scuso se ho urtato la suscettibilità di qualcuno.

        1. Non si deve scusare, solo il fatto che le sia venuto in mente tra tanti il blog di Grillo che personalmente seguo da molti anni come paragone, mi pareva contenesse una notazione polemica e siccome in certi ambienti cosiddetti “alternativi” ormai si è adusi a sparare contro quella che taluni ritengono “opposizione funzionale al sistema”, volevo capire meglio la sua posizione.
          Personalmente ritengo Grillo abbia dato un grande contributo di verità all’inizio della sua attività politica e che nel suo Movimento ci siano forti presenze di persone genuine e veramente interessate a cambiare il sistema; di contro ritengo che molti critici suoi da fuori il sistema nosiano poi così genuini.
          E’ la mia posizione, posso sbagliare ma io la vedo così.

        2. La mia posizione è che il 5 stelle sia un gatekeeper (grillo ha lanciato il sasso e poi nascosto la mano)… paradossalmente la lega ha il problema opposto… è ben guidata da Salvini e Borghi, ma al suo interno e nella base parecchi devoti al neoliberismo…l’italia purtroppo subirà la nuova ondata (che spero arrivi) senza saperla gestire

        3. secondo la versione di messora (accettabile secondo me) la Ferrara del M5S era obbligata a valutare la situazione della Le Pen e non ha potuto fare diversamente..
          per cui ritiro accusa al M5S nella fattispecie, la cosa cmq non mi fa cambiare idea sulle vere mire del vertice

      2. Sicuro.. Sicuro… FIDATI!!

        Ma soprattutto documentati meglio e fallo proprio su questo sito, leggendo anche i vari commenti dei lettori a tale proposito, ne apprenderai delle belle.

  18. La catena di comando for dummies della cosidetta “mafia” ai tempi della prima Repubblica, dai talefax / cabli diplomatici fino ai grilletti:

    1) Presidente degli Stati Uniti
    2) Dipartimento di Stato
    3) CIA
    4) Ambasciatore americano a Roma
    5) Presidente della Repubblica Italiana, storicamente sempre “suggerito” da Washington
    6) Quirinale ed enturage del presidente
    7) Signor Franco alias il “contatto”
    8) Vito Ciancimino
    9) Riina / Provenzano (oggi Messina Denaro)
    10) Capidecina
    11) Picciotti

      1. ESATTO FEDERICO…..il gigante(cogli*ne) USA, GRANDE GROSSO ED APPUNTO COGLIO*E è illo tempore in mano tanto al PICCOLO POPOLO quanto ai Loggionati bianco-azzurrini….. non per niente detti British Invisibles..

      2. Sai chi ha un rapporto strettissimo con la Sicilia? Edward Nicolae Luttwak, uno che è da una vita che dirige, non solo da analista, la CIA in Italia. Alla sua veneranda età va e viene da lì anche oggi, anno 2017. Chissà come mai. Per quanto ne so loro vorrebbero una Sicilia indipendente, staccata dallo Stato centrale, e in parte ci sono riusciti con lo statuto speciale e il governo regionale sempre più emancipato da Roma (e seppellito dai debiti). Divide et impera.
        E’ curioso che gli interessi e le richieste di un’organizzazione criminale storicamente coincidano con quelli della più ramificata intelligence del pianeta e questo la dice lunga su come considerino l’ex Trinacria, cioè fondamentalmente una loro base strategica controllata anche grazie alla lupara, un pò come la Sardegna (praticamente tutto il personale Gladio fu addestrato lì).
        Il legame è indissolubile e a stelle e strisce, gli inglesi hanno progressivamente spostato i loro interessi a livello di intelligence in medio oriente. Rigorosamente British è sempre la massoneria legata a doppio filo alla finanza della City, da Draghi fino a Monti, gente che per la loro nobiltà di affiliazione a 24 carati (Gran Loggia regolare) guarda dall’alto in basso gli altri fratelli

  19. Perfetto.
    Ero anche io giunto alle stesse conclusioni, sul primo pezzo del percorso, circa gli omicidi di falcone e Borsellino. Questo secondo pezzo è da antologia.
    Purtroppo, alle BCE, c’è ancora un mandante che ci “concede” altri prestiti per la flessibilità….
    Questo è un altro macigno sul Paese, perchè l’80% del prestito è garantito dalla banca d’Italia con il suo oro…
    A mio parere, anche questa situazione monetaria, meriterà un altro capitolo riassuntivo da parte del grande Dezzani..

  20. Grande ricostruzione più che veritiera. Ho vissuto quegli anni tragici e letto i giornali all’epoca tra cui emergeva il nuovo indipendente di Un semi sconosciuto Feltri. Si era giá intuito che si trattava di strategia della tensione e le sue ricerche ce ne danno conferma. La seguiamo con entusiasmo. Grazie.

  21. Bravo e coraggioso come al solito Dezzani. Che tra l’altro riesce anche a far emozionare e indignare, come e’ giusto e sano che sia.

    Già qualcuno in Italia, denunciando energicamente attraverso la Rete gli effetti collaterali del “turbocapitalismo”, ha raccolto i consensi necessari perlomeno a riprendere in mano la barra del timone. Con risultati (purtroppo, e per il Paese in generale) imbarazzanti. A quanto pare non basta rinunciare a parte dei rimborsi elettorali ed essere sostanzialmente onesti per governare efficacemente.

    Il patrimonio pubblico ormai e’ andato, e nel mirino da i soliti noti c’è ora (in questi mesi) il patrimonio privato degli italiani. Se si portano via anche quello e’ finita anche solo la speranza che qui possa esistere un futuro. L’opinione pubblica dovrebbe (ormai…) esserne ben consapevole, eppure siamo ancora in balia degli eventi. La domanda e’ sempre quella: che si fa?

  22. Giornalismo del piu’ alto livello. Non ricordo di aver letto in italiano un articolo di tale profondita’ e precisione, altrettanto scorrevole e sintetico. L’ Italia di Dezzani e’ l’ Italia piu’ bella… quella che comprende ed agisce. VORREI, ma non riesco , e con me molti altri, essere cosi’ fiducioso sull’ incombenza della giustizia; temo, purtroppo, che certi vermi continuino a godere indisturbati del loro benessere materiale. Chissa’, forse un giorno ci ritroveremo, almeno a provarci, a presentargli il conto.

  23. Buongiorno Dezzani.
    La leggo sempre ed è la prima volta che intervengo…

    “Questi qua”, si sa che hanno una vera ossessione per la simbologia e i messaggi criptici….

    Ma…………via….dei Gladiatori….. ??????

    P.S.: Complimenti. Bravissimo !!!

  24. Grazie per l’eccezionale ricostruzione storica, che chiarisce molti degli interrogativi rimasti aperti da allora.
    La chiusa ottimista mi fa sperare, ma non ci conto molto.

  25. @ CANGRANDE… CONDIVIDO assolutamente sulla simbologia, ma andando a memoria fra le decine di testi letti fra le varie ipotesi di attacco allo stato/nomi e simboli ricordo il presidente della camera Giorgio Napolitano (bomba S Giorgio Velabro) presidente del senato Giovanni Spadolini ( bomba S Giovanni laterano), via Palestro: in quel luogo c era la sede della ufficio stampa del GOI del Gran Maestro Di Bernardo, che si dimise poco dopo fondando una nuova officina latomistica.
    Via Fauro, in quel luogo si muovevano i servizi c erano uffici e sedi di società che avevano a che fare anche con la strage dimenticata del moby prince ( in questo caso ricordo il testo di riferimento si tratta di “1994” edito da Chiarelettere )
    Su via dei gladiatori non serve dire nulla…
    Verità? Falsità? Semplici coincidenze?
    Ad ognuno la sua risposta…

    1. anche Gioacchino Genchi credeva che gli attentati alle chiese fossero minacce dirette ai due presidenti delle Camere.
      sulla stagione delle stragi c’e’ l’inchiesta “sistemi criminali” della procura di Palermo. Le bombe sul continente sono una seconda fase della strategia, con la mafia divisa al suo interno tra negoziatori e terroristi.
      la tesi di Di Cataldo (“Nelle mani giuste”) e’ che inizialmente ambienti della destra americana avessero in mente l’ennesimo progetto di separazione della Sicilia, sollecitando gli istinti di Riina. Le leghe meridionali ecc. Ma li avessero poi mollati al mutare della situazione politica. Berlusconi fu forse un ricompositore di equilibri, piu’ che uno stragista. I gladiatori erano nervosi anche loro al venir meno degli interlocutori tradizionali. Non vedo un legame diretto con la svendita del patrimonio pubblico, fu anche una resa dei conti dentro lo stato parallelo.

  26. Insisto,la quinta potenza mondiale manifatturiera ,in grado di avere autonomia energetica ,ed in grado di aprire ,il mercato dei suoi prodotti e Delle sue tecnologie,verso un bacino rappresentato dai paesi del sud del MediterraneoMedio Oriente ,e terzo mondo ,cosa sarebbe potuta diventare a partire da quel periodo,se la geopolitica ,nato/usa non avesse deciso altrimenti?
    Gli amato Prodi monti d’ Alema di oggi sono gli eredi del cefis successore di Mattei ,che accetto’ la subalternità italiana agli interessi dei potentati stranieri .
    Dezzani ok e grazie sul 92/93 ,ma c’è da riscrivere molto di più,e da molto più in là.
    Basta con gli apologeti main stream alla Tito Livio . Urge bonissimo Polibio
    Sei giovane auguri e buon lavoro

    1. Carlo dieci anni fa internet c’era, quello che non c’era erano le confessioni a mezza bocca citate da Dezzani fatte dai vari personaggi coinvolti nelle vicende degli anni 1992-1993. Quindi anche avendo allora un guru come Dezzani non sarebbe stata possibile una ricomposizione del mosaico come in questo samizdat. Poi eravamo in piena seconda repubblica: vale a dire la repubblica dei berlusconiani e degli anti-berlusconiani, tutto il nostro destino legato a questa diatriba. La seconda repubblica sta giungendo a morte naturale, sarebbe stato difficile ucciderla dieci anni fa.

  27. Assente da qualche settimana, ho dovuto rimettermi al passo con gli arretrati.
    Mi son letto pertanto gli ultimi articoli di Dezzani.
    Che dire?
    Faccio miei i commenti di molti. Che frustrazione nel leggere quel che hanno fatto dell’Italia in quegli anni lì. E’ ancora più triste sapere che sembrava di vivere come una riscossa italiana, quando invece si assisteva al saccheggio e alla vittoria dello straniero, dei poteri sovranazionali, della fine della Nazione per mano anche di traditori che vorrei, tanto e ardentemente, pagassero i loro crimini.
    Io ero un 14enne che aveva appena “lasciato per settembre” matematica al liceo, preso dalle prime cotte adolescenziali, ma ricordo anche come si sentiva questo fervore, questo “état d’esprit” che si respirava a pieni polmoni.
    Erano anche gli anni della guerra in Jugoslavia, una guerra alle porte di casa nostra (ricordo anche che non era inusuale vedere sfrecciare i caccia Nato che dalle basi di Aviano andavano a sganciare i loro ordigni di morte nella ex Jugoslavia.
    Anche se non mi sono mai lasciato coinvolgere da quel clima di euforia e al contempo di odio (Craxi mi piaceva per aver tenuto testa agli americani per i fatti dell’Achille Lauro, non capivo la guerra in Jugoslavia, caldeggiata da D’Alema e dal suo partito, perchè venisse fatta a dispregio delle regole internazionali, non sopportavo che l’ex PCI fosse tenuto fuori dalle stragi giudiziarie), vi ero comunque immerso in quel clima e non percepivo il pericolo.
    Oggi mi sento un uomo sconfitto, perchè la sconfitta dell’Italia è anche la mia sconfitta.
    Ho paura che questa storia, scritta dai vincitori, resti scritta così com’è. Nonostante non sia la vera Storia. Nell’immaginario collettivo cosa resta oggi di quell’epoca? Il contrario di quel che è veramente stato, così come ci viene magistralmente esposto in questo saggio.
    La montagna di fango è talmente tale che pare impossibile venga spalato via per dar luce a ciò che vi è lì sepolto. La sconfitta di una Nazione che da quei giorni non si è più ripresa.
    Vorrei tanto che si concludesse così come ha concluso Dezzani, che chi ha tradito paghi dazio e che lo paghi pesantemente.
    Non lo so, oggi è comunque in atto un’altra guerra condotta a più ampio respiro. Una guerra che coinvolge non solo l’immanente con la sua prospettiva orizzontale, ma giunge (e parte) in campo trascendente con la sua prospettiva verticale.
    Oggi (per me) è in gioco il destino dell’uomo, è il redde rationem a cui si è giunti a tappe forzate. Le tappe le abbiamo vissute nei nostri secoli di storia, altre se ne aggiungeranno, avremo noi la Grazia di poter vedere il Trionfo della Verità? Lo spero tanto, lo desidero come il regalo più bello che potessi mai ricevere.
    Io, cattolico, so per certo che è tutto saldo nelle mani di Dio, ma altrettanto so che Dio ama vincere facendoci collaborare alla Sua (e quindi nostra) vittoria. Occorrono le opere, occorrono gli uomini di buona volontà che facciano queste opere.
    Penso alla elezione di Trump. Non basta, non basta!
    Egli (Trump) è diventato il nuovo Presidente in forza, si, del dignitoso istinto contro l’ideologia liberale. Ma resterebbe un fuoco di paglia, perché lottare con l’istinto contro l’ideologia è come combattere i carri armati con le pistole a pallini.
    Per combattere una falsa ideologia è necessaria una vera ideologia, e per lottare contro la guerra a Dio (perchè nella ricapitolazione delle cose di questo si tratta) è necessaria la pace con Dio, ma mantenuta nei termini di Dio e non dell’uomo.
    Ora, Dio è onnipotente e infinitamente buono, e può annullare il peggio che i suoi nemici possono tentare contro di Lui, con il minimo gesto del Suo mignolo, per così dire. Ma Egli non intende concedere la vittoria sulla “Sinagoga di Satana” se sa che la gente è pronta a ritornare quanto prima a Satana (alle sue lusinghe , alle sue potenze ingannatrici). La gente deve abbandonare Satana e deve ritornare sinceramente a Dio, che non si lascia ingannare dagli uomini.
    Vorrei che questo fosse il tempo giusto, vorrei che tutti vedessimo cosa sa fare Dio, vorrei che tutti vivessimo come sarà il mondo senza l’opera incessante e nefasta di chi opera nell’oscurità (uomini compresi) e fa dell’inganno la sua dottrina, governando così i destini delle Nazioni.

  28. Ah, scusate lo “sproloquio” e lo sconfinamento nel campo della fede.
    L’articolo di Dezzani mi ha coinvolto emotivamente ed emotivamente ho commentato

    Buona serata a tutti

  29. Articolo da brividi…commovente per chi come me ha vissuto quegli anni senza questa consapevolezza che oggi sento mia e non solo mia…la chiosa del Grande Federico mi trova in perfetta sintonia.

  30. Buongiorno
    Leggo il blog dall’inizio ma è la prima volta che commento
    L’analisi è suggestiva e in gran parte condivisibile ma, a mio avviso, erronea nella valutazione che si vuole dare al personale politico della prima repubblica descritto come formato da statisti che avevo a cuore il bene del paese.
    Questa tesi è quantomeno imprecisa perché la classe politica dominante dell’epoca (come quella attuale) non aveva affatto a cuore gli interessi del paese ma i propri (sopratutto Craxi ed Andreotti).
    Andreotti in particolare era veramente colluso con la mafia e non è vero che stato scagionato perché venne riconosciuto colpevole e quindi prescritto è solo in parte assolto in pratica gli hanno risparmiato l’onta del carcere ma sulla sua colpevolezza ci sono pochi dubbi.
    Politicamente era un navigatore a vista concentrato soltanto sulla gestione spicciola del potere.
    Craxi era veramente corrotto e il suo disegno politico era quello di diventare il Mitterand italiano soppiantando il Pci e giocando di sponda con la DC una sorta di Renzi ante litteram
    Non a caso è stato il primo a sfasciare il welfare e ad iniziare la lotta ai sindacati con famoso decreto di sterilizzazione della scala mobile.
    I due sono stati messi da parte perché ricattabili e perché i loro partiti, avendo incistato in maniera inestricabile le partecipate statali, erano un ostacolo oggettivo ai piani descritti da Dezzani e non certo perché esistesse qualche tensione ideale nel difendere il patrimonio pubblico.
    Se fossero sopravvissuti politicamente sarebbero stati i primi e gestire le liberalizzazioni e la svendita del Paese ma evidentemente non potevano dare le garanzie di successo perché il loro potere si basava sulla rendita elettorale che derivava dalla gestione di quelle clientele.
    Non meritano di essere rivalutati e decritti come martiri
    Resta valida, invece, l’analisi sulla resa dell’ex PCI PDS (anch’esso travolto dalla storia ma sopravvissuto dopo “mutatazione genetica”) e questo, almeno per me che militava in quel partito e che quei fatti li ricorda bene per averli vissuti è la cosa più frustrante.

    1. Quindi in sintesi Craxi era ladro Andreotti mafioso e il PCI fu suo malgrado travolto dagli eventi?…
      Le do una notizia il PCI non si è arreso al destino cinico e baro sulla onda della fine della storia “Fukuiamanamente” parlando, il PCI ha TRADITO ,in primis i suoi iscritti e di conseguenza l intero popolo italiano, non solo non si è opposto, ma ha lavorato alacremente per diventare il sicario di quella stagione, l orrendo serpentone metamorfico per dirla alla Preve PCI PDS DS PD a questo si è piegato ed insieme a lui i suoi fuoriusciti che si chiamassero Rifondazione o Comunisti Italiani, culturalmente sostenitori dell economia deregolamentata dei mercati aperti dell internazionalismo globalista e delle campagne di morte della NATO, traditori dei lavoratori,dell Italia e pure di una parte degna e gloriosa della loro storia.

      1. Sono sostanzialmente d’accordo con lei con le dovute eccezioni personali, ad esempio ho sempre considerato e considero ancora un personaggio come Achille Occhetto sincero anche se un po’ naif ma come lei sa finì presto in disgrazia per lasciar spazio ai D’Alema, Napolitano e soci.
        Con cordialità

      2. Non è stato il PCI che ha tradito
        È stata la sua dirigenza rampante dell’epoca (gli allora quarantenni D’Alema Veltroni ecc) che dopo avere fatto fuori la vecchia dirigenza (a spodestare Natta aveva già provveduto Occhetto a sua volta fatto fuori dai quarantenni) sono spostati armi e bagagli dall’altra parte della barricata trascinandosi dietro per gradi un partito ancora in gran parte integro ma che non aveva gli anticorpi per difendersi perché troppo legato al concetto di disciplina.
        Del resto la stessa cosa fecero le seconde linee degli altri partiti (Amato, Segni, Casini ecc).
        Ed anche Berlusconi poi ci mise del suo esendosi legato mortalmente al carro di Bush senior (ma immagino che questo sarà oggetto di un eventuale parte terza dell’analisi di Dezzani.
        Per non parlare della lega dell’epoca che oggi si atteggia a sovranista per motivi,secondo me, puramente tattici.
        In sostanza non stiamo dicendo cose poi cosi diverse .
        Ma quello che mi premeva evidenziare nel commento è l’errore, a mio avviso, commesso da Dezzani nella valutare positivamente la classe dirigente della prima repubblica che era (almeno nella sua fase terminale) decisamente mediocre ed è stata travolta per fatti oggettivi e non certo perché “patriottica”.

        1. Guardi Pippo io sono straconvinto della sua buona fede oggi come allora nel difendere la storia del partito in cui credeva, ma le cose non stavano così, il PCI aveva iniziato il suo tradimento ben prima di quegli anni nefasti, possiamo chiamarla ala destra come fa Dezzani, oppure corrente interna ma il PCI comincio’ negli anni 70 ad adeguarsi al contesto occidentale, Eurocomunismo, ombrello della Nato le dicono niente?
          Guardi, negli anni descritti in questi due splendidi post di Dezzani il fu PCI ci arrivò bello pronto a prendere le leve del comando e completamente prono alla atlantismo più becero.
          Certo poi quello che descrive lei fu una scrematura interna alla ricerca dei migliori servi e si arrivò infatti a D Alema che bombardo’ la Serbia e privatizzo’ tutto il privatizzabile.
          ….
          Amato seconda linea dice lei?
          Amato invece fu la prova provata che furono rimossi coloro che si sarebbero opposti a quel disegno Criminale e salvati quelli che lo avrebbero accompagnato, parte del psi parte della Dc e praticamente la totalità del PCI e questo non perché costoro non fossero corrotti o non fossero incistati come lei dice in quel sistema, ma semplicemente perché non furono VOLUTAMENTE mai indagati, o lei crede che nelle regioni rosse non ci fossero sistemi di tangenti e bustarelle?
          Se anche lo credesse i fatti e gli atti processuali degli anni successivi la smentirebbero clamorosamente.
          Chiudo dicendo che quella classe politica era fortemente nazionalista, corrotta certo, ma oppositiva al progetto della svendita del patrimonio dello stato.

    2. Si chiamava “economia mista” ed era quindi, per definizione, “incistata” in parte dai politici (normalmente anche eletti dai cittadini). Bisogna dire che un pochino funzionava.
      Proprio una fortuna che politicamente siano sopravvissuti (abbiano fatto sopravvivere) i geni del PCI-PDS che opportunamente, per impedire a Craxi e Andreotti di essere “i primi e gestire le liberalizzazioni e la svendita del Paese ma evidentemente non potevano dare le garanzie di successo”, si sono tutelati portando al governo Goldman Sachs.

  31. Dezzani espone un’analisi storica del periodo molto appropriata e ricca di riferimenti precisi e non confutabili. Avendo vissuto attivamente quel periodo politico sento il dovere di aggiungere che la classe dirigente dell’epoca che ha provato ad opporsi alla eliminazione della prima repubblica non fosse in toto immune dalla italica consuetudine del tradimento e dal classico salto sul carro del vincitore. Personaggi come Craxi o Andreotti, come per esempio fecero molti dirigenti del PCUS dell’Unione Sovietica o tanti gerarchi fascisti e addirittura nazionalsocialisti, decisero alla fine di vendersi al nemico per la paura di essere sconfitti in una guerra ormai persa contro forze troppo superiori. Uno dei figli di Andreotti dovrebbe essere ancora attualmente un super top manager di una delle più grandi multinazionali USA con stipendio stratosferico, i figli di Craxi non se la sono passata poi tanto male in parlamento e la lista potrebbe continuare per lunghe pagine. Per evitare i tradimenti l’unica via è sempre la stessa : delegare lo stretto necessario e partecipare il massimo, sono le idee e non le oligarchie a dovere tracciare la strada delle nazioni.

  32. Faranno in tempo ad assistere al crollo della loro creatura e, soprattutto, a pagarne le conseguenze.
    magari! ma nel caso questa “umana” giustizia arrivasse dopo quella di DIO , si dovra’ occuparsi degli “eredi” perché chi ha ereditato il “frutto della colpa ” ne dove ereditare anche “il fio” .

  33. ” il senatore a vita sarà assolto nel 2004 dall’accusa di contiguità con la mafia” Come lei certamente ben sa, questa notizia su Andreotti è sbagliata.

  34. Il senatore a vita Giulio Andreotti infatti non sarà assolto ma sarà accertato giudiziariamente che almeno fino al 1980 intrattene rapporti organici con la criminalità organizzata mafiosa con la notazione se non ricordo male che quel reato però era passato in prescrizione; ora Dezzani converrà con me che se il senatore Andreotti ebbe rapporti con il crimine mafioso sino al 1980 è difficile credere che non li abbia coltivati anche successivamente a quella data; i cugini Salvo se non ricordo male, esattori, erano personaggi della sua corrente così come andreottiano era Salvo Lima che fu ucciso nel marzo del 1992 per dare un segnale ad Andreotti stesso in seguito alle condanne dell’appello del maxi processo.
    La ricostruzione di Dezzani è molto interessante ed illuminante per certi versi ma non vorrei che il risultato del suo bel lavoro fosse la semplice riabilitazione totale di una classe politica, in particolare socialista e democristiana, che commise molti errori e che era effettivamente collusa fino al collo col malaffare e con la storia criminale d’Italia.
    La storia a mio parere è un po’ più complessa; il personaggio Craxi ad esempio fu senz’altro un esempio di autonomia dai poteri atlantici, esemplificativo il suo comportamento in occasione del confronto muscolare con gli americani sulla vicenda sequestratori dell’Achille Lauro, ma non si può trascurare che a livello generale egli col suo “decisionismo” e la sua predilezione per una repubblica “presidenzialista” gettò le basi per lo sciagurato avvento del sistema maggioritario avvenuto col referendum del 1993 proprio sull’onda di tangentopoli.
    E che dire di Andreotti, scaltro persecutore di una politica in un certo senso filoaraba ma sempre sull’onda dell’equilibrismo per non scontentare troppo il padrone americano; non si può dire che fu assolto e farlo passare per una povera vittima, la sua politica è responsabile della connivenza pluridecennale dello stato con la mafia.
    Anche la storia del Pci poi Pds a mio parere meriterebbe un racconto un po’ più articolato visto che alla presenza di personaggi come Napolitano e lo stesso D’Alema sicuramente in ottimi rapporti da tempo con i poteri atlantici si contrapponevano altri, poi forse non a caso caduti in disgrazia, penso ad Achille Occhetto ad esempio, di cui dubito che facessero parte della stessa congrega atlantica.
    E non dimentichiamo che il piduista Silvio Berlusconi le cui fortune politiche vennero dopo il terremoto tangentopoli fatto passare da alcuni come anch’egli avverso a quei poteri, all’inizio almeno è accertato che non lo era affatto visto che trasse profitto dalla stagione del 1992 93 fondando un partito in 4 e 4 8 , tra l’altro usando i servigi del suo braccio destro Dell’Utri in odor di mafia molto forte, e andando al governo: nei fatti la stagione di mani pulite produsse all’inizio l’apparente contraddizione di spazzare via Dc e Psi per consegnare almeno nella primissima fase, il potere ad un epigono di Craxi, Berlusconi e alla destra ex fascista sdoganata dalla fine della Prima Repubblica.
    Ho vissuto quella stagione come molti da giovane ventenne e anch’io venni colto da entusiasmo per le inchieste e per lo sgretolamento del potere della prima repubblica che sino a poco prima sembrava inossidabile; oggi ho maturato una conoscenza e una riflessione sicuramente maggiori ma mi riesce difficile rileggere quei fatti con una riabilitazione tout court per la prima repubblica, in particolare Dc Psi come sembra fare Dezzani; lo stesso Pds a mio parere, prima ancora il Pci conteneva forze realmente popolari e antisistema che però furono sconfitte dai Napolitano e dai D’Alema tanto per intenderci, sorta di infiltrazioni in vitro per deviare l’intero partito circuendolo e conducendolo sul sentiero atlantico.
    Il personaggio di derivazione sicuramente atlantica, basta vedere i suoi padrini d’oltreoceano, di cui dò giudizio totalmente negativo che ha finito per uccidere il già moribondo Pd, erede del Pci, Pds, Ds è stato Renzi, un imbonitore bugiardo e baro da 2 soldi ma lui è stato solo il becchino finale di un funerale che si era già celebrato da anni e di cui i Napolitano, i D’Alema e i Veltroni furono i becchini.

  35. E’ sicuramente sbagliata, non vorrei Dezzani finisse per riabilitare una classe politica che forse era meglio dell’attuale ma ugualmente piena di colpe e scheletri nell’armadio.

    1. Finisce dopo undici anni il processo di Palermo
      sui rapporti tra la mafia e l’ex presidente del consiglio
      Andreotti, il caso è chiuso
      Cassazione: assoluzione giusta
      L’avvocato Bongiorno: “Questo verdetto va benissimo

      (15 ottobre 2004) La Repubblica.

      QUI, NO INGROIA, NO TRAVAGLIO, NO GOMEZ.
      Fuori dalle palle i giustizialisti servi del padrone!

      1. Mi scusi Dezzani
        Non mi sembra che i titoli di Repubblica e le dichiarazioni dell’avv buongiorno (coodifensore di Andreotti) siano una fonte attendibile.
        Nella sentenza c’è scritto molto di più ed è facilmente reperibile in rete.
        Potrei aggiungere (per ragioni di etá e di provenienza) che in Sicilia lo sapevano pure i sassi che la corrente andreottiana della DC era inquinata dalla mafia e questo ben prima dei famosi processi.
        Detto questo finisco con oggi i commenti su questo blog e non replicherò ad eventuali insulti.

        1. Sig. Pippo,
          Non se la prenda. Il problema di questo blog, come di molti altri, è che, sebbene ci siano articoli interessanti e condivisibili, vengono accettati in maniera “bulgara” o “coreana” e comunque acritica dalla maggioranza dei lettori che pensano di avere trovato (finalmente) le verità assolute degli eventi politici ed economici del nostro tempo. Io stesso, che sono intervenuto qualche volta, in quanto convinto sostenitore dell’euro e dell’Europa sono stato criticato per lesa maestà (del titolare del blog). Evidentemente Dezzani si compiace della schiera di adulatori e preferisce non instaurare un confronto che sarebbe solo costruttivo e democratico. Le consiglio di continuare a leggere gli articoli del blog che comunque costituiscono dei punti di vista interessanti, ma poi farsi una sua idea. Cordiali saluti.

        2. Sig. Paolo, può darsi che una percentuale di quelli che seguono questo blog prendano gli articoli di Dezzani come verità assoluta, però io stesso (e tanti altri) dubitavano fortemente del pronostico sul referendum costituzionale, non soltanto per il sì o per il no (su cui tutti quanti avevamo il 50% di probabilità di indovinare), ma anche per la percentuale di votanti per il Sí o per il No.
          Dezzani è stato l’UNICO in Italia (che io conosca) ad aver azzeccato anche la percentuale! L’unica cosa che ha sbagliato è l’affluenza, ma quella è una variabile poco prevedibile.
          Lei è liberissimo di continuare a sostenere l’euro e l’Unione Europea: se non vuole vedere che la UE è una nave che sta affondando, può benissimo rimanere a bordo e affondare con essa, invece che provare a buttarsi con un salvagente, anche se il mare è mosso, e provare a raggiungere una scialuppa di salvataggio.
          Certo, qualche volta Dezzani ha modi bruschi, ma tutti abbiamo dei difetti. Non accorrgersi dell’analogia URSS 1991-UE 2017 può voler dire solo due cose: ideologia o superficialità.
          Saluti

        3. Ripeto una seconda volta: fuori dalla palle.

          Presto scriverò anche COSA è la mafia.

        4. Di Craxi e Andreotti si può dire (e anche inventare) tutto e il contrario di tutto, ma certamente hanno sempre avuto entrambi una visione chiara dell’importanza geopolitica dell’Italia, per posizione strategica, storia, identità, forza economica e tipo di economia. Sapevano che quella posizione rappresentava per l’Italia un enorme capitale da spendere nel mondo e di fatto hanno sempre difeso quella posizione in modo coerente. Fino alla fine, e concludendo le loro vite come le hanno concluse. Nessuno più di loro poteva trovare non uno ma mille compromessi (vedi Berlusconi con Gheddafi) con gli angloamericani. Entrambi hanno scelto diversamente: lo dicono i fatti.

          “Sistemati” Craxi e Andreotti? 25 anni di funzionarietti rampanti come D’Alema, Veltroni o Renzi, e di soloni alla Prodi e alla Monti (“coerenti intellettualmente”) mossi solo dal desiderio di compiacere l’estero in cambio del posticino nella “governance globale”. E giornali e “giornalisti” come Travaglio. L’ITALIA? Che fine ha fatto? Ah, bè: Ventotene! il Grande Progetto Europeo, non scherziamo!

          Penso che questo blog sia molto utile, ben fatto e ben gestito. Dezzani sta dando a tutti un grosso servizio.
          Non sono di sinistra, la penso diversamente da quasi tutti sull’euro (oggi, messi come siamo) e su vari aspetti economici della globalizzazione, ma non mi ha mai attaccato nessun coreano (eventualmente risponderei), c’è molta correttezza, curiosità, competenza e anche passione.

          Bisogna imparare a dare valore alle cose.

        5. Paolo, io sono un ammiratore di Dezzani, come lo sono di Blondet, Grimaldi, etc. ossia delle voci fuori dal coro, che lo sono non tanto per esserlo ma perché portano elementi per dare una visione diversa da quella obnubila-coscienze dei MSM…nessuno secondo me però, di quelli del panorama odierno, ha la capacità di analisi e di sintesi di Federico..
          ciò non significa accettare acriticamente quanto dice Federico (per esempio come detto a me piace Grimaldi , inaffidabile secondo Federico)…
          Qualcuno sarà un ultras, ma non tutti e penso che la mia risposta glielo possa dimostrare. Per contro è vero che i blog attirino le persone che hanno una visione delle cose affine e quindi si crei un nucleo di fans più o meno sfegatati, ma penso sia un fenomeno comune a tutti i mezzi di divulgazione di opinioni

        6. a casa sua ognuno ha le sue regole e noi che ci entriamo dobbiamo imparare a rispettarle.

        7. n Sicilia lo sapevano pure i sassi che la corrente andreottiana della DC era inquinata dalla mafia
          in sicilia TUTTO è “inquinato dalla mafia” e solo dei disonesti possono affermare che oggi la politica siciliana sia “più pulita” di allora.
          Comunque si, la “inquinata” DC siciliana portava voti ad andreotti , uno che non si è mai preoccupato ( come craxi) di arruolare “mariuoli”.
          Ma la politica è SEMPRE “sangue&merda” e il giudizio politico definitivo si deve dare più sugli scopi che sui mezzi, ed è evidente oggi che gli scopi dei “disonesti” craxi e androtti erano A FAVORE del paese, mentre quelli dei (sedicenti) “onesti” che li hanno succeduti sono stati ( e sono ) a puro danno del paese.
          E questo è il quanto.

      2. Dezzani se come hai preannunciato presto scriverai cosa è la mafia dovrai partire da
        Lontano la cosa si fa lunga ….. Ma interessante
        Abbi pazienza che molti a riconoscere di essere stati infinocchiati per decenni son restii

      3. Dezzani mi perdoni, ma è un dovere di cronaca: Andeotti è stato riconosciuto colpevole di concorso esterno mafioso, almeno fino al 1980, condanna poi caduta in prescrizione, ed è stato assolto per insufficienza di prove per i fatti degli anni seguenti. Apprezzo molto i suoi articoli, i collegamenti che fa sono estremamente interessanti e pongono numerosi fatti sotto una luce differente rispetto a come siamo stati abituati a vederli, ma mi fa un certo effetto questa rivalutazione delle figure politiche di Andreotti e Craxi. Erano dei veri statisti rispetto a chi ci governa oggi, questo è evidente, ma non si può stimarli solo per questo, non posso dimenticare ad esempio i favori di Craxi a Berlusconi, o il coinvolgimento di Andreotti, oltre che in quelle mafiose, nelle vicende della P2 e del Banco Ambrosiano, tra questi figuri e un uomo come Giorgio Ambrosoli, lui sì semplice e vero uomo di stato, preferirò sempre il secondo.

        1. Dezzani non ha fatto una rivalutazione delle figure politiche di Andreotti e Craxi, ha solo fatto un resoconto storico dei fatti. Visti alla luce di cio’ che consideriamo importante nel 2017, e confrontati con i politici-marionetta attuali queste figure sembrano rivalutate. Eppure questo e’ solo il risultato del contesto in cui viviamo. Mi spiego. Il samizdat di Dezzani avra’ lo stesso valore nel 2050. Eppure allora non sembrera’ una “rivalutazione” di Craxi ed Andreotti, sembrera’ un semplice resoconto dei fatti. A distanza di tanti anni proviamo ancora l’animosita’ di quel periodo; eppure a questi due politici va riconosciuto un merito, quello di avere conservato in Italia una fetta di sovranita’ molto maggiore di quella che abbiamo oggi (pari a zero). Che poi l’Italia abbia avuto molte altre figure piu’ oneste e moralmente integre la cosa e’ fuori di discussione.

  36. Okay , premetto che per me napolitano è quasi un santo confrontato con gli altri
    protagonisti delle vicende anni ’90…anche in monti se vogliamo c’è una posizione coerente
    da economista intellettuale fedele ad una certa corrente di pensiero …
    gli attentati del ’92 e ’93 hanno pero’ ,probabilmente, mandanti e esecutori e fini abbastaza diversi
    quelli del ’92 grossomodo li descrivi con precisione (anche genchi arriva a conclusioni simili anche se aggiunge particolari piuttoso penosi e rivelatori , poi la sostanza non cambia tanto rispetto a quello che racconti ,diciamo che sottostimi un poco la componente italiana rispetto a quella estera)
    quelle del ’93 sono un poco diversi …diciamo assomigliano di piu’ alla attuale guerra in siria per disarcionare assad e spartirsi la siria (insomma nel ’93 c’è la matrice estera a volere la destabilizzazione>perdita sovranita’ assett aziende strategiche …’92 estera&’italiana’)
    se hai pazienza di cercale ci dovrebbero essere delle risposte a interrogazioni parlamentari su quei fatti (o in qualche commissione) dell’epoca piuttosto interessanti e sorprendenti
    letti in filigrana puoi cercare qualche indizio nei libri di cicchitto (ex psi poi pdl attualmente ancora in politica)

    1. uno che scrive che scrive… ” per me napolitano è quasi un santo confrontato con gli altri protagonisti delle vicende anni ’90…anche in monti se vogliamo c’è una posizione coerente…” , dovrebbe essere impiccato per alto tradimento.

    2. Ma per piacere ci hanno infinocchiato per trenta anni con le storielle su Craxi e Andreotti mafiosi e/o delinquenti.
      Basta!!
      La verità è che c’è stata un’intera classe politica che si è rifatta la verginità sulla base di notizie e inchieste artatamente programmate per un cambio di regime. Con questo non voglio certamente dire che si trattava di uomini politici santi, ma sicuramente non sono state semplici coincidenze. Senza far nomi, ci sono dei famosi politici e magistrati che “imbeccavano” i pentiti per far quadrare i conti e questi fatti sono circostanziati….
      Insomma il revisionismo storico lo vogliono vietare per legge (è il caso degli eventi intorno al fascismo e al nazismo), ma se uno parla di questi eventi più recenti scatta la tagliola dei ben pensanti, anche nei commenti di questo blog (bene ha fatto Dezzani a mandarli a quel paese).
      In realtà il revisionismo, che sia degli anni 30 – 40 o degli anni 80 – 90, è il sale della ricerca storica a prescindere da quello che pensano i seguaci del maestri di pensiero del mainstream!!

  37. Questo articolo è la bussola politica, dovrebbero leggerlo si Rai 1 a ripetizione almeno per un mese per svegliare le cosce ne. coloro che ancora commentano insultando la prima repubblica, sono ignoranti o avvantaggiati dal nuovo sistema. Non si butta il bambino con l’acqua sporca, l economia mista difesa fino alla morde dalla DC ha permesso a milioni di italiani di uscire dalla povertà, di avere istruzione avanzata e sanità gratuita. Questo sistema liberista sta rigettato la popolazione nella povertà (Grecia), quindi aridatece Er gobbo che sta volta lo vengo a difendere io con il fucile

    1. Io faccio solo una constatazione basata sulla storia recente della Russia. Gli anni di Eltsin e delle privatizzazioni selvagge l’hanno portata sull’orlo della rovina, con la popolazione allo stremo. L’epoca Putin con la ri-statalizzazione delle imprese strategiche (Gazprom in primis, ma anche Lukoil, Rosneft e la mano forte sulla Yukos di Khodorkovskiy) l’hanno riportata ad uno splendore impensabile da raggiungere in soli 17 anni. Oggi guardiamo con interesse alla Russia sostanzialmente perche’ e’ riuscita per prima a liberarsi di questa ragnatela mondialista. Conclusione: le privatizzazioni cannibalizzano un paese e lo rendono schiavo, l’economia mista lo rendono libero e sovrano.

      1. perche’ e’ riuscita per prima a liberarsi di questa ragnatela mondialista

        Purtroppo questo solo in parte perche’ l’ economia è “mista” cioe’ come da noi negli “anni buoni” esiste un “accordo” tra politica e “grande impresa privata” suscettibile di essere rovesciata da questultima alla prima “occasione buona” come successe da noi nel ’92.

        1. WS in Russia le imprese strategiche sono state tutte ri-statalizzate. Per grande impresa privata, cosa si intende? Non e’ la dimensione dell’impresa a fare testo ma il suo valore strategico. In altre parole un colosso come la Ferrero puo’ essere tranquillamente privato, i cioccolatini non hanno valore politico-strategico. Imprese come ENI, ENEL, Telecom hanno invece un valore strategico esattamente come lo ha la Gazprom in Russia. Andrebbero ristatalizzate. Le banche? Difficile parlare di banche statalizzate da noi, ma la banca d’Italia dovrebbe essere posta di nuovo sotto il controllo diretto dello stato. Trent’anni di gestione privata hanno fatto esplodere il debito pubblico italiano. In Russia la banca di Russia oltre ad essere “sorvegliata” da vicino dal governo e’ limitata nelle sue azioni anche dal fatto che la piu’ grande banca di Russia, Sberbank, e’ un colosso pubblico. Altra impresa strategica sotto il controllo dello stato che da noi non c’e’.

        2. WS in Russia le imprese strategiche sono state tutte ri-statalizzate. Per grande impresa privata, cosa si intende? Non e’ la dimensione dell’impresa a fare testo ma il suo valore strategico. In altre parole un colosso come la Ferrero puo’ essere tranquillamente privato, i cioccolatini non hanno valore politico-strategico. Imprese come ENI, ENEL, Telecom hanno invece un valore strategico esattamente come lo ha la Gazprom in Russia. Andrebbero ristatalizzate. Le banche? Difficile parlare di banche statalizzate da noi, ma la banca d’Italia dovrebbe essere posta di nuovo sotto il controllo diretto dello stato. Trent’anni di gestione privata hanno fatto esplodere il debito pubblico italiano. In Russia la banca di Russia oltre ad essere “sorvegliata” da vicino dal governo e’ limitata nelle sue azioni anche dal fatto che la piu’ grande banca di Russia, Sberbank, e’ un colosso pubblico. Altra impresa strategica sotto il controllo dello stato che da noi non c’e’.

  38. Vorrei aggiungere il caso dell’EFIM,
    unico ente a partecipazione statale “fallito”.
    In questo caso più che di privatizzazione possiamo parlare di regali.

  39. Dezzani non fa altro che ricordarci come è facile tradire una nazione dall’interno senza che i cittadini se ne accorgano più di tanto. Il favorito M5S , che di nazionale o populista non ha proprio un bel niente, è adesso pronto per la seconda ondata di tradimento nazionale dopo quella del 92-93 ormai troppo presto archiviata dalla italica memoria. Visto che Dezzani e anche il sottoscritto siamo di Torino, basterebbe invitare qualcuno a visitare la nostra città adesso amministrata da Chiara Appendino per capire cosa intendo per tradimento della fiducia di un popolo.

  40. Piccolo refuso sulla strage di Bologna, che ovviamente è del 1980, non ’90.

    Per il resto, chapeau.

    Sulla chiosa che tanti ha entusiasmato e altri, me compreso, fatto sperare per qualche istante – suggerirei di frenare gli entusiasmi.

    Il crollo del sistema non sarà/ebbe certamente indolore; e se “loro” pagheranno, di sicuro non sarà il popolo a riscuotere – per così dire.

  41. Ricostruzione convincente. Alla fine della Guerra fredda, pensavamo di far parte dei Paesi vincitori, invece, a causa della nostra economia mista, eravamo tra i perdenti. E, come i Paesi dell’Europa dell’est, siamo diventati una semi-colonia.

    Un’unica precisazione: finanza “di Wall Street e della City” mi pare riduttivo. La finanza è trans-nazionale: era anche francese, tedesca, svizzera ecc. (e ora anche saudita, qatariota ecc.)

    1. Certo che è internazionale perchè chi la comanda e l’ ha creata ha inviato i suoi rappresentanti in tutti i Paesi. La saga dei vari Rothschild e associati spero ci ricordi ancora l’origine della situazione odierna.

    2. Tra gli effetti più evidenti della fine della Guerra Fredda e della globalizzazione c’è stata la nuova centralità assunta dal Mediterraneo (e di conseguenza anche dall’Italia, col suo dinamismo economico e la sua rete di relazioni politiche e commerciali).

      L’Italia all’improvviso aveva enormi opportunità ed era sempre più tra i vincenti, non tra i perdenti.

      Le operazioni angloamericane in Jugoslavia, Medio Oriente e Nord Africa andrebbero lette anche e soprattutto in termini di volontà di gestire le nuove condizioni tenendo tutti al loro posto, Italia per prima. Una politica che tra l’altro prosegue ancora oggi.

      In Italia c’era chi aveva il senso dello Stato e un minimo di lungimiranza, ma anche chi era disposto a vendersi e a cogliere l’occasione per far carriera.

      Hanno vinto i secondi, con conseguenze che oggi dovrebbero essere chiare a tutti.

    3. Gengiss, la finanza e’ manovrata da Wall Street e da Londra. Le nazioni menzionate non tirano i fili, ma sono tirate. Gli stati arabi hanno dollari solo a condizione che li reinvestano negli USA. Quindi sono vassalli, non re. Francia e Germania sono nazioni simili all’Italia governate dall’alta finanza (i loro vertici di potere sono come in Italia costituiti da marionette). La Svizzera e’ un caso a parte; ha sempre basato la sua attrattivita’ economica su presupposti molto diversi dall’alta finanza, come ad esempio l’oro. Negli ultimi anni la Svizzera e’ stata fortemente osteggiata dagli USA, al punto di abbandonare gradualmente il segreto bancario. E il suo peso nelle grandi decisioni economiche mondiali e’ comunque stato sempre pari a zero.
      Se non e’ convinto, legga il libro di Yanis Varoufakis “Il minotauro globale”. Un ottimo libro, spiega la macroeconomia e come la grande finanza ha tirato i fili dal dopoguerra.

  42. Uno dei più belli articoli dell’intero blog (che ho letto per intero).

    Gli attentati targati ISIS fatti nel 2016 a Berlino e a Parigi sono falsi stando alle immagini proposte dai media e diffuse da Tommaso Minniti.
    Perché non ne fanno di veri come nel 1992 o nel 1993?

    Nessun accenno al problema annoso della geo-ingegneria (clandestina o no non ha importanza), alias scie chimiche. in questo Weblog. Eppure lo respirate pure voi l’alluminio ed il litio spruzzati per volere degli anglo-americani.

      1. Va bene, ma non è necessario avere competenze per ricordare il problema. E’ un argomento sul quale non si può tacere.

  43. Dezzani fai analisi interessanti ma comincio a credere che sei tu l’inaffidabile e oltretutto anche maleducato.

    1. Torna su Repubblica.it. Lì ti servono la dose giornaliera di propaganda con tatto, gentilezza e multiculturalismo.

  44. Penso che le persone che hanno voluto la svendita dei gioieli di famiglia nel ’93 non fossero dei venduti o dei carrieristi. Erano semplicemente dei cooptati nella stessa grande “famiglia” transnazionale e sono più che convinto che fossero sinceramente in buona fede. Anche ora che sta manifestandosi il fallimento dell’utopia massonica europea, continuano a pensare che oggi gli italiani vivano in condizioni infinitamente migliori di 25 anni fa. Basta leggere le loro dichiarazioni (“niente è possibile fuori dalla UE” tuonava qualche tempo fa uno della cricca. Affinchè rispondano un giorno al popolo italiano del loro tradimento, non basta che crolli la Ue. Dovrebbe crollare o essere fortemente ridimensionato Eccezionalistan, come chiama gli Usa Pepe Escobar, ma questo implicherebbe una guerra mondiale nucleare. A me basterebbe che implodesse l’eurozona per poter vedere la faccia che faranno i vari Draghi, Prodi e Napolitano. Non vorrei perdermi lo spettacolo.

    Seconda osservazione. A chi invoca la mancanza di fonti alternative in quegli anni, rispondo che c’erano i giornali di partito e le televisioni (in particolare Mediaset) nel ’92 non appoggiavano affatto l’operazione Mani Pulite. Avendo una certa età (71) e ricordando perfettamente quel periodo, posso garantire al Dr. Dezzani che la stragrande maggioranza degli italiani tifava entusiasticamente per il pool di Milano (qualcuno ricorda Mario Chiesa?). Chi votava per il pentapartito cominciò a sentire puzza di bruciato quando si accorse che il pci-pds venne solo sfiorato dalle indagini della magistratura milanese. Ma l’elettorato centrista non si soffermò più di tanto su questo dettaglio e applaudì ogni starnuto di Di Pietro. Forse mi sbaglierò, ma nonostante le pressioni d’oltreoceano e le stragi pilotate non sarebbero state possibili le privatizzazioni senza l’apatia della stragrande maggioranza degli italiani ormai masochisticamente disinteressati del loro futuro perché fortemente nauseati dalla partitocrazia molto prima del ’92. In definitiva il complotto ci fu anche perché trovò l’humus adatto per produrre i suoi effetti. Trent’anni prima gli italiani sarebbero scesi in piazza.

    1. Condivido in gran parte il suo commento, c’erano anche le radio private ad informare allora.
      Quello cui Dezzani è partecipe, a mio modesto parere, è un cambiamento epocale dell’informazione, ricordiamoci nella storia come è andata, prima i giornali, carta stampata, informazione dal basso, poi la televisione, informazione dall’alto, adesso stiamo facendo questo cambiamento epocale che è l’informazione trasversale, che combacia anche con i tempi attuali, dove destra e sinistra politica sono morti e sepolti

      Saluti

      1. mediaset non appoggiava affatto il pool ?
        oh bella.
        ma se dipietro era sempre in tv da mentana…..
        ma se berlusconi offrì il posto da ministro degli interni a dipietro a marzo 94.

  45. Verklarte cos’erano quelli che hanno svenduto l’Italia allo straniero ? Dei “semplici cooptati della grande famiglia massonica transnazionale e quindi in buona fede” ? E a te sembra ina giustificazione plausibile ? Ecco perché bisognerebbe, infatti, VIETARE in maniera assoluta, qualunque carica pubblica e/o di responsabilità a coloro che aderiscono a queste “sette internazionali”. Proprio perché nel momento in cui tu giuri fedeltà assoluta di sangue, ai tuoi fratelli di setta in giro per il mondo, non potrai mai servire con fedeltà ed abnegazione la tua patria, il tuo popolo e la tua gente. Logica elementare a tal punto da essere considerata una aggravante e. Non una scusante di “buona fede”. Andrebbero messi in galera a vita altro he “scusanti”. Ma roba da mat……

    1. Sarebbe giustissimo, c’è solo un piccolo particolare non trascurabile: le associazioni segrete, in quanto segrete, non rilasciano liste dei loro adepti. Ma tanto ormai oggi il protocollo istituzionale coincide con il rito massonico per cui che si fa, si vieta la democrazia? Beh, sarebbe anche un’idea niente male, tutto sommato… Pensa che un signore in Italia, tanti anni fa, chiuse le logge e mise nei posti chiave gente sua. Finì appeso a testa in giù… A fare da monito per i posteri

    2. Quando i signori di cui parliamo si riunirono sul panfilo Britannia il Trattato di Maastricht era già stato firmato, ergo il nostro paese dal 7 febbraio 1992 non era più uno stato pienamente sovrano e lo sarebbe diventato sempre meno fino alla capitolazione finale del 2009 quando entrò in vigore il Trattato di Lisbona, la nuova costituzione europea.
      Era ovvio che Lorsignori conoscevano perfettamente tutte le tappe delle cessioni di sovranità molto prima di noi comuni mortali, quindi chi avrebbero tradito? Gli stati nazionali di fatto non esistevano più, esisteva la nuova UE e presto sarebbe arrivata la nuova moneta.
      La fratellanza cosmopolita aveva vinto e i suoi adepti italiani – lo ripeto – erano in perfetta buona fede quando sbandieravano la svendita dei cespiti dell’industria di stato con l’infantile coro: “Ce lo chiede l’Europa”.
      Tutti i componenti della burocrazia della Ue (circa 30 mila parassiti) hanno studiato nelle stesse università, hanno letto gli stessi testi, hanno subito lo stesso indottrinamento, hanno giurato sulla bandiera blu prima di prendere servizio nelle varie commissioni, non hanno giurato sulla bandiera nazionale. Come i comunisti italiani tra gli anni quaranta e ottanta, si sentono internazionalisti, non sono nazionali.
      C’è un passaggio del famoso discorso di Draghi del 2012 quando lanciò il QE che spiega bene questa metanoia. Vado a memoria: “Nessuno si illuda. Noi (notare il plurale) non abbondoneremo mai il progetto dell’Europa unita e della moneta unica…abbiamo speso tutte le nostre energie e i migliori anni della nostra vita per questo scopo..l’euro è irreversibile.” poi concluse con il “whatever it takes”. Poiché di irreversibile c’è solo la morte e la supidità (direbbe Bagnai) dobbiamo concludere che Lorsignori non conoscano nemmeno l’economia politica che si studia nel 4° anno di ragioneria?
      Quante unioni monetarie si sono sfasciate nell’ultimo secolo? Credo una novantina. Non lo sa Draghi? Ma Draghi e soci non sono solo tecnici, sono sacerdoti del progetto europeo e se vivono il loro mandato come una missione divina di che cosa li si può accusare? Di non avere uno sguardo di compassione per noi europoidi?

  46. non capisco questo moralismo sulla mafia. La mafia, dal 1945, è un imprescindibile elemento strutturale della politica italiana. Prima dell’unità d’Italia la mafia non aveva certo le connotazioni di quella del 1945 né di quella attuale. La mafia, dopo che le fu affidata la gestione della Sicilia, acquista maggiore potere quando si inserisce nei flussi internazionali del traffico della drogaIn Sicilia il braccio militare della mafia, che è preminentemente organizzazione economico-politica, è una sorta di Blackwater posta a difesa di alcune installazioni. Forse che in Sicilia (ma direi meglio in Italia) è possibile fare politica senza dare accordi col sistema mafioso? Se un problema con la mafia c’è, sta nel fatto che non agisce nell’interesse della nazione.

  47. Massimo, le società segrete, nel nuovo millennio, nell’era di internet, del web, sono anacronistiche come i pantaloni alla zuava o come la macchina da scrivere o come il treno a carbone. Chiunque vada al potere e che voglia combattere questi anacronismi oggi, gli basterà aprire una “wikileaks di stato” invitando alla denuncia e premiando la stessa, garantendo l’assoluto anonimato del denunciante. Obbligherà poi, la pubblicazione su internet egli elenchi ed il gioco è fatto. Tempo pochi mesi e saranno spariti tutti con tutte le logge. La loro “resistenza” e’ oggi, solo una forzatura dell’ineluttabilita’ del destino.

  48. Federico, dalla fine dell’anno scorso (dove hai registrato un boom di lettori) ad oggi hai raddoppiato il numero di lettori. Il tuo (nostro) blog sta passando ad essere da un fenomeno di nicchia ad uno di massa! Mi chiedevo cosa hai in serbo per noi. Mica ci lascerai sul sul piu’ bello….

  49. In aggiunta a quanto ho scritto sulla “ineluttabilità del destino” nella sparizione delle “società segrete”, vorrei sottolineare il fatto che il web è alla base di questa condizione futura. La società verso la quale, piaccia o no, stiamo andando a passo spedito e’ spiegata benissimo, nel video della Casaleggio e associati dl titolo ” Singularity The Future of Humanity”, cercatelo in rete. In quel tipo di società “digitale ed interconnessa, non ci sarà spazio per segretezze ed intrallazzi nell’ombra. Federico Dezzani, se vogliamo, e’ oggi solo uno dei “devastanti avamposti” che smantelleranno la vecchia società, così come la conosciamo dalla nascita della “massoneria speculativa” nel 1717. Per quanto riguarda Verklarte e la tua aggiunta sul “Britannia e la cessione delle nazionalità” dico che hai ragione. Aggiungerei anche il fatto che, di fatto, dal dopoguerra siamo sempre stati una colonia degli anglo-americani e questo va sempre inserito, come parametro, ai fini di un consuntivo corretto e fedele alla realtà.

    1. Quello che dice Gino Lodovisi e’ pura realta’. Fra l’altro queste “massonerie internazionali”, se non bastasse, hanno pure i gradi. Per cui se tu sei un ministro per il turismo, di un paese X, e sei un semplice iniziato ai primi gradi della massoneria e devi ottenere una manifestazione di respiro internazionale (come ad esempio Olimpiadi, mondiali, eventri musicali, etcetera etcetera) sul tuo territorio e devi competere con il ministro del paese Y che e’ un 33mo grado. Secondo voi a chi andra’ la manifestazione ? A quale paese ? Ovvio al paese Y in forza del suo ministro 33mo grado.

      Siamo alla follia. Pura follia,

      Come puo’ esistere etica e giustizia in un mondo governato in questo modo ?

      1. Mauro, Gino, non l’avete sentita la litania delle riforme? Anche noi abbiamo una riforma da fare: passare dalla “democrazia massonica” alla “democrazia sovrana”.

  50. Il “collettivo Dezzani” sta ben al di sopra di certe umane vanità, tranquilli.
    Cento lettori o centomila gli fanno solo la differenza per i proventi pubblicitari. Ben vengano il milione quindi.
    Federico cura un po’ di più le maestranze del reparto correzione bozzi e refuse per cortesia, sennò fai affannare i traduttori automatici esteri…
    DNFTT. IST

  51. La Francia e’ pronta a punire i traditori..gli operai voteranno Marine Le Pen

    I lavoratori più anziani, aggiunge Jurczak, hanno preferito accettare il pensionamento anticipato piuttosto che lottare per salvare la fabbrica e garantire un futuro alle nuove generazioni. Tanti suoi elettori di Séremange voteranno al primo turno Mélenchon, appoggiato dal partito comunista, per poi dare la preferenza a Le Pen al ballottaggio

    1. Questa è l’aria che tira in questo momento, molti francesi credono che ci si ritrovi al secondo turno con Melenchon e la Le pen….

    1. Me ne sono accorto dall’esplosione di letture dell’articolo su M5S…

      1. Dezzani son curioso,per la storia della mafia ,da quale sbarco intendi partire?
        Da quello del mercante di schiavi cinesi?
        O da quello del pastore protestante e GM Frank Gigliotti?
        Per farsi un idea Delle puntate necessarie
        PS qualcuno ancora pare aver nostalgia Delle vignette di forattinii con Andreotti
        Versione Belzebù,abbi pietà di loro ,sono affezionati alle favolette di nonno Eugenio
        Non infierire

  52. Dezzani é di gran lunga superiore a Bagnai, che sicuramente non tifa per la Le Pen. Articolo tanto bello quanto triste

  53. “Perché Craxi si è lasciato distruggere senza difendersi, cioè senza svelare all’opinione pubblica italiana tutti questi retroscena? All’inizio a dire il vero ha provato a difendersi, in Parlamento. Disse: «Chi di voi può dire di non aver fatto tutto quello che ho fatto io, si alzi in piedi». E non si è alzato nessuno, neanche i leghisti. Poi, però, a Craxi sono stati minacciati i figli. Craxi aveva già deciso di andare in televisione e di tirar fuori tutta una serie di carte. Tra queste c’era un famoso “Dossier Di Pietro”, che riteneva la carta vincente finale, perché dimostrava che Di Pietro era il prodotto di quel tipo di organizzazione. Per fare questa operazione chiamò Mentana, al Tg5, ma lo chiamò direttamente, senza passare per Berlusconi, perché Mentana tempo prima era stato collocato a Rai2 da Craxi. Poi chiamò Paolo Mieli per fare un’intervista di due pagine sul “Corriere della Sera”. Stefania e Bobo CraxiDopodiché chiamò la Rai per un’intervista che avrebbe dovuto fare prima con Giancarlo Santalmassi, poi con Minoli, e che poi invece non fece. Perché quella notte successero tre cose.

    A casa della figlia Stefania si introdussero delle persone che bruciarono tutti i suoi vestiti. A casa di suo figlio Bobo si recarono delle persone che razziarono tutto quello che c’era. E nella sua casella della posta trovò un messaggio con scritto che, se avesse fatto quelle interviste, avrebbero pagato i suoi figli. Una delle cose che nessuno vi dice, che non sono mai state pubblicate e che vi dico io, è che era lo stesso messaggio che avevano ricevuto altri personaggi di Tangentopoli, che avevano deciso di parlare e si sono suicidati. A quel punto, Craxi decise di telefonare a Cossiga, il quale aveva un grosso complesso di colpa nei suoi confronti, perché sapeva cosa stava accadendo, tant’è vero che si era precipitato a fare senatori a vita Giulio Andreotti e Gianni Agnelli, per evitare che in Tangentopoli ci finissero dentro anche loro, ma non si era premurato di avvisare Craxi. Cossiga a sua volta contattò il capo della polizia dell’epoca, che si chiamava Vincenzo Parisi, il quale fece un’abile opera di mediazione tra Di Pietro, il pool di Mani Pulite e Craxi, per concordare la latitanza: Craxi se ne sarebbe andato ad Hammamet normalmente, non avrebbe parlato, e solo tre mesi dopo ci sarebbe stato l’ordine di carcerazione”.

    http://www.libreidee.org/2015/02/la-vera-storia-della-fine-di-craxi-e-leuro-rovina-dellitalia/

  54. L’articolo è molto bello andrebbe studiato a memoria ( a parte il tentativo di salvare il “livornese” a mio avviso o incapace uno che fuma 30mila mld o sapeva di trane vAntaggi).
    Per il resto mi ha fatto molto ridere alcuni commenti: elettori del piccì traditi, no era buona fede, non elettori traditi ma dirigenti.
    ah ah ah che comiche.

I commenti sono chiusi.