La fallita rivoluzione di ferragosto

Dopo la fiducia votata al Senato è nato ufficialmente il Conte-bis che, con l’uscita dalla compagine governativa della Lega e l’ingresso del PD, muta colore da gialloverde a giallorosso. L’azzardo del vicepremier leghista di sfilare la fiducia al governo, scommettendo su elezioni lampo e sul trionfale ingresso a Palazzo Chigi, si è velocemente impantanato, lasciando l’iniziativa a M5S e PD. È interessante soprattutto leggere il fallito blitz estivo in chiave internazionale: Washington e Londra hanno tentato di installare a Roma un governo integralmente sovranista, per sferrare un attacco su più fronti all’Unione Europea. Parigi, Berlino ed il Quirinale hanno prontamente sfruttato l’errore di Salvini per disarcionarlo. La No Deal Brexit non dispone così in Italia di nessun governo che “amplifichi” le spinte centrifughe.

Pessima scelta di stoffa, Mr. Bannon

Un tempo guerre e rivoluzioni si iniziavano quasi sempre d’autunno, raramente d’estate: il lavoro nelle campagne assorbiva nella bella stagione quasi tutto il capitale umano, lasciando poche braccia libere. È vero: oggi nel mese di agosto ci si riversa verso mari e monti, ma l’effetto è comunque lo stesso. Ci vuole una certa temerarietà a tentare la rivoluzione in piena estate, con le città semi-deserte e l’opinione pubblica affaccendata in tutt’altro. Questa temerarietà non è mancata a Matteo Salvini, il vicepremier leghista, che ha scelto il mese d’agosto per sfiduciare il governo di cui faceva parte e lanciare una scalata ostile a Palazzo Chigi, puntando su rapide elezioni. L’esito è stato catastrofico, non solo per la pessima tempistica, ma anche per l’errata analisi della situazione politica (bastava un abaco per calcolare le maggioranze alternative in Parlamento) e la totale incompetenza nelle manovre extra-parlamentari. Chi urla “Me ne frego!” e invoca pieni poteri, non può poi dimostrarsi, all’atto pratico, totalmente incapace di mobilitare la piazza al momento più opportuno. La stoffa di Salvini è emersa chiaramente nel mese di agosto e si può dire: “pessima scelta di stoffa, Mr. Bannon!”.

Già, perché il lato più interessante dell’intera vicenda è la dinamica internazionale sottostante: mentre gli italiani erano sulle spiagge, si è giocata una partita di grande rilevanza per gli assetti continentali. Una partita che sicuramente ha alterato il quadro europeo nell’immediato, disinnescando, o perlomeno depotenziando, l’ordigno che avrebbe dovuto sconquassare l’Unione Europa già nell’autunno: l’Italia, con i suoi 2.300 mld€ di debito pubblico (di cui 285 detenuti dalla Francia). Nei nostri articoli abbiamo sempre evidenziato come il governo gialloverde fosse stato assemblato dal “duo Goldman Sachs”, Lewis Eisenberg e Steve Bannon, con evidenti fini eversivi: creare, grazie ad un governo italiano “populista”, una crisi greca al quadrato, che scardinasse la già indebolita struttura europea. Nell’anno di vita del governo è, inoltre, emerso con chiarezza che questo risultato fosse meglio raggiungibile in due fasi: una prima, durante cui la Lega sovranista svuotasse l’elettorato del M5S, ed una seconda in cui, dissanguato il M5S, la Lega si lanciasse alla (quasi) solitaria conquista del potere. Nell’ultimo anno, tra viaggi negli USA, trasferte in Israele e feste di compleanno per la regina Elisabetta1, il “Capitano” ha fatto davvero di tutto per accreditarsi nei circoli che contano. Le elezioni europee dello scorso maggio hanno rappresentato il culmine di questa strategia: con il 34% di preferenze, Salvini aveva cotto a puntino il Movimento 5 Stelle, crollato al 17%. Il blitz andava sferrato a caldo: una, due settimane dopo al massimo.

Termina la primavera e subentra l’estate: i sondaggi danno ancora la Lega in ascesa, grazie alla totale assenza di alternative e al facile piglio “decisionista” dinnanzi agli alleati di governo (si parla di un 36% di consensi verso la fine di luglio). È tempo di passare all’azione perché, nel frattempo, il 24 luglio, Boris Johnson è entrato a Downing Street, con la chiara intenzione di traghettare il Regno Unito verso la No Deal Brexit. Immaginiamo l’effetto congiunto: in Italia, un Salvini fresco di vittoria elettorale, invoca una manovra in aperta violazione dei parametri europei, lasciando intendere un’imminente Italexit, in Inghilterra, quasi contemporaneamente, Boris Johnson impone l’uscita senza accordo dalla UE, mandando a picco piazze finanziarie ed economia reale (già indebolita dalle guerra commerciale del “terzo socio dell’impresa”, Donald Trump). L’eurozona, come un soppalco di legno caricato con mattoni, fa “crack!”, mandando a gambe all’aria le finanze europee, in primis quelle italiane: già, perché ormai sarà chiaro a tutti, un personaggio come Salvini ha un orizzonte temporale di 24-48 ore. Che verrà dopo, neppure gli interessa.

La celebre “mozione sulla Tav” è quindi soltanto un incidente, oculatamente cercato, per porre fine all’esperienza gialloverde e consentire a Salvini di lanciare la sua Opa ostile. A distanza di due giorni, il 9 agosto, Steve Bannon rilascia un’intervista chiave al Corriere della Sera: “Il matrimonio Luigi-Matteo non poteva che fallire. Mettersi insieme al governo è stato un nobile esperimento ma capisco le difficoltà. Ho incontrato diverse volte Matteo… La voglia di andare alle urne? Mossa ardita in un momento rischioso per l’economia”. Il M5S è sostanzialmente liquidato, col pretesto dell’apertura alla Via della Seta, e si saluta l’ardito slancio di Matteo Salvini, che può essere un valido premier à la Trump: gli angloamericani hanno votato per la caduta del governo Conte e elezioni in autunno. Il 9 agosto Salvini rilancia: “Il prossimo governo farà la flat tax. E se l’Europa dice no, la faremo stesso”: tutto sembra pronto per la rivoluzione anglo-sovranista, che dovrebbe culminare con lo sconquasso dell’Europa.

I colpi di mano riescono o falliscono in 24/48 ore, il lasso di tempo in cui il “Comandante di Quarto Oggiaro” avrebbe dovuto ricorre a qualsiasi strumento per forzare la partita, compresa la piazza. Colto dal dubbio e inorridito dal burrone che gli si spalanca dinnanzi, il leader leghista torna invece sui propri passi, proponendo addirittura la presidenza del Consiglio ai pentastellati. Il blitz è miseramente fallito, perché chi detiene il potere di sciogliere le camere, “il filoeuropeista” Sergio Mattarella, è ben felice di cogliere l’occasione per liquidare la minaccia leghista, facilitando una soluzione tra PD e M5S. Dietro il nascente governo giallorosso, si raccolgono ovviamente tutti i poteri che hanno a cuore la stabilità dell’eurozona e della UE: Francia (esposta per 285 mld€ di titoli di Stato italiani) e Germania. Nelle convulse giornate di agosto, “Giuseppi Conte” riesce persino a strappare l’endorsement di Donald Trump (che, peraltro, cambia opinione su collaboratori e colleghi come il vento), ma ci pensa pochi giorni dopo Steve Bannon, calato nella realtà italiana nella sua veste di “inviato speciale”, a correggere il tiro: “Il presidente USA non appoggerà un esecutivo filocinese e filoUe2. E ci mancherebbe! L’obiettivo angloamericano era proprio quello di scardinare la UE grazie al duo Johnson-Salvini.

Nel frattempo, il 29 agosto, mentre prende forma il governo Conte bis, in Inghilterra Boris Johnson ottiene la chiusura del Parlamento inglese fino alla metà di ottobre, per potersi concentrare anima e corpo sulla No Deal Brexit: i poteri del primo ministro inglese sono infinitamente superiori a quelli dell’omologo italiano, ma non illimitati. La Camera, così, reagisce con un colpo di coda, riunendosi e votando una legge che vincola il premier a scongiurare la No Deal Brexit il 31 ottobre: la Camera, però, si è guardata bene dall’adottare l’unica vera soluzione possibile per scongiurare tale esito, ossia fornendo un’alternativa concreta alla Brexit senza accordo. Boris Johson, dal canto suo, non sembra turbato dai laccioli giuridici e ripete che l’uscita del Regno Unito avverrà il 31 ottobre, con o senza accordo. Quel che è certo è l’attacco all’Europa, dopo la fallita rivoluzione d’agosto di Salvini, è depotenziato: la bomba sul fianco meridionale del continente non ticchetta più. O almeno così sembra.

 

1https://www.huffingtonpost.it/entry/la-coppia-reale-salvini-verdini-al-queens-birthday-party-allambasciata-inglese_it_5d02a617e4b0985c419a29e2

2https://www.huffingtonpost.it/entry/steve-bannon-donald-trump-non-appoggera-mai-il-governo-m5s-pd_it_5d6a2cfae4b01108044f82f1