La quarta ondata

Per la quarta volta in meno di due anni, l’Europa continentale è l’epicentro di una nuova ondata di Covid, nonostante le massicce dosi di vaccini somministrate: l’imposizione dei confinamenti e l’intransigenza dei governi, decisi a vaccinare la totalità della popolazione, sta producendo però  ovunque una parallela e simultanea ondata di violenza. Il Covid sta rivelando la sua più intima natura di strumento socio-politico destabilizzante.

L’ondata dell’insurrezione

Fin dagli esordi della pandemia, abbiamo evidenziato come il Covid mirasse sopratutto alla destabilizzazione dell’Europa, la parte certamente più vulnerabile del blocco euroasiatico: colpendo una regione già sottoposta a molteplici choc cumulativi (crisi finanziarie, crisi migratorie, terrorismo dell’ISIS, crisi internazionale in Ucraina, etc.) e concentrandosi in particolar modo sul “ventre molle” italiano, gli angloamericani miravano alla destabilizzazione del continente, per demolire un assetto politico (l’Unione Europea) non più consono ai loro interessi. A distanza di due anni, si può dire che la nostra analisi iniziale è risultata corretta: nonostante le regole di bilancio siano state allentate e nonostante le elezioni in Germania abbiano premiato una coalizione “moderata”, l’Europa è molto più debilitata nel suo complesso. L’esplosione del debito pubblico rende la periferia dell’eurozona vulnerabilissima ai prossimi choc esterni e le presidenziali francesi del 2022, qualora sancissero la vittoria dell’estrema destra, “rivoluzionerebbero” totalmente l’assetto europeo.

A distanza di due anni, l’Europa è sopratutto di nuovo l’epicentro mondiale dell’epidemia di Covid: la “quarta ondata” sembra portare alla luce del sole gli obiettivi più reconditi della pandemia. Violenze diffuse ed uno strisciante clima di guerra civile si sta diffondendo ovunque in Europa, dove i governi si sono impuntati sulla suicida strategia di vaccinare il 100% della popolazione (nonostante i miseri risultati prodotti sinora dalla campagna vaccinale) e le fasce più povere della popolazione sono sempre più insofferenti delle restrizioni sociali ed economiche. La “quarta ondata” si prospetta come l’ondata delle sommosse, delle periferie in fiamme, degli estremismi politici e della lotta tra schieramenti opposti.

Si cominci con le misure restrittive contro i non-vaccinati e l’obbligo vaccinale. Al culmine di un processo di disfacimento delle istituzioni, che ha coinvolto tutto l’Occidente e l’Italia in particolare, è impossibile che la totalità della popolazione riponga fiducia nelle autorità e nella “scienza”, peraltro spesso rappresentati da figure disprezzate e di dubbia moralità. Vaccinare l’80%-90% della popolazione, dovrebbe essere considerato un risultato più che soddisfacente, anche alla luce dei modestissimi risultati del vaccino nell’arrestare l’epidemia. Ostinarsi a vaccinare il 100% della popolazione è fomentare deliberatamente le tensioni sociali, anche perché la posta in gioco è la salute e la vita delle persone: col vaccino si toccano convinzioni che hanno a che fare con l’esistenza stessa degli individui. La condotta dei governi europei, e dei media in particolare, sembra appositamente studiata per alimentare un clima di guerra civile: anziché tollerare la minoranza di non-vaccinati, si sta artificialmente creando un clima di “guerra di religione”, che non può che culminare con il disfacimento delle istituzioni e dello Stato stesso, garanti in teoria dell’esistenza delle minoranze.

Ghettizzando, umiliando, ostracizzando i non-vaccinati e imponendo loro un obbligo incompatibile con le loro convinzioni, i governi europei stanno gettando il continente nell’ennesima guerra civile/religiosa, che non contrappone più cattolici e protestanti o fascisti e comunisti, ma non-vaccinati e autorità pubbliche. Ciò sta producendo una radicalizzazione della società senza precedenti e, introducendo la dicotomia schmittiana di “amico e nemico”, causerà una rapidissima diffusione degli estremismi politici, perché tutti gli attori coinvolti pensano a loro modo di lottare ormai per l’esistenza. Digitando le parole “civil war” su un motore di ricerca, si può notare come il tema domini sempre di più il dibattito pubblico. Il “laboratorio Italia” è come sempre all’avanguardia: l’Italia è stato il primo Paese d’Europa ad introdurre uno stringente Green Pass, mutuato dalla Francia di Macron e poi inasprito, ed i principali gruppi mediatici italiani (Mediaset, RCS, gruppo Elkann, RAI, etc.) sono protagonisti di attacchi sempre più violenti contro la minoranza dei non-vaccinati.

Il quadro è poi reso ancora più torvo dal contesto socio-economico generalizzato: le popolazioni europee hanno sopportato due anni di difficoltà economiche, hanno tollerato i confinamenti e si sono sottoposte alla vaccinazione, con la prospettiva di un ritorno alla normalità. La “quarta ondata” schianta miseramente questi ingenui sogni: ovunque in Europa si stia tornando alle restrizioni economiche e sociali (e più i Paesi sono urbanizzati e demograficamente densi, come Belgio e Olanda, e più il fenomeno è evidente), si assiste ad “un’orgia di violenza”, che ha al centro sopratutto le fasce più deboli della popolazione, colpite dai precedenti confinamenti, dall’attuale rialzo dei prezzi dei beni di prima necessità e da anni di difficoltà economiche. I partiti di centro e le istituzioni “democratiche” sembrano assolutamente inconsapevoli di non poter imporre ulteriori restrizioni alla popolazione, pena il cedimento stesso della democrazia. L’Europa è un vaso di coccio, tra i giganti russo-cinesi e le potenze marittime anglosassoni: la quarta ondata sembra essere studiata per disintegrare il vaso di coccio e spianare la strada ad un rimescolamento geopolitico del continente, di cui già si intravvedono le linee e che si va concretizzando mese dopo mese. Uno scenario pre-bellico.