La penisola italiana dopo il Trattato del Quirinale

Il 26 novembre, il presidente francese Macron ed il primo ministro italiano Draghi hanno firmato il cosiddetto Trattato del Quirinale, che ha vaste e profonde implicazioni geopolitiche: portando alle estreme conseguenza il processo di “satellizzazione” dell’Italia iniziato a partire dagli anni ‘90, Parigi mette un’ipoteca sulla penisola italiana, completando, dopo l’alleanza miliare con la Grecia e la stretta cooperazione con l’Egitto, il suo sistema di controllo sul Mediterraneo. Mentre le potenze anglosassoni spostano il focus militare sul Pacifico, la Francia riceve così in subappalto il Mediterraneo, candidandosi a contenere/combattere quelli che sarebbero i naturali alleati dell’Italia: Algeria, Turchia, Germania e Russia.

La scomparsa dell’Italia come fattore potenza

Abc di geopolitica: l’Italia è la naturale continuazione geografica della Germania in direzione del Mediterraneo. Il Sacro Romano Impero fu il più longevo esempio di integrazione tra Germania e Italia, consentendo, sotto il casato degli Svevi, di unificare quasi totalmente la penisola italiana e, sopratutto, permettendo all’Italia e in particolare al Meridione, di assolvere ad una funzione mediterranea, che è la missione suprema della penisola. La naturale complementarietà tra Germania e Italia era nota agli strateghi britannici che, infatti, ne facilitarono l’unificazione coi rispettivi Risorgimenti in un ristretto lasso di tempo (1861-1870) e poi le unirono in un’alleanza inizialmente benedetta da Londra (Triplice Alleanza del 1882). Il cosiddetto “Asse” italo-tedesco, creato nel 1936, corrisponde alle dinamiche geopolitiche più profonde dell’Europa centrale e del bacino mediterraneo: Italia e Germania avrebbero facilmente vinto la guerra (ed il tema sarà abbondantemente trattato nel nostro libro in prossima uscita) se, anziché attaccare la Russia, i tedeschi avessero seguito una strategia mediterranea, in direzione sopratutto del Mediterraneo Orientale e del Golfo Persico. Dopo il 1945, nessuna stretta relazione politica tra Germania e Italia è stata permessa dalle potenze vincitrici, che si sono autoproclamate come principali e quasi unici interlocutori dei due Paesi: le analogie tra Italia e Germania non sono per questo scomparse (il ruolo centrale della DC / CDU-CSU e le ondate di terrorismo destabilizzanti dal 1969 in poi). Il 1990 è l’anno spartiacque per l’Europa: la riunificazione della Germania comporta la ricomparsa di una grande potenza nell’Europa centrale, naturalmente tesa a integrarsi politicamente ed economicamente in direzione Est (area ex-URSS, Russia e Cina). Se è difficile per le potenze vincitrici del 1945 impedire l’espansione politico-economica tedesca in direzione dell’Oriente (la guerra in Ucraina ed il regime russofobico in Polonia sono tentativi in questo senso), più facile è impedirle l’espansione in direzione del Mediterraneo: la ricomparsa della Germania come fattore di potenza ha quindi comportato la progressiva distruzione del suo “complemento” mediterraneo: l’Italia.

Dopo il 1990, nessuna stretta integrazione tra Germania e Italia è stata permessa e gli investimenti tedeschi in Italia, molto marginali, si sono limitati ad alcune acquisizioni nell’indotto automobilistico o in settori maturi come il cemento. Eppure, la naturale convergenza geopolitici continua ad essere evidente. Nel 2011, quando francesi ed angloamericani hanno sferrato l’attacco alla Libia, all’Italia sarebbe convenuto di gran lunga, anziché assecondare lo scellerato attacco a Gheddafi, seguire la condotta di Berlino che, in linea con Russia e Cina, si astenne al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dal votare la risoluzione in favore dell’intervento in Libia. L’Italia, se ne avesse avuto la forza, avrebbe portato a compimento il South Stream, gemello mediterraneo del contestatissimo North Stream che unisce Germania e Russia, affermandosi anch’essa come uno stretto partner di Mosca e affermandosi come l’hub europeo meridionale del gas (ruolo analogo a quello che Berlino si candida a svolgere a Settentrione). La Germania è uno strettissimo partner commerciale della Cina, che raggiunge attraverso le ferrovie continentali ed il canale di Suez: aderendo alla Nuova Via della Seta nel 2017 (progetto poi naufragato), l’Italia avrebbe potuto essere il naturale ponte tra Germania e Cina: l’investimento del porto di Amburgo nelle infrastrutture triestine è proprio il tentativo di mantenere aperto l’affaccio della Germania al Mediterraneo e a Suez. La Germania ha inoltre intessuto stretti legami industriali e militari con l’Algeria, che è il naturale partner nordafricano dell’Italia, e mantiene, come l’Italia, strettissime relazioni economiche e politiche con la Turchia: Berlino e Roma sarebbero due potenze quindi perfettamente complementari ed è questa la ragione per cui, dal 1990 in avanti, gli angloamericani ed i francesi perseguono la scientifica distruzione dell’Italia come fattore di potenza. La Francia, in particolare, si è candidata al ruolo di assorbire progressivamente l’Italia nella propria sfera economica e militare, trasformandola in un “satellite” funzionale agli interessi anglo-francesi.

Dagli anni ‘90 in poi, la penetrazione francese nel tessuto economico italiano è stata incessante, metodica, spietata: banche, assicurazioni, energia, industria, alimentare, grande distribuzione, telecomunicazioni. Nel 2009, esponenti dell’ebraismo francese (Fitoussi e Attali) hanno collaborato alla creazione del Movimento 5 Stelle che ha accelerato la disgregazione politica dell’Italia. Nel 2011, la Francia ha voluto inaugurare le operazioni militari con cui gli angloamericani hanno destabilizzato la Libia, arrecando enormi danni economici, politici e sociali all’Italia. Nel 2016, l’omicidio Regeni, orchestrato dai servizi segreti inglesi, è stato prontamente utilizzato dalla Francia per rafforzare la propria penetrazione militare ed economica in Egitto, a discapito degli italiani: la cooperazione anglo-egiziana si inserisce in un più ampio sistema di alleanze con cui la Francia si candida a dominare il Mediterraneo in funzione anti-continentale, in comune accordo con gli anglosassoni. Egitto, Grecia e Israele sono infatti i tre pilatri del sistema con cui Parigi si candida a contenere e, al momento opportuno, combattere, la Turchia, la Russia e la Germania. L’Italia, qualora fosse sopravvissuta/sopravvivesse come potenza indipendente, non avrebbe ovviamente alcun interesse a partecipare a tale coalizione ma, al contrario, sosterrebbe quella opposta. Il caso della guerra greco turca del 1919-1922 è un utilissimo precedente: gli italiani, insieme ai sovietici, sostennero i turchi, mentre i francesi e gli inglesi tentavano di estendere il dominio ellenico a tutte le coste dell’Asia minore.

Gli stessi elementi che dal 1990 in poi hanno collaborato attivamente alla scomparsa dell’Italia come fattore di potenza (e Mario Draghi è certamente in testa alla torma di questi loschi personaggi), stanno, attorno al 2020, col polarizzarsi del sistema internazionale in blocchi contrapposti, consegnando letteralmente quel che resta dell’Italia al suo storico nemico, la Francia, assegnandole così l’indiscussa egemonia del Mediterraneo e consentendo agli angloamericani di focalizzarsi sul Pacifico, in vista dell’inevitabile confronto con la Cina. Non c’è il minimo dubbio che, un confronto tra Cina ed angloamericani, sarebbe un conflitto mondiale e riguarderebbe ogni potenza tra Asia, Europa ed Africa, specialmente in un mare strategico con quello mediterraneo. “Satellizzando” l’Italia, i francesi e gli angloamericani ottengono di poter utilizzare la penisola contro quelle potenze che, in teoria, dovrebbero essere i suoi più stretti alleati. Il Trattato del Quirinale, siglato il 26 novembre 2021, è proprio uno strumento mirante a sottomettere l’Italia alla strategia militare e politica dei francesi e degli occidentali nel Mediterraneo: l’articolo 1 e 2, infatti, contemplano infatti la “cooperazione e gli scambi militari” tra Italia e Francia, nel loro comune “ambiente”, ossia il Mar Mediterraneo. Ciò significherebbe, in un prossimo futuro, dover combattere a fianco di greci e israeliani contro turchi, russi e quasi certamente tedeschi: un vero non-senso geopolitico per l’Italia, ridotta a base avanzata della marina francese. La “piccola crisi” diplomatica tra Draghi ed Erdogan dell’aprile 2021, crisi pilotata dalla Francia, è stata il primo assaggio di ciò che attende l’Italia negli anni a venire.

Il 2022 sancirà quasi certamente un ulteriore passo nella demolizione dell’ordine basato sulla UE e sulla NATO: terremoti politici e finanziari sono da mettere in conto in Italia come in Francia. In ogni caso, il Trattato del Quirinale, inserendosi su una dinamica geopolitica pluridecennale, andrà avanti: la volontà è quella di trasformare la penisola italiana in un feudo francese a fini militari. Il candidato alle presidenziali francesi Éric Zemmour ha recentemente accennato al sogno napoleonico di annettere il Nord Italia alla Francia: non scherza. Toccato l’apice della disgregazione sociale e politica, si vedrà se l’Italia ha ancora le forze sufficienti per riemergere come fattore di potenza indipendente nel Mediterraneo, avvalendosi dei suoi naturali alleati, Germania in testa.