Ucraina: considerazioni geopolitiche, militari, economiche e filosofiche

Come facilmente prevedile, le olimpiadi invernali di Pechino sono coincise con un crescendo di tensione nell’Est ucraino: terminati i giochi, Mosca ha occupato regioni separatiste, che rischiavano di essere stritolate dal governo di Kiev. Molteplici considerazioni meritano di essere fatte sull’argomento.

L’inizio di una nuova fase storica

Già agli inizi di febbraio era facilmente intuibile che i Giochi Olimpici di Pechino sarebbero coincisi con un crescendo di tensione nell’Est ucraino dove, sin dal 2014, si svolge uno strisciante conflitto tra il governo di Kiev e le regioni secessioniste filo-russe, con capitale Lugansk e Donetsk: pesantemente armate ed equipaggiate da inglesi ed americani, le truppe ucraine hanno infatti aumentato la pressione sui separatisti, inducendo Mosca a compiere una serie di grandi manovre a ridosso del confine e in Bielorussia per dissuadere Kiev dall’intraprendere azioni avventate. Terminati i Giochi, il 21 febbraio 2022, il presidente russo Putin ha preceduto col riconoscimento formale dell’indipendenza delle due regioni, seguito a ruota dall’invio di soldati per difendere i territori.

Il primo passo da compiere è inquadrare in termini geopolitici l’avvenimento e, qualsiasi analisi geopolitica degna di questo nome, deve necessariamente avere un respiro almeno euroasiatico. Il ritiro angloamericano dall’Afghanistan, nell’agosto 2021, è stata una severa sconfitta per le potenze marittime, che hanno perso, dopo 20 anni di combattimenti, il loro “cuneo” tra Iran, Russia e Cina. Le grandi potenze continentali avrebbero dovuto/voluto procedere col loro rafforzamento economico e militare: smaltire i postumi della pandemia, consolidare le loro posizioni nel Rimland, procedere con l’integrazione economica e infrastrutturale lungo l’asse Pechino-Mosca-Berlino (le grandi ferrovie continentali e progetti come il Nord Stream 2). Il tempo, infatti, gioca contro le potenze anglosassoni. Finita quindi la fase più acuta della pandemia, gli angloamericani hanno quindi optato per una rapida destabilizzazione dell’Ucraina, col principale obiettivo di sottoporre la Russia ad uno nuovo round di sanzioni (dopo quelle del 2014) e di separare Mosca da Berlino. Putin ha colto nel segno quando ha affermato che le sanzioni, miranti a fermare lo sviluppo della Russia, sarebbero state imposte comunque, qualsiasi politica fosse stata adottata nei confronti di Kiev. Il caloroso incontro tra Putin e Xi Jinping all’apertura dei Giochi, indica che Russia e Cina affronteranno insieme i prossimi frangenti; la Germania, dopo l’occupazione del Donbass, è stata costretta a sospendere momentaneamente la messa in funzione del Nord Stream 2, come auspicato da UK ed USA: è però ormai evidente che Berlino non intende partecipare attivamente alle manovre anglosassoni contro la Russia (e la Cina) e sia sempre più insofferente del giogo anglosassone.

Considerazioni di natura militare: l’occupazione del Donbass sottopone la Russia a pesanti costi economici (sanzioni) senza arrecarle nessun vero beneficio strategico. Al contrario, le truppe russe possono ora essere bersaglio dei reparti ucraini, cui inglesi ed americani consegneranno gli armamenti più moderni. Ciò, quasi certamente, comporterà nelle prossime settimane/mesi un ampliamento delle operazioni militari russe. La riva orientale del fiume Dnepr costituirebbe il confine ideale della nuova Russia e giustificherebbe gli alti costi economici e finanziari che Mosca dovrà in ogni caso affrontare. Giunta alla foce del Dnepr, basterebbe l’occupazione di Odessa per ricongiungersi alla Transnistria e alla Moldavia: a quel punto Mosca sarebbe sul fiume Dnestr/Nistro, sarebbe tornata a ridosso della Romania (sancendo la propria egemonia sul Mar Nero) e avrebbe privato l’Ucraina nazionalista (con nuova capitale a Leopoli) di qualsiasi accesso diretto al mare. 30-40 giorni dovrebbero essere più che sufficienti per raggiungere prima il Dnepr e poi il Dnestr.

Considerazioni di natura economica e finanziaria: fin dai primi rigurgiti d’inflazione, abbiamo evidenziato quali fossero gli obiettivi sottostanti al rialzo dei prezzi. Con quasi 15 anni di tassi vicino allo zero, la FED e la BOE hanno mandato i mercati finanziari in orbita. La pandemia ha, come auspicato, causato un’esplosione del debito pubblico, facilitato dai tassi di risconto molto bassi. Un’impennata dei prezzi innescherebbe una stretta monetaria che, come è ormai evidente, produrrebbe una destabilizzazione finanziaria di ampissima portata, con epicentro (di nuovo) l’Europa e l’Italia in particolare. Questa dinamica sarebbe facilitata dall’escalation in Ucraina: già ora l’inflazione è ai massimi dagli ultimi 30-40 anni. Con un ulteriore balzo del greggio dai 90$ dollari al barile ai 150$ (era precipitato a 15$ durante la pandemia!), i prezzi si infiammerebbero, “obbligando” le banche centrali a stringere i cordoni. Un Paese debole come l’Italia, “ventre molle” dell’Europa, sarebbe così sottoposto al duplice choc di una crisi finanziaria ed energetica.

Considerazioni di natura filosofica: la crisi in Ucraina (cui seguirà nel breve-medio periodo quella di Taiwan) sancisce il definitivo salto di qualità nel duello per l’egemonia mondiale. Le declinanti potenze marittime anglosassoni hanno lanciato il loro guanto di sfida a Russia e Cina (e Germania), di fronte ad una sempre maggiore integrazione economica e politica del continente euroasiatico. Qualora le potenze anglosassoni dovessero riuscire nell’impresa di sconfiggere i colossi continentali, porterebbero a compimento il processo iniziato nel 1914, dichiarando guerra agli Imperi centrali: l’universalismo standardizzato e omologante spazzerebbe via gli ultimi “katechon”, dilagando a livello planetario. Il governo mondiale sarebbe a portata di mano. Qualora, invece, Cina e Russia dovessero riuscire a sconfiggere la seconda e moderna Atlantide, si andrebbe verso la suddivisione del globo in un limitato numero di “zone d’influenza”, alias “grandi spazi” ciascuno retto da potenza organizzatrice, portratice di un proprio “nomos” e di una propria “kultur” in opposizione all’universalismo e alla “civilization” anglosassoni. Comunicando il riconoscimento del Donbass come entità separata dal governo di Kiev, Putin ha asserito che “l’Ucraina è parte della storia russa”: l’affermazione ha una fortissima valenza filosofica. Radici, sangue, passato e religione sono tratti salienti del nomos della Terra, in contrapposizione all’eterno sradicamento del nomos del Mare.

20 Risposte a “Ucraina: considerazioni geopolitiche, militari, economiche e filosofiche”

  1. In via eccezionale, data la situazione, si riavvia lo spazio per i commenti, affinché sia possibile uno scambio di vedute ed opinioni. Ci riserviamo però di chiuderlo qualora si dovessero ripetere attacchi di spam.

  2. Non ci eravamo sempre detti qui che la storia è teologia in atto, con il continuo conflitto fra Bene e male, mai come questa volta chiaramente distinguibili? La sua stupefacente capacità di analisi, interpretazione e racconto donata all’Italia e al mondo nel momento più abietto e infame della storia d’Italia, è parte integrante, e certamente non secondaria, di questo conflitto che lei identifica giustamente come conflo fra Terra e mare.

  3. Salve, non sarebbe bene aprire i commenti agli articoli sul suo canale telegram? E magari duplicare o dirottarvi i suoi post di twitter, sempre con opportunità di commentare? Mai come in questi momenti è necessario confrontarsi e interagire tra chi ha opinioni serie in merito alle cose del mondo.

  4. Da nessuna parte si parla di Turchia, dirimpettaia sud nel Mar Nero, guardiana degli Stretti e primo esercito Nato per effettivi e armamenti.
    Erdogan ha un grosso debito con Putin dal 2016, quando l’intelligence russa fece la “soffiata” per salvare il presidente turco dal golpe sobillato dagli Stati Uniti per rimpiazzare il ras, ormai poco controllabile e ambiguo.
    Da allora, Erdogan sa che non può più fidarsi della Nato (vedasi la corrente elettrica “simbolicamente” tolta alla base Usa di Incirlik nel 2016, all’indomani del fallito golpe) ma sa che può fidarsi di Putin.
    Infatti da allora è cominciato un certo interscambio Russia-Turchia, anche a livello militare.
    Mentre gli Stati Uniti nel frattempo hanno prudentemente spostato l’arsenale nucleare da Incirlik verso basi più “sicure”…
    Federico, come lo vedi un accordo tacito Erdogan-Putin del tipo “io ti lascio aperti gli Stretti e mi metto di traverso nella Nato, tu mi lasci campo libero in Libia e Kurdistan siriano”?

    1. Credo che Ankara voglia l’accordo con Mosca e Pechino. Deve però stare attenta, perché se “osa” troppo e troppo presto, è in prima linea (attacco occidentale dal Mediterraneo)!

  5. Ciao Federico, complimenti come sempre per l’analisi. Devo dire che ho un po’ di dubbi sulla cooperazione nel lungo termine tra Turchia e Russia. Erdogan governa infatti con il partito Panturco che da sempre è uno strumento del foreign office (Arminius Vambery fondatore del panturchismo era un ebreo ungherese che lavorava per Palmerston!). Non credi che a lungo andare gli interessi turchi cozzeranno per forza con quelli Russi, soprattutto in Asia centrale?

    Grazie e buona continuazione!

    1. La Turchia è un crocevia: subisce pressioni da ogni lato. Finora si è comportata abbastanza correttamente e credo che continuerà così.

  6. L’account Twitter è stato eliminato. Si procederà col blog e col canale Telegram…

  7. Buongiorno Federico, complimenti per le analisi sempre illuminanti.
    A questo punto dobbiamo sperare nella sconfitta definitiva della talassocrazia anglo-sion-sassone, in tal caso l’Italia con la sua “classe dirigente” trasformista potrebbe trarne qualche vantaggio….
    Cordiali saluti
    Ugo

    1. Grazie Ugo.

      Ricordo che il mio account Twitter è stato sospeso a tempo indefinito. Invito ad unirsi al canale Telegram.

  8. Grazie della risposta Federico. Quando parla di katechon, ho un po’ di perplessità in merito all’azione della Cina: è davvero katechontica? Personalmente credo che le radici “spirituali” di questa Cina siano le stesse delle talassocrazie, ovvero il credo sansimonista di un’umanità perfettamente pianificata e organizzata dalla tecnica. Visto che tra le righe ha citato Schmitt, in ‘Stato, Grande Spazio, Nomos’ egli vede questa comune radice proprio nel comunismo e nel capitalismo anglosassone (Nessun esempio è più esemplificativo che la coppia zio Zhivovsky, partner d’affari di O.Aschberg, e nipote rivoluzionario L.Trotsky!).

    Andando nel concreto, è risaputo che Sun Yat Tsen fu finanziato da Wall Street e non mi stupirei se anche Mao fosse stato indirettamente aiutato: meglio una Cina guidata da lui che da Chiang Kai-Shek. Esempi a parte, le élite cinesi attuali sono ovviamente indipendenti, ma il loro retroterra culturale è molto più vicino di quanto pensiamo a quello dell’oligarchia finanziaria. Dopodiché sono d’accordo con lei sul fatto che se i cinesi e le potenze continentali non saranno mai capaci di costruire un governo mondiale, lo stesso non si può dire dell’oligarchia finanziaria. Dunque svolgono sicuramente un ruolo frenante ma, secondo me, non nel senso di Schmitt e, soprattutto, di S.Paolo.
    Se ha tempo, sono curioso di sapere cosa ne pensa. Grazie e buon lavoro.

    1. Per la Cina parla l’articolo di Karaganov, sicuramente più importante di me. Il resto è fuffa.

  9. Caro Dezzani, che ne pensa delle considerazioni geopolitiche espresse da Peter Zeihan nei suoi video?
    Riassumo la posizione dello studioso:
    1) Il dominio e la pacificazione dei mari e degli oceani del pianeta da parte della flotta USA è alla base del sistema economico globalizzato attuale: la sicurezza delle rotte commerciali marittime fa sì che qualsiasi paese può accedere a qualunque risorsa ovunque nel mercato globale. Prima del 1945, bisognava assicurarsi risorse e mercati di sbocco per via militare o con alleanze.
    2) Questo ha fatto sì che paesi poveri di risorse e/o incapaci di proiezione militare, come l’Italia, potessero prosperare ignorando i difetti intrinsechi della loro posizione. Anche la Germania, per la prima volta nella sua storia, ha potuto focalizzarsi interamente sull’economia, ignorando considerazioni militari; o anche esempio in questo è la Cina, la quale per la prima volta ha avuto accesso indiscriminato ai mercati di sbocco globali e, sul fronte delle risorse, al petrolio del Golfo che – non fosse per la pacificazione dei mari – dovrebbe altrimenti passare per troppi stretti tenuti in mano da potenze ostili.

  10. 3) Di solito la piramide demografica perfetta, che vede più corpose coorti di giovani che di generazioni più mature, contribuisce a provvedere una nazione di un mercato interno vivace e dinamico, dovendo i giovani affrontare più spese, per mutui, educazione, figli piccoli ecc. Le coorti più mature, d’altro canto, sono composte di lavoratori esperti che generano capitale. Dunque nel caso di una piramide demografica in cui le coorti di giovani sono numericamente inferiori, o al più pari alle mature, si avranno società più orientate all’esportazione, o alla ricerca di opportunità per investimenti. Oggi però, a parte l’Africa, ovunque si registra denatalità e questo crea problemi alle economie d’esportazione, come l’italiana o le asiatiche, in quanto esporterebbero dove? Inoltre le corpose coorti dei nati negli anni ’50-’60 presto, in questo decennio, andranno in pensione, e non avranno più la disponibilità di fare investimenti se non i più sicuri, a basso rischio e basso rendimento.

    4) Egli avanza l’ipotesi che l’attuale globalizzazione non convenga più agli Stati Uniti, che grazie al petrolio di scisto sono autonomi in ogni risorsa. In più non hanno una demografia così disastrata come l’Europa o l’estremo Oriente, e comunque nel dirimpettaio Messico, in relazione economica simbiotica grazie ai trattati NAFTA, hanno un paese giovane e dal costo di manodopera ormai più basso che in Cina. Dunque la presenza militare americana in Medio Oriente, allo stato attuale, non servirebbe più che a facilitare lo sviluppo economico cinese. Non avrebbe neppure uso a salvaguardare l’egemonia del dollaro, in quanto le potenze rivali uscirebbero disastrate da un’eventuale fine della globalizzazione (anche al giorno d’oggi ogni statistica comunicata dalla Cina è da guardarsi molto scetticamente: la massa monetaria dello yuan sarebbe di un ordine di magnitudine più fuori controllo che non il vituperato dollaro a seguito di 10 anni di QE: i cinesi stampano moneta e tengono i cambi artificialmente stabili per mantenere stabili crescita e tasso d’occupazione, onde evitare dissensi interni).

  11. 5) Anche la Russia avrebbe le risorse per sopravvivere un’eventuale fine di globalizzazione. In questo senso i russi starebbero cercando di tornare entro i confini sicuri dell’Unione Sovietica, ancorati ai Carpazi, al Caucaso ed all’altipiano dell’Indo-Kush. Lo starebbero facendo usando il bastone e la carota, operazioni militari e diplomatiche che condurrebbero ad annessioni dirette o a un cordone di stati satelliti, ma Zeihan è scettico sul successo delle operazioni militari per via della demografia russa parecchio declinante (mancherebbero coscritti per la pacificazione delle aree occupate).

    6) In caso di fine globalizzazione insomma, parecchie delle attuali situazioni economiche artificiali cesserebbero di esistere, tra cui quella – proiezione mia – di un’Italia relativamente ricca, borghese e benestante. La nazione tornerebbe ad essere povera, arretrata e satellite di chi diventerebbe l’egemone in Europa, come è stata per la maggior parte degli ultimi 5 secoli.
    Zeihan presenta (sulla mappa in quel preciso istante del video seguente) in celeste e in verde le nazioni che vede posizionate in maniera migliore per profittare della fine della globalizzazione: https://www.youtube.com/watch?v=UcMQW1unBcs&list=PLl9U6Xm_KZ-aYHQYKfcchrt-oQoAoZGGd&index=139

  12. Un’analisi su come finirà la guerra in Ucraina? Zelensky continuerà ad eseguire il suo mandato di massimizzare i danni; quale strategia adotterà la Russia per ricomporre l’equilibrio in Ucraina?

  13. WILLI : Coelum Non Animum Mutant Qui Trans Mare Current, da quasi immemore tempo non incrociamo i lemmi in questo locus amenous del tenutario Dezzani, deus ex-machina del sito, ma vedo che ostinato, rimane il leit-motiv di riconoscere il contrario a quanto asserisce il Dezzani, il quale intravede tutto mosso a partire da una dimensione econometrica (lui la chiama propriamente geopolitca) quando – invero – quest’ultima è la Mano Agente del Wu-wei, il Motore Immobile che risiede ben altrove da quello che pensa Dezzani. Quindi, Willi, non mi par proprio che in questo contenitore dezzaniano si possa scorgere come invece è davvero e concordo con Lei che la ‘’Teologia è in atto’. Qui è tutto un ‘a cui prodest’, una ragione dettata dal mero portafoglio, dal borsello, una questione di grisbì, come si dice nei bassifondi marsigliesi. Certo, si dirà, ‘ma in che mondo vivi’ : il denaro muove TUTTO. Vero, verissimo ma muove questo Tutto a seguito delle Biblioteche : non si fa Teologia nei caveaux delle banche, nelle Biblioteche sì ed eccome la si fa ! I caveaux servono le onuste boiseries delle Biblioteche. Questo è il Grande limite di queste analisi per altro fondate (sul versante meramente econometrico). Se si avesse contezza degli studi di Gigi Moncalvo incentrati sulla dinastia dell’Avvocato di Panna Montata (unica espressione valida delle vita intera di SCALFARI… la boutade è sua, non mia… ; non amo far l’Indossatore delle Idee Altrui) si capirebbe facilmente che la sicumera dell’Avvocato era del tutto fantasmagorica, apparente, in quanto prono in maniera inverosimile ad un duo insospettabilmente decisorio delle scelte del tipetto coll’orologio sul polsino della camicia ! Prova provata, eccome se era prova provata che il Denaro è servo del Pensiero. A riguardo della funzione ‘catecontica’ citata giustamente dal Dezzani si deve dire che il nucleo è tutto qui. Anzi, lì. La Russia è la Terza Roma (non mi posso dilungare oltre, questo è un post…) e come tale è la neo Cartagine : va ‘delenda’, va distrutta sic et simpliciter. Ha come Terza Roma, quindi con funzione di ‘kat-echon’ (nell’oggi che l’Oltretevere papalino è divenuto ridicolemente l’House-Organ di figuri quali Soros, Gates, Thunberg et similia). La russofobia è tutta qui. Dettero – gli Olimpici- prova di ciò con V.I. Lenin, non per nulla con genesi nella Svizzera patria dell’inversione cattolica calvinista…) nel ’17 del secolo scorso ; ci provarono con il baffino teutonico, 2nda Guerra mondiale, il Pazzo ampiamente foraggiato non dall’asse City of London-Wall Street come tanti cianciano ma dal Triangolo Londra, Nuova York e il terzo vertice situato poco sotto il nostro tallone, in Medio oriente… Non per nulla i gagliardetti nazi bruni vestiti in un’orrenda necromanzia li rivediamo all’opera in Ucraina ! Ci riproveranno sino alle redde rationem, purtroppo. Chiudo colla Cina : Mao non è che fosse stato aiutato dagli Olimpici, fu mallevato da loro attraverso una sede della Yale University direttamente posta in Cina, altroché ! Ma la Cina coeva presenta enromi, grandissimi interrogativi di decifrazione. Essa da un verso è filo-occidentalista, ma anche, dall’altro, è cateconica in maniera assoluta e sconfessante l’egida maoista-occidentalista (Mao-Kissinger, do you remeber ?). Infatti la politica dei plurimi figli (anti-depopolazionista) ; l’irridere certi dettami thunberghiani (inquinano a josa… fregadonsene altamente… quindi anti-ecoidioti al massimo grado !) ; il dar ciotole di riso a chicchessia coram populo (quindi anti Religione della Carestia ; Ideologia del Regresso occidentalista…) ; e last but not least, la Via della Seta, chiaramente un sacrilegio in casa di Lor Signor Talassocratici ! Il Dominio via Terra e NON via mare, ah che bello metterlo nell’orifizio agli Inglesi, bucanieri del Mare ! [in parentesi : perdete ogni speranza voi che entrate in CASA ITALIA : essa è ammorbata dallo Spirito dell’Ammiraglio di SUPERMARINA, in tempi del Fascio, il quale ricevette la Croce al Merito dagli USA… che cosa pretendete da una Populace fatta di tanti ammiragli MAUGERI ?]. Chiudo davvero : l’Impero di Mezzo andrebbe letto con l’unica chiave che purtroppo manca all’appello, perfino nelle Biblioteche della Ivy League (Yale, Divinity School, et ceterea) che è quella della vera natura dei rapporti tra L’IMPERO DI MEZZO e quello dei Figli del Popolo Eletto. Se si leggesse quella chiave sarebbe una ulteriore prova provata che il Potere Supremo deriva dai conciliaboli telogici e non dai forzieri del denaro. Pace & Bene.

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