Merkel dimezzata: l’Unione Europea è acefala

“La CDU paga il prezzo della politica di Angela Merkel sui rifugiati” scrive il diffusissimo Bild-Zeitung all’indomani delle elezioni regionali tenutesi in Germania: 12 milioni di tedeschi, il 20% del corpo elettorale, sono stati chiamati alle urne per il primo appuntamento da quando la cancelliera ha inaugurato la politica delle porte aperte agli immigrati: il risultato è drammatico per la CDU, che scivola al minimo storico nel Baden-Württemberg ed sacrifica l’astro nascente Julia Kloeckner, e catastrofico per la SPD, sorpassata in due Land dall’euroscettica Alternative für Deutschland. Il terremoto politico produrrà effetti ben oltre i confini tedeschi: da anni Angela Merkel è assurta a regista delle diverse crisi che travagliano l’Europa, gestendole secondo i piani dell’establishment euro-atlantico. Il suo dimezzamento accelererà  la decomposizione dell’Unione Europea.

Merkel, suchen! Dove hai sbagliato?

Che l’appuntamento elettorale, il primo dall’inaugurazione della politica delle porte aperte agli immigrati, non sarebbe stato facile, era risaputo e facilmente prevedibile: nessuno, però, si aspettava un simile esito delle elezioni regionali tedesche di domenica 13 marzo. La Große Koalition che guida la Germania dal 2013, formata dalla CDU-CSU e dalla SPD, ne esce in pessime condizioni: lo schianto contro l’elettorato è pesante per i cristiano-democratici e drammatico per i socialdemocratici, percepiti come una fotocopia sbiadita degli alleati conservatori. Grande vincitore, ben oltre le aspettative dei sondaggisti, è il partito Alternative für Deutschland (AfD) che, nato su posizioni euro-scettiche, ha abilmente allargato la propria piattaforma inglobando tematiche legate alla sicurezza ed all’immigrazione, catalizzando così il crescente malessere che serpeggia nella società tedesca: la tornata elettorale è stata infatti presentata come un vero e proprio referendum sulla politica migratoria di Angela Merkel e come tale l’hanno vissuta i tedeschi, recatisi in massa alle urne segnando un +10% di partecipazione.

In Sassonia-Anhalt, Land nato sulle ceneri della ex-DDR, dall’economia asfittica e con un tasso di disoccupazione doppio rispetto alla media nazionale, la grande coalizione al potere incassa il colpo in maniera difforme: tiene, bene o male, la CDU (30%, tre punti percentuali in meno rispetto al 2011) mentre la SPD dimezza quasi i consensi, passando dal 21% al 10%, sintomo che la sinistra non è più considerata rappresentativa nelle zone disagiate ed arretrate del Paese. Al contrario, AfD assurge a seconda forza politica, raccogliendo oltre il 24% dei consensi: nella ex-DDR, come negli altri Stati del defunto Patto di Varsavia, l’insofferenza verso gli immigrati è più forte che altrove, complice la difficile situazione economica e l’esposizione solo recente al multiculturalismo occidentale.

In Renania-Palatinato tiene la SPD, subisce lieve perdite la CDU (31%, dal 35% del 2011) ed irrompe AfD, che conquista il 12% delle preferenze. Prima che la cancelliera Merkel stravolgesse la linea del partito spalancando le porte all’immigrazione, il Land era considerato terra di facile conquista per l’Unione cristiano-democratica, tanto che era scesa in campo niente meno che la 44enne Julia Klöckner, “regina dei vini” dell’ameno e pittoresco Land, nonché astro nascente della CDU, tanto da essere considerata come una papabile per la successione alla Cancelleria. La sfortunata Julia si aggiungerà invece alla lunga lista di delfini (Roland Koch, Karl-Theodor zu Guttenberg, Christian Wulff, Norbert Röttgen, Annette Schavan, etc. etc.) oculatamente soppressi da Angela Merkel (chi tramite il consueto scandalo mediatico-giudiziario, chi bruciato, come la Klöckner, in un’insidiosa tornata elettorale), così da non avere attorno pericolosi aspiranti al trono.

Come ricorda infatti l’agenzia Bloomberg, la stessa che nel pieno della crisi migratoria del 2015 asseriva che all’Europa servivano 250 milioni di immigrati entro il 20601, è proprio la mancanza di qualsiasi figura nella CDU capace di subentrarle, la migliore garanzia per Angela Merkel di uscire indenne dal terremoto politico2:

Though she’s grappling with the biggest challenge in a decade as chancellor, no obvious successor is in sight and party rebels who oppose her refugee policy lack a coup leader. In any case, Germany’s next federal election is due within 18 months and Merkel is her party’s best hope of staying in power.

Infine, il punto più dolente, ossia il Baden-Württemberg, terzo Land più popoloso e con un’economia maggiore dell’intera Polonia. Prima dell’avvento di Angela Merkel, lo Stato era uno storico e tradizionale bastione della CDU: il primo sconquasso coincide con le elezioni del 2011 quando l’esponente dei verdi, Winfried Kretschmann, trionfa alle urne cavalcando il disastro di Fukushima e ed il diffuso scetticismo sull’energia nucleare. Per la CDU è uno vero choc: nonostante la sua posizione sia salva, data l’assenza di una valida alternativa (nunc et semper), più di un osservatore si interroga sul futuro di Angela Merkel in vista delle elezioni federali del 20133. La cancelliera riesce a sopravvivere alla debacle, benché la ferita continui a sanguinare: tra le file CDU è avvertita l’urgenza di rimarginarla, riconquistano appena possibile il beneamato Baden-Württemberg. Alle urne del 13 marzo, invece, non solo il verde Winfried Kretschmann, considerato alla destra del suo partito e favorevole a leggi più restrittive4 in materia di immigrazione, incrementa i voti (passando dal 24 al 30% delle preferenza), ma addirittura l’emorragia della CDU si allarga (27%, 11 punti percentuali in meno del 2011), parallela all’exploit di Afd che raccoglie il favore del 15% dei votanti ed alla liquefazione della SPD (12%).

La dinamica del ricco ed evoluto Baden-Württemberg è inquietante per il governo federale: se l’esito del Land dovesse riproporsi a scala nazionale, la CDU-CSU e la SPD non disporrebbero, per la prima volta nella storia della Bundesrepublik, di voti sufficienti per la formazione di una Große Koalition. Più i partiti tradizionali convergono al centro e si adagiano sulla direttive euro-atlantiche (difesa ad oltranza dell’euro, sanzioni alla Russia, porte spalancate all’immigrazione, sostegno alla destabilizzazione del Medio Oriente, etc. etc.), più rapido è il loro deperimento: i programmi elettorali si standardizzano, la base elettorale si assottiglia, l’apatia monta e crescono, a destra come a sinistra, nuove ed aggressive formazioni, decise a colmare le praterie elettorali lasciate incustodite dai consunti partiti tradizionali.

Come reagisce la politica tedesca a questo sconquasso?

Senza più una bussola sono i socialdemocratici guidati da Sigmar Gabriel che, ridotti a forza marginale in due Land su tre, non possono che appiattirsi alla cancelliera ed alle sue ricette, sperando di essere ancora determinanti nel futuro quadro politico, sempre più frammentato. Più interessante è invece la reazione a destra, dove la faglia tra la CSU bavarese e l’Unione cristiano-democratica, già ben visibile nello scorso autunno, si allarga ulteriormente: “Germany’s Merkel under renewed attack after populists’ poll success5 scrive il rammaricato Financial Times, evidenziano la risolutezza del primo ministro bavarese, Horst Seehofer, nello sferrare un nuovo assalto alla cancelliera ed alla sua politica delle porte aperte, forte dell’inconfutabile risultato elettorale.

Più curiosa ancora è la reazione di Angela Dorothea Kasner che, come abbiamo dimostrato nel nostro recente lavoro sui suoi esordi e fortune politiche, più si avvicina al termine della carriera e più svela la sua natura: ossia, non paladina degli interessi tedeschi, bensì fedele esecutrice delle direttive atlantiche, che si tratti di mantenere la Grecia nella UE/NATO, oppure imporre le sanzioni alla Russia.

Per una figura come Angela Merkel, priva di qualsiasi visione o stella polare che non sia la mera conquista ed il mantenimento del potere, abituata ad affrontare volta per volta ogni questione in base agli umori dell’elettorato (un ingrediente non secondario del successo del “merkelismo” sono le centinaia di sondaggi segreti commissionati dalla Cancelliera), la crisi migratoria avrebbe dovuto essere affrontata, imboccando tutt’altra direzione: non a caso, Angela Merkel finisce al centro di una piccola tempesta mediatica nel luglio 2015 quando, discorrendo con una bambina palestinese, la getta in lacrime affermando, con spietato realismo, che la Germania non può accogliere tutti i profughi, pena lo scatenarsi di un pericoloso effetto calamita6.

Se Angela Merkel cambia repentinamente opinione è solo perché si adagia (volente o nolente?) alle direttive dei poteri euro-atlantici, decisi a destabilizzare la Germania attraverso la nuova “rotta balcanica” ed alimentare la domanda di “più Europa” per fronteggiare l’ennesima crisi (diritto d’asilo europeo e redistribuzione obbligatoria dei migranti). A queste direttive la cancelliera continua imperterrita ad attenersi, dimostrando di aver sacrificato la sana reattività del politico agli stimoli elettorali sull’altare degli interessi atlantici: logica avrebbe voluto che Angela Dorothea Kasner, dopo il tracollo della CDU nel Baden-Württemberg e l’exploit dell’AfD, recitasse un parziale mea culpa e riconoscesse il crescente malessere della società tedesca. Al contrario la cancelliera tira dritto, fedele al copione assegnatole, che contempla più immigrati e più Europa7:

“Sono fermamente convinta, e lo resto ancora, che abbiamo bisogno di una soluzione europea. Il numero dei migranti in arrivo in Germania si è chiaramente abbassato, come quello dei rifugiati in Grecia. Ma una soluzione durevole non c’è ancora. E richiederà tempo”.

Dello stesso tenore era stato anche il commento a caldo del suo portavoce Steffen Seiber:

Il governo tedesco prosegue la sua politica sui profughi, con tutte le forze, dentro e fuori il Paese. L’obiettivo deve essere una soluzione comune europea, che porti a ridurre visibilmente i profughi in tutti i Paesi membri”.

Permane però un problema di fondo: una siffatta strategia è destinata, presto o tardi, a schiantarsi contro l’opinione pubblica, almeno finché non si trova una duratura soluzione a quelle fastidiose scadenze, note come elezioni. Il rischio sempre più concreto è infatti che Angela Merkel, l’agente più pregiato di cui gli angloamericani dispongono in Europa, senza il quale l’eurocrisi e l’affaire ucraino avrebbero preso tutt’altro corso, sia logorato fino alla consunzione dalla crisi migratoria, privando così l’Unione Europea dell’unico regista capace di convogliare le dinamiche europee nella direzione voluta.

A questo proposito, è eloquente l’editoriale di Danilo Taino apparso sul Corriere della Sera ad urne chiuse, quando già si profilava l’affermazione di AfD e la parallela debacle della CDU. Nell’articolo “La sconfitta di Merkel, il danno per tutta la Ue8, si legge:

“Quando, in Europa, si perde una sfida elettorale, non si perde solo in casa. Soprattutto se a uscire sconfitta è Angela Merkel: la quale, piaccia o meno, è l’àncora dell’Unione Europea.(…) Da oggi, Merkel è più debole non solo in Germania, dove in fondo per ora se la caverà in qualche modo, ma nella Ue. (…) Per Merkel, ora, l’obiettivo primo, tenere uniti gli europei, sarà molto più difficile da raggiungere.”

Da accompagnare con il pezzo “Germania più instabile un rischio per l’Europa”, a firma di Beda Romano pubblicato su il Sole 24 ore:

“L’ultima cosa di cui i Ventotto hanno bisogno in questo momento è di una Germania debole e di una cancelliera fragile. (…) I paesi membri dell’Unione saranno chiamati ad affrontare una Germania la cui scena politica è più instabile che in passato. In questi anni, Berlino è stata una ancora di stabilità nell’unione monetaria, mentre molti vicini dovevano fare i conti con sconquasso debitorio e crisi politica. La debolezza dei partner si è tradotta in questi anni nella forza della Repubblica Federale. Il rischio oggi è che una Germania più instabile complichi paradossalmente il negoziato europeo.”

Nell’attuale contesto, la vecchia dialettica sinistra-destra è ormai defunta, il dibattito tra sostenitori dell’austerità e della crescita si è affievolito, e quello tra fautori e detrattori del fiscal compact non è  neppure decollato: lo scontro si è spostato su chi difende ad oltranza il sistema euro-atlantico (euro, UE, NATO, finanza anglosassone) e chi lo mette in discussione. Angela Dorothea Kasner è il campione del primo schieramento ed in suo favore, nel momento più critico della decennale permanenza alla cancelleria, spezzano una lancia tutti i variegati potentati riconducibili all’establishment atlantico.

Per loro sfortuna, la cancelleria sta vivendo un momento drammatico, che il risultato delle ultime elezioni aggraverà ulteriormente, imprimendo così nuova forza alle spinte centrifughe in seno all’Unione Europea.

Una Merkel appannata ed isolata, prodromo dell’euro-implosione

Il crepuscolo del “merkelismo”, prima ancora che la disfatta elettorale del 13 marzo, era testimoniato dalla crescente insubordinazione di alcuni membri europei rispetto alle politiche di Berlino; dall’appiattimento di Angela Merkel su personaggi, come Recep Erdogan, al limite dall’impresentabile; e, dulcis in fundo, dal sempre più vistoso disallineamento tra Francia e Germania, un tempo i due pistoni del celebre “motore franco-tedesco”.

Eletta “leader de facto” dell’Unione Europea dal TIME nel dicembre 20159, Angela Merkel ha visto sgretolarsi la sua presa sugli altri membri, man mano che la crisi migratoria, lungi dal generare l’auspicata “risposta europea”, ha invece prepotentemente risvegliato gli Stati nazionali, pronti ad azioni fino a pochi mesi prima impensabili, pur di difendere la propria sicurezza: se nel nord Europa, in Svezia come in Danimarca, si sospende de facto l’accordo di Schengen con il ripristino ai controlli alle frontiere (certificando la scarsa fiducia riposta in Berlino), nell’Europa del centro-sud, investita in pieno dai flussi messi in moto dalla politica delle porte aperte, la ribellione è ancora più veemente. Il Gruppo di Visegrad, animato da pulsioni anti-UE ed anti-tedesche sempre più forti, esclude qualsiasi politica di redistribuzione dei migranti: il modello “Orban”, al contrario, miete un successo dopo l’altro, e nuovi muri si alzano in Macedonia, Slovenia e Slovacchia. “Migranti: polacchi, cechi, slovacchi e ungheresi vogliono «il Muro dell’Est»” titola il Corriere della Sera il 15 febbraio.

Più bruciante ed umiliante ancora è la condotta dell’Austria, Paese di lingua tedesca, “evoluto” come la Germania e governato da una grande coalizione rosso-nera simile a quella insediata a Berlino: ebbene il cancelliere austriaco, il socialdemocratico Werner Faymann, si mostra molto più intransigente dell’omologa, conservatrice, Angela Merkel, fissando un tetto massimo agli ingressi giornalieri di profughi e reintroducendo i controlli alla frontiere con Ungheria, Slovenia ed Italia.

Benché l’esito complessivo di queste azioni disgiunte sia la chiusura della rotta balcanica, la cancelliera tedesca beneficia a malincuore del calo dei migranti in entrata: riconosce che la Germania, ha tratto “profitto” dai muri altrui10, ma sottolinea che la soluzione non è duratura, finché non si raggiunge l’agognata soluzione europea, indispensabile per svuotare gli Stati nazionali del risolutivo diritto di stabilire chi, ed in che misura, accogliere.

Man mano che i rapporti con i vicini europei si irrigidiscono, cresce paradossalmente l’affiatamento tra Angela Merkel ed il premier turco Recep Erdogan, uno dei principali imputati dell’ondata migratoria che sta investendo l’Europa, avendo sin dalle origini sostenuto l’ISIS ed il processo di balcanizzazione della Siria, inseguendo le sue velleità imperiali neo-ottomane. Poco importa se la Turchia assomiglia sempre più alla classica autocrazia sunnita, se la stampa dissidente è zittita (vedi il caso del giornale Zaman), se nelle regioni a maggioranza curda è in corso una strisciante guerra civile e se aumentano in maniera preoccupante gli episodi di terrorismo che hanno tutto il sapore delle stragi di Stato, Angela Merkel si lega comunque al sultano turco, perché così fa comodo agli angloamericani, desiderosi di estendere il binomio UE-NATO anche ad Ankara. Capita così che, forte dell’appoggio tedesco, la Turchia possa presentarsi al vertice brussellese del 7 marzo, pretendendo 6 €mld di aiuti per trattenere i profughi, un accesso più facile ai visti Schengen ed un’accelerazione per l’ingresso nell’Unione Europea. Ed il regime poliziesco edificato da Erdogan passo dopo passo? La kanzlerin tace.

La ambizioni turche sono, altro smacco per la cancelliera, stemperate proprio dall’ex-alleato di ferro della Germania: il presidente francese François Hollande, di nuovo ai minimi storici in termini di popolarità11 dopo l’effimera vampata sull’onda della strage dei 13/11 ed incalzato da una destra ben più agguerrita dell’AfD, non ha nessuna intenzione di avvallare i mercanteggiamenti tra Berlino ed Ankara, concedendo visti facili in cambio del contenimento dei profughi12. L’ostruzionismo francese si inserisce nella frattura sempre più profonda tra Germania e Francia, un tempo “motore dell’Europa”, ed esplosa quando la cancelliera, avviando la politica delle porte aperte agli immigrati, ha spiazzato il governo francese, già alle prese con una drammatica crisi economica e sociale.

Il ruolo di “leader de facto” dell’Unione Europea riconosciuto ad Angela Merkel è, ormai, apertamente messo in discussione, minato da quella crisi migratoria che, invece di produrre più Europa, ha sfilacciato l’area Schengen e, ancora più grave, inferto un durissimo colpo all’autorevolezza della stessa cancelliera, fuori e dentro dalla Germania: il verdetto delle ultime elezioni diminuirà ulteriormente la capacità di Angela Merkel di influenzare sugli affari europei. Per l’Unione Europea, piegata dalla deflazione e corrosa da spinte centrifughe sempre più virulenti, è une pessima notizia: con il voto di domenica 13 marzo è ruzzolata a terra la testa dell’ultimo politico che, sedendo alla Cancelleria Federale, poteva domarle.

 

bild

1http://www.repubblica.it/economia/2015/09/08/news/lavorano_e_fanno_figli_cosi_i_migranti_finanziano_l_europa-122423704/

2http://www.bloomberg.com/news/articles/2016-03-10/germany-s-three-state-elections-what-s-at-stake-for-merkel

3http://www.thelocal.de/20110327/34003

4http://www.dw.com/en/state-elections-present-a-defeat-for-the-chancellor/a-19114618

5http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ca52b21a-e940-11e5-888e-2eadd5fbc4a4.html#axzz42sLMB7hN

6https://www.lastampa.it/2015/07/16/multimedia/esteri/merkel-fa-piangere-bimba-palestinese-in-diretta-tv-BLLAA0WQLyoRZeuQprpTuJ/pagina.html

7http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/14/news/immigrazione_germania_dopo_voto_politica_merkel_non_cambia-135450443/?ref=HREC1-1

8http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_14/sconfitta-merkel-9c73356c-e964-11e5-af8a-2fda60e0b7ae.shtml

9http://time.com/time-person-of-the-year-2015-angela-merkel/

10http://www.askanews.it/esteri/migranti-merkel-vantaggi-per-germania-da-chiusura-rotta-balcani_711760344.htm

11http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2016/02/15/97001-20160215FILWWW00298-francois-hollande-a-20-dans-les-sondages.php

12http://it.euronews.com/2016/03/12/francia-i-socialisti-europei-discutono-di-immigrazione/

21 Risposte a “Merkel dimezzata: l’Unione Europea è acefala”

  1. Ci vorrebbe anche una vittoria della Lega Nord in Italia per dare un calcio in bocca definitivo a qusta eurpa stracciona….

    1. Salvini è un cialtrone, senza idee né programmi: oggi i rom, domani il figlio di Vendola, poi i giudici comunisti. Pericolosità per il sistema: ZERO.

        1. Ci si ferma sempre al primo livello: si sa davvero cos’è l’euro e, di conseguenza, le implicazioni di essere contro l’euro?

        2. Chiunque provi ad entrare in politica “svelando” ad una massa di tonti TUTTA la verita’ non ha molte chances … e quel che e’ peggio se anche le avesse vedrebbe rapidamente aumentare anche le chances di “fare una brutta fine”.

          Sfortunatamente caro dezzani non esistono NE QUI NE ALTROVE IN EUROPA “soluzioni endogene” ( figuriamoci poi quelle “elettorali” ) , la presa del “sistema” e’ troppo forte 🙁 .

      1. La porcata di Vendola e l’ impunitá dei rom rimangono comunque schifezze problematiche. Concordi?

        1. Certo, però una forza rivoluzionaria non può mettere al punto primo del programma la linea dura contro i rom… Fa ridere i polli!

        2. non solo quello che cita lei, nel programma di Salvini c’è anche l’uscita dall’euro e dall’europa che ci rende schiavi

  2. Davanti alla logica, prevedibile, automatica sconfitta della politica della merkel, già messa in conto fin
    dalle prime dichiarazioni discordanti con il commovente teatrino della piccola profuga
    delusa,
    quello che mi “stupisce” maggiormente è lo “stupore” dei media e dei commentatori …e degli stessi attori della debacle.
    Sembra invece tutto un copione eseguito con la folkloristika prassi germanica.

  3. Insomma la kulona l’ ha preso nel k..o ! E ben le sta a sta stronza e meno male che i tedeschi si sono un po’ svegliati…..d’ altronde con i danni che ha fatto sarebbe stato impossibile non svegliarsi…..solo noi continuiamo a farci governare da questo renzie che è manovrato dalla c.i.a o dal mossad ? Su salvini concordo : è un cialtrone. Hollande da la legion d’onore ai sauditi ( achi di loro non ricordo bene ) De Gaulle si sta rivoltando nella tomba , ma anche Mitterand sarebbe schifato.

  4. A proposito di legion d’onore bene ha fatto Sophie Morceau a rifiutarla ! Grande Sophie ! Ma mica assomiglia alla angela dorothea kasner ! Sophie una donna , una vera donna ! Non un barilotto di ciccia complessato….

    1. La povera France éternelle vive d’elemosina, un po’ del Qatar, un po’ dell’Arabia Saudita…

  5. Ciao Federico, bell’articolo! Come reputi l’uscita di Monti di Febbraio riguardo la possibilità dei due euro, uno a guida tedesca e uno a guida francese?può essere questo il piano in seno establishment?

    1. Il piano dei due euro gira da tempo: Italia e Spagna diventerebbero satelliti della Francia ed il resto nell’orbita tedesca. Lo vedo molto difficile: più probabile il ritorno al franco tout court, anche perché Parigi è troppo debole per digerire Roma, Madrid, Lisbona, Atene, etc. etc.

  6. Purtroppo,, in Italia non c’e’ un leader capace di prendere il comando. Silvio Berlusconi e’ancora il riferimento di quella parte di cittadinanza da sempre orfana di un capo poltico.
    Meloni, Salvini, La Russa, sono privi di carisma e forse poveri di intelligenza, espressioni di una sottocultura da talk show. Si rimpiange Craxi, che a sinistra voleva creare un unita’ socialista che a distanza di decenni , appare come un tentativo di evitare il Britannia e continuare a garantire l’indipendenza economica del popolo italiano . Detestavo Craxi, ero troppo giovane per capire cosa fosse veramente l’Italia, il parlamentarismo ,la corruzione ,il clientelismo mi disgustavano.
    Ora capisco che una nazione e’ fatta di uomini e gli ideali sono troppo spesso troppo pesanti per le spalle degli italiani, gia’ gracili nel corpo per secoli di poverta’, ora anche nello spirito dopo decenni di degrado culturale. In una nazione di nani e ballerine , abbiamo Silvio . Oppure un Renzi, allevato ad hoc.

    1. Bettino buon anima era diverse spanne al di sopra degli attuali politicanti. Qualche anno fa, la figlia di Craxi rilasciò un’intervista spiegando bene le dinamiche dietro la cacciata del padre ed individuò nella finanza internazionale il principale mandante.

      1. Buonanima, d’accordo. Toglierei una spanna, però. Anch’egli consigliò di “andare al mare” invece di esercitare il diritto civile di scelta, nel 1991. Che poi anche l’effetto del referendum 1991 ci ha portato ai “nominati”, sarebbe (è) un altro thread, ciao
        ah, PS: una volta, invece di “balcanizzazione”, s’usava “libanizzazione”, guarda caso proprio prima della guerra civile jugoslava. Giornalisticamente, rendeva. Storicamente, tocca fare un po’ d’ordine.

      2. Non santifichiamo bettino che ,da politico e non da ” esule” , di errori ne fece parecchi. Avallo’ tutto ” in europa”: la” riunificazione tedesca”, mastricht ( tramite quel massone di demichelis) fino al PCI “ripulito” di ochetto.. che poi lo frego’ alla grande.
        Daltronde uno che si era preso come “vice” gente come amato e martelli tanto lontano non ci vedeva di sicuro 🙂
        Cio’ detto , ovviamente, se lo paragoniamo ai politici attuali non puo’ che brillare di “grandezza&patriottismo” 🙂

  7. UE acefala?

    Un titolato think tank asserisce addirittura che – con riferimento al medio termine – è ormai irrimediabilmente “rotta, destinata a frantumarsi nei seguenti tronconi:

    1) Benelux + Germania + Austria + (eventualmente) Francia
    2) Danimarca + Norvegia + Svezia + Finlandia
    3) Gruppo di Visegrad (Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia)
    4) Paesi Baltici
    5) Stati balcanici (ognuno per sé)
    6) Italia + Spagna + Portogallo + Grecia + Cipro + (eventualmente) Francia
    7) UK (in perfetta solitudine, libera di fare quel che ha sempre fatto per dominare: “Divide et impera”) .
    Staremo a vedere.

  8. Due “freschissime” breaking news OT ma sicuramente significative in quanto ad essere esilaranti ed insensate:
    1- , Il primo ministro finlandese Juha Sipila ha scritto su Twitter:
    “L’accordo sull’immigrazione con la Turchia è stato approvato dai leader UE”:

    http://www.hurriyetdailynews.com/finish-pm-says-eu-leaders-approve-migration-deal-with-turkey.aspx?pageID=238&nID=96634&NewsCatID=351

    2- L’Unione europea ha invitato gli Stati membri dell’ONU ad aderire alle sanzioni contro la Russia :

    http://ria.ru/politics/20160318/1392180048.html

    Conclusione.
    Il crepuscolo dei giullari UE si approssima ma codesti – ingabbiati dalla loro stupidità senza fine – persistono imperterriti nel loro folle disegno autoritario, senza pensare alle possibili “forche” che potrebbero (un domani) venire innalzate dai Popoli europei esasperati.

  9. Si è aperta una faglia nell’UE, ma il risultato non è ancora sicuro. Merkel potrebbe tamponare temporaneamente l’arrivo delle orde migranti grazie ad Erdogan e 6 miliardi…
    Sopravviverà nel 2017? O i rotoloni della borsa 2016 prossimi venturi aumenteranno le guerre intestine della UE? Vedremo cosa avverrà. Come diceva il saggio : ” In alto non è chiaro /in basso non è scuro..”

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