Israele, la Russia e la guerra

Dopo una lunga parentesi “doppiogiochista”, secondo la migliore tradizione ebraica, durante cui lo Stato d’Israele ha intrattenuto rapporti di collaborazione con Russia e Cina, Tel Aviv, l’avvicinarsi della guerra spinge infine Tel Aviv verso il suo alveo naturale: quello delle potenze marittime-anglosassoni. La guerra in Ucraina ripropone, su scala ridotta, molte dinamiche della Seconda Guerra Mondiale da cui scaturì lo Stato ebraico.

Alle radici del Novecento e della “contemporaneità”

Man mano che il sistema internazionale si deteriora, che il clima politico si intossica, che i toni si alzano, che la corsa agli armamenti prende il posto della diplomazia, man mano, in sostanza, che una nuova guerra mondiale si avvicina, torna alla ribalta il tema, cruciale, dell’ebraismo e del sionismo. Nulla di nuovo davvero, perché anche le due precedenti guerre mondiali, poi culminate nel 1948 con la nascita dello Stato d’Israele, ruotarono attorno al tema dell’ebraismo e al suo ruolo negli sciagurati avvenimenti che insanguinarono l’Europa a più riprese, ruolo che fu machiavellicamente sfruttato dalle stesse potenze anglosassoni per i propri fini egemonici: pochi ricordano che, nel primo dopoguerra, uno dei più celebri ed accesi “antisemiti” fu ad esempio il magnate americano Henry Ford, poi insignito delle più alte onorificenze tedesche dalla Germania nazionalsocialista nel 1938.

Secondo il classico procedere “dialettico” della gnosi ebraica, un procedere fatto cioè di “tesi” ed “antitesi” che costituiscono l’ossatura del divenire storico, il sionismo e quindi lo Stato d’Israele, che costituisce la manifestazione storica e territoriale del sionismo stesso, tendono ad una certa ubiquità. In ogni schieramento, specialmente nella fase di costruzione degli schieramenti stessi, è facile trovare “lo zampino” ebraico: la polarizzazione, la fase cioè in cui il sionismo prende una posizione pubblica e politica contro una fazione, subentra in un momento successivo, quando cioè ci si avvicina a quella “sintesi” che è rappresentata dalla guerra. Il contributo ebraico alla rivoluzione bolscevica del 1917 è troppo noto per essere ancora trattato. Meno noto, ma chiaramente individuabile in sede storica, fu invece il contributo dato dal sionismo, attraverso statisti britannici di primo piano come Lloyd George e Wiston Churchill, al consolidarsi del nazionalsocialismo (le cui origini più recondite vanno cercate nelle logge ebraiche e massoniche di Salonicco) in Germania. Dall’incontro tra la “tesi” bolscevica e “l’antitesi” nazista, scaturì quella “sintesi” che fu la Seconda Guerra Mondiale, seguita appunto dalla nascita dello Stato d’Israele.

Fedele alla prassi di insinuarsi in ogni campo, lo Stato d’Israele, venendo all’attualità, ha tenuto in questi anni una condotta molto ambigua e, per così dire, “dialogante”. Quando nel 2011, angloamericani e francesi hanno avviato la destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente per rovesciare i governi fio-russi e rallentare la penetrazione cinese, Israele ha mantenuto un profilo basso e, nello stesso periodo, ha persino accarezzato l’idea di aderire all’Unione Economica Euroasiatica (sic!) promossa da Mosca. L’intervento militare della Russia in Siria, dal 2015 in avanti, è certamente stato fumo negli occhi per Tel Aviv, che tante speranze aveva riposto nell’ISIS per la balcanizzazione della regione, ma gli israeliani si sono guardati bene dall’interferire militarmente con le operazioni russe: si è trovato un “modus vivendi” per cui a Tel Aviv è stato accordato “il diritto” di condurre saltuari raid aerei contro Damasco e le truppe iraniane schierate in Siria, senza nessuna reazione da parte russa. I rapporti tra Russia ed Israele (la cui popolazione è composta essenzialmente da ebrei dell’Est europeo, Russia compresa), erano così “buoni” che, nel primo mese di guerra russo-ucraina, il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha persino potuto proporsi come “mediatore” tra le parti. Più clamoroso ancora è stato l’ammiccamento di Israele alla Cina: il profilarsi di Pechino come principale minaccia strategica per le potenze anglosassoni, non ha infatti impedito a Tel Aviv di aderire ad alcune delle più significative cinesi, come la Nuova Via della Seta (sic!) e Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB).

Questa condotta apparteneva per così dire ad una fase di “preparazione” alla guerra: ad una fase, cioè, in cui la geopolitica terra-mare era già visibile, ma ancora lontana dall’esplodere con tutta la violenza attuale ed era utile infiltrarsi nel campo avversario per cercare di dividerlo. La geopolitica terra-mare, lo scontro tra il Leviatano anglosassone ed i Behemot euroasiatici, la stessa geopolitica che è stata codificata da Mackinder e Spykman e che ha portato nel 1948 alla nascita dello Stato d’Israele, deriva infatti anch’essa dalla gnosi ebraica ed il sionismo, man man che si avvicina lo scontro tra “autocrazie” euroasiatiche e “democrazie” anglosassoni, non ha certamente dubbi su quale causa abbracciare. Per circa un mese, Mosca ha incassato in silenzio gli appelli all’ebraismo mondiale lanciati da Zelensky per la mobilitazione contro la Russia; per circa un mese, Mosca ha ignorato l’ospitalità data da Zelensky alla Knesset israeliana e l’invito ad un’alleanza israelo-ucraina contro Russia ed Iran; per circa un mese, Mosca ha taciuto sul contributo dato dal sionismo alla crisi in Ucraina, dalla rivoluzione colorata del 2014 sino alla guerra odierna (si veda il ruolo di Bernard-Henri Lévy, per fare un esempio); per circa un mese, Mosca ha taciuto sul voto espresso da Tel Aviv a favore dell’espulsione della Russia dal Consiglio dei Diritti Umani all’Onu. Sul finire del secondo mese di guerra, qualcosa si è infine rotto. Pesa sicuramente la decisione degli USA di impegnarsi illimitatamente a favore dello sforzo bellico ucraino. Pesa, forse, qualche “proposta” avanzata da Tel Aviv per ergersi a mediatrice e respinta da Mosca, come il ritiro dalla Siria. Fatto sta che il ministro degli Esteri russo Lavrov ha pubblicamente affermato che col battaglione Azov, il nerbo delle milizie di estrema destra ucraine, combattono mercenari israeliani e che non è affatto strano che l’ebreo Zelensky guidi un Paese infestato di nazisti, perché anche Adolf Hitler era di origini ebraiche.

Il richiamo di Lavrov alla Seconda Guerra Mondiale non è nient’affatto casuale (tutti i media russi tendono a presentare il conflitto in Ucraina come una nuova crociata contro il nazionalsocialismo e lo stesso Putin ha parlato della necessità di “denazificare” il governo ucraino) perché, in fondo, l’attuale guerra è la semplice riproposizione, su piccola scala, delle stesse identiche dinamiche geopolitiche dell’ultima guerra mondiale. Nuovamente troviamo le due potenze anglosassoni (Inghilterra e USA) che armano fino ai denti un Paese dell’Europa centro-orientale, dopo averlo “convertito” alla gnosi razzista di derivazione ebraica (fenomeno reso ancora più assurdo dalla sostanziale consanguineità tra russi ed ucraini), per poi scagliarlo contro la Russia. Ieri come oggi, ugualmente, lo Stato d’Israele si candida ad essere il grande beneficiario in termini demografici della guerra, che vede oggi convergere in Palestina i flussi di ebrei in partenza dall’Ucraina e ieri dall’Europa orientale. Il finale auspicato dagli anglosassoni è in fondo lo stesso dell’ultima guerra mondiale: una Russia allargata territorialmente, ma sufficientemente dissanguata da non costituire una minaccia nell’immediato futuro e, sopratutto, isolata economicamente e politicamente dal resto dell’Europa, così da interrompere o quanto meno ostacolare, la temutissima convergenza Berlino-Mosca.

L’escalation diplomatica russo-israeliana avrà certamente ripercussioni di vasta portata in tutto il Medio Oriente. La dura presa di posizioni di Lavrov è stata seguita dalla convocazione a Mosca dei dirigenti di Hamas, segno di un rinnovato impegno russo a favore della causa palestinese. Tutto lascia supporre che la Russia indurirà anche le sue posizioni in Siria, togliendo ad Israele il diritto di bombardare impunemente il territorio siriano. Ma, sopratutto, il precipitare delle relazioni russo-israeliane rinsalderà ancora maggiormente i legami tra Russia e Iran, consolidando quel triangolo euroasiatico (Mosca-Pechino-Teheran) che costituisce l’ossessione degli strateghi anglo-ebraici. Come si è detto nelle nostre precedenti analisi, all’amministrazione democratica Biden che ha innescato la guerra in Europa in funzione anti-russa, è infatti probabile che subentri un’amministrazione repubblicana che sposterà il focus contro la Cina e/o lo stesso Iran, chiamando quindi in causa direttamente lo Stato d’Israele.

Concludendo, si può dire che il deteriorarsi delle relazioni russo-israeliane non apporti nessun cambiamento di rilievo al panorama internazionale ma, al massimo, serva a fare chiarezza, confermando ciò che nelle nostre cicliche analisi avevamo sempre evidenziato: nella guerra egemonica in preparazione, lo Stato d’Israele è uno dei quegli stati “periferici” con cui gli anglosassoni mirano ad attaccare le potenze continentali. Israele è, in questi termini, non dissimile dalla Francia, dalla Grecia, dalla Giordania, dalle Filippine o dal Giappone. Allo stesso tempo, lo Stato d’Israele è però lo specifico frutto delle ultime due guerre mondiali, i due conflitti mondiali combattuti dal Mare contro l’Eurasia: la terza guerra mondiale in nuce decreterà (come abbiamo scritto nel nostro ultimo lavoro, da cui è tratta la cartina sottostante) la sopravvivenza o meno dello Stato d’Israele.

 

7 Risposte a “Israele, la Russia e la guerra”

  1. Grazie come sempre per i contributi interessanti. Avrebbe qualche lettura da consigliare in merito alla gnosi ebraica? È un argomento su cui vorrei informarmi ma purtroppo non so da dove cominciare 🙂

    1. Di recente ho letto “Il mito del mondo nuovo” di Eric Voegelin che tocca l’argomento. Si trova in qualsiasi biblioteca medio-grande.

  2. Ho acquistato e letto recentemente entrambi i volumi di “Le pan-regioni 1919-1949”: un’opera che mi ha sorpreso per chiarezza di contenuti e metodo di indagine storica. Semplicemente grazie

    1. Ti ringrazio, Luca. È stato un piacere scriverlo. Fin da quando affrontai l’argomento a scuola da ragazzino, molto non mi tornava. Col libro ho fatto chiarezza.

  3. Icchak Kacnelson, “Sul mio dolore”

    Io sono quello che l’ha visto, che ho guardato da vicino,

    Come i miei figli, le mie mogli, i miei mariti e i miei vecchi dai capelli grigi

    Come pietre e schegge, il carnefice li ha lanciati sui carri

    E picchiava senza pietà e calunniava con parole disumane.

    L’ho guardato dalla finestra, ho visto assassini di gang…

    Oh, Dio, ho visto le percosse e le percosse andare a morte…

    E mi torcevo le mani con vergogna… vergogna e disgrazia –

    Gli ebrei furono messi a morte dalle mani degli ebrei: ebrei indifesi!

    Traditori, che con stivali lucidi, correvano lungo la strada deserta

    Come con la svastica sui loro berretti, con lo scudo di David, sono andati su tutte le furie

    Con una bocca che ferisce le parole straniere, sono arroganti e selvaggi,

    Quello che ci hanno buttato giù per le scale, che ci ha trascinato fuori dalle nostre case.

    Quello che hanno strappato la porta dal telaio, hanno fatto irruzione violentemente, ladri,

    Con il testimone alzato per colpire – nelle case del terrore.

    Ci picchiavano, inseguivano gli anziani, guidavano i più piccoli

    Da qualche parte nelle strade spaventate. E sputa Dio in faccia.

    Ci hanno trovato negli armadi e ci hanno tirato fuori da sotto i letti,

    E imprecavano: “Vai all’inferno, sull’umschlag, c’è il tuo posto!”

    Ci hanno trascinato tutti fuori dai nostri appartamenti, poi ci hanno frugato più a lungo,

    Per prendere i miei ultimi vestiti, un pezzo di pane e porridge.

    E per strada – impazzisci! Guarda e senti pizzicato perché eccolo qui

    Una strada morta, e con un urlo divenne un terrore –

    Da un capo all’altro vuoto e pieno come non mai –

    Macchine! E a causa della disperazione e delle urla è dura per i carri …

    Ebrei in loro! I capelli mi strappano la testa e mi avvolgono le mani.

    Alcuni tacciono – il loro silenzio è ancora più forte un urlo.

    Guardano… Il loro sguardo… È vero? Forse un brutto sogno e nient’altro?

    Con loro la polizia ebraica – teppisti crudeli e selvaggi!

    E di lato – il tedesco li guarda con un leggero sorriso,

    Il tedesco si è fermato lontano e sta guardando – non interferisce,

    Sta uccidendo i miei ebrei con mani ebree!

  4. @Emanuel Carraso: tutto ciò che trovi di Gershom Sholem, miglior autore del Novecento su gnosticismo e cabala

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