Geopolitica del Mediterraneo post-NATO

All’interno dell’enorme scacchiera afro-euro-asiatica, il Mediterraneo riveste certamente un ruolo di primissimo piano, in quanto “cerniera” di tre continenti, dal punto di vista delle potenze continentali, e “diaframma” fra tre continenti per le potenze marittime. È pertanto opportuno elaborare, all’interno dell’analisi geopolitica per il 2021, un dettaglio relativo al Mare Nostrum, dove l’ordine post-1945 sta lasciando posto alla classica politica mackinderiana, incentrata sul controllo angloamericano di Francia, Grecia, Egitto e Paesi arabi.

Grande rilevanza, grandi rischi

Negli ultimi giorni del 2020 abbiamo elaborato un’analisi, basata sulla dicotomia terra-mare, sulle dinamiche geopolitiche per l’anno in corso: per ovvie ragioni di spazio, la trattazione sul quadrante mediterraneo è stata molto breve. Merita pertanto un approfondimento, per due principali regioni: è lo zona di maggior interesse strategico per l’Italia ed  è un teatro di rilevanza mondiale, dove è impossibile che non giungano gli echi del conflitto sempre più evidente tra potenze continentali e potenze marittime. Si cominci col dire cos’è il Mediterraneo, e quindi perché è così rilevante, e dove arrivano i suoi confini geopolitici. La massa di acque che si insinua tra Europa, Africa ed Asia, assume un significato differente in base alla potenza presa in considerazione: per le potenze continentali (i cui interessi sono coincidenti con quelli dell’Italia) il Mediterraneo è una “cerniera” tra tre continenti, la cui funzione è quella di unire la massa afro-euro-asiatica e consentire la proiezione geopolitica dall’Eurasia sino all’Africa ed agli Oceani Atlantico ed Indiano. Per le potenze marittime, al contrario, il Mediterraneo è una “faglia” od un “diaframma” in cui insinuarsi per attaccare i sistemi continentali ed impedire la suddetta integrazione afro-euro-asiatica, che renderebbe del tutto marginali gli isolani. Detto questo, è ora necessario stabilirne l’entità: la funzione sopra descritta ne estende i confini ben oltre il semplice bacino Mediterraneo ed il Mar Nero. È necessario perlomeno comprendere tutto il Mar Rosso, i Paesi che affacciano sul Golfo Persico e persino l’India. Queste le basi elementari.

Si proceda quindi con alcuni assunti, piuttosto evidenti, che non ci interessa dimostrare in questa sede: Unione Europea e Nato sono contenitori sempre più vuoti, che non rispecchiano più le reali forze in campo a causa del “risveglio” di alcune potenze (Cina e Russia in testa, poi Germania, Turchia ed Iran) che con la loro semplice crescita disgregano i vecchi assetti. Cina e Russia, in particolare, si affacciano sul Mediterraneo con l’obiettivo, sopra descritto, di organizzare ed integrare le tre sponde del Mare Nostrum: tipico, a questo proposito, è il progetto cinese della Via della Seta o le grandi infrastrutture ferroviarie che la Russia aveva in cantiere in Libia prima della caduta di Gheddafi. Le Primavere Arabe, la defenestrazione di Gheddafi col perdurante caos politico, la guerra “mondiale” per procura in Siria miravano e mirano tuttora a frenare il più possibile l’inserimento nella grandi potenze continentali nel bacino mediterraneo. Più il conflitto strisciante tra isolani e continentali si allunga, più emerge con chiarezza nel Mediterraneo la dialettica terra-mare, basata sulla classica geopolitica mackinderiana (chi volesse approfondire, può leggere i lavori del 1904 e del 1919). Ankara, naturale affaccio sul Mediterraneo per tutte le linee di comunicazione provenienti dal Caucaso e dall’Asia centrale, è sempre più attratta verso la Cina; lo spostamento turco verso l’Asia implica il riavvicinamento con la Russia (salvataggio di Erdogan durante il golpe militare del 2016 e vendita dei sistemi difensivi S-400) e la riscoperta della Turchia come guida del mondo mussulmano sunnita, funzione a cui non può più assolvere l’Arabia saudita, sempre più schierata con l’Occidente anglo-israeliano. La Turchia si candida infatti a scalzare Riad come grande amica del Pakistan, alleato della Cina, entrando così in frizione con l’India nazionalista di Narenda Modi. La “perdita” della Turchia comporta l’automatica rivalutazione della penisola greca in funzione anti-continentale: tanto i rapporti turco-americani si raffreddano, quando quelli greco-americani si riscaldano.

Nell’inevitabile “pivot to Asia” degli USA, obbligati a concentrare un sempre maggior numero di forze nel Pacifico, il Mediterraneo è però destinato in gran parte ad essere “subappaltato” alla Francia che, per la terza volta in poco più di un secolo, si candida ad essere impiegata dagli angloamericani come “testa di ponte” in Europa. I rapporti franco-turchi crollano ai minimi storici, quelli franco-greci toccano nuove vette, come testimonia la vendita recente di 18 Rafale ad Atene, venduti per altro anche all’India, nel quadro di una cooperazione militare franco-indiana sempre più stretta. Toccata la Francia, è inevitabile, a questo punto, compiere un piccolo passo, per imbattersi nella Germania: compito della geopolitica non è solo analizzare il presente, ma anche tentare di prevedere le future evoluzioni. Inutile dire che il quadro di fondo internazionale lavora ormai per una frattura del “motore franco-tedesco” e quindi dell’Unione Europea: è probabile che gli angloamericani ricorrano alla “nazionalizzazione” della Francia nei prossimi anni, spostando a destra l’asse politico francese e sancendo la definitiva fine delle malconce istituzioni di Bruxelles. Tale processo sarebbe il culmine della crescente divergenza franco-tedesca sui temi decisivi del prossimo decennio: rapporti con la Cina, rapporti con la Russia, rapporti con la Turchia. Naturali alleati di Berlino, naturali nemici della Parigi “atlantica”.

Ora ci tocca tornare dove eravamo partiti: il bacino mediterraneo, naturalmente dominato dalla terza economia europea continentale (l’Italia) ed il cui accesso occidentale è sorvegliato dalla quarta economia europea continentale (la Spagna). Ora: gli interessi di Spagna e Italia coincidono con quelli delle potenze continentali, perché l’integrazione e la prosperità del bacino mediterraneo, e del suo retroterra africano, sono le basi per lo sviluppo dell’economia di Roma e Madrid. Le due potenze, inoltre, sono storicamente rivali di Francia, USA ed Inghilterra: non è questa la sede per ricostruire gli antagonismi tra le potenze, ma si comincia con lo “schiaffo di Tunisi” del 1881 e si finisce con la guerra della NATO in Libia del 2011. Pertanto, è interesse atlantico che Spagna e Italia non si presentino al prossimo decisivo appuntamento nel Mediterraneo, o perlomeno ci arrivino in pessime condizioni, così da non poter gettare il loro peso nell’agone politico-militare. Con un processo di corrosione interna, per nulla nuovo (la Spagna è stata portata al collasso e alla guerra civile nel 1935 con gli stessi meccanismi), fatto di ingerenze politiche, controllo delle leve finanziarie, appoggio alle forze centrifughe, etc., USA, Inghilterra e Francia intendono portare al default finanziario Italia e Spagna, così da destabilizzare ulteriormente l’Europa e rafforzare il controllo sul Mediterraneo. Il caos politico in Italia e Spagna di questo periodo, che arriva al culmine della pandemia da Covid e di una pesantissima recessione economica, è sufficientemente eloquente: al di là delle future tensioni finanziarie, la convergenza di Italia e Spagna verso la Germania sarà inevitabile, in quanto è e sarà interesse tedesco sostenere le due nazioni latine in funzione anti-atlantica (si ricordi l’astensione tedesca al consiglio di Sicurezza dell’ONU in occasione dell’intervento NATO in Libia).

Dirimpettaia alle coste siciliane è la Libia, dove è bene evidenziare si sta già combattendo un piccolo pezzo della prossima grande partita mediterranea: l’insediamento di truppe turche e russe in Libia, fortemente avversato da Washington, assicura infatti alle potenze continentali quella proiezione anche sulla sponda africana del bacino Mediterraneo, conditio sine qua non per espellere le potenze marittime dal Mare Nostrum. Ciò spiega anche il decennale sforzo atlantico per estromettere definitivamente l’Italia dalla Tripolitania. Senza la presenza militare russo-turca in Libia, lo schieramento delle potenze continentali potrebbe fare affidamento solo sulla benevolenza dell’Algeria, dato l’incessante e infaticabile lavorio delle potenze anglosassoni per attrarre l’Egitto nel loro campo (lavorio controbilanciato però con una certa abilità da Russia e Cina). In ogni caso, non si può non evidenziare la volontà atlantica di inserire l’Egitto nello schieramento anti-continentale, insieme a Francia, Grecia, Israele, Arabia saudita ed India. In conclusione, il dettaglio delle dinamiche geopolitiche relative al Mediterraneo allargato.