Francia 2017: vincerà Marine Le Pen, grazie all’errore della banca Rothschild

Si surriscalda il clima politico in Europa, in attesa delle tornate elettorali che decideranno il futuro della moneta unica. Il punto di svolta coinciderà con le presidenziali che si terranno il 23 aprile ed il 7 maggio in Francia, sempre meno “motore” dell’Unione Europea e sempre più europeriferia. L’elettorato francese è in aperta ribellione, come già dimostrato dalle primarie del partito repubblicano vinte dal candidato “outsider”, il “filo-russo” François Fillon. Per scongiurare un ballottaggio tra Fillon e la populista Marine le Pen, l’establishment è corso ai ripari, azzoppando il repubblicano con uno scandalo mediatico e lanciando verso il ballottaggio il “rottamatore” Emmanuel Macron, ex-banchiere della Rothschild & Compagnie. La manovra si basa su un calcolo politico clamorosamente sbagliato e Marine Le Pen avrà gioco facile a battere al secondo turno  “le candidat du fric”, il candidato dei soldi.

La “douce France” è in aperta ribellione

Gli ultimi caotici, folli, mesi dell’Unione Europea si stanno svolgendo senza sorprese, regalando ogni giorno colpi di scena: i falchi tedeschi attaccano Mario Draghi e le sue politiche ultra-accomodanti, il governatore della BCE ricorda “l’irrevocabilità” della moneta unica (ammettendo implicitamente che la sua dissoluzione è nell’ordine delle cose), la cancelliera Angela Merkel ipotizza un’Europa a due velocità per liberarsi dal fardello dell’europeriferia, il governo italiano (forse bluffando, forse alienato dalla realtà) plaude alle proposte di Berlino, come se l’euro-marco non avesse già relegato l’Italia ai margini dell’Europa.

Più si avvicinano le decisive tornate elettorali del 2017 e più la situazione si fa incandescente. Messa di fronte al fallimento dell’euro come strumento politico per strappare gli Stati Uniti d’Europa (nein tedesco agli eurobond, all’unione bancaria, alla transfer-union, etc. etc.), l’oligarchia euro-atlantica ha scelto di arroccarsi, difendendo strenuamente le posizioni dall’avanzata dei “populisti”, ossia dei partititi che catalizzano il malessere della società accumulato in sette anni di eurocrisi. L’apice della tensione sarà certamente toccato nei prossimi mesi quando, tra il 23 aprile ed il 7 maggio, la Francia sarà chiamata alle urne per scegliere il nuovo inquilino dell’Eliseo: grazie al sistema elettorale transalpino, un doppio turno dove al ballottaggio si fronteggiano i due candidati più votati, i “populisti” del Front National avranno ottime probabilità di conquistare la presidenza della Repubblica, innescando così il processo finale di dissoluzione dell’Unione Europea.

La Francia non è infatti un Paese periferico come la Grecia od il Portogallo, né uno Stato commissariabile (più o meno velatamente) come l’Italia e la Spagna, sottoponendolo a massicce dosi di austerità/recessione/svalutazione interna: l’Esagono è la seconda economia della moneta unica, nonché parte integrante del famigerato “motore franco-tedesco” (da tempo sbiellato). Il successo dei populisti alle prossime presidenziali sancirebbe automaticamente la fine dell’euro e delle istituzioni di Bruxelles, con buona pace delle pretese di irrevocabilità dell’euro ed i sogni di Angela Merkel di un’Europa a più velocità. Il giorno dopo alla vittoria del populisti francesi, l’Unione Europea arriverebbe al capolinea, imboccando la strada della disgregazione, forse concordata, ma più probabilmente caotica.

La pericolosità della Francia per l’architettura euro-atlantica è tutt’altro che nuova, tanto che già nell’ottobre del 2015 scrivemmo un articolo dall’eloquente titolo “Turbolences en France: danger mortel pour l’euró!”: un capo dello Stato, François Hollande, tra i più impopolari della Quinta Repubblica, un debito pubblico che è lievitato dal 60% al 100% del PIL da quando è stato adottato l’euro, una bilancia commerciale in cronico disavanzo, una disoccupazione record, pari al 10% della forza lavoro. Perché la Francia possa rimanere agganciata all’euro, andrebbe anch’essa sottoposta alle dure ricette dell’austerità e della svalutazione interna: i cugini d’Oltralpe vantano però una lunga storia di rivoluzioni e sono naturalmente inclini a ribellarsi se giudicano lo Stato troppo vessatorio. Lo hanno ricordato il piano di esuberi ad Air France, che per poco non è degenerato in un linciaggio dei dirigenti, e le proteste contro il “Job Act” francese, la legge El Khomri, sfociate in mobilitazioni di massa di lavoratori e sindacati che hanno portato il Paese ad un passo dalla paralisi.

Nel tentativo di sedare l’elettorato e soffocare le pulsioni populiste/blanquiste, l’establishment euro-atlantico decide di adottare, a partire dal gennaio 2015, la classica strategia della tensione, così da stringere l’opinione pubblica attorno al capo dello Stato ed ai “partiti di sistema”. Si notino le date: nell’autunno 2013 François Hollande inanella un nuovo record di impopolarità1, nella primavera 2014 Manuel Valls è nominato primo ministro, nel gennaio 2015 è inaugurata, con la strage di Charlie Hebdo, la lunga scia di attentati gestita dalla DGSE e dai servizi segreti atlantici (Mossad, CIA, MI6). Seguono la carneficina del Bataclan, la strage di Nizza ed uno stillicidio di attentati minori con cadenza mensile: circa 200 persone muoiono nell’arco di due anni ed è facile attendersi ancora qualche colpo di coda prima delle presidenziali.

Sull’onda della strage di Parigi, è dichiarato lo stato d’emergenza (novembre 2015) e la serie quasi interrotta di attentati permette di protrarlo ad ogni scadenza: per la prima volta dalla guerra in Algeria, i francesi voteranno quindi in un contesto di limitazioni alle libertà personali, mentre nei Paesi limitrofi (Gran Bretagna, Spagna, Italia e Germania) regna una relativa calma. Sebbene gli attentati servano a mobilitare 10.000 riservisti, a ripetere il mantra “la France est en guerre” e ad iniettare effimere dosi di popolarità alla presidenza di Hollande, i consensi dei principali partiti d’establishment si squagliano come neve al sole: a distanza di mese dalla carneficina del Bataclan il Front National si impone come prima forza politica alle regionali del dicembre 2015 e si rafforza la certezza che il FN conquisterà il ballottaggio alle presidenziali del 2017, come già avvenuto nel 2002 con la sfida tra Jacques Chirac e Jean-Marie Le Pen.

A differenza di 15 anni fa, il Front National è però rappresentato dall’accattivante volto di Marine Le Pen e, complice la grande debolezza dei repubblicani (ancora convalescenti dalla presidenza di Nicolas Sarkozy) e la liquefazione dei socialisti, il partito è ben posizionato per raccogliere voti a destra (sicurezza, lotta all’immigrazione, gaullismo anti-NATO) ed a sinistra (difesa dell’industria nazionale, contrasto all’impoverimento post-euro, attacco ai soliti notabili parigini). Le probabilità di una vittoria del Front National aumentano settimana dopo settimana, concretizzando i peggiori incubi dell’establishment euro-atlantico: dopo Donald Trump alla Casa Bianca, Marine Le Pen all’Eliseo.

Un presidente della Repubblica espressione del Front National, favorevole all’Europa della Nazioni, all’uscita dall’euro ed al ritorno alla franco, allo svincolamento della Francia dalla NATO (con il probabile avvallo di Donald Trump) ed a rapporti solidi e proficui con la Russia (da cui ha sinora ricevuto finanziamenti per la campagna elettorale2): la vittoria di Marine Le Pen sarebbe, dopo l’affermazione dell’isolazionista e protezionista Trump, il colpo di grazia alla già traballante impalcatura CEE-UE/NATO su cui basa da 70 anni il dominio angloamericano sul Vecchio Continente.

Che fare? Come sempre avviene in questi casi, l’establishment sceglie di intervenire in campagna elettorale a colpi di scandali mediatici-giudiziari, in barba a qualsiasi principio democratico, così da eliminare i concorrenti scomodi e spianare la strada al proprio candidato: un film già visto con Nicolas Sarkozy, Angela Merkel, Matteo Renzi, etc. etc.

In Francia, l’operazione si basa però su un calcolo politico che rischia quasi certamente di rivelarsi errato alle urne: contrapporre, al ballottaggio del 7 maggio, l’ex-Rothschild Emmanuel Macron alla populista Marine Le Pen, confidando nella vittoria del “rottamatore”  transalpino sulla candidata anti-sistema. Come se la Francia ed il mondo fossero rimasti fermi al 2002 ed il vento del populismo non stesse spazzando l’Occidente da tempo.

Emmanuel Macron, il “regalo” della banca Rothschild a Marine Le Pen

L’analisi della campagna elettorale francese è interessante, perché evidenzia la flessibilità con cui “Potere” persegue i propri obiettivi, adattandosi di volta in volta alle contingenze: gli stratagemmi impiegati, i soliti scandali mediatico-giudiziari, non comportano invece nessuna novità di rilievo. L’oligarchia euro-atlantica ha, nell’arco di soli tre mesi, mutato la strategia in base all’esito delle primarie, passando dall’iniziale scenario “Alain Juppé versus Marine Le Pen” a quello “Emmanuel Macron versus Marine Le Pen”, sacrificando nel mezzo il repubblicano François Fillon, reo di essere troppo filo-russo ed euro-tiepido: è stata una scelta non solo azzardata, ma quasi certamente anche errata, perché le probabilità di vittoria di Marine Le Pen, anziché diminuire come sperato, sono invece paradossalmente aumentate.

Ripercorriamo i punti salienti di questa curiosa marcia elettorale, sviscerando la strategia del “Potere” e la sua evoluzione.

Data l’impopolarità record di François Hollande ed il conclamato sfaldamento del partito socialista, c’erano pochi dubbi che il ballottaggio del 7 maggio si sarebbe giocato tra un esponente dei repubblicani/UMP e Marine Le Pen: l’establishment individua quindi in quello schieramento un candidato che “gli si confà”: è il 71enne Alain Juppé, più volte ministro, europeista convinto, favorevole ai matrimoni omosessuali, ostile a Bashar Assad e “all’annessione russa” della Crimea. Tra Juppé e la candidatura all’Eliseo si frappongono solo due ostacoli. Il primo è Nicolas Sarkozy, la cui eliminazione politica è relativamente facile: è sufficiente rivangare i finanziamenti illeciti ricevuti durante la campagna elettorale del 2012 e l’ex-presidente è neutralizzato. Il secondo ostacolo è François Fillon, una figura indigesta all’establishment euro-atlantico per una serie di motivi: espressosi nel 1992 contro il Trattato di Maastricht, cattolico tradizionalista, il 62enne ex-Primo ministro non risparmia critiche al progetto europeo e, soprattutto, è “l’ami de Vladimir Poutine”, contrario alle sanzioni alla Russia ed ai piani della NATO per rovesciare Bashar Assad.

I sondaggi (commissionati, come sempre, per influenzare l’opinione pubblica più che per tastarne il polso) danno, a distanza di pochi giorni dalle primarie del centrodestra del 20 e 27 novembre, Alain Juppé come favorito, saldamente davanti a Nicolas Sarkozy ed a François Fillon, rispettivamente in seconda e terza posizione3. Chi conosce i veri sondaggi sa, però, che la realtà è tutt’altra e che Juppé ha scarse possibilità di emergere con sfidante di Marine Len.

Bisogna introdurre quindi un nuovo attore: “Emmanuel Macron (enfin) candidat à l’élection présidentielle” scrive il 16 novembre Le Monde4, annunciando la discesa in campo del 38enne ex-ministro dell’Economia, fresco di dimissioni. Le probabilità di vittoria, scrive allora Le Monde, sono esigue, perché Macron ha intenzione di correre senza l’appoggio di alcun partito tradizionale: il suo progetto è quello di “superare la sinistra e la destra”. Già, però Le Monde dimentica che Macron dispone di qualche solida amicizia nel mondo della finanza: la banca Rothschild, dalle cui fila uscì a suo tempo il presidente Georges Pompidou.

Le primarie del centrodestra, a testimonianza della ribellione che serpeggia tra l’elettorato, incoronano l’outsider François Fillon che, col 61% delle preferenze, straccia al ballottaggio il candidato dei poteri forti, Alain Juppé: considerato che i socialisti sono matematicamente estromessi dal ballottaggio, si figura quindi un singolare duello tra “les amis de Vladimir Poutine”, Fillon e Len Pen. Il colpo incassato dall’oligarchia euro-atlantica è molto duro, forse anche un po’ troppo, considerata la sua successiva mossa che sembra davvero poco lucida: segare le gambe a François Fillon, per portare al ballottaggio il suo “protégé” Emmanuel Macron.

Contro François Fillon è scatenato il solito scandalo mediatico-giudiziario, incentrato sui compensi ricevuti dalla moglie, assunta come assistente parlamentare tra il 1998 ed il 2013. A condurre l’attacco è il settimanale satirico “le Canard Enchainé”, ma ci sono pochi dubbi, per potenza di fuoco mediatica e tempismo, che dietro il giornale si nasconda qualcuno che frequenta i palazzi del potere. Il candidato repubblicano denuncia pubblicamente il “colpo di Stato istituzionale” ai suoi danni5, ma il battage della stampa martella senza sosta: benché non ci sia nulla d’illegale nella condotta di Fillon, sono forti le pressioni perché si ritiri dalla campagna elettorale. L’ex-primo ministro ha recentemente asserito di non voler gettare la spugna, ma è chiaro che la sua corsa verso l’Eliseo è stata gravemente compromessa, a vantaggio dell’astro nascente di queste ultime settimane, l’ex-banchiere Emmanuel Macron.

Tra il 2008 ed 20126, Emmanuel Macron, già pupillo di quel Jacques Attali che contribuì a scrivere il Trattato di Maastricht, ha lavorato infatti presso la Rothischild & Compagnie e ci sono pochi dubbi che dietro la sua fulminea ascesa si nasconda la solita oligarchia finanziaria liberal: quella che tira i fili dell’Unione Europea, quella che sogna il cambio di regime in Russia, quella che aveva scommesso tutto su Hillary Clinton, quella che ha portato Bergoglio al soglio pontificio. È così evidente il nesso tra Macron ed i circoli dell’alta finanza che gli osservatori, specie se italiani, non possono che sorridere, notando le incredibili analogie tra Macron e l’ex-premier Matteo Renzi, a sua volta espressione di JP Morgan. Entrambi “rottamatori”, entrambi per il superamento della sinistra e della destra (vedi Partito della Nazione), entrambi “ultimo argine” contro i populismi, entrami “europeisti”, entrambi creati artificialmente in laboratorio, con l’auspicio che l’elettore voti “la novità” come compera un detersivo pubblicizzato in televisione. Il motto scelto da Macron per la campagna elettorale, “En marche!”, è addirittura quasi la traduzione de “l’Italia riparte” usato dallo sfortunato Renzi.

È sufficiente un mese scarso di campagna elettorale perché sia già “fenomeno Macron”, il giovane rottamatore che conquista i cuori e le menti degli elettori grazie ai social network7, al sorriso accattivante, al superamento delle ideologie ed alla retorica liberal: “Le phénomène Macron qui déstabilise Fillon”, “Ce phénomène MACRON qui rend fou”, “Aux origines du phénomène Macron”, titola la stampa francese, costruendo il mito di Macron con la stessa velocità con cui quella italiana creò il “fenomeno Renzi”.

Ai primi di febbraio escono (dietro suggerimento dei soliti noti) sondaggi sorprendenti. il sorpasso è avvenuto!

Il ballottaggio del 7 maggio non vedrà più fronteggiarsi i due filo-russi Fillon e Le Pen, ma l’europeista Macron e la populista Le Pen8. E poi, perché fermarsi al ballottaggio? “Francia, sondaggio: Macron 65% al ballottaggio contro Le Pen. Fillon si scusa ma va avanti” titola il Sole 24 ore il 6 febbraio:9: l’ex-banchiere della Rothschild & Compagnie ha già vinto, 65% contro 35! Et voilà! Il voto della prossima primavera è solo una formalità: anche la più grande minaccia per l’impalcatura euro-atlantica è stata scongiurata e l’establishment può tirare un sospiro di sollievo. Ma è davvero così?

Supponiamo che i sondaggi siano effettivamente corretti ed il “rottamatore” Macron conquisti il ballottaggio a discapito di François Fillon, dimezzato dagli scandali. La domanda da porsi è: la banca Rothschild, così facendo, ha ridotto le probabilità di una vittoria finale della populista Le Pen?

La risposta è no, anzi, le sue chance di una vittoria di Marine Le Pen al ballottaggio sono paradossalmente aumentate. La strategia dell’oligarchia euro-atlantica si basa infatti su un calcolo politico clamorosamente errato, ennesimo sintomo dell’incapacità delle élite di leggere la realtà. La stessa incapacità già riscontrata in Italia, dove l’enorme capitale politico di Matteo Renzi è stato dilapidato in soli tre anni, fino all’esaurimento totale con la sconfitta referendaria del 4 dicembre.

In un ballottaggio tra François Fillon e Marine Len, giocato tutto alla destra dell’arena politica, il candidato repubblicano aveva (e forse ha) qualche possibilità di successo (sebbene la retorica liberista di Fillon, quasi che Margaret Thatcher non fosse già passata a miglior vita, sicuramente non lo aiutasse), perché in grado di intercettare i voti dei socialisti e del centro, sommandoli a quelli dell’UMP/repubblicani. La vittoria sul Front National è quindi numericamente possibile. Non solo, l’opinione pubblica avrebbe percepito il ballottaggio come una sfida tra due “outsider”, rendendo più difficile al Front National catalizzare il voto anti-sistema, divenuto sempre più importante in termini numerici.

In un ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, tutto il bacino della destra francese, repubblicana, gollista e nazionalista (in sostanza i due principali partiti politici), confluisce invece verso il Front National, aprendo le porte dell’Eliseo a Marine Le Pen con una facilità persino maggiore che in duello con Fillon. Non solo. Tale ballottaggio si configurerebbe anche come una sfida tra “le candidat du fric”, il candidato dei soldi, e la populista, tra l’ex-banchiere dei Rothschild e la candidata che raccoglie i voti nelle periferie, tra i notabili di Parigi ed il resto della Francia. Poteva chiedere di meglio il Front National?

Azzoppando Fillon e scommettendo tutto su Macron, la banca Rothschild & Compagnie ha in sostanza commesso un clamoroso errore politico, frutto di una valutazione completamente distorta della realtà: non c’era modo migliore che aprire le porte dell’Eliseo a Marine Le Pen che schierarle contro un ex-banchiere d’affari, discepolo di Jacques Attali, ministro dell’Economia sotto la presidenza Hollande ed espressione del grande capitale internazionale

Circolano voci di imminenti rivelazioni su Emmanuel Macron, compromettenti notizie sui suoi legami con l’alta finanza e/o con la lobby omosessuale: sarebbe, secondo alcune ricostruzioni10, un tentativo della Russia di soccorrere il “proprio candidato”, quella Marine Le Pen che promette di liberare la Francia dal giogo dell’euro e della NATO.

Il Front National vincerà con alte probabilità le elezioni presidenziali, ma non dovrà sdebitarsi col Cremlino: l’assist più prezioso gli è stato paradossalmente fornito dalla Rothschild & Compagnie che ha lanciato verso il ballottaggio il “rottamatore” Emmanuel Macron, “le candidat du fric”. Come insegna la parabola di Matteo Renzi, il primo contatto di questi leader di cartapesta con l’elettorato in rivolta,è spesso anche l’ultimo.

1http://www.lemonde.fr/politique/article/2013/11/18/francois-hollande-a-t-il-vraiment-battu-un-record-d-impopularite_3515759_823448.html

2http://www.huffingtonpost.it/2014/11/24/marine-le-pen-finanziamento-putin_n_6210122.html

3https://www.rts.ch/info/monde/8165037-juppe-toujours-favori-de-la-droite-francaise-fillon-remonte.html

4http://www.lemonde.fr/election-presidentielle-2017/article/2016/11/16/emmanuel-macron-candidat-a-l-election-presidentielle_5031923_4854003.html

5http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2017/02/01/97001-20170201FILWWW00135-francois-fillon-denonce-un-coup-d8217etat-institutionnel-venu-de-la-gauche.php

6http://www.lemonde.fr/panama-papers/article/2016/04/06/non-la-banque-rothschild-citee-dans-cash-investigation-n-est-pas-celle-de-macron_4896919_4890278.html

7http://www.lopinion.fr/edition/politique/emmanuel-macron-radiographie-d-phenomene-reseaux-sociaux-109563

8http://www.europe1.fr/politique/un-sondage-place-le-pen-et-macron-au-second-tour-2970929

9http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-02-06/francia-sondaggio-presidenziali-macron-65percento-ballottaggio-contro-pen-152729_PRV.shtml?uuid=AEK4u8O

10http://www.panorama.it/news/esteri/francia-wikileaks-russia-contro-macron/

60 Risposte a “Francia 2017: vincerà Marine Le Pen, grazie all’errore della banca Rothschild”

  1. Deus dementat quos vult perdere.
    E voi ex romani, siete privilegiati a leggere nella lingua di Tacito quello nuovo.

  2. Certo che bruciare Fillon per avantaggiare Macron e credere pure che vinca è stata una mossa molto azzardata, io sulla vittoria della Marine ci credo, certo che se vince si prendono una bella mazzata sui denti questa volta i furbacchioni mondialisti euroatlantici… 🙂

    1. puo’ essere una mossa piu’ complicata nella lotta INTERNA tra banksters, ad esempio i R magari vogliono all’ eliseo un LORO burattino diretto invece che uno in “comproprieta’ “?
      La questione russa sta diventando fondamentale per i putinofobi R che certo non desiderano nessun appeasement in europa.
      Certo forse macron comporta un piccolo rischio in piu’ ma al momento la le pen è ancora molto indietro …..

  3. Speriamo. Io credo che l’unica spallata al sistema possa venire solo dalla Francia. L’Italia pur avendone in teoria le caratteristiche, e’ troppo schiava. Abituata da sempre a barcamenarsi, se continua cosi’ l’arte di arrangiarsi arrivera’ anche nel profondo Nord. Marine permettendo.

  4. Solo un dubbio, Dezzani, ma il suo ragionamento potrebbe essere quello di alcuni poteri forti che hanno portato Trump alla casa bianca?
    In altre parole, potrebbe essere la vittoria di Marine Le Pen auspicata dai suddetti? Forse ci troviamo di fronte ad un cambio di strategia, posto che quella fin ora adottata sta portando al disastro l’euro-atlantico.
    Trump sta cercando di rompere l’asse tra Russia,Cina e Iran, in modo abbastanza evidente ed a scapito dell’attuale dirigenza europea. Dunque per portare a termine questa strategia occorre una dirigenza europea nuova e diversa dall’attuale. Forse hanno pensato di iniziare proprio con la Francia….
    Che ne pensa Dezzani?

      1. Anche io ho riso alla battuta del grande Dezzani, però, rispondendo adesso al sincero Cinà, sono gli scritti di Dezzani nel complesso (sia libri che samizdat) a dimostrare che in realtà i poteri forti hanno delle spaccature e delle grandi faglie, e che le lotte in corso sono reali. Esiste si, un grande manovratore che li dirige tutti, e si chiama Satana il Diavolo che non vive affatto all’inferno come molti credono ma vive sopra le nostre teste e sta sconvolgendo il mondo. Se scendiamo alla dimensione terrena gli scritti di Dezzani dimostrano che non c’è veramente un grande manovratore a livello mondiale, ma c’è un grande fallimento di un intero sistema di governo, la democrazia massonico-finanziaria che ha dominato la parte occidentale del mondo per tutto il dopoguerra. Quindi pensare che sia tutto calcolato è sia approssimativo che fuorviante. Approssimativo perché in genere lo pensa chi ama tagliare corto senza fare analisi approfondite alla Dezzani, e fuorviante perché non spiega il vero motivo delle cose. Se ci fosse una grande regia dei poteri forti non si spiegherebbero le grandi lotte in corso, e soprattutto, non si spiegherebbe perché ad un certo punto “finisce la finanza ed inizia il terrorismo” (dove averla letta questa frase, da qualche parte… 😉 )

        1. Il commento è particolarmente chiarificatore. Sarebbe interessante sapere quanti sono disposti a prendere almeno in considerazione la natura “spirituale” degli avvenimenti. Senza sarebbe tutto piu brutto, significherebbe che gli esseri umani, da soli,senza influenze esterne, sono destinati a scomparire di fronte alla ferocia dei propri simili (non c’è rivoluzione che tenga oggi). Con l’elemento extraterreno,be,non faremmo una fine migliore. A meno che…..

        2. Apollion, non credo che la presenza di Satana il Diavolo possa in alcun modo “abbellire” le cose… Un po’ piu’ di fede in Cristo magari, quella si. Senti ma non potevi sceglierti un nickname migliore? Proprio distruttore dovevi chiamarti? E ispirato a cosa? All’Apocalisse?

  5. Bravissimo e ironico, Federico Dezzani. Sono felice di vedere giovani pensatori fare così bene il proprio lavoro, con una lucidità e finezza che da tempo non si osservava. La Francia sta coltivando leader, come Marine ma anche la nipote Marion non è male. Leader che lavorano sul campo e non di cartapesta che, come precisa il Dezzani, si sgonfiano al primo contatto con il popolo. Marine Le Pen porta avanti idee di “destra” e idee di “sinistra”, come se tale suddivisione potesse avere ancora senso.
    Probabilmente ha più senso dividere tra FIDUCIOSI e SFIDUCIATI. Sulla piazza intellettuale si ripete giustamente che le ideologie sono morte. Quelle vecchie. Di quelle nuove non se ne accorge nessuno. Tutti tacciono di questo nuovo, recente, profondo e irrevocabile scisma nel criterio con cui le persone formano i propri modelli di realtà.

    L’IDEA NON è PER NULLA MIA, ma di Roberto Quaglia.
    Ecco il link
    http://roberto.info/it/2009/12/30/i-fiduciosi-e-gli-sfiduciati/

  6. Blondet è convinto del contrario, cito :

    “Perché nessuno si illuda, la Le Pen non andrà mai all’Eliseo. Anche se oggi è al primo posto nelle preferenze degli elettori (26%, tutti gli altri candidati la seguono a distanza) al secondo turno tutto l’elettorato “antifacho” concentra i voti sull’avversario di Marine, chiunque sia. E’ così ed è sempre stato così.”

      1. Blondet, che io ammiro e leggo, tende a dare le sue interpretazioni che scaturiscono dalle sue personali sensazioni (che sono in generale le nostre…). Tant’è vero che sforna un articolo al giorno.

        Le analisi di Federico sono più approfondite (e per questo più diradate nel tempo) e quando si avventura in previsioni, lo fa partendo da alcuni dati…dopodichè anche lui può sbagliare…

        in più, nella fattispecie Blondet, secondo me si è lasciato andare a quel pessimismo cosmico che talora prende ognuno di noi, della serie” ma le cose non cambieranno mai, i padroni del vapore l’avranno sempre vinta.. “

        1. Concordo con il Maglia su Blondet, che anche io ammiro e leggo. Analisi del Maglia azzeccatissima: Dezzani è più approfondito di Blondet, e di molto. Sono evidenti i diversi scopi per cui i due analisti producono contenuti: Blondet vuole denunciare, fa il giornalista, ha sempre fatto il giornalista di denuncia. Dezzani vuole far capire ed interpretare gli eventi in un mosaico generale. Leggendo Blondet ci si sente indignati, leggendo Dezzani ci si sente trasportati nella stanza dei bottoni dei veri poteri che dirigono il mondo e si capisce perché sono stati premuti i bottoni che hanno causato questo o quell’altro avvenimento. Blondet pur dicendo cose vere ti lascia amareggiato, Dezzani invece crea dipendenza e ti ritrovi più volte al giorno a guardare se per caso fosse uscito un nuovo samizdat. Anche io prima della Brexit e di Trump avrei creduto al pessimismo di Blondet. Adesso invece… chissà? Speriamo… Nel frattempo un grazie immenso di esistere a Federico Dezzani!

    1. Blondet è in fase catastrofista pure su Trump, l’uomo è profondo e onesto, e ha una lunga, ammirevole, coerente storia; ma è umorale, lo ricordo anche incensare Renzi a un certo punto. Oppure fa come Scanzi quando diceva che Renzi sarebbe rimasto fino al 2046 e poi avremmo avuto un ventennio di Boschi presidente del consiglio, è apotropaico.
      Onore a Dezzani che non solo propina analisi che lo rendono raro, ma c’ha gli attributi per esporsi e fare previsioni nette e precise, il che lo rende unico.

  7. al tg3r valle d’aosta servizio dalla savoia.
    chiude una famracia ogni tre giorni.
    i margini si riducono.
    effetto legge macron che impone ai medici di ridurre spese per medicine degli assistiti.
    w monsieur le president macron !

  8. Sono perfettamente d’accordo su tutto l’impianto.
    Vorrei aggiungere una cosa. Il “fenomeno”Macron, al liceo, venne sedotto da una professoressa, sposata con un notabile anziano. Divorziò da lui e visse felice e contenta col ragazzino. Che, diligentemente, fece carriera. Lei credo abbia attualmente 55 anni, porta i capelli rigorosamente bianchi, e lui ne ha 38 o 39. Questi sono fatti che lessi qualche mese fa su una rivista italiana (naturalmente imbeccata da Oltralpe). Quindi, una personalità di questo genere,- un ragazzino che si innamora della professoressa, ci sta, ma dopo due o tre anni di orgasmi, si guarda di nuovo intorno, credo- che non si distacca dal primo amore (subito, più che attivato) e dipende in tutto e per tutto da Lei, che- sarà una donna di valore, nessuno lo dubita- non denota una personalità debole?
    A me pare di sì. Escludo che al ballottaggio contro Macron, Marine perda. Quello che penso, è che non sarà Macron ad affrontarla, ma Fillon. E sarà molto più dura.

    1. Guido, supponendo che Fillon sopravviva allo scandalo in atto, arrivi al ballottaggio e riesca pure a conquistare l’Eliseo, non crede che, dopo tutto quello che avrà passato, possa trasformarsi in un Erdogan 2 che abbandona gli americani e passa con i russi? Che le cose si stiano mettendo male in Francia per i poteri forti è dimostrato anche dal fatto che l’attentatore di Montreal a detta di tutti i mezzi mainstream, era un fan “di Trump e della Le Pen”. Quindi sono loro stessi che ci hanno indicato le loro priorità. Io credo che il vero giro di boa del 2017 sarà proprio alle elezioni francesi, molto più che a quelle tedesche, perché perduta la Francia crollerebbe tutto, la UE, la NATO, l’euro, proprio tutto. Soros in questo periodo deve essersi svenato… ricco si, ma insomma, tutto ha un limite…

  9. Forse ha ragione lei, però ho visto molti sorrisi tra i militanti del Likud dopo l’elezione di Trump, mi pare che la veemenza di Trump contro gli accordi Usa con l’Iran vadano proprio in quella direzione.
    Inoltre la candidatura di Macron non riuscirà a captare i voti del centro destra, questo sembra abbastanza banale … o forse come suggerisce lei “onanismo mentale”…

    1. Io mi sento vicina al ragionamento di Cinà, potrebbe essere così, come ho sempre pensato, per sensazioni, a due parti opposte del potere. Non credo alle coincidenze, né al caso…Vedremo e speriamo bene!

      Grazie Federico, un articolo ottimo, come sempre, che mi ha tirata su (al contrario di molti giornali che si divertono a buttare davvero giù)

  10. Io come sempre mi limito a darle dell’ottimista. È il mio modo scaramantico di fare avverare il suo pronostico.

  11. Conosco molto bene “la France profonde” e l’amor di patria del popolo francese e so il seguito che Mme Le Pen ha su larghi strati della popolazione. Nonostante ciò, dubito che riuscirà a vincere le presidenziali al secondo turno. Premetto che non tifo nè per Macron nè per la Le Pen, ma per il mio paese e mi domando: ci rendiamo conto delle conseguenze catastrofiche che potrebbero esserci per la nostra industria se Mme Le Pen dovesse prendere il potere e adottasse misure protezionistiche come più volte la Le Pen ha minacciato? Perchè non sarebbe senz’altro verso la Germania che la signora rivolgerebbe i suoi strali (perchè la Francia ha troppo bisogno dei “Boche”), ma verso l’Italia che da una dissoluzione dell’Europa (repetita iuvant) ha solo da perderci, anche se l’Europa è certamente da riformare.

    1. “l’Italia che da una dissoluzione dell’Europa (repetita iuvant) ha solo da perderci.”

      Se manda un cv alla Rothschild è possibile che le rispondano…

  12. Penso che la situazione precipiti prima delle elezioni francesi :
    -ci sono le elezioni in Olanda
    -la Merkel ha fatto delle esternazioni sull’euro che, al di là del contenuto, sono, a mio parere, motivate dalla volontà di anticipare tutti sulla fine dell’euro e per cercare così di incanalare il discorso delle modalità di dissoluzione in un certo corso. E’ evidente che sente la fine è vicina…molto vicina!
    – il sistema bancario italiano sta per crollare
    – l’ambasciatore USA a Bruxelles ha praticamente invitato la Grecia ad indire un referendum per uscire dall’euro…basterebbe solo un annuncio così per scatenare il panico
    -tutti i partiti italiani si stanno preparando alle elezioni che evidentemente si teme avverranno a breve…anche questo è un sintomo che qualcosa sta pe succedere
    La fine dell’euro (nelle prossime settimane) sarà accompagnata da una crisi bancaria senza precedenti e l’epicentro sarà l’Italia!

  13. La Le Pen figlia , è molto meno capace di quel che sembra pensare lei . È solamente , dalla parte giusta . E la Francia , come noi , è vecchia e stanca , non ha risorse morali o Culturali . Ed è piu brutale di noi . Pare che Juppè non abbia rinunciato del tutto . E se è vero che Le Pen e Salvini sono dalla parte giusta , come dimostra Trump , che sovrasta entrambi , non basta vincere . La partita richiede visione , accettazione del rischio , creatività . Trump è un fuoriclasse , se la gioca . Le Pen figlia , e Salvini , sono tigri di carta . Se il popolo non si rimbocca le maniche per sostenerli , non ce la possono fare . Lei se lo immagina un popolano Italiano che si mette in gioco ?

    1. E allora? Sostanzialmente condivido gli “appunti” : si gli italiani sono MEDIAMENTE vili , ignoranti, disonesti, opportunisti ect. ect. e quindi ANCHE il suo ceto dirigente non è diverso ( come potrebbe essere altrimenti in “democrazia”? 😎 ) ma volenti o nolenti faranno “l’ esame di SStoria” , e non è facendo disfattismo che lo passeranno.

    2. Marco Schanzer, lei dimentica che non sono i grandi uomini a fare la storia, ma è la storia che fa i grandi uomini. Questi uomini non sono grandi in sé, ma sono al posto giusto nel momento storico giusto )questo lei lo ammette). Ci penserà la storia a farli grandi!

  14. Buongiorno sarebbe un’ altro argomento nella conversazione, ma vorrei sentire qualche pronostico sulle nostre elezioni!O non ci saranno più elezioni in I/taglia?

  15. Come sempre, grande Dezzani! Lucido e logico. Non riesco però a chiarirmi sul ruolo di Canard Enchainé. Ho vissuto per un periodo a Parigi dieci anni fa e lo compravo ogni settimana, grandi inchieste ed un umorismo feroce ma intelligente, insomma la vera satira, mai rivolta contro i deboli ma piuttosto contro i potenti. Poiché la sua impostazione editoriale è sempre stata di assoluta e ferma indipendenza (inchieste contro destra e sinistra, niente pubblicità) di un gauchismo libertario e radicale (ma più serio e coerente di quello presunto di Charlie Hebdo), voglio credere che qualche manina gli abbia passato le informazioni e che il giornale le abbia utilizzate per coerenza con la sua storia editoriale (gli scandali vanno comunicati, indipendentemente da chi colpiscono). O – come sostiene Blondet – è anche lui braccio armato del potere euro-atlantico? Lei, Dezzani, ha qualche elemento a proposito?

    1. L’imbeccata al Canard Enchainé proviene sicuramente dall’ambiente Rothschild/Macron. Il giornale fa il suo lavoro: vendere copie. Difficilmente si scervellano in retroscena politici.

  16. Onanizzando, e se Trump fosse solo qualcosa ,funzionale a far scoppiare un bel casino in medio
    Oriente, vedi trasferimento ambasciata usa a Gerusalemme e appoggio a Bibi su nuovi insediamenti
    e ostilità verso l’ Iran.
    Per poi potere, da parte dei globalisti presentarsi come unica possibilità da scegliere,in nome di una pacifica società a livello mondiale?
    Per ora mi sembra che i piani dei globalisti siano a geometria variabile,a seconda se l opinione pubblica mostra di gradirli o di rifiutarli.
    Tipo volete i populisti? Beccateveli ,poi dopo averne sperimentate le conseguenze, magari tornerete
    Rassegnati nelle stalle.

    1. No, pensando così non si va da nessuna parte.
      Questo tipo di ragionamento, forse fatto anche in buona fede, è un grosso regalo ai “mondialisti”.

  17. Onanizzando ,
    se la le Pen fosse davvero eletta ,vista le sue dichiarazioni a favore sempre e comunque dell operato della polizia in occasione della bella impresa col manganello ai danni del ragazzo africano.
    La polizia si sentirebbe con le spalle coperte ,e episodi del genere potrebbero ripetersi innescando
    Casini da stato di guerra civile, basterebbe poco agli ambiennti atlantici per organizzare qualcosa
    Del genere.
    Su Trump , se le sue idee di trasferire la ambasciata usa a Gerusalemme e l’appoggio a Bibi su nuovi insediamenti e ostilità verso l’ Iran facessero scoppiare un bel casino in medio Oriente.
    E se si trovasse a dover gestire grossi casini interni dovuti a rivolte di migranti latini appoggiate magari
    Da dementi sinistrorsi Soros manipolati.
    E per le due situazioni ,se la nota attidudine dei globalisti ad avere piani a geometria variabile ,a seconda
    Del riscontro da parte dell opinione pubblica ,in questa fase prevedesse di lasciare andare al potere

    I populisti per poi, fomentando. Casini interni nei paesi da loro governati ,e magari una nuova situazione
    Di conflitto in medio Oriente ,presentarsi infine come unica alternativa ,in nome di una pax mondiale?
    Io ci credo poco che non abbiano in mente qualcosa del genere.

  18. Mi sa che ho duplicato non avendo visto apparire il primo se è successo cancella il primo
    Scusa ma il capcha mi fa tribolare cancella anche questo casomai

    1. Se la pensi così, sii DUE volte più furbo dei “globalisti”: vota per Prodi e Monti e fai campagna per l’euro. No?

  19. Dezzani faccia qualcosa con il codice CAPTCHA, please. Lo elimini. Impossibile visualizzarlo dal pc, con qualunque browser (Chrome, Explorer, firefox etc. ). Sto scrivendo questo commento dal pc di un call center pubblico. Secondo me lei sta perdendo il 50% almeno dei commenti. Assurdo !

    1. Non posso eliminare il captcha, spiacente. Il blog sarebbe sommerso da spazzatura nel giro di due ore.

      1. Per carità Dott. Dezzani, resti inflessibile e seghi senza pietà qualunque commento senza un minimo di contenuto ed in linea con le tematiche del blog!!! Le assicuro che al minimo spiraglio lasciato libero, torrenti di liquame culturale da parte della miriade di troll (mercenari e non) e lobotimizzati attualmente in circolazione.

        1. Riguardo al captcha una raccomandazione: prestate attenzione a scriverlo SULLA RIGA GIUSTA perche’ potreste erroneamente inserirlo in quella sopra, che chiede il sito web. Una banalita’, ma sono sicuro che molti ci saranno cascati…

  20. Questa analisi è ineccepibile fintantoché si possa dire di vivere in un sistema realmente democratico. Sappiamo benissimo che, al contrario, i Poteri euratlantici fanno di tutto dietro le quinte pur di pilotare la situazione verso il risultato a loro favorevole. Ovviamente si saranno accorti che la carta Macron è stata un autogol : bene, pensate che si fermino qui? Che non abbiano già approntato un piano B?
    Fillon dovevano farlo comunque fuori: troppo cattolico, troppo filo-russo, impossibile che non arrivasse il siluro per lui. Poi avranno tirato fuori il candidato dei soldi in mancanza di meglio, consapevoli che devono farlo vincere IN UNA MANIERA O NELL’ALTRA. Scommettiamo che ritorna fuori la carta SKINHEAD? Che so, lapidi divelte in un vecchio cimitero israelita … O una bombeta nel locale kosher, ma stavolta non ad opera degli ‘islamici’ bensì di qualche testa rasata … Si sa, le teste rasate non mancano mai di risbucare fuori quando la destra avanza. E’ riuscito con papà Jean-Marie, riuscirà anche con Marine, per quanto la più prudente figlia si sia fin da subito munita del salvagente filosionista.

    1. E’ vero Dniepr, e’ possibile di tutto. Escluderei pero’ le teste rapate; Marine e’ troppo intelligente per non prenderne le distanze e trasformarli in buffoni. Del resto e’ stata proprio lei ad espellere suo padre dal partito; crede che non prenderebbe le distanze da tali pagliacci? Escluderei anche gli scandali a sfondo sessuale, che vanno a pennello per gli uomini e per presentarli come maialoni, ma Marine e’ donna, non puo’ essere intaccata da questo tipo di buffonate. Mancano ormai meno di tre mesi al 7 maggio, le elites devono sbrigarsi e la confusione che regna in Francia avvantaggia Marine, unico candididato chiaro e coerente.

      1. Sì ma qui non si sta parlando dell’intelligenza di Marine, ma della determinazione degli altri. Ribadisco che secondo me in una “April Surprise” contro la Le Pen non sarebbe affatto improbabile l’attentato antisemita di destra, o comunque razzista, magari contro obiettivi di colore per scatenare disordini razziali e incolpare il Front National. Per quanto la dirigenza ne prenderebbe ovviamente le distanze, il clamore sarebbe abbastanza per spaventare il borghese potenzialmente attratto dal FN ma ancora in tempo per ricredersi. Anzi, scommetto che la grancassa mediatica si sta già attrezzando per la bisogna, con i coccodrilli antirazzisti/anti-antisemiti già pronti; che i servizi stanno già fornendo l’arma carica e le istruzioni a qualche utile idiota della tifoseria del Paris Saint-Germaine; che gli ‘esperti’ stanno già facendo le prove dei discorsoni che faranno in tv, ecc. ecc. Secondo me questi sono pronti a scatenare l’inferno pur di mantenere il FN eterno escluso.

  21. La Le Pen non può essere imputabile di essere il mandante morale di attentati razzisti o antisemiti, poiché fin dalla sua scesa in campo si è caratterizzata per un’oculatezza e un autocontrollo anche ideologico che invece manca(va)no al padre, è vero. Ma trovare un qualche outsider riconducibile anche per poco al FN, uno che magari è stato iscritto qualche mese, o solo ‘simpatizzante’, o un idiota qualunque che dica di essere un fan della Le Pen e del FN, e fargli fare il gesto criminale, è la cosa più facile del mondo, per lorsignori. Sai quanto ci mettono a dare un mitra in mano a un borderline e a spingerlo a fare fuoco contro un suk di neo-francesi, o in un ristorante con la menorah (in una sinagoga no perché sono già tutte presidiate, diventerebbe complicato) … Oppure – ancora più semplice, ma sempre efficace – a vergare di bomboletta una qualche decina di svastiche sulle lapidi di un cimitero israelitico di campagna? Carpentras docet.

    1. Dniepr, concordo pienamente sul fatto che staranno preparando una cosa grossa, perche’ la Francia e’ ormai l’ultima spiaggia, persa la Francia e’ perso tutto per i poteri forti. E sicuramente ci sara’ la sorpresa di aprile, non possono stare con le mani in mano. Staremo a vedere cosa sara’, ma se dovessero ricorrere al vecchio pretesto del FN fascista significa che non sono riusciti ad organizzare altro, e quindi la fine del sistema sara’ inevitabile. Non credo che i francesi crederanno all’attentato fascistoide, come l’assassinio della deputata Cox non riusci ad impedire la Brexit.

  22. col 30% di africani al voto in francia, vincerebbe la le pen ?
    per vincere il 51% di quel 70% dovrebbe votare per le pen.
    La vedo un pò difficile.

  23. Price changed from 2/1 to 15/8
    ×
    Marine Le Pen (Presidential Election Winner)
    2017 Presidential Election Winner French
    15/8

    100.00

    Include in
    multiples
    Potential
    287.50
    Price changed from 7/4 to 15/8
    ×
    Emmanuel Macron (Presidential Election Winner)
    2017 Presidential Election Winner French
    15/8

    100.00

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